Il Cenacolo di Leonardo esplorato nei suoi dettagli più nascosti grazie alla straordinaria tecnologia di Hal9000 che permette di ingrandire particolari minimi senza che l'immagine perda risoluzione. Il campanile alle spalle di Cristo alto 19 mm, il cibo sui piatti (fettine di arancia, tranci di anguilla), l'acqua o il vino nei bicchieri, i ricami della tovaglia, i fiori degli arazzi alle pareti e perfino l'ombra dei chiodi diventano piene e doppie pagine, per restituire tutto lo splendore di uno dei massimi capolavori della pittura occidentale a dieci anni dal suo ultimo restauro.
Da Leonardo a Mantegna, da Canaletto a Bruegel, da Giotto a Goya, da Raffaello a Gauguin. Un libro di storie, ma anche un'introduzione al meraviglioso mondo dei grandi pittori attraverso le immagini dei loro quadri illustrati e raccontati nel linguaggio caro ai bambini. Un libro per sognare a occhi aperti e anche imparare ad amare i capolavori dei nostri maestri. Le storie, una ventina per altrettante opere, sono altresì suddivise per tempo di lettura. Storie da 2 minuti, o 10 minuti e più. Età di lettura: da 6 anni.
Curata da Gioia Mori, la monografia - che accompagna l'esposizione romana ripercorre la carriera di questa affascinante artista polacca che visse in Russia, a Parigi, in Italia, per approdare poi negli