
Prefazione di Enzo Ciconte
Il tema dei poteri occulti è essenziale per comprendere il nostro Paese. Troppo spesso schivato, riposto nell’angolo tra i misteri non comprensibili, spinto nel buco nero di una matassa ingarbugliata e impossibile da sciogliere, o, peggio, tra le favole di cui ridere, è, invece, il cuore della nostra costituzione materiale. È necessario però che la tematica dei poteri occulti non venga esiliata nell’inutile sfera del complottismo e che, al contrario, abbia la sua parte nella comprensione delle faccende italiane. È indispensabile quindi riempire gli spazi vuoti della nostra memoria collettiva, dando ai poteri occulti la parte che “meritano”. La loro storia, infatti, appartiene non ad una vicenda criminale complessa ma è un segmento criminale della storia d'Italia. È inoltre, un argomento attuale perché il prepotente dilagare di organismi non elettivi e non soggetti a forme di controllo democratico ripropone in modo drammatico e urgente il tema dei poteri invisibili e del danno irreparabile agli ingranaggi democratici.
Viviamo in un tempo di grande sofferenza: non le sofferenze atroci prodotte dalle grandi tragedie del ’900, ma un malessere sociale diffuso che si esprime sotto forma di sofferenza talora esplicita e mediatizzata, talora impalpabile, silenziosa e occultata dai mass media. È possibile un discorso scientifico sulla sofferenza a partire dalla consapevolezza della comune «condizione umana» che la globalizzazione induce? Elaborando una tipologia fenomenologica della sofferenza analizzata sulla base di un modello connessionista, il volume esplora quindi il contributo che tre studiosi classici (Karl Marx, Emile Durkheim e Max Weber) e tre contemporanei (Hans Jonas, Irving K. Zola e Margaret Archer) possono offrire attraverso i concetti di alienazione, anomia, razionalizzazione, limite, vulnerabilità e riflessività fratturata per una comprensione delle cause profonde della sofferenza umana. Ad emergere, è così quella «dimensione del negativo» che, spesso interpretata dalle diverse mitologie, filosofie e teodicee religiose come prova dell’esistenza del «male», rappresenta in realtà una componente intrinseca della condizione umana che una «sociologia del negativo» critica e riflessiva può consentire di analizzare sulla base di nuove piste di ricerca ormai ineludibili nella società globalizzata.
Qual è la natura e l'origine storica delle nazioni? Le nazioni (e il nazionalismo) sono un fenomeno recente o antico? In un mondo dominato dall'economia transnazionale e dalla cultura globale di massa c'è ancora posto per le appartenenze e le identità nazionali? Nel corso degli ultimi trent'anni, intorno a queste domande si è sviluppato un intenso dibattito scientifico, che ha visto contrapporsi diverse scuole di pensiero: dai "modernisti" ai "perennisti", dai "primordialialisti" ai fautori dell'"etnosimbolismo". Il libro di Anthony D. Smith, uno dei principali protagonisti di questo dibattito, costituisce una rassegna critica, sintetica ma puntuale, delle diverse posizioni in campo. Al tempo stesso, offre un compendio efficace del paradigma teorico sviluppato nel corso degli anni da questo studioso. Secondo Smith, diversamente da ciò che sostengono le interpretazioni oggi dominanti in ambito accademico, per comprendere la natura delle nazioni (e del nazionalismo) occorre studiarne il radicamento storico-culturale di lungo periodo nelle strutture etniche del passato.
Il teologo Giuseppe Ruggieri affronta la complessa questione dell'unificazione della realtà nell'esperienza di fede e si chiede se la teologia possa ancora continuare a fare ricorso a un'ontologia generale e a un sapere metafisico che funga da raccordo tra le varie esperienze e linguaggi contemporanei. Il volume avanza la proposta di una "teologia storica", ovvero di un sapere credente che, consapevole della distanza che separa il tempo presente dal clima culturale ed ecclesiale del passato, è in grado non solo di cogliere svolte e continuità, ma anche di aiutare a discernere nuove vie di testimonianza del vangelo.
"Il male inutile" raccoglie le testimonianze di guerra di un reporter "di lungo corso", inviato speciale e corrispondente in molte aree difficili del pianeta. Tragedie che troppo spesso, nel frenetico flusso mediatico dell'informazione, vengono rapidamente e colpevolmente archiviate, anche se si collocano dietro l'angolo dell'attualità e della storia. Guerre e massacri dimenticati trovano in questo libro una nuova attualità, nello sguardo lucido ma anche compassionevole e partecipe del giornalista-testimone, che pagherà anche un prezzo personale inevitabile ai drammi che deve raccontare. Prefazione di Janine Di Giovanni.
Riforma ecclesiale, rinnovamento spirituale e conversione pastorale sono stati temi su cui Cataldo Naro (1951-2006) ha riflettuto molto, sin dai primi anni del suo ministero presbiterale e, anzi, sin dagli anni della sua formazione seminaristica e teologica. Nel periodo in cui fu arcivescovo di Monreale (2002-2006), egli non fece altro che investire sulle consuete sue riflessioni e sulle sue più o meno remote esperienze, fatte lungo il corso degli anni nei vari ambiti della sua poliedrica attività, per contribuire così a dare forma nuova alla vita della comunità ecclesiale affidata alla sua responsabilità e alla sue cure. La sua stessa forma mentis, difatti, fu plasmata dalla consapevolezza che è necessario – per dirla con un’espressione di papa Francesco, ricorrente nell’Evangelii gaudium e nella Laudato si’ – innescare processi destinati a svilupparsi con la collaborazione di tutti, piuttosto che occupare spazi di potere fine a se stesso.
