Alla vigilia dell'elezione di Ahmadinejad, nella primavera del 2005, il "Time" invia come corrispondente a Teheran la giornalista Azadeh Moaveni. Per lei, originaria dell'Iran, è l'occasione di riabbracciare il suo Paese e vincere la forte nostalgia che da sempre la lega alla sua terra. L'arrivo nella capitale è sconvolgente. Azadeh subisce l'impatto con uno stile di vita e una cultura lontani dalla libertà a cui è abituata negli Stati Uniti. Ma l'aria di casa non tarda a travolgerla, le antiche abitudini riprendono vita grazie all'amicizia con Nasrine, giornalista come lei. L'Iran si svela così ai suoi occhi di donna e reporter: un incontro di tradizioni e di culture, nel quale convivono etnie diverse e orientamenti politici e religiosi opposti. E nel mezzo di questo mondo, percorso da contraddizioni e infinite contaminazioni tra modernità e tradizione, tra fondamentalismo e innovazione, che Azadeh apre il suo cuore e incontra Arash, giovane e brillante ingegnere deciso a portare la tecnologia open source, democratica e aperta, nella sua patria. Bastano poche parole ed è subito amore. Anche Arash ha vissuto a lungo in Occidente, e i due fanno fatica a conformarsi alle consuetudini iraniane. Vanno ad abitare insieme e, quando Azadeh rimane incinta, i due capiscono che non possono più sfidare la clemenza del regime. Frequentano quindi un corso prematrimoniale e si sposano. Ma per Azadeh e Arash è l'inizio di un'altra vita...
Luglio 1911. Uno spettacolo straordinario si presenta agli occhi della spedizione peruviana di Yale, guidata da Hiram Bingham; le rovine dell'antica città inca di Machu Picchu. Dopo aver letto le cronache del XVI e del XVII secolo che parlavano di città inca sconosciute ai conquistadores spagnoli, dopo aver studiato le leggende locali, le vicende storiche e le caratteristiche fisiche della zona, Bingham riuscì faticosamente a raggiungere Machu Picchu e a procedere così all'opera di disboscamento, restauro e ricostruzione che ha reso l'assetto del luogo come oggi possiamo vederlo. Le interpretazioni che Bingham formulò dopo il suo viaggio - alcune confermate, altre smentite dagli studi successivi - sono state riportate in questo libro, con una chiarezza e una capacità espositiva e narrativa tali da rendere il resoconto di una scoperta avvincente come un romanzo d'avventura.
La vera storia delle SS è molto più complessa di quanto si possa immaginare: è un racconto fatto di intrighi e nepotismi, presunti richiami filosofici e significati simbolici, È la storia d un'organizzazione guidata da un uomo convinto di essere la reincarnazione del re sassone Enrico I, fondatore dell'Impero germanico; di efferati criminali che riuscirono a farsi nominare primi ministri e funzionari di polizia; di opere caritatevoli e stermini di massa decisi nelle stesso palazzo; e di generali che guidavano eserciti immensi in devastanti campagne di conquista. Questo volume ricostruisce nel dettaglio l'origine, lo sviluppo e l'organizzazione delle ss, soffermandosi sugli effetti ad ampio raggio che esse ebbero sulle politiche razziali, sulla storia, l'educazione, l'economia e la società della Germania. Nessun aspetto viene trascurato: non è parso superfluo, ad esempio, evidenziare il fatto che per i membri delle ss si disegnassero uniformi e capi di abbigliamento tali da distinguerli in quanto élite nascente nella società del Terzo Reich. Particolare attenzione viene poi riservata al rapporto tra le ss e la guerra, valutando sia i reali esiti sul campo di battaglia, sia le atrocità commesse nei territori occupati. Questo volume illumina un capitolo fondamentale della storia contemporanea e si pone come uno studio della massima autorevolezza sulla Germania di Hitler.
L'antica civiltà Maya dominò l'America centrale per più di mille anni, producendo un'architettura e un'arte tra le più raffinate del mondo. Poi scomparve misteriosamente, lasciandosi alle spalle un panorama di rovine nascoste in mezzo alle foreste. Attingendo a recenti ricerche archeologiche e alla decifrazione dei geroglifici, l'autore esamina le varie teorie e le leggende che circondano l'argomento. L'analisi è incentrata sul tardo periodo classico: sovrani ambizioni, nobili impegnati in continue macchinazioni e in guerre devastanti che, insieme all'esplosione demografica, determinarono notevoli pressioni sul terreno coltivabile. Uno studio che svela i complessi aspetti e le motivazioni che hanno determinato il crollo del mondo dei Maya.
È il 101 d.C, l'anno in cui Roma, all'apice della sua potenza ed espansione, intraprende forse la sua più grande e meno conosciuta guerra: la campagna per la conquista della Dacia, l'odierna Romania. Il carismatico imperatore Traiano guida l'impresa, ossessionato dall'idea di emulare le gesta di Alessandro Magno. Ma se i romani possono mettere in campo la disciplina, la strategia e la collaudata forza delle legioni, i daci, condotti dal re Decebalo, hanno fama leggendaria di essere uomini dal sovrumano coraggio, guerrieri pronti a tutto. E a contrastare la minaccia dell'invasore appaiono anche alcune misteriose creature, assetate di sangue romano. All'ombra delle operazioni dirette da Traiano si intrecciano i destini di due fratelli romani: Tiberio Claudio Massimo, valoroso cavaliere, soldato ambizioso e determinato, e Marco, indolente e refrattario alle responsabilità. Tiberio passerà alla storia come colui che catturò il temibile Decebalo: la colonna traiana e la sua stele ritrovata nel secolo scorso lo raffigurano mentre tenta di impedire al sovrano nemico di suicidarsi. Marco invece è un frumentarius, una spia, un infiltrato nelle file daciche, eppure per la vittoria finale anche le sue mosse sotterranee risulteranno decisive.
