Una esaustiva monografia su quel felice periodo artistico che fu il XVII secolo nei Paesi Bassi presenta, oltre a tutte le opere di Johannes Vermeer, dipinti di artisti celebri del suo tempo, tra cui Carel Fabritius, Pieter de Hooch, Emanuel de Witte, Gerard ter Borch, Gerrit Dou, Nicolaes Maes, Gabriel Metsu, Frans van Mieris e Jacob Ochtervelt. Le oltre ottanta opere pubblicate mostrano un versante dell'arte europea poco noto in Italia e ricco di fascino. Esse svelano "il mondo raffigurato dagli artisti olandesi del Seicento che ha l'aspetto e l'immediatezza del reale. Guardando i loro dipinti si ha quasi l'impressione di girovagare per quei paesaggi piatti, scanditi da città e campanili le cui silhouette si stagliano contro la vastità del cielo; di incontrare, nelle strade e nei cortili delle case, i distinti cittadini che costituivano la spina dorsale della potenza economica della piccola nazione; di essere testimone degli incontri di varia umanità - come quello tra madre e figlia - che gli artisti fissavano sulla tela in modo tanto efficace nelle loro descrizioni della vita quotidiana. Malgrado ciò, quando ci si avvicina a queste immagini si comincia a capire che, se è facile entrare nel loro mondo, comprenderlo è molto più arduo" (Arthur K. Wheelock, Jr.). Il volume è anche il catalogo della prima grande esposizione mai realizzata in Italia dedicata al massimo esponente della pittura olandese del XVII secolo. La mostra alle Scuderie del Quirinale di Roma accoglie un'accurata selezione di opere.
"Tintoretto fu il pittore più chiacchierato del suo tempo. La sua maniera sperimentale di dipingere, la sua prestezza e prolificità, il suo carattere aggressivo e competitivo suscitarono fra i contemporanei reazioni vivaci, la cui eco è giunta fino a noi, grazie alle loro lettere, ai trattati e alle biografie scritte su di lui. Pietro Aretino arrivò a rimproverargli la sua 'tristizia e pazzia'. Ma questo maestro 'arrischiato' e spericolato, questo genio ghiribizzoso e anticonformista, 'il più terribile cervello che abbia avuto mai la pittura', fu anche un uomo straordinariamente reticente. Al fiorentino Raffaello Borghini che lo interrogò intorno al 1582, in vista della stesura della sua vita nel Riposo, tacque più di quanto svelò, e ciò che disse non era forse neppure vero. Però resta fondamentale, per capire come lui vedeva se stesso e come voleva essere ricordato. E cioè come un pittore dedito unicamente alla sua professione, che da solo, con lo studio accanito e la forza della volontà, si era conquistato la gloria. Quanti lo avevano conosciuto vollero però ricordarlo anche come un uomo libero - capace di rifiutare l'onorificenza di cavaliere dal re di Francia Enrico III, pur di non doversi inginocchiare davanti a lui, e di negare la figlia alle corti dei principi per il piacere di tenerla con sé." (Melania G. Mazzucco)
"Il Guggenheim. L'avanguardia americana 1945-1980" affronta i più importanti sviluppi dell'arte americana durante un'epoca di trasformazione della storia degli Stati Uniti: un periodo segnato da prosperità economica, turbolenze politiche e conflitti internazionali, oltre che da una vivace crescita in ambito culturale. In quanto insigne centro di riferimento per l'arte americana del XX secolo e istituzione storica di New York, negli anni successivi alla seconda guerra mondiale il Solomon R. Guggenheim Museum ha svolto un ruolo imprescindibile nel sostenere le pratiche artistiche d'avanguardia. I saggi contenuti in questo volume offrono una storia critica dell'affermazione degli Stati Uniti come un centro mondiale dell'arte moderna nel periodo postbellico. L'ascesa dell'espressionismo astratto negli anni quaranta ha inaugurato un'era durante la quale proliferarono gli approcci più diversi nella produzione artistica: dall'irriverente entusiasmo della pop art per l'immaginario popolare fino alle meditazioni intellettuali sul significato che caratterizzarono l'arte concettuale negli anni sessanta; dall'estetica scarna del minimalismo alla ricca iconografia del fotorealismo negli anni settanta
“Eleni tiene il pesante involto con entrambe le mani, attenta custode. Sembra convinta, superstiziosamente, che il Libro sarà un talismano per tutti loro, e che devono restare insieme. C’è una ragione, se è arrivato nelle loro mani: vuol dire che gli Angeli che lo vegliavano hanno deciso di consegnarlo non a saggi sacerdoti, quelli che lo toccavano “con mani immacolate”, ma proprio a loro, a questa compagnia piccola di tre donne, un bambino e un uomo riuniti per caso fra le macerie del monastero e in fuga verso le montagne.
E così sono tutti d’accordo. ‘Il Libro verrà con noi, lo porteremo a turno. Ma prima di tutto giuriamo che lo difenderemo con la vita da ogni insulto e profanazione.’”
In una tiepida notte di fine giugno del 1915, cinque fuggiaschi si allontanano dalle rovine del loro paese nella valle di Mush, distrutto dai turchi della terza armata con i suoi abitanti e le millenarie tradizioni del popolo armeno. Hanno perso tutto, casa e famiglia, ma hanno fortunosamente recuperato un tesoro di inestimabile valore e sono determinati a portarlo in salvo ad ogni costo. Questa è l’ultima storia dell’antichissimo Libro di Mush.
