Pablo Domínguez Prieto si trovava a Tulebras (in Navarra) a predicare gli "Esercizi spirituali" alle monache cistercensi quando trovò la morte mentre si dedicava a una delle sue grandi passioni: l'alpinismo. Il Moncayo, il monte che domina tutta la valle, diventa inconsapevolmente metafora della vita dell'uomo, che deve scalare ogni giorno le montagne che Dio costruisce per consentirgli di arrivare fino in cima, cioè in cielo. Questo lavoro è composto dalla rielaborazione delle parole di don Pablo che le monache poterono sentire quasi fossero il suo testamento spirituale. Parla di temi complessi come la Parola, la vita, la morte e le difficoltà della vita in cui anche un buon cristiano inciampa, affrontati con l'ironia e l'umorismo che da sempre hanno caratterizzato la sua persona e l'hanno resa tanto amata dalle persone che incontrava. Pablo ci ha lasciato la migliore eredità che si possa lasciare a una famiglia: la sua fede allegra e fiduciosa; la sua speranza entusiastica; il suo amore senza limiti per Cristo e per la sua Chiesa.
La storia vera di David Reimer, nato maschio con il nome di Bruce, e diventato Brenda all'età di due anni quando, dopo una circoncisione sbagliata, i medici propongono ai genitori di reindirizzarlo verso un'esistenza da femmina, attraverso la chirurgia, i farmaci e l'educazione. Un libro inchiesta sulla tormentata esistenza del ragazzo, il cui caso clinico - presentato per decenni come un successo della scienza - sta alla base delle scelte di "reindirizzamento" di un numero incalcolabile di persone. Brenda, ben lontana dal sentirsi femmina, si ribellerà a questa scelta prendendo il nome di David e morirà suicida nel 2004. Un libro frutto di un'accurata indagine giornalistica, che mette in luce da un lato il dramma umano del protagonista, dall'altro l'assurda superficialità di alcune teorie psichiatriche.
Ogni persona, almeno una volta nella vita, sperimenta la perdita di qualcuno di caro. Alcuni reagiscono "scegliendo di morire" anche loro, non affrontando il cambiamento e vivendo una vita mutilata. Altri riescono a plasmare dolore e ricordi dando origine a nuovi adattamenti. Una strada certamente non facile, ma la sola che permette di elaborare questo passaggio e di mantenere un "dialogo" con la persona amata. Il percorso comporta una serie di passaggi in qualche modo obbligati: è sicuramente un momento di sofferenza, confusione, d'ambivalenza; è il tempo della preparazione al nuovo, dell'accettazione del cambiamento e della "ristrutturazione" delle proprie risorse di fronte alla nuova realtà. In questo volume le autrici offrono i punti di riferimento per capire e affrontare le situazioni di lutto.
Le meditazioni inedite del cardinale Carlo Maria Martini in occasione della Pasqua. Un percorso di fede in tre tappe: l'istituzione dell'Eucaristia, la risurrezione e il dono dello Spirito a Pentecoste. Un aiuto a vivere il tempo di Pasqua per non cadere nella dimenticanza dopo l'esaltazione della solennità. Giacché "l'uomo vale perché il suo volto è illuminato dal raggio del volto divino del Risorto, dal momento che, pur sviluppandosi e agendo nella storia, egli già respira l'eternità".
In un'epoca come la nostra in cui matrimonio e famiglia sono talvolta presentati come realtà semplicemente "culturali", nate cioè in una determinata età della storia e specifiche di essa, è sempre più urgente affermare la verità originaria della naturale complementarietà dell'uomo e della donna che, amandosi, si aprono al dono della vita. In linea con la celebrazione dell'Anno internazionale della Famiglia, questo volume intende amplificare la voce di molteplici autori che, nel corso dei secoli, hanno reso testimonianza al contributo che il cristianesimo ha portato a quel patrimonio dell'umanità costituito insieme dal matrimonio e dalla famiglia. La testimonianza di tanti volti, scandita nelle varie epoche, getta luce in modo armonioso e coerente su un'istituzione che è sempre e ancora da amare, promuovere e custodire
"Avere a cuore oggi il creato è una delle questioni dirimenti del nostro periodo storico, forse la più importante, forse la meno avvertita dalla politica e senza dubbio la meno sentita da un'umanità troppo ripiegata su se stessa. Non si pensa all'ingiustizia generazionale che stiamo perpetrando ogni volta che non siamo soggetti attivi nel difendere l'ambiente, la biodiversità, e ogni volta che mostriamo disinteresse nei confronti dell'ingiustizia sociale. E ambiente e giustizia subiscono violenti affronti anche a causa del sistema alimentare che oggi ci governa, che è del tutto iniquo, corrotto e ingiusto. Il sistema alimentare è infatti responsabile di un disastro ambientale di proporzioni impressionanti e, allo stesso tempo, non affronta in nessun modo un problema che resta presente e sotto gli occhi di tutti: oggi, nel momento della storia dell'uomo in cui stiamo vivendo, esiste ancora la morte per fame. La morte per fame è la cosa più grave che un'umanità possa tollerare. Noi attraverseremo questo nostro passaggio sulla Terra senza aver risolto questo problema che, invece, può e deve essere risolto. Difendere l'ambiente e, insieme, l'uomo: ecco a cosa serve costruire una cultura di rispetto per il nostro pianeta." (Carlo Petrini)