Ma davvero Francesco è un Papa che divide? Potrebbe sembrare una domanda provocatoria, critica. Invece, è come se fosse la fotografia, a cinque anni dagli inizi, del pontificato bergogliano. Per Francesco, bisogna tornare al Vangelo, declinato però nel segno della misericordia, della centralità dei poveri, dell’attenzione alle periferie, anche esistenziali, anche morali. Insomma, una proposta di cambiamento radicale. Che inquieta i cuori, sconvolge mentalità e abitudini, scompagina i centri di potere, provoca resistenze, opposizioni, all’interno della stessa gerarchia ecclesiastica. E finisce, appunto, per dividere il popolo cristiano. C’è gente che non si riconosce nella “Chiesa in uscita” di Bergoglio, nel suo “perdonismo”. Si parla di un Papa “eretico”, di uno scisma. Sono le inevitabili contraddizioni che caratterizzano il progetto rivoluzionario di papa Bergoglio; e con queste contraddizioni, perciò, è necessario fare i conti. Senza che per questo – e ne è convinto l’autore del libro, con l’esperienza di sessant’anni di frequentazione della storia religiosa e del mondo vaticano – si debba cedere al pessimismo. Il cattolicesimo è in un periodo di transizione molto complesso, molto sofferto. Ma, se vissuto con coraggio e creatività, potrebbe spalancare orizzonti oggi impensabili.
«Dovremmo tentare di occuparci di politica - afferma Popper - al di fuori della polarizzazione sinistra-destra». Ma, allora, che fare? «È un fatto, neppure molto strano - fa egli presente -, che non è particolarmente difficile mettersi d'accordo in una discussione sui mali più intollerabili della società e sulle riforme sociali più urgenti. Un tale accordo si può raggiungere molto più facilmente che non su particolari forme ideali di vita sociale. Quei mali, infatti, ci stanno di fronte qui ed ora. Si può averne esperienza, e li esperimentano ogni giorno molte persone immiserite e umiliate dalla povertà, dalla disoccupazione, dalle persecuzioni, dalla guerra e dalle malattie [...]. Possiamo imparare dando ascolto alle esigenze concrete, cercando pazientemente di valutarle nel modo più imparziale e considerando i modi per soddisfarle senza creare mali peggiori». Di conseguenza: «Non mirare a realizzare la felicità con mezzi politici. Tendi piuttosto ad eliminare le miserie concrete. O, in termini più pratici, lotta per l'eliminazione della povertà con mezzi diretti, assicurando che ciascuno abbia un reddito minimo. Oppure lotta contro le epidemie e le malattie erigendo ospedali e scuole di medicina. Combatti l'ignoranza al pari della criminalità [...]. Non permettere che i sogni di un mondo perfetto ti distolgano dalle rivendicazioni degli uomini che soffrono qui ed ora». Introdurre "ragione" e "ragionevolezza" nella teoria e nella pratica della politica: in questo è consistito l'impegno di Popper - impegno raramente compreso, e da più parti, come anche dimostra la recezione del suo pensiero in Italia: tra marxisti ostili, crociani diffidenti e cattolici indifferenti.
Frutto di un decennio di ricerche, il libro ricostruisce per la prima volta integralmente l’itinerario biografico e intellettuale del filosofo e storico delle idee Isaiah Berlin (1909-1997) e svela, grazie anche a fonti inedite, l’importanza che vi ebbero gli eventi e i confronti con alcune tra le maggiori personalità del Novecento: da Weizmann a Ben-Gurion, da Churchill a Thatcher, da T.S. Eliot a Wittgenstein. Emergono così l’attenzione verso la dimensione dell’appartenenza e l’impegno sionista, la critica ai nazionalismi aggressivi e l’interesse per il pluralismo culturale, che rendono ancora attuale la proposta filosofica berliniana. La rilettura finale delle riflessioni di Berlin sul liberalismo e sul pluralismo fa dell’opera una rigorosa, ma accessibile, introduzione al suo pensiero.
La religione dominante offre un’innovativa ricognizione del pensiero di Voltaire riguardo a tolleranza, persecuzione e ingerenza religiosa nella politica. L’indagine, rigorosamente fondata sulle più recenti edizioni critiche, parte dall’interpretazione voltairiana del passaggio degli antichi ebrei dalla teocrazia alla monarchia e ripercorre la posizione del philosophe riguardo alle varie stipule del patto fra uomo e Dio nella Bibbia e nella storia, concludendosi sulla ricostruzione della società utopistica che Voltaire vagheggiava per tradurre il deismo in legge civile per i popoli. Scandagliando la sua produzione, con particolare attenzione a opere secondarie o neglette, questo volume mira a chiarire gli aspetti più intricati della teoria di Voltaire sui rapporti fra religione e politica.