Ecco un libro di giardinaggio, ma anche una guida spirituale per tutti coloro che avranno la curiosità di imparare in che modo le piante possono raccontare loro qualche storia vissuta: vicende drammatiche, umoristiche o piene di saggezza.Dall'Eden alla Gerusalemme celeste, passando da tutti i luoghi più significativi della rivelazione, la Bibbia si svela come un erbario, il più meraviglioso che si possa immaginare. Il grano e la vite, l'olivo e il fico, l'assenzio e l'issopo stanno accanto alla lenticchia e alla cipolla, alla fava e all'ortica, senza dimenticare il ricino e la zizzania. In questa raccolta sono presentati i frutti della terra, con il loro significato simbolico e il loro contesto culturale. Perché nella Bibbia le piante sono sempre il punto di partenza di una metafora («Il regno di Dio è come un granello di senape...»), in funzione della relazione dell'uomo credente con il Dio di Mosè e il Padre di Gesù Cristo.
Per comunicare meglio
33. I casi difficili/2. Parlare di soldi (pag. 3)
Le nostre grandi parole
68. Mortificazione
1.Mortificazione: il significato del termine nella nostra cultura e nell’esperienza cristiana (pag. 13)
2.«Mortificate le azioni del corpo» (Rm 8,13): la mortificazione nelle Scritture (pag. 19)
3.Come parlare sensatamente di mortificazione, oggi (pag. 23)
4.Mortificazione: indicazioni per la predicazione (pag. 27)
5.Mortificazione: breve antologia di testi (pag. 29)
Sussidio
Ma tu non avevi lacrime... Via crucis (pag. 33)
Preparare la messa
Dal mercoledì delle ceneri alla Veglia pasquale
Mercoledì delle ceneri
1ª domenica di quaresima
2ª domenica di quaresima
3ª domenica di quaresima
4ª domenica di quaresima
5ª domenica di quaresima
Domenica delle palme
Giovedì santo
Venerdì santo
Veglia pasquale
Il discorso della montagna non dà risposte rassicuranti, a buon mercato, ma pone domande decisive, nel rispondere alle quali viene interpellata da cima a fondo la nostra condotta di vita. Tradurre per il nostro presente il discorso tenuto da Gesù in Matteo 5-7 esige grande onestà, richiede cioè che lo si accetti come una spina nel fianco del cristianesimo. La tentazione di "addomesticare" le Beatitudini e le cosiddette antitesi di Gesù, per disinnescarne il potenziale dirompente, è sempre dietro l'angolo. Schockenhoff, noto teologo tedesco studioso di etica, raccoglie la sfida di leggere il testo in modo rigoroso e credibile, cercando di applicarne le sollecitazioni esigenti alle sfide etiche del presente - nell'ambito privato dell'esistenza personale, nella convivenza sociale degli uomini e nella cooperazione tra i popoli nel sistema internazionale degli stati.
Rivista bimestrale dell'Associazione Biblica Italiana (ABI).
Rivista per la formazione liturgica permanente di ministri ordinati, persone consacrate e animatori laici della liturgia.
La fede - e la teologia che interpreta la fede - hanno ancora un futuro? A quali condizioni possono uscire dalla marginalità o dall'irrilevanza? Oggi la riflessione teologica, se vuole frequentare lo spazio pubblico come presenza significativa, all'altezza della situazione, è chiamata a ricalibrare la sua capacità di ascoltare i diversi saperi, di abitarli e di interagire con loro, accettandone le regole del gioco. Lo esige il suo compito, lo esige la condizione di postcristianesimo. Dotolo invita allora alla riscoperta di uno stile teologico in dialogo con le altre scienze (in particolare le neuroscienze), con il pluralismo religioso e con la ricerca di nuove spiritualità. Esercitare un'epistemologia interdisciplinare è la scelta più congrua a una riflessione sulla condizione umana, sulla nostra instancabile ricerca di senso, sulla fatica di individuare un orientamento negli scenari socioculturali contemporanei. Con una consapevolezza: che il magistero della realtà chiede continue sensibilità interpretative e un pensare che non sia ammaliato ideologicamente da letture univoche. Comunicare l'esperienza della fede è infatti un processo che instaura una tensione con la cultura e con la storia. Comunicare l'esperienza della fede vuol dire sviluppare una dimensione teoretica ed etica, ma anche elaborare linguaggi e pratiche capaci di provocare i vissuti degli uomini e di indurli a interpretarli entro una prospettiva differente: sollecitando in loro una risposta, un percorso di crescita.