Antonia Arslan, scrittrice e saggista di origine armena, ha insegnato per molti anni Letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università di Padova. Ha ritrovato le sue radici traducendo la poesia di Daniel Varujan (Il canto del pane, 1992). Ha pubblicato nel 2004 il bestseller La masseria delle allodole (tradotto in tutto il mondo e portato sullo schermo dai fratelli Taviani nel 2007), seguito da La strada di Smirne (2009). Nel 2010 è uscito Ishtar 2. Cronache dal mio risveglio, nel 2011 Il cortile dei girasoli parlanti.
Per la prima volta, dal 1807, faranno ritorno presso la loro sede originaria alcune celeberrime opere di scultura antica che costituivano la più importante collezione archeologica romana, raccolta dal cardinale Scipione Borghese presso la Villa Borghese fin dai primi anni del Seicento, e che tra la fine del 1807 e il 1808 furono smontate dalla loro sede originaria e trasportate a Parigi in seguito alla vendita a Napoleone Bonaparte da parte del principe Camillo Borghese, marito di Paolina. Pubblicato in occasione dell'eccezionale mostra romana, il volume presenta alcuni fra i più importanti capolavori dell'arte antica appartenuti alla collezione Borghese, oggi nucleo essenziale della raccolta di antichità del Museo del Louvre: il celebre Vaso con corteo bacchico, meglio noto come Vaso Borghese, l'Ermafrodito, il Sileno con Bacco fanciullo, il Seneca morente, le Tre Grazie, il Centauro tormentato da Amore. Queste opere, a cui furono intitolate le sale della Villa e che furono celebrate a Roma fra le più insigni sculture dell'antichità, vengono messe a confronto con le statue "moderne", frutto di integrazioni settecentesche operate su antichi reperti (come la Polimnia restaurata da Agostino Penna) o di creazioni realizzate "in stile", come la statua di Iside eseguita da Guillaume Grandjacquet.
Forse nessuno scrittore classico ha avuto la notorietà di Virgilio. Celebrato come autore dell'Eneide, delle Bucoliche e delle Georgiche, è stato scelto da Dante come guida nella Divina Commedia, affascinando in ugual misura Petrarca e Boccaccio, Ariosto ed Eliot, solo per citare qualche nome. Senza tacere della sua fama di profeta, mago, nume propiziatore, nomea che per secoli si è accresciuta a Napoli, circondando il poeta e la sua tomba di infinite leggende. Secoli dopo, un altro grande, Giacomo Leopardi, volle essere sepolto accanto al nostro nell'area archeologica sopra Piedigrotta, nel frattempo divenuta meta obbligata del Grand Tour. Il volume intende raccontare, attraverso una mirata selezione di opere, alcuni momenti dell'immensa fortuna riscossa da Virgilio e dai suoi scritti nelle arti figurative, dal mondo antico a quello contemporaneo. Il percorso si apre con il più celebre e attendibile ritratto antico del poeta - il mosaico severiano del Museo del Bardo di Tunisi - e si chiude con la storia del monumento che la sua città natale, Mantova, gli ha innalzato, tra fine Ottocento e primi del Novecento, nella Piazza Virgiliana. Tra questi due estremi cronologici trova posto una serie di opere capace di documentare da un lato le metamorfosi del volto di Virgilio nei secoli, dall'altro l'impatto dei suoi scritti sugli innumerevoli artisti che sono stati suggestionati dalla lettura, ancora oggi così emozionante, delle Bucoliche, delle Georgiche e dell'Eneide.
88 artisti contemporanei illustrano il Lezionario liturgico.
"Che il cibo abbia effetti sulla nostra salute è un fatto di cui siamo tutti istintivamente consapevoli: sappiamo cosa ci fa stare male e cosa bene... Mangiare significa anche contribuire a preservare la propria salute o al contrario a danneggiarla. L'alimentazione può insomma essere un fattore di rischio o di prevenzione. È davvero importante, tenetelo bene in mente. "(Marco Bianchi) Prefazione di Simonetta Agnello Hornby.
Il volume, così come i tre che seguiranno e completeranno la collana trattando il tema fino ai giorni nostri, propone una lettura inedita dello sviluppo storico della fotografia che tiene conto degli interrogativi suscitati da questo strumento e dalle sue molteplici storie. Si è scelto di utilizzare una voce narrante costituita da brevi monografie, scritte da Francesco Zanot, incentrate su quello che può definirsi il destino pubblico della fotografia: testi dedicati a mostre, libri, eventi, protagonisti che hanno segnato profondamente il discorso fotografico nelle sue diverse incarnazioni, attraverso numerose e spesso sorprendenti immagini emblematiche e simboliche. La lettura è completata da saggi affidati a tre noti studiosi internazionali: Quentin Bajac, che si concentra sulla percezione della fotografia alla sua nascita; Elizabeth Siegel, che affronta le vicende della pratica dell'album fotografico, e cioè di quella fotografia privata e apparentemente 'senza storia', e Walter Guadagnini - curatore dell'intera collana -, che colloca in una prospettiva storica uno degli usi più comuni del mezzo fotografico, quello del racconto di viaggio e dell'incontro con l'altro da sé, il diverso, il nuovo.
"Quando il sole della cultura è basso sull'orizzonte, anche i nani proiettano grandi ombre." Con questa citazione di Karl Kraus si apre questo nuovo saggio di Jean Clair. Con la chiarezza e la lucidità che ne caratterizzano lo stile, l'autore riprende e approfondisce in questo testo alcuni dei temi trattati nel suo libro "La crisi dei musei" (Skira 2008). Le amare riflessioni di un amateur, una passeggiata solitaria attraverso l'arte di oggi, le sue manifestazioni e le sue espressioni. Il ritratto impietoso di un paesaggio saccheggiato, venale e mortificato, di un'allegria vagamente funerea.