"Quello che Zanna Bianca affronta e comprende è quello che anche noi dobbiamo imparare. L'ingiustizia dà vita ad altra ingiustizia, la crudeltà ad altra crudeltà e anche se, come questo lupo, ciascuno di noi porterà sempre addosso le proprie cicatrici, fortunatamente nello stesso modo l'amore porterà sempre altro amore, la fedeltà altra fedeltà. È questo che salva Zanna Bianca ed è questo che può salvare anche noi." (Dall'introduzione di Miki Monticelli). Età di lettura: da 9 anni.
Questo capitalismo è in crisi. È sotto gli occhi di tutti. Il debito pubblico è alle stelle, non solo in Francia o in Italia, dove siamo abituati a sentircelo dire, ma anche negli USA e perfino in Cina. Sì, proprio quella Cina che da traino dell'economia mondiale rischia ora la recessione, a causa di una bolla immobiliare pronta a esplodere e le cui dimensioni saranno ancora più grandi di quella americana che è stata all'origine dello tsunami dei mutui subprime. Di fronte al disastro, governi che prestano ascolto alle società finanziarie ben più che ai loro cittadini continuano a perpetuare le stesse ricette, rischiando così di aggravare la situazione perché intanto precarietà e disoccupazione aumentano - e precari e disoccupati non possono certo contribuire né al pil né alla crescita. In un simile scenario, chi guadagna? Solo banche, finanza, grandi rendite, grandi azionisti. Per decenni, l'economia occidentale ha prosperato in un rapporto tra le retribuzioni dei top manager e quelle dei lavoratori all'inarca di 20 a 1. Ma se oggi si arriva a 200 volte e più, è chiaro che il sistema non può reggere. È giunto il tempo, finalmente, di inquadrare correttamente i problemi. Di ribadire che la disoccupazione non è solo conseguenza, ma è soprattutto causa della crisi. Di constatare quanto redditi e benefici fiscali si siano spostati verso i segmenti più ricchi e ristretti della società a discapito dei ceti medi, grazie alla favoletta che questo avrebbe creato investimenti, occupazione...
A 98 anni Ersilio Tonini è il cardinale più anziano del mondo. La sua storia attraversa quasi un secolo di storia italiana e incrocia le vicende di papi, capi di stato e grandi personalità, ma anche di tanta gente comune, affascinata dalla sua capacità di parlare al cuore con semplicità evangelica. Appena nominato pastore della diocesi di Ravenna, nel 1975, decise di lasciare l'appartamento dello splendido palazzo dell'episcopio per insediarsi in due modeste stanze dell'Opera di Santa Teresa del Bambin Gesù, una casa di accoglienza per handicappati e anziani. Ha vissuto sempre lì, anche da vescovo "in pensione", lucidissimo e attento alle vicende del mondo. In questa confessione a cuore aperto si racconta, riflette sull'Italia di ieri e di oggi, e svela i segreti di una vita vissuta con entusiasmo contagioso, un entusiasmo che non si spegne.
"Non capisco perché non trovate un uomo, siete così belle e intelligenti". Così inizia la tipica conversazione tra Shelina e le sue due amiche Sara e Noreen, single come lei. È il primo dei sei stadi dell'autocommiserazione, come li ha ribattezzati Shelina. Da lì si passa a: Dove sono finiti gli uomini decenti? I migliori sono tutti impegnati (stadio 2), forse non esistono più (stadio 3). O forse siamo noi quelle sbagliate (stadio 4). Al quinto stadio esplode lo sgomento: non ci sposeremo mai e moriremo vecchie, zitelle e con la casa piena di gatti. Solo a quel punto arriva un barlume di speranza, il sesto stadio: l'uomo giusto è da qualche parte che aspetta noi, solo non è ancora pronto. Ogni donna sa di cosa si sta parlando. Nel caso di Shelina, la faccenda è ancora più complicata. Perché lei, nata in Inghilterra, studentessa di Oxford, e cresciuta a Grease, musica pop e curry, è di origini musulmane. E nella sua cultura trovare quello giusto è una cosa seria, un'impresa collettiva che coinvolge tutta la famiglia. Shelina non si fa mancare niente di ciò che fanno le sue coetanee in cerca d'amore: appuntamenti al buio, i dubbi: gli piacerò, mi piacerà, come mi devo vestire, chiamo io o aspetto che mi chiami lui? Le delusioni, per quello che non si fa più sentire, quello che mi piaci, ma sei troppo bassa, quello che la lascia aspettare due ore al bar per vedere finire la partita. Solo che per lei, gli incontri sono "allargati", e tutti, genitori, cognati, lontane zie comprese, dicono la loro.