Sono qui raccolte in edizione completa tutte le poesie di Carducci, comprese le giovanili e le disperse. Esaltato a suo tempo e poi ingiustamente dimenticato, Carducci si presenta con i suoi versi ricchi di contenuti, caldi di passione e classicamente limpidi nella forma. La battaglia politica, la rievocazione della storia, i trasporti amorosi, i dolori familiari, l’attrazione per la bellezza, il senso del paesaggio e della natura animano una poesia che ha il colore del suo tempo, ma ripropone anche valori attuali di cui si torna a sentire il peso: la chiarezza del linguaggio, la forza delle idee.
Charles Baudelaire, tra i poeti oggi più amati e letti, ha rinnovato con grande originalità i canoni tradizionali della poesia e della prosa gettando le basi della letteratura moderna. I suoi versi – come disse Valéry – sono un mélange di solennità, di calore e di amarezza, di eternità e di intimità, una combinazione di carne e spirito, un’alleanza rarissima della volontà e dell’armonia.Minato fin dall’infanzia dalle contraddizioni più laceranti – l’orrore e l’estasi della vita, il sentimento di un destino d’irrimediabile solitudine e l’amore vivissimo del piacere –, Baudelaire s’inebria e si disgusta nella onnipresente alternativa tra il Bene e il Male, tra voluttà animalesca e disincarnazione. Su tale dilemma, su tale tremenda ambiguità costruisce la sua straordinaria scrittura, passando continuamente dal quotidiano all’universale, dalla pienezza della gioia alla miseria, al nulla. In questo volume sono state raccolte tutte le sue opere “creative”, con testo francese a fronte: I Fiori del Male e tutte le poesie, i poemetti in prosa de Lo Spleen di Parigi, la novella La Fanfarlo, i Paradisi artificiali e gli Scritti intimi.
Settantasette chiavi per leggere l'infinita magnificenza di Gesù, settantasette monologhi, alcuni di personaggi del Vangelo come Maria Maddalena, gli apostoli Pietro, Luca, Matteo, Giovanni Battista, il sacerdote Caifa, Ponzio Pilato, Barabba, altri di figure create dallo stesso Gibran, come il poeta, il medico, il filosofo, il ricco, fino all'uomo del XX secolo, probabilmente l'autore medesimo, che descrivono il Nazareno ognuno dal proprio punto di vista, ognuno relativamente alla propria esperienza personale. Gesù, attraverso tante voci, emerge come la compiuta, felice, assoluta realizzazione delle singole potenzialità dell'uomo. Un ritratto intenso e commovente della figura di Gesù, disegnato cinque anni dopo "Il profeta" con la stessa solenne, profondissima convinzione spirituale.
"Piccole donne" è il capolavoro di Louisa May Alcott, il romanzo che l'ha resa celebre e che ha conosciuto innumerevoli versioni cinematografiche (tra le quali spicca quella con Susan Sarandon e Wynona Rider). Conosciamo la famiglia March in un momento critico: ha subito rovesci economici e il padre è stato chiamato a partecipare alla guerra di Secessione; così le quattro figlie e la mamma restano sole ad affrontare piccoli e grandi problemi. La capricciosa Amy, la vivace Meg, la delicata Beth e soprattutto la ribelle e impulsiva Jo compongono un quartetto in cui diverse generazioni di lettrici si sono identificate e si identificano. "Piccole donne crescono" racconta la prima giovinezza delle quattro protagoniste, tra sogni, speranze e tanti progetti da realizzare. Due classici della letteratura giovanile, nei quali non è centrale l'attesa del principe azzurro ma una ricerca di valori morali, affetti solidi e sinceri e realizzazione personale, sia tra le gioie della serenità familiare, sia nell'espressione e nel riconoscimento del proprio talento. ntroduzione di Chiara Gamerale. Premesse di Berenice (Jolanda Baldini).
Ricordate il mito della caverna, l'uomo che si libera dalle catene del conformismo, oppure la metafora dell'auriga, del cavallo nero e del cavallo bianco, utilizzata per spiegare la tripartizione dell'anima; o ancora l'importanza del filosofo in una società perfetta o le prime riflessioni sull'eguaglianza tra gli uomini e sul comunismo? "Repubblica" è l'opera di Platone che più ha influenzato la politologia e il pensiero moderno, che più ha infiammato studiosi e statisti di ogni epoca. Una sorta di summa nella quale il filosofo, deluso dalla politica ateniese del tempo, si rifugia in un'analisi sullo Stato ideale e sui valori che muovono la società, sulle gerarchie che dovrebbero guidarla e sul rapporto tra le esigenze del singolo e il bene comune. "Repubblica" resta un'opera indispensabile per chiunque voglia conoscere le radici dei concetti di democrazia, oligarchia e tirannia, la genesi dello Stato come forma collettiva di organizzazione e, sfidando la natura transitoria dell'essere umano, comprendere le ragioni più profonde del suo essere. Presentazione di Luciano De Crescenzo; con un saggio di Francesco Adorno.