Il testo sollecita una meditazione sull'essere credenti in Dio alla luce delle tragedie a cui il mondo assiste periodicamente. La domanda più importante che come credenti ci si deve porre dinanzi a vicende come quella rappresentata dal nome Auschwitz è di sapere se anche la fede può subire interruzioni. Per non scuotere le nostre certezze siamo spesso portati a dimenticare i disastri della storia, facendo finta di nulla e lasciando immutato il nostro sistema religioso. Oltre che poco corretto, questo atteggiamento può forse essere uno dei motivi per cui il male non muore mai e continua a imporre la sua lacerante presenza.