Le neuroscienze, studiando il cervello e il suo funzionamento, finiscono per invadere ambiti di pertinenza di altri saperi. Attraverso scoperte straordinarie, applicazioni tecniche innovative e proposte teoriche talvolta ardite, è fatale che turbino vecchi equilibri, mentre al contempo agevolano nuovi paradigmi di comprensione. Le neuroscienze pongono una sfida anche alla teologia. La invitano a guardare in modo audacemente nuovo l'essere umano: la sua mente, la sua coscienza e la sua libertà, la sua anima, la sua relazione con il divino. La teologia non può ignorare tale sfida: deve mettersi in gioco e affrontarla. Si tratterà di dimostrarsi teoreticamente all'altezza (provando, magari, a rilanciare). Si tratterà di valutare bene che cosa, nella proposta delle neuroscienze, offra un'affascinante possibilità di pensare più a fondo alcuni nodi centrali della proposta cristiana, e che cosa invece sia da rigettare. Se il Cristo e la Trinità rivelano il mistero del mondo, le scoperte scientifiche sul cervello non potranno che spingere ad approfondire il senso intimo e quotidiano di questo stesso mistero.
I classici temi della bioetica contemporanea sono qui trattati da un filosofo e da un teologo. Ciascuno dei due offre contributi distinti: questo viene incontro alle esigenze di didattica e fruibilità del testo, e salvaguarda la scientificità del lavoro. La domanda critico-filosofica e quella critico-teologica «procedono l'una dall'esperienza antropologica universale, a partire dalla propria particolare condizione, e l'altra da quella forma singolare dell'esperienza antropologica, che si riconosce interpellata dall'evento di Gesù, attestato nelle Scritture e custodito nella chiesa». I due autori evitano, dunque, di giustapporre i rispettivi punti di vista e, anzi, articolano gli interventi all'interno di un ambizioso progetto comune, attivando una feconda circolarità fra le due prospettive. Superando il divorzio tra fede (teologia) e ragione (filosofia),difetto frequentissimo nel dibattito bioetico, si realizza insomma una sorta di "apprendimento reciproco". Il volume è diviso in due grandi parti: la prima è articolata secondo una prospettiva storico-culturale e teorica; la seconda si concentra più analiticamente sui singoli e più fondamentali temi bioetici. Nella prima parte si prendono le mosse dal presente (cultura), si risale alla memoria (tradizione filosofica e teologica), si accetta la sfida a pensare la questione radicale, sia nella "morale della vita" sia nella bioetica. La seconda parte si articola in tre capitoli, che considerano le grandi forme dell'esperienza della vita: il nascere, il morire, il soffrire. Ogni singolo capitolo prevede una prima istruzione antropologico-teologica fondamentale, una presentazione delle questioni tecnico-scientifiche, e infine una ripresa tanto del dibattito bioetico-filosofico quanto del dibattito bioetico-teologico sull'argomento in questione.
Studi
R. Mancini, La grande trasformazione 3 L’articolo presenta il profilo della trasformazione cruciale della nostra esistenza. Benché siamo immersi
in un sistema di disgregazione che spezza l’integrità degli esseri umani e la trama delle relazioni, resta aperta la possibilità di sperimentare tale svolta essenziale, che consiste nel divenire veramente persone sino a scoprirci figlie e figli di Dio, dunque fratelli e sorelle verso chiunque.
c. Doglio, Di gloria in gloria 8 Il verbo ‘trasfigurare’ è adoperato dagli evangelisti per narrare l’evento della trasfigurazione di Gesù,
ma l’apostolo Paolo lo usa in due casi per descrivere la dinamica della vita cristiana. In tale processo è all’opera lo Spirito del Signore che realizza la gloria di Dio, cioè la sua presenza potente e operante, in vista di una continua e piena trasformazione dei credenti, per rendere ciascuno conforme all’immagine del Figlio Gesù.
