Con il secondo volume la raccolta degli Scritti di Qumran curati da Corrado Martone è completa. Anche questo nuovo volume riporta i testi originali in caratteri ebraici con puntazione vocalica, a fronte della traduzione italiana corrispondente accompagnata da note di commento filologico. I testi raccolti nel secondo volume sono fra i maggiori di quelli rinvenuti nelle grotte di Qumran: dagli Inni (Hodayot) e vari pesharim - i commentari tipici della comunità, alla Genesi, ad Abacuc, a Isaia, a Naum, a Sofonia, ai Salmi - a due dei testi qumraniani della massima importanza e più studiati: il Rotolo del Tempio e la Lettera halakica.
In pagine di lettura piana e ben argomentata, Timothy Wengert introduce ai principi che guidano il modo con cui Lutero legge e ascolta la Bibbia. Iniziando da uno degli argomenti più controversi, quello dell'autorità della Bibbia, l'autore mostra come la posizione assunta da Lutero e il metodo di lettura che egli adotta costringano a prendere le distanze dai modi più comuni di addomesticare il testo biblico, siano questi dettati da intenti fondamentalisti o al contrario da altri cosiddetti "liberali". Lutero si rivela propugnatore di una lettura della Bibbia che è preghiera e meditazione, che anziché condurre alla contemplazione e all'illuminazione porta a far propri i paradossi del testo della Scrittura e a vederne il fattore fondamentale nella sua natura disorientante.
Il saggio di Maurice Sachot è un tentativo di rendere conto della genesi del cristianesimo come religione sotto l'impero romano, in particolare con Tertulliano e gli apologeti di lingua latina - "vera religione del vero Dio" -, dopo una prima fase in cui si può parlare di movimento cristiano impegnato nella predicazione del compimento del regno di Dio, con Gesù e i suoi discepoli, e di una seconda di natura sapienziale più propriamente greca e filosofica, con gli apologeti di lingua greca e le prime forme istituzionali di culto. Al centro degli interessi dell'autore sta la dinamica dei meccanismi istituzionali che hanno consentito la trasmissione del discorso cristiano e le trasformazioni e i sovvertimenti che questa trasmissione ha comportato, fino a fare della religione cristiana un'entità del tutto peculiare e paradossale e della cristianità l'archetipo storico della civiltà occidentale. Nel riorientamento prospettico e nell'articolazione che ne consegue delle tre fasi attraverso cui il movimento cristiano e la chiesa delle origini sono passati sta la novità dell'opera.
Paolo ha parlato in vari modi della salvezza e della trasformazione rese possibili mediante Cristo. Dio può a ragione dichiarare giusti i peccatori soltanto perché Cristo ne ha preso su di sé i peccati, espiando per loro con la sua morte sacrificale. Il volumetto di Stephen Westerholm è una chiara e ordinata illustrazione di questo principio, e introduce a questa problematica biblica e teologica confrontandosi passo per passo con la ricerca più recente e con i tentativi di eliminare quella che viene chiamata anche "teoria della giustificazione". Sempre nella consapevolezza che la giustificazione per fede non è che uno dei modi con cui Paolo parla della salvezza e della trasformazione degli esseri umani, ossia dell'evangelo. E l'assenso al vangelo messo in atto da Dio è la fede, che è tutt'altro che la scelta razionale di individui alla ricerca del proprio interesse.
Nel primo volume si sono affrontate le questioni preliminari da cui non è possibile prescindere quando si miri a collocare il Nuovo Testamento e gli scritti che lo compongono nei contesti che ne videro la nascita, e si è affrontata la figura di Paolo, con le lettere e la scuola che da lui emanarono. Il secondo volume dell'Introduzione al Nuovo Testamento di Eugene Boring ricostruisce l'eredità lasciata da Paolo e le controversie che ne seguirono. Ma la parte preponderante del tomo è, com'è ovvio, riservata all'esame dei quattro vangeli canonici e insieme degli Atti degli Apostoli e dell'Apocalisse di Giovanni. Ed è forse in questo secondo volume che emerge in tutta la sua profondità come qualsiasi discorso cristiano autentico sulla parola di Dio implichi sempre un aspetto ecclesiale intrinseco, sua forza e sua debolezza: il Nuovo Testamento è il libro della chiesa e, come recita uno dei testi maggiori che esso tramanda, "noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa potenza straordinaria appartiene a Dio e non proviene da noi".
