Il volume illustra tre diversi balletti che mostrano tutta la poliedricità artistica di Eleonora Abbagnato, dal 2001 prima ballerina all'Opéra di Parigi: dal grande classico Giselle al proustiano La Prisonniér ou la regarder dormir, passando per il pop-contemporaneo Polvere di Bagdad. Suggestive e inedite le immagini di Massimo Gatti sembrano tratteggiare con un pennello i contorni di un'immagine in penombra, a tratti sfocata. La sensazione di grazia e leggerezza trasmessa dalle movenze di Eleonora Abbagnato è ulteriormente esaltata dalla figurazione dell'osservatore, che immortalando l'attimo è riuscito a rapire la magia dell'eterno. Massimo Gatti ha fatto della fotografia la sua personale forma di narrazione, ed ha trovato la sua massima espressione nelle pose involontarie di un'interprete, che è riuscita a fare della propria arte uno strumento per stupire e incantare il pubblico di tutto il mondo. Scrutando le immagini che ritraggono la Abbagnato, è evidente come ogni sguardo, ogni linea, ogni passo, seppur colto nella sua involontarietà, riesce a rappresentare la perfezione che solo l'accurata eleganza della naturalezza ha la possibilità di trasmettere. Il volume è corredato dalla prefazione di Giuseppe Tornatore e da un'intervista di Valeria Crippa alla prima ballerina.
Benedetto XVI con la sua Lettera Apostolica Porta fidei ha indetto un Anno della fede con l'intento di sostenere la fede dei credenti che nella fatica quotidiana non cessano di affidare con convinzione la propria esistenza a Cristo. Un'occasione per riflettere sul dono della fede, sulla bellezza e sulla fatica del credere per l'uomo del tempo di Cristo come per l'uomo d'oggi anche per mezzo di eventi d'arte, culminanti con la grande esposizione romana sulla vita e sulla fede dell'apostolo Pietro. Una selezione di capolavori, scelti per il valore artistico e iconografico che ne fanno "pietre miliari" nella storia dell'iconografia petrina, modelli ispiratori di innumerevoli altre figurazioni ci guidano alla scoperta della figura di Pietro e della sua vicenda interiore di fede. Queste opere sono caratterizzate dalla sintesi particolarmente riuscita tra la forma ideata dall'artista e l'idea spirituale che intendeva comunicare, traducendo in modo visibile un aspetto particolare della vicenda interiore di fede vissuta dall'apostolo. In Pietro possiamo leggere una summa teologica sulla fede che ha la forza e la bellezza della carne e delle passioni storicamente vissute da un uomo come noi, in cui tutti i credenti, la Chiesa intera e in fondo anche molti uomini che non le appartengono possono riconoscersi, almeno per alcuni aspetti della sua straordinaria vicenda e genuina personalità.
Il leggendario eroe elvetico e la fondazione della nazione svizzera nell'ironico racconto di un gigante della letteratura mondiale. Il 1º agosto del 1291 è una giornata afosa a Uri, nella Svizzera Primitiva. Corrado von Tillerndorf, Balivo del Sacro Romano Impero in missione diplomatica per conto degli eredi di re Rodolfo, deve partire e lasciare finalmente quella valle tetra, niente affatto congeniale alla sua cagionevole salute. Quel giorno Guglielmo Tell, un forestale con la balestra a tracolla e per mano suo figlio, rifiuta di omaggiare il cappello imperiale conficcato su un'asta nella piazza della città. Ancora poche ore e il cappello sarebbe stato rimosso, pensa l'annoiato Corrado, chiamato a dirimere la faccenda. Non poteva immaginare che avrebbe assistito a quello che diventerà il mito di fondazione della Svizzera libera. In questo breve, ironico racconto Max Frisch ripercorre le tappe della vicenda corredandole con note che interrogano la storicità degli avvenimenti e insieme suggeriscono nuove, gustosissime trame narrative.
"Per anni ho creduto che mia madre fosse assolutamente unica, completamente diversa da tutte le madri, da tutte le donne che avessi mai avuto occasione di incontrare. Diversa in tutto: nella lingua dall'accento assurdo e così astrusamente costruita, nei giudizi severi e senza appello, nell'aspetto così poco comune, nella mancanza di trucco, nel modo curioso e stravagante di vestirsi. Nell'assoluta indifferenza per il giudizio degli altri." Antonietta Raphaël nasce il 29 luglio 1895 in un piccolo paese, quasi un villaggio, ben dodici fra fratelli e sorelle. Da qui cominciano le peripezie che la porteranno a Londra, poi in Francia e a Roma, negli anni tormentati dei due conflitti mondiali. È la storia di una donna forte e non convenzionale; della sua tenace dedizione alla musica e all'arte, dei suoi mille incontri e quasi altrettanti scontri, del suo amore per Mario Mafai.
Che fine ha fatto la Menorah, il simbolo per eccellenza del popolo ebraico che illuminava l'arca del Tempio di Gerusalemme? Dopo la distruzione del tempio e il saccheggio della città, nel 70 d.C., fu portata a Roma, in trionfo da Tito insieme agli altri tesori trafugati agli ebrei, un bottino talmente prezioso da essere raffigurato sull'Arco dell'imperatore. Per anni il candelabro fu conservato insieme con le altre spoglie della prima guerra giudaica, finché a Roma arrivarono i Vandali di Genserico che ne fecero ancora bottino di guerra portandola a Cartagine, di nuovo in trionfo. Ma solo finché Giustiniano non riuscì a recuperarla per trasferirla a Bisanzio, poi chissà... Stefan Zweig racconta il suo vagare come metafora stessa del popolo errante, pochi anni prima di porre fine alla propria esistenza di esiliato, in fuga dall'oppressione nazista. Nella postfazione Fabio Isman si mette a sua volta alla ricerca della Menorah per scoprire che potrebbe trovarsi ancora a Roma...