Benedetto XVI ha richiamato la famiglia a rispondere a un compito preciso, "nella prospettiva di una famiglia unita e aperta alla vita, ben inserita nella società e nella Chiesa" (lettera in vista dell'incontro mondiale delle famiglie, Milano 2012). La stessa consapevolezza del ruolo decisivo della famiglia nel mondo contemporaneo emerge negli interventi tenuti da don Giussani con i membri dell'Associazione "famiglie per l'accoglienza", impegnata a sostenere il fenomeno dell'affido e dell'adozione. Dalle parole di Giussani e dalle testimonianze raccolte affiora con forza l'accoglienza quale realizzazione in sommo grado della carità, vale a dire del riconoscimento di Cristo, di Dio che ci ha amati. La parola "ospitalità" di cui "affido" e "adozione" sono sinonimo traccia dunque l'identikit di una famiglia che, con gratitudine e impegno, si rende aperta alla vita. Da questa realtà di famiglia occorre ripartire oggi per affrontare la crisi economica, ma ancor prima morale che incombe sul mondo contemporaneo. Introduzione di Juliàn Carròn.
Udite udite: stanno per iniziare i giochi più famosi della preistoria, le Preistolimpiadi! Tra le eliminatorie di clava schiaccia clava e la finale di lancio dell'urlo, Geronimo e Ficcanaso si troveranno a tu per tu con Tiger Khan e i suoi scagnozzi in un'avventura... megalitica! Età di lettura: da 6 anni.
Una sera d'estate, una festa tra amici che hanno invitato altri amici. L'atmosfera è piena di musica e voglia di vivere. Alex sorride alla vita e trasmette allegria a tutti. La mattina successiva partirà per un viaggio, e al ritorno niente sarà come prima. Il giorno del suo ventiquattresimo compleanno Alex si ammala di leucemia mieloide acuta, una prova che ha saputo affrontare con il coraggio della fede e la forza di chi, anche sofferenza, riesce a dedicarsi agli altri. E lo fa talmente bene da diventare importante sostegno per malati ai quattro angoli del pianeta, moltiplicatore di fiducia, punto di riferimento per i membri del suo gruppo Facebook e del sito che ha fondato, Beat Leukemia. Un nome da guerriero, come è stato lui.
Manuel ha cinque anni e un grande cuore indomito. Un giorno, quando si squarcia il velo sui misteri più reconditi della sua giovanissima vita, risponde al richiamo che la natura intorno al suo villaggio gli lancia e fugge tra i boschi del Cile. In molti probabilmente sapevano perché non aveva una mamma, e perché vivesse insieme a un uomo che chiamava nonno ma in realtà era un estraneo. Un uomo che nascondeva un segreto sconvolgente sul passato di quel bambino e di sua madre, un segreto di cui Manuel aveva perso ogni ricordo. Quando la verità riemerge dall'oblio, Manuel decide che la sua famiglia sarebbero stati gli alberi, i ruscelli, i cespugli di frutti selvatici che tante volte lo avevano sfamato. Se il mondo degli uomini lo escludeva e lo maltrattava, la natura sembrava accoglierlo, gli uccelli cantavano la forza della vita, le fronde stormivano e i prati lo accarezzavano come nessuno aveva mai fatto. Se casa è un posto dove sentirsi protetti, lì era casa sua. Per molti mesi, anni, Manuel vive da solo nel bosco, in silenzio, mangiando frutti selvatici, imparando a cacciare dai gatti, a costruirsi una fionda, a pescare a mani nude. Un piccolo ragazzo selvaggio che coltiva dentro di sé la libertà. Niente lo avrebbe convinto a tornare nella prigione di prima, nemmeno l'inverno, nemmeno il vento gelido. Fino a quando il destino non inizia il suo lungo viaggio in cerca del bambino invisibile...