M. Florio, Per una Chiesa trasfigurata: da dove ripartire? 14 È possibile operare una trasformazione del vissuto ecclesiale a partire da una revisione della prassi
sacramentaria in atto? Il recente sviluppo del catecumenato degli adulti nelle diocesi italiane sembra propiziare una corrispondente messa in questione della vigente prassi penitenziale. I due tracciati si incrociano nella vita del credente provocandone una profonda revisione nella prospettiva di una fede adulta. La stessa celebrazione eucaristica viene posta in una nuova luce.
l. Girardi, I gesti liturgici, trasfigurazione dell’umano 21 Un modo fondamentale in cui l’umano viene assunto a divenire espressione sacramentale del divino è
dato dalla gestualità rituale. Tutti questi gesti, profondamente umani, costituiscono quello spazio aperto all’incontro con il Signore, per il quale questi stessi gesti si trasfigurano, diventando espressione del nostro essere partecipi della vita di Dio.
c. Scordto, Conformati a Cristo: dal battesimo all’eucaristia 28
Dio in ogni modo cerca di venire incontro all’uomo; al culmine di questa sua ricerca egli si fa talmente prossimo da prendere la forma stessa della nostra umanità. In una sorta di ideale continuazione dell’incarnazione, nel settenario sacramentale particolarmente l’iniziazione cristiana è la formalizzazione della reciprocità attraverso la quale l’uomo offre a Dio i gesti significativi della propria vita e Dio offre se stesso facendo propri i gesti della vita umana.
Temi pastorali
a. Matteo, Iniziazione cristiana: decenni di insuccessi 34
Oggi non si ha più la possibilità di indicare, ai ragazzi e alle ragazze, un modello di ‘adulto’ e di ‘adulto credente’ a cui ispirare la propria crescita nella fede. Il nostro è il tempo dell’adulto che ci manca e l’età adulta appare sempre più uno spazio vuoto, bianco, senza prestigio e senza fascino. Per invertire la rotta si dovrà ripartire da quell’adulto che è apparso in tutta la sua compiuta forma in Gesù.
Schede per la formazione
D. castellari, Catechesi e narrazione 39
Ragioni ed esempi per tornare all’antico e narrare la fede come racconto puro e semplice: per paradosso ciò che è molto antico (la narrazione) è molto attraente per chi è modernissimo come i ragazzi di oggi. Otto buoni motivi per un catechismo fondato sul narrare/ascoltare e una proposta per offrire una nuova cornice simbolica alle generazioni odierne. La scheda è pensata come un esercizio spirituale per catechisti ed educatori.
D. Bresciani, Icona, la Chiesa in preghiera 45
L’icona oggi sfida il nostro immaginario collettivo e richiama la nostra attenzione sulla comunità orante che è la chiesa e su una creatività corale dove il particolare e l’individuale sono valorizzati in comunione fraterna. L’icona è testimone della storia della salvezza e della costituzione della chiesa come corpo di Cristo. La nostra trasfigurazione (e trasformazione) si realizza diventando sempre più parte del corpo di Cristo che è la chiesa.
M. gallo, Celebrare la confermazione.
Riflessioni e suggerimenti per preparare il rito 50
Partendo dai contesti in cui viene celebrato, si evidenzia la preparazione remota e la valorizzazione del contesto comunitario del Rito della confermazione, l’attenzione che devono avere i diversi ‘attori’ e si danno suggerimenti in merito alle diverse parti della sequenza rituale.
Anno santo
P. Mirabella, Disciplina e sacramenti 59
La radice del rapporto tra disciplina e sacramento sta nella relazione tra l’oggettività della norma e la soggettività della coscienza. Il percorso muove dal valore della disciplina ecclesiastica, al significato dei sacramenti, ricercando la soluzione di ogni tensione nella conciliazione della verità con la misericordia.