Il "diritto dell'arte" è un neologismo che vuole indicare un sistema giuridico complesso: si interessa della disciplina di ogni rapporto che abbia a che fare con l'opera d'arte e la sua circolazione o con l'artista o con le varie vicende che possono riguardare tali oggetti o tali soggetti. È forse il settore del diritto che più abbraccia la totalità delle discipline giuridiche (civilistiche e commercialistiche, associativistiche, pubblicistiche e tributarie; aprendosi anche agli scenari del diritto penale e dei diritti di proprietà intellettuale e della personalità). Il "diritto dell'arte" si propone di regolare, proteggere e facilitare l'esistenza dell'opera creata, e la creazione in sé, come anche la circolazione e il godimento dell'oggetto artistico. Gli interessi giuridici coinvolti sono complessi e differenziati, spesso in conflitto tra loro: così una penetrante visione della funzione educativa e sociale del prodotto artistico può talora scontrarsi con gli istituti privatistici che tutelano la proprietà, come elemento di patrimonio individuale. E questo significa che le problematiche potranno trovare talora soluzioni differenziate, a seconda che prevalga nello studioso o nel legislatore l'atteggiamento pubblicistico o quello privatistico.
Akbar il Grande è considerato uno dei sovrani più splendidi della storia. Pur essendo analfabeta, è stato un grande protettore della poesia e della letteratura, fondatore della grandiosa capitale Fathepur Sikri, la città di Vittoria, e promotore di un nuovo stile nelle arti. La sua profonda tolleranza religiosa lo ha portato a dedicare molto tempo e risorse alla ricerca di punti di contatto tra le diverse fedi del popolo su cui regnava, tentando la creazione di una religione sincretistica che unisse Islam e Induismo. Il volume illustra tutti questi aspetti dell'impero di Akbar, documentando la vita di corte con ritratti e immagini delle attività politiche e delle manifestazioni culturali; descrivendo lo sviluppo di arti e mestieri attraverso dipinti e oggetti d'arte; analizzando la gloria militare attraverso armi, armature oltre alla tenda reale Mughal; mostrando gli splendori di un'epoca attraverso gioielli, oggetti preziosi e ornamenti da turbante, dipinti e calligrafie, album e libri, tessuti, costumi e tappeti, armi e armature, gioielli provenienti dai più importanti musei e collezioni indiani, europei e americani. La monografia sottolinea anche le conquiste culturali e politiche di Akbar, il suo profondo spirito religioso e l'apertura mentale verso le religioni.
Statue assassine, disegni, dipinti e incisioni che prefigurano orrendi delitti, ritratti di persone defunte che si animano e scendono dalla cornice intrecciando inquietanti liaison con i viventi: grandi scrittori come Hawthorne, Mérimée, Dickens, Poe, Pirandello – accanto a maestri riconosciuti della ghost story come Le Fanu e M.R. James – hanno affrontato il rapporto tra l’opera d’arte e il mondo degli spiriti, schiudendo inquietanti prospettive sulla contaminazione tra l’aldiquà e l’aldilà della tela, tra questo e l’altro mondo.
Enrico Badellino ha tradotto e curato, tra gli altri, Balzac, Flaubert, Stendhal, Zola, Gide, Mérimée. Ha pubblicato numerosi volumi e antologie, tra cui Sepolto vivo! (Torino 1999), con un’introduzione di Malcom Skey, Dizionario delle morti celebri (Torino 2004), Bulli di carta. La scuola della cattiveria in cento anni di storia (Torino 2010), con Francesco Benincasa.
Caravaggio è stato una stella luminosissima che ha messo in ombra tutti gli artisti della sua epoca, ma chi erano i suoi compagni di strada? Attraverso 200 opere provenienti da tutto il mondo, "Roma al tempo di Caravaggio" ricostruisce il tessuto connettivo della città eterna, in cui visse e operò il grande genio lombardo. Pubblicato in occasione della grande mostra romana, il volume prende in esame quello che può essere definito un periodo cruciale della pittura italiana, un irripetibile momento durato appena quarant'anni, dal 1595 al 1635 circa, dal quale è dipeso gran parte dello sviluppo delle correnti artistiche europee fino alla fine del XVII secolo. I primi anni sono segnati dal confronto serrato e diretto tra due giganti della pittura italiana: il bolognese Annibale Carracci, capo indiscusso della pittura classicista, e il lombardo Caravaggio, creatore di una rivoluzionaria rappresentazione della realtà. Dopo la morte dei due protagonisti (rispettivamante nel 1609 e nel 1610), nei due decenni successivi le stimolanti basi gettate dai due maestri furono raccolte e sviluppate sia da quanti seguirono il drammatico naturalismo di Caravaggio, sia dai pittori classicisti bolognesi che avevano seguito Annibale nella città papale. Di cruciale interesse è l'esuberante schiera di artisti europei attirati a Roma dalla fama della nuova maniera caravaggesca che, con fulminea rapidità, in pochi anni, si era diffusa in tutta Europa.