Il dialogo ecumenico (inteso come confronto tra i fedeli che riconoscono la centralità di Gesù Cristo) si presenta come una necessità ineludibile: non solo per raggiungere l’unità predicata da Cristo, ma anche per testimoniare al mondo che attraverso il dialogo si possono superare divisioni prodotte nei secoli. Del resto i cristiani hanno in comune molto più di quanto li separi e divida: il confronto che anima i loro dialoghi potrà portare a costruire un’unica chiesa capace di salvaguardare la pluralità delle chiese.
L’attuale stagione ecumenica è caratterizzata più da prudenza che da slanci profetici.
Tuttavia questo libro mette in luce come lo sforzo di conoscersi e riconoscersi, di incontrarsi, studiare, lavorare e pregare insieme, possa rafforzare la scelta di ciascuna chiesa ad impegnarsi con il proprio carisma a partecipare ad un processo irreversibile.
Con saggi di M. Bracci, L. Attanasio, R. Filippini, S. Nannipieri, A. Ruberti, E. Tamassone, T. Rimoldi, C. Cianitto, E. Ragusa, P. Consorti, E. Morelli, P. Moneta, M. Salani.
Massimo Salani è responsabile del secondo modulo del Master universitario in “Gestione dei conflitti interculturali ed interreligiosi” dell’Università di Pisa. Docente di religione cattolica dal 1986, insegna nello Studio teologico interdiocesano di Camaiore (Lu) e nell’Istituto superiore di scienze religiose di Pisa, dove è anche responsabile della Scuola di formazione teologico pastorale. È autore del volume A Tavola con le religioni, Edb (2000), Il figlio della strada. Per una fede che accoglie, EDB (2004). Per la Plus ha curato Fedi e conflitti. Le religioni possono costruire la pace (2010).
Era necessario l’evento tragico dell’11 settembre perché l’uomo comprendesse la necessità di guardare all’altro in modo diverso? Dobbiamo ripensare la prospettiva con cui guardiamo l’altro, il diverso, lo sconosciuto. In fin dei conti si impone di rivedere chi siamo noi insinuando il dubbio che solo cambiando per primi possiamo sperare di tessere relazioni con gli altri. Partendo dalla consapevolezza che nessuno è immune da errori. Per qualcuno può sembrare al più un semplice auspicio, talvolta una speranza da coltivare. Non mancano coloro che lo considerano un rischio da evitare. Altri che, praticandolo, ambiscono alla conversione altrui. Solo costruendo una pedagogia del dialogo, di un metodo capace di rispetto nell’ascolto reciproco sarà possibile superare gli ostacoli e le oggettive differenze (che mai devono essere azzerate o nascoste) che contrassegnano le religioni. Percorrere il dialogo interreligioso impone come condizione preliminare quella di “mettersi nelle scarpe dell’altro” non per rinunciare alla propria fede nè per omologarla ad altre, anzi. Emerge l’atteggiamento del credente, di colui che sa che nell’altro, chiunque esso sia e qualunque fede abbia (se ne ha una), si è ripetuto lo stesso miracolo cui ne ha beneficiato: l’amore di Dio.
Saggi di: M. Ferrini, B. Pandolfi, P.Dioguardi, M. Marino, B. Di Porto, A. Ruberti, Luigi Sapio, H.’Abd al-Qadir, R. Distefano, L.M. Sarteschi, M. Salani.
Nella Bagdad del X secolo dell'era cristiana, IV dell'Egira, al-Farabi commenta le opere di Platone e di Aristotele e scrive trattati di filosofia, nella convinzione che l'eredità greca trasmessa "da Alessandria a Bagdad" rappresenti il perno di una società umana virtuosa e lo strumento indispensabile per la comprensione del senso del Corano. I nemici della filosofia accuseranno questo sapere antico ed estraneo alla fede islamica di essere empio, inutile, contraddittorio: l'armonia, qui presentata con testo arabo rivisto, traduzione italiana e ampio commento, dimostrerà che essi si sbagliano. Non soltanto l'insegnamento di Platone e quello di Aristotele sono in pieno accordo, ma le apparenti divergenze sono il risultato di esegesi superficiali o faziose. Affinché i nemici della filosofia siano confutati, coloro che se ne considerano gli eredi nella città musulmana devono conoscere intimamente il pensiero di Platone e di Aristotele, che è in profonda sintonia. Nel solco della tarda antichità greca, che nelle scuole neoplatoniche proclamava l'unità delle dottrine di Platone e Aristotele, l'armonia si presenta come una raccolta di argomenti di controversia. La sua attribuzione ad al-Farabi è stata contestata da alcuni; altri hanno pensato che si trattasse di uno scritto divulgativo, in cui egli avrebbe addirittura sostenuto tesi di comodo.
Grazie ai documenti conservati nel fondo Corporazioni religiose soppresse dal governo francese, presso l'Archivio di Stato di Firenze, è stato possibile ricostruire la storia del monastero fiorentino della Santissima Concezione di via della Scala. Fondato, grazie alle ultime volontà di Eleonora di Toledo,dal figlio Ferdinando I, ospitava le fanciulle delle più illustri famiglie fiorentine. Per entrarvi era necessario sostenere le provanze di nobiltà, come avveniva per coloro che volevano indossare l'abito equestre dell'Ordine di Santo Stefano. Infatti le monache erano anche chiamate "le cavaliere" dell'Ordine. Il monastero era sotto il controllo del Gran Maestro della Religione e del Priore della chiesa conventuale; dal 1785, grazie ad una legge di Pietro Leopoldo, invece, passò sotto la direzione all'Arcivescovo di Firenze.
Silvano Arieti, nato a Pisa nel 1914 e morto a New York nel 1981, divenne probabilmente il più famoso psichiatra americano dei suoi tempi, avendo pubblicato studi fondamentali sulla schizofrenia, la depressione, la cognizione e la creatività, e avendo diretto il monumentale American Handbook of Psichiatry, su cui sono formate almeno due generazioni di psichiatri. Il Convegno di cui sono qui raccolti gli Atti ha inteso non solo rendere a questo insigne studioso il giusto riconoscimento del ruolo ricoperto nella storia della psichiatria, ma anche offrire una meditata valutazione sulle prospettive di ulteriore elaborazione insite in tutta la sua opera.
La figura di Gesù di Nazareth, proclamato Messia e figlio di Dio dalle comunità cristiane, considerato dall'Islam come uno dei grandi profeti, riconosciuto figlio d'Israele da settori importanti della cultura ebraica contemporanea, discusso e reinterpretato, fin dall'illuminismo, dalla cultura laica dell'Occidente è e continua ad essere centrale per la nostra civiltà.