
Nella prefazione alla prima edizione di "Kinder-und Hausmdrchen" i fratelli Grimm definiscono i loro testi "innocenti fiabe per la casa". Difficile crederci vista la truculenza che spesso trabocca da questa raccolta: vendette, malefici, avvelenamenti, poteri occulti, boschi fitti in cui sembra impossibile ritrovare il sentiero perso, atmosfere oscure e tenebrose. Eppure, in queste fiabe riunite e riviste dai due filologi tedeschi, la purezza e l'innocenza infantili sono sempre presenti in quel magico mondo popolato da streghe, gnomi, draghi, fate e diavoli, e si intrecciano con naturalezza agli episodi sinistri. La grande forza liberatoria delle fiabe dei Grimm sta nell'immancabile e crudelissima punizione del "cattivo" e nella rivalsa dei deboli sugli oppressori: una giustizia rigida che non lascia sfumature tra bene e male e che ben rappresenta l'immaginario dissacrante dei Grimm. "Biancaneve", "Cappuccetto rosso", "Pollicino", "Hansel e Gretel", "Cenerentola": sono solo alcune delle "fiabe popolari" elevate dai Grimm a classici della letteratura.
"Una grande storia sulla possibilità di cambiare il proprio destino. Una riflessione sull'equilibrio difficile fra il presente, il passato e il futuro. Una denuncia dello sfruttamento minorile e dell'analfabetismo. Ma soprattutto una favola, una delle più commoventi che siano mai state scritte. Protagonista è il vecchio e tirchio finanziere Ebenezer Scrooge - personaggio che servirà da modello per il Paperon de' Paperoni disneyano - che nella notte di Natale viene visitato da tre spettri. Lo indurranno a un cambiamento radicale, a una conversione che farà di lui uno dei più grandi personaggi letterari di tutti i tempi. Questo piccolo, amatissimo libro è un un'opera immortale, capace di mantenere inalterata nel tempo la fragranza della propria magia e del proprio spirito. Lo spirito del Natale, dell'infanzia, di ciò che è buono e rassicurante, ma anche prezioso abbastanza da volerlo proteggere a ogni costo." Introduzione di Gianrico Carofiglio. Età di lettura: da 8 anni.
"Ho faccia tosta, ma sono anche timido. A Buenos Aires avevo un po' timore dei giornalisti. Pensavo che avrebbero potuto mettermi in difficoltà e per questo non davo interviste." Così comincia il nuovo libro di Papa Francesco, la migliore dimostrazione che Jorge Mario Bergoglio non solo ha superato quell'antica diffidenza, ma anzi attribuisce un'importanza speciale proprio agli incontri con la gente, alle conversazioni, alle interviste: "mi piace guardare le persone negli occhi e rispondere alle domande con sincerità" e "in modo spontaneo, in una conversazione che voglio sia comprensibile, e non con formule rigide. Uso anche un linguaggio semplice, popolare. Per me le interviste sono un dialogo, non una lezione". Come scrive Antonio Spadaro nell'introduzione, lo scopo del Papa non è "offrire definizioni e sentenze ma avvicinarsi all'inquietudine dell'interlocutore". Uno scopo pastorale, dunque, e le conversazioni raccolte in questo volume toccano i temi essenziali di un pontificato che si avvia a compiere cinque anni: il bisogno di raggiungere le periferie dell'esistenza, di superare gli steccati, di camminare e lavorare insieme, di fare "teologia in ginocchio" (cioè attraverso la preghiera) e di avere "fiuto del soprannaturale", cioè "senso del divino e del diabolico". "Desidero una Chiesa che sappia inserirsi nelle conversazioni degli uomini, che sappia dialogare. È la Chiesa di Emmaus, in cui il Signore 'intervista' i discepoli che camminano scoraggiati. Per me l'intervista è parte di questa conversazione della Chiesa con gli uomini d'oggi".
Chiunque incontri Bebe, o anche solo la veda in tv, rimane incantato dall'energia positiva che sprigiona a ogni parola, ogni gesto, ogni sguardo. Come si spiega questo suo modo di essere che le ha permesso non solo di superare difficoltà apparentemente insormontabili, ma anche di raggiungere eccezionali traguardi sportivi? Sembra un mistero.Invece, se si leggono gli spassosissimi racconti dei tanti episodi raccolti in questo libro, si scopre che Bebe affronta ogni genere di ostacolo utilizzando strumenti e risorse che ciascuno di noi ha a disposizione... anche se spesso non se ne accorge nemmeno! Innanzi tutto, Bebe è da sempre consapevole che bisogna trovarsi un sogno da perseguire con la massima passione: per esempio, lei ha iniziato a cinque anni a desiderare con tutte le sue forze di andare alle Olimpiadi. Per raggiungere la propria meta è fondamentale poi imparare a collaborare con gli altri, fare squadra, chiedere aiuto perché «da solo non sei nessuno». Ma ci sono anche tanti altri alleati a portata di mano: l'ironia, la capacità di rimanere "scialli", il saper fare tesoro delle critiche positive stando però attenti a quelle cattive e agli hater. E persino la paura, un'emozione normalissima, può essere gestita: basta sapere come prenderla.Scritto con lo stile spontaneo e frizzante che contraddistingue Bebe, Se sembra impossibile, allora si può fare è una lettura che può ispirare e confortare persone di tutte le età, dai giovanissimi, che possono rispecchiarsi nella sensibilità e nel linguaggio fresco di una ventenne, agli adulti che si trovano a combattere battaglie quotidiane, magari impercettibili agli altri ma ugualmente gravose e impegnative.
Negli ultimi quindici anni gli adulti che hanno avuto a che fare con il mondo dell'infanzia, insegnanti o genitori, hanno dovuto confrontarsi in modo graduale ma inesorabile con una crescente terminologia medico-psichiatrica: disturbi dell'attenzione, autismo, dislessia, discalculia... Le certificazioni sono aumentate in maniera esponenziale e molti bambini - che un tempo sarebbero stati indicati come turbolenti, indisciplinati, in difficoltà - oggi hanno una diagnosi precisa. Eppure, ci racconta qui Novara per la prima volta, i conti non tornano: le diagnosi italiane eccedono la media di qualunque nazione, e l'accelerazione con la quale crescono nelle nostre scuole non è in linea con le statistiche internazionali. Cosa sta succedendo? Con le competenze di esperto dell'educazione, e l'apprensione di un osservatore empatico del mondo scolastico, Novara ci propone una risposta semplice e sconvolgente: stiamo sostituendo la psichiatria all'educazione. In una scuola, e in una società, che sta abbandonando una delle sue missioni fondamentali - crescere le nuove generazioni - è diventato perversamente più semplice definire malato un bambino che non riusciamo a educare. In queste pagine, ricche di dati chiari e di esperienze sul campo, Daniele Novara ci porta alla scoperta di un sistema che troppo spesso preferisce la terapia all'educazione. Ma ci mostra anche, attraverso percorsi già sperimentati, come sia possibile opporsi a questa deriva, recuperando la missione primaria delle famiglie e dei docenti. Un libro forte e necessario, che non colpevolizza nessuna categoria ma al contrario chiama tutti, genitori, insegnanti e anche medici, terapeuti e funzionari, a un lavoro comune per recuperare il senso vero dell'educare, tracciando una linea netta tra malattia e cattiva educazione, per ridare ai bambini la scuola, e la società, di cui hanno bisogno.
L'italiano perfetto non esiste, e non è mai esistito. L'italiano continua a cambiare: cambia il nostro modo di usarlo, perché cambia il mondo in cui lo usiamo. In pochi anni si è passati dall'epistola all'e-pistola: e-mail, chat, messaggini, social network. E così - per la prima volta nella sua storia - l'italiano si ritrova a essere non solo parlato, ma anche scritto quotidianamente dalla maggioranza degli italiani. Giuseppe Antonelli ci accompagna tra sigle e parole inglesi, tra punteggiatura ed emoji, tra dialettismi ed espressioni alla moda. Con tono agile e godibile, ci spiega piccoli e grandi cambiamenti della grammatica e del lessico e racconta curiosità e segreti del nuovo e-taliano.
Rodrigo Borgia fu papa per circa nove anni, dal 1492 al 1503, con il nome di Alessandro VI. Considerato dalla Chiesa un pontefice devoto, promotore di riforme ecumeniche e persecutore degli eretici, il papa Borgia riconobbe sei figli da madre ignota, e quattro nati dall'amante ufficiale, Vannozza Cattanei. La famiglia Borgia ebbe così facile accesso alle strade del potere, laico e religioso, e i figli di Rodrigo furono protagonisti del rinascimento italiano per contraddizioni ed eccessi: dai delitti occultati al libertinaggio nella curia romana, dalle voci di amori incestuosi al più sfacciato nepotismo. Un sistema fondato su abusi e sregolatezze, che regnò su Roma fino ai primi anni del Cinquecento. Eppure, la città risorgeva dalle sue ceneri: non divenne solo centro di divertimenti lussuosi e occasioni di spettacolo, ma un nuovo polo di mecenatismo, dove a trionfare erano la vita intellettuale e l'amore del bello. Jacques Heers ci porta dietro le quinte della città papale in un secolo pieno di ombre, dai successi militari di Cesare Borgia ai matrimoni turbolenti di Lucrezia, e non manca di indicarci anche le luci: da un lato i vizi di una politica sfrenata, fondata su favoritismi e sprechi, dall'altro un'epoca di fervore e rinnovamento, che ci ha lasciato in eredità i grandi monumenti del cristianesimo, e quella bellezza sfarzosa che fa ancora brillare Roma in tutto il mondo.
Una raccolta di racconti di quel "Mondo piccolo" che Giovannino Guareschi ha animato con i personaggi ormai leggendari di don Camillo e Peppone, il prete della Bassa padana agguerrito e sincero in eterno conflitto con il sindaco del paesello, comunista convinto. Le loro passioni, i litigi e le fedi politiche e religiose si mescolano a un affollato e colorato universo di personaggi pieni di umorismo, che raccontano di un'Italia contadina genuina e pratica, solidale e ricca di buoni sentimenti e onestà. Dall'esame di quinta elementare di Peppone all'ultimo racconto della raccolta, in cui i due acerrimi nemici-amici si ritrovano fianco a fianco nell'aldilà, tutta l'ironia irresistibile di Giovannino Guareschi.
La mamma Margherita, il papà Giovannino, i figli Albertino e Carlotta, detta la Pasionaria, il cane Amleto... Sono questi i protagonisti delle cronache di Guareschi: la sua vera famiglia, gli amici, la gente che vive intorno a lui, alle prese con le piccole grandi imprese di tutti i giorni, il lavoro, la scuola, l'educazione dei figli, le incombenze di casa. L'essenza della vita in famiglia viene raccontata con tono ironico, e spesso autoironico, ma anche con dolcezza, a volte senza alcuna indulgenza: perché è nella quotidianità, di ieri come di oggi, che ognuno di noi cerca instancabilmente di affermare se stesso e scoprire, giorno dopo giorno, ciò che veramente è importante nella propria vita. Un libro che fa riflettere, sull'eroe che si cela in ogni "uomo comune".
Guareschi è tenente di artiglieria quando, all'indomani dell'8 settembre, rifiuta di giurare fedeltà alla Repubblica Sociale Italiana e viene fatto prigioniero dai tedeschi. Comincia così quella che diventerà l'esperienza più importante della sua vita, che lo trasformerà da semplice umorista in autore capace di uno sguardo profondo e umano sulla realtà e gli individui che lo circondano. Durante l'internamento in Germania Guareschi decide di tenere un diario, di scrivere storie e aneddoti che legge ai compagni girando di baracca in baracca - per regalare un sorriso, per addolcire la malinconia, per far dimenticare almeno un po' la fame e dare a ciascuno la possibilità di sentirsi ancora libero. La cronaca di anni terribili, arricchita dal tono ironico e delicato del maestro della Bassa, ripercorre la vita quotidiana degli internati italiani, riflettendo il valore e la dignità di tutti coloro che sono stati costretti alla prigionia.