Pur essendo una trattazione compiuta dei vari argomenti implicati nel fenomeno della tragedia greca e pur seguendo di dramma in dramma l'opera dei singoli tragici (compresi i minori), l'opera di Max Pohlenz non è un manuale nel senso corrente. La tragedia greca non è una somma di problemi esteriormente tenuti insieme da un intento didattico, bensì un lavoro unitario, concepito organicamente, valido soprattutto per la lezione derivante dal suo insieme, dove la tragedia greca è illustrata come fenomeno complesso, incidente su tutta la vita dei greci; con le parole stesse dell'autore: "La tragedia greca è, oltre che servizio divino, anche servizio del popolo. È arte popolare nel senso più alto". Ed è anche un'opera, questa di Max Pohlenz, scritta in una lingua suggestiva, che continua a restare la migliore introduzione per chi desideri iniziarsi a questa problematica tanto affascinante.
L'opera di John Howard Schütz tratta una serie di temi che continuano ad avere grande rilevanza. Quali erano, per Paolo e per il cristianesimo nascente, i significati, le funzioni e le interazioni fra vangelo e tradizione, autorità e potere - in relazione sia alla persona dell'apostolo sia alla comunità? Nell'analisi di Schütz, per Paolo l'autorità dell'apostolo è un'interpretazione del potere, il potere del vangelo. A questo vangelo, che nella morte e risurrezione di Gesù opera il grande scambio tra potenza e debolezza, l'apostolo resta sempre subordinato e lo incarna nella sua vita e la sua persona. Poiché il vangelo è attivo ed efficace nel mondo, plasmando e continuando a formare comunità di fede, per la sua autorità l'apostolo non è separato né messo al di sopra della comunità. L'introduzione di Wayne A. Meeks illustra come "Paolo e l'anatomia dell'autorità apostolica" resti una pietra miliare della storia della ricerca biblica.
Lo speciale fascino di questo libro è nel dichiarato proposito di studiare non le concezioni etiche dei filosofi e in generale degli intellettuali (ateniesi e non) del V e IV secolo a.C., bensì le vedute morali allora correnti, quelle comunemente riconosciute da cittadini non particolarmente qualificati sotto il profilo della ricerca di una rigorosa razionalizzazione del comportamento. Va da sé che simili ricerche aprono prospettive di straordinario interesse, dato che ne scaturiscono indicazioni circa il contesto e l'humus in cui hanno operato molti filosofi e intellettuali ben noti (da Tucidide a Socrate, da Euripide a Ippocrate), e così pure uomini di teatro, cultori di arti figurative, retori, leaders politici, ecc. Lo studio di K.J. Dover consente così per la prima volta di stimare la distanza tra l'ethos e le filosofie morali dell'epoca, fornendo "un contributo di fondamentale importanza per la comprensione dell'etica greca"". (Lloyd-Jones)
Mentre la più sofisticata tecnologia bellica occidentale rovesciava fuoco e morte su Bassora e Bagdad, da certe case e villaggi si udiva levarsi un'invocazione antica: "Aiuto, Hibil Ziua!". Erano case e villaggi abitati dai mandei, gli appartenenti all'unica religione che, divenuta religione di popolo, sia sopravvissuta sino ai nostri giorni emergendo dal complesso magma dello gnosticismo tardoantico. Soffocata da tredici secoli di dominazione islamica, la religione maniaca si presenta oggi con il fascino di una sapienza antica e le contraddizioni di una visione arcaica del mondo.
Questo libro si rivolge ai lettori anche non specialisti come introduzione al mondo mandaico tradizionale, alla sua storia spesso tormentata, ai suoi riti, alle sue leggende, ai suoi miti. Parte integrante del volume è un'estesa antologia di testi maniaci in traduzione italiana annotata, che consente un primo contatto con i nuclei più significativi di una produzione letteraria quanto mai ampia e particolare.
Si è portati facilmente a credere che il cuore dell'Antico Testamento sia costituito soprattutto dai profeti. Molti di questi furono grandi personalità religiose e le loro parole continuano a sorprendere per la freschezza e l'originalità, ma è d'altra parte vero che i profeti furono anche i grandi conservatori della tradizione israelitica. Con le parole di Isaia: "Alla legge! Alla testimonianza! Se non parlano così, non ci sarà aurora per loro!". Deposito della tradizione è soprattutto il Pentateuco, e in esso il Deuteronomio. È qui che s'incontrano la "legge" e il "codice". Il volumetto di Norbert Lohfink aiuta, in modo nuovo e vivo, a penetrare la teologia dell'alleanza.