Nuova sia per l'impostazione sia per l'equilibrio con cui vengono affrontate le questioni storiche, culturali, letterarie e teologiche connesse con i testi raccolti sotto il titolo di Nuovo Testamento, l'introduzione di Eugene Boring si segnala per l'estrema chiarezza con cui vi si articolano le problematiche più complesse e per l'originalità con cui si espongono gli aspetti salienti messi in luce dallo studio della Bibbia degli ultimi decenni. Il lavoro di Boring è frutto di una vita di studi dedicati alla ricerca biblica e all'insegnamento del Nuovo Testamento, ed è più che un libro: è una biblioteca in un unico volume, in cui l'autore dà prova di saper combinare un'approfondita conoscenza di ogni singolo scritto neotestamentario con una solida e innovativa visione d'insieme del Nuovo Testamento. Questo libro della chiesa è illustrato in tutta la sua complessità, dalla domanda più semplice perché "testamento" e perché "nuovo"? - all'interrogativo più attuale: perché una comunità di fede organizzata attorno a una parola che sempre la trascende?
La pericope della prova di Abramo è uno dei racconti più noti di tutto l'Antico Testamento. Nella teologia, nella letteratura e anche nell'arte, l'episodio ha conosciuto grande e insieme alterna fortuna, dimostrando d'essere fondamentale per il modo di comprendere il Dio dell'Antico Testamento: qual è qui l'immagine di Dio? quella del Dio spietato e oscuro che pretende soltanto obbedienza assoluta? l'episodio è forse una prova dell'inesorabilità della fede dei cristiani? oppure questo Dio è anche un Dio diverso da quello della fede cristiana? Lo studio di Heinz-Dieter Neef vorrebbe essere un tentativo di far emergere l'immagine di Dio della pericope del cosiddetto "sacrificio di Isacco», interpretando il testo in se stesso oltre che nel contesto della tradizione di Abramo nel libro della Genesi. Racconto profondamente teologico, la storia di Abramo e Isacco mostra chiaramente che non è possibile legare Dio a un'immagine che ci si sia fatti da se stessi, e insieme che se Dio è inafferrabile, questo stesso Dio chiede che anche nelle peggiori angustie si continui a essergli fedeli e ad avere fiducia in lui. Heinz-Dieter Neef è professore di Antico Testamento alla Facoltà Evangelica di Teologia dell'Università di Tubinga. Autore di una fortunata grammatica di ebraico biblico, si occupa in particolare dei libri storici e profetici della Bibbia ebraica, ai quali ha dedicato decine di saggi e non poche monografie.
Le esegesi dei Salmi commentati in questo terzo volume si distinguono per essere sviluppate in unità tematiche, ciascuna delle quali riporta in apertura un passo tratto dai vangeli. Intento dell'autore è mostrare come i Salmi costituiscano sotto determinati aspetti uno degli orizzonti di significato entro il quale comprendere il Nuovo Testamento, e come per altro verso, messi in correlazione con i testi neotestamentari, i Salmi stessi acquisiscano dimensioni di senso nuove e anche inaspettate. Libro della ricerca di Dio, il Salterio esprime questo ardente anelito in varie forme di preghiera dall'invocazione all'accusa, dalla gratitudine alla lode - che nel Nuovo Testamento conoscono nuova vita.
Negli ultimi decenni la ricerca classica su forme e generi dei testi letterari si è radicalmente rinnovata, e gli sviluppi che essa ha conosciuto hanno inciso profondamente anche sullo studio dei testi biblici sia dell'Antico sia del Nuovo Testamento. L'opera di Klaus Berger - tra gli artefici di questo rinnovamento - tira le fila delle nuove ricerche con riguardo al Nuovo Testamento, mostrando in concreto a che cosa conduca esaminare e articolare la formulazione di un testo al di là delle informazioni fornite dai significati lessicali e in associazione a situazioni d'uso tipiche. E qui sta la novità di questa grammatica degli scritti neotestamentari, il cui intento è appunto di illustrare come genere e forma siano componenti costitutive del testo nel suo complesso e nell'uso che gli è proprio, e quale ne sia la valenza teologica. Ricchissimi indici sia dei passi studiati sia delle situazioni e funzioni sociali tipiche dei singoli generi letterari propriamente neotestamentari consentono di muoversi nell'opera in tutta facilità.
Quello delle persecuzioni è sempre un tema tanto terribile quanto attuale, e all'argomento Marie-Françoise Baslez dedica uno studio che si distingue per adottare principi metodologici innovativi. L'ambito della ricerca abbraccia la storia delle persecuzioni dal periodo classico al mondo ellenistico greco e romano, nella tradizione sia greca sia ebraica sia cristiana, mostrando come le persecuzioni siano state più spesso scatenate contro gruppi o categorie di persone che contro dottrine. A una prima parte dell'opera dedicata al quadro sociale e religioso nel quale le persecuzioni poterono svilupparsi, fa seguito una seconda che mette al centro la figura del martire (distinta da quella della vittima e dell'eroe greco), con esempi attinti alla storia sia cristiana sia ebraica. Una terza parte affronta i rapporti fra religione, diritto e libertà, fra il potere e i cristiani fino al momento in cui il cristianesimo diventa religione di stato. Ricchissima miniera di dati, nell'edizione italiana il saggio di Marie-Françoise Baslez è reso ancor più fruibile da minuziosi indici analitici settoriali.