Affrontare il futuro significa anche confrontarsi con chi sarà protagonista del secolo che è appena iniziato. Gli adolescenti di oggi - i nostri figli e nipoti - dovranno raccogliere le sfide del domani, facendosi carico anche dei nostri errori e di un'eredità non sempre agevole e positiva. Per questo gli interrogativi che riguardano la loro educazione, inaspriti da una società in continua evoluzione e da un'estrema difficoltà di comunicazione intergenerazionale, sono ineludibili ma stimolanti. Anche perché loro, come diceva il giovane Holden Caulfield, faticano a vedersi in questa prospettiva futura: "Un sacco di gente, soprattutto quello psicanalista che c'è qui, continua a chiedermi se quando tornerò a scuola a settembre mi metterò a studiare. È una domanda così stupida, secondo me. Voglio dire, come fate a sapere quello che farete, finché non lo fate? La risposta è che non lo sapete". Entrare nel loro mondo, superare la difficoltà dell'approccio, mostrar loro la vita in un orizzonte che guarda oltre il presente: questi sono alcuni dei nostri compiti. Il problema è trovare il modo di portarli a termine.
"Quanti sacrifici umani si offrono al Moloch del pregiudizio", lamentava Mary Wollstonecraft a proposito del ruolo della donna nella società del suo tempo. Oggi molto è cambiato, e certamente in meglio, ma quel Moloch non è stato del tutto sconfitto. Il pregiudizio colpisce ancora uomini e donne a prescindere da ceto sociale e levatura culturale. Hanno fatto scalpore, di recente, alcune dichiarazioni di David Gilmour, docente di letteratura all'Università di Toronto e tra i più importanti scrittori del suo Paese: "Non intendo parlare di libri scritti dalle donne. Quando mi fu affidato questo lavoro dissi che avrei insegnato solo di quegli scrittori che mi piacciono davvero. Sfortunatamente nessuno di loro è cinese o donna. Insegno solo la letteratura maschile. Uomini decisamente eterosessuali come Scott Fitzgerald, Cechov, Tolstoj. Dei veri uomini-uomini". Spesso viviamo ancora in una logica di contrapposizione, tra maschile e femminile, e questo ci porta a perdere la ricchezza della diversità e il valore della reciprocità.
Si è spesso portati a considerare la religione come elemento intimo nella vita degli individui, legato all'interiorità di ciascuno. Tuttavia, se a titolo di esempio ricordiamo qui le parole di Albert Schweitzer, "ciò che il cristianesimo ha creato come religione dell'amore è considerato annullato dal fatto che esso non sia stato abbastanza forte da educare le nazioni alla pace", diviene evidente come una religione solo interiore o individuale finisca per non essere fedele al messaggio evangelico e per "annullarne" l'anima. La riflessione sulla religione - sulla religione davvero aperta al futuro, "beata" come la definisce Silvano Petrosino - non può quindi prescindere da questo compito collettivo, dallo "stare nel mondo" di oggi e di domani. È una religione che deve incidere su spiritualità e socialità, costruendo un nuovo rapporto con paura e potere e portando felicità per gli uomini perché, secondo le parole di papa Francesco, "il bene tende sempre a comunicarsi".
Per Papa Francesco la Chiesa deve essere innanzitutto casa della misericordia. Nel dialogo tra la debolezza degli uomini e la misericordia di Dio, essa è chiamata ad accogliere, accompagnare, aiutare tutti a trovare la "buona notizia" della speranza cristiana. Per questo, secondo Papa Francesco, la Chiesa non può restare chiusa in se stessa, ma deve uscire e andare verso le periferie dell'esistenza, là dove sono i poveri, gli ultimi, gli emarginati, per portare l'abbraccio della misericordia di Dio. Da qui il suo pressante invito ai credenti ad essere "cristiani a tempo pieno" e non "cristiani da salotto o da pasticceria"; ai vescovi e ai sacerdoti ad essere "pastori con l'odore delle pecore". Altrettanto forte è la sua esortazione a combattere la logica del potere, il culto del dio denaro, il carrierismo. In una parola: a spogliarsi dello spirito del mondo per essere liberi di fare il bene.