La nostra vita è piena di parole e sulle parole si basa, come questa GEMMA ci permette di ricordare: l’autrice ci accompagna in un viaggio in compagnia di scrittori e studiosi, proponendo immagini celebri e passi letterari significativi. Ricercheremo la natura profonda delle parole e scopriremo la loro potenza nel dare vita a concetti astratti, ragionamenti, emozioni. Le parole ci appariranno così non soltanto nella loro natura comunicativa ma ancor più come strumenti necessari per permettere al nostro pensiero di prendere forma.
Indice
Volume I
Perché Parola?
Un ponte tra traccia visibile e cosa invisibile
«Non esiste potere più alto… »
«Padroni del merluzzo e delle salsicce»
Scusi, onorevole: che cosa pensa di Stendhal?
L’«imbecille onnipotente»
«Sarò conciso e lapideo… »
«Eradicazione ceppi»
Primo: conquistare l’esattezza
Leggendo Calvino…
Che lingua farà, domani?
Parliamo già europeo, «senza saperlo»?
«Dietro ogni parola si nasconde un mondo»
Nascita di «parola»
Carnevale, posta e credenza
«Carnevale»
Un mobile chiamato «credenza»
Una «porzione di stelle»
Un aggettivo ricco di storia: «gentile»
Preziose parole ingiallite
«… e risa di maschere che fuggivano a frotte»
Creatività e selezione
Commiato
Per approfondire
Volume II
Questo libro che non è un libro
È una parola a cui si pensa solo quando qualcuno sollecita una nostra opinione: che cosa è la vita? Quando inizia? Quando finisce? Rispondere non è semplice perché il linguaggio quotidiano non sembra adatto a individuare l’essenziale. Qui si trova un percorso ironico e sereno sui processi vitali nel tempo e nello spazio, sulle relazioni umane, sulla consapevolezza come aspetto irrinunciabile della vita stessa, fino a un intervento nel controverso dibattito sulla possibilità del testamento biologico.
Indice
Volume I
Perché Vita?
Il cerchio è più facile
La vita è una storia
La scimmia e il fruscio
Il calamaro e la robotica
Molla o candela?
Robinson Crusoe e i numeri di Fibonacci
Predatori, concorrenti e commensali
Comparsa (e scomparsa?) del fenomeno “vita”
Sei giorni (e un'arca)
Acculturazione dell’ambiente
La danza delle api
La vita del gruppo
Eredità genetica, eredità culturale
Comunicazione, memoria e apprendimento
Ciclicità e ritmi
La cultura
Come nasce un pensiero religioso
Lingue, civilizzazioni e conflitti
Mi piaceva l’inverno, ma dovetti preferire la primavera
Normalità e patologia
Vivere include la consapevolezza di vivere
Una divagazione ebraica
«Andava combattendo ed era morto»
Quel che mi piacerebbe fosse ricordato
Per approfondire
Volume II
Questo libro che non è un libro
Cos’è il male? Come opera? Si può arrivare a sconfiggerlo?
Il secolo scorso ha fatto emergere forme sistematiche e globali di dominio, di menzogna, di violenza, tanto da diffondere la credenza che esso sia invincibile. Eppure è possibile pensare a un cammino di liberazione per uscire sia dalla rassegnazione sia dalla complicità.
L’opera propone un percorso a partire dalle teorie critiche della società e della condizione umana che, nel corso del Novecento, hanno lavorato a un’analisi organica del male storicamente prodotto: dalla Scuola di Francoforte a Freud, da René Girard a Michel Foucault, da Hannah Arendt a Martin Buber. L’originalità del testo è nella ricerca di un dialogo tra prospettive diverse in vista di una visione integrata e, comunque, aperta, che invece di cedere alla tentazione di arrivare a un’unica teoria definitiva rimanda piuttosto alla responsabilità personale come chiave della risposta al male.
Emerge l’umanità, nella sua forza e nella sua fragilità, capace di trovare nuove strade per non lasciare al male l’ultima parola: lucidità del pensiero, intelligenza della speranza, coraggio di agire con la creatività della nonviolenza.
Indice
Introduzione
1. L’idea di teoria critica
1. L’esperienza del male
2. Il risveglio della ragione
3. Un pensiero fedele
2. Il male nella natura: Sigmund Freud e la pulsione di morte
1. Guardare nel buio
2. Il dominio delle pulsioni
3. Ambiguità e inutilità dell’amore
4. La forza culturale della pulsione di morte
3. Il male nella razionalità: la Scuola di Francoforte e la critica
del dominio
1. L’autocritica dell’illuminismo
2. Nella luce della redenzione
3. La rinuncia alla felicità
4. Il compimento del sistema di dominio
4. Il male nella cultura: René Girard e la violenza civilizzatrice
1. In principio era la violenza
2. Il male come linguaggio
3. La vittima rivelatrice
5. Il male nel potere: Michel Foucault e i regimi della verità
1. Il discorso del potere
2. Dalla sragione alla follia
3. Le istituzioni totali
4. Liberalismo e biopolitica
6. Il male alla fine della coscienza: Hannah Arendt e il totalitarismo
che verrà
1. Vita e morte del pensiero
2. La disintegrazione come patologia moderna
3. La società dei morenti
7. Il male nell’anima: Martin Buber e l’autotentazione umana
1. L’esperienza dell’anima
2. Come ha inizio il male
3. L’enigma della scelta perversa
8. Verso una teoria critica integrata
1. Sulla conoscibilità del male
2. I criteri di compatibilità
3. Integrazione e fondazione
4. Progetti di ricerca
9. Teoria critica e rinascita etica
1. Il sistema di disintegrazione
2. L’etica come relazione maieutica
3. Un movimento per la giustizia intera
Conclusione
Vorrei parlare del vescovo così come concretamente vive. Desidero descrivere il suo rapporto con le categorie di persone con cui viene a contatto, come passa i diversi momenti della sua giornata, quali sono i suoi primi impegni, che cosa avviene nell’incontro con la gente…
Ricordo che nella mia fanciullezza consideravo il vescovo qualcuno che stava come in una nicchia nella chiesa per ricevere l’omaggio dei fedeli. In questo scritto vorrei tirarlo giù da quella nicchia e vederlo a contatto con la gente, così come realmente avviene. Intendo esprimere qualcosa che dia una immagine di lui meno vaporosa e ieratica, più viva e senza false pretese.
Il cardinale Carlo Maria Martini propone una riflessione inedita, frutto della sua esperienza personale, su una figura istituzionale molto nominata nei mezzi di informazione ma forse non sempre davvero conosciuta. Dalla domanda «come si diventa vescovi?» al racconto delle relazioni amichevoli, critiche o polemiche con credenti e non credenti si arriva alle caratteristiche che rendono il vescovo capace di vivere e di annunciare il Vangelo nel mondo postmoderno.
Un libro intenso che si prende cura della parola «vescovo», per toglierla dai riflettori della banalizzazione quotidiana e per renderla accessibile a tutti, chiarendo dubbi e curiosità.
La filosofia è sorta con la celeberrima divisione tra essere e apparenza: un atto che ha separato ciò che sta, immutabile e incontrovertibile, da ciò che da questo essere è retto. Il mondo dell'apparenza, interpretato come luogo del divenire, ha assunto i tratti del non essere, imponendo ai filosofi l'esigenza di mettere in relazione il non essere con l'essere ovvero di trovare una compatibilità tra contraddittori. La soluzione di Severino, qui ripercorsa in sei dense lezioni, ha il pregio della semplicità e il rigore di un ferreo argomentare logico. Egli nega al divenire l'evidenza fenomenologica che comunemente gli si attribuisce. È certamente vero che i fenomeni entrano ed escono dalla percezione della coscienza mortale, ma senza che questo debba essere attribuito a un loro presunto divenire. Che l'apparenza sia il luogo del divenire è piuttosto un modo filosofico per rendere ragione dell'apparire dell'apparenza. Su queste basi la proposta di Severino offre un superamento del dualismo essere-apparenza e aiuta a leggere l'apparenza come manifestazione necessaria ed eterna dell'essere.
In questo libro Ferretti propone una puntuale rilettura dei testi kantiani, svolta principalmente intorno al tema dei rapporti tra ontologia e teologia. Il ritorno a Kant costituisce secondo Ferretti un passaggio obbligato per coloro che, all'interno del dibattito contemporaneo, intendono occuparsi del tema cruciale dei rapporti tra teologia, ontologia e fine della metafisica. L'autore precisa che, per cogliere fino in fondo gli spunti che la lettura dei testi kantiani può suggerire, occorre fare a meno delle tradizionali interpretazioni che ne sono state date; o per lo meno occorre rileggere queste interpretazioni con l'aiuto di filosofi come Heidegger e Levinas, il cui contributo fu fondamentale per la critica all'ontoteologia. Consultando anche in maniera critica gli studi che Heidegger e Levinas dedicarono a Kant, Ferretti individua nelle opere kantiane una vera e propria metafisica dell'ulteriorità, che si articola secondo il "modulo della ragione sul confine". Da questa prospettiva Kant appare il filosofo che, lungi dal cadere nel razionalismo o nell'idealismo, gioca a condurre il pensiero fino ai propri estremi limiti o confini (Grenzen), inducendolo ad aprirsi oltre se stesso. Kant si pose, nell'ipotesi di Ferretti, al limite tra la conoscenza scientifico-oggettuale e la sfera dell'ulteriorità propria della teologia. Nelle sue opere egli considerò inoltre la differenza tra i due ambiti di realtà, non raramente scegliendo di utilizzare un linguaggio di tipo analogico e simbolico, l'unico in grado di salvaguardare il mistero della divinità. A seguito di queste riflessioni Ferretti descrive l'ontologia kantiana della Critica della ragion pura - ricorrendo ai termini dello Heidegger di Essere e tempo - come una precomprensione ontologica della teologia. Negli ultimi capitoli, con l'aiuto delle interpretazioni svolte da Levinas circa l'opera di Kant, l'autore si propone di approfondire ulteriormente la questione, esaminando la relazione dinamica tra ontologia, esperienza religiosa e precomprensione etica della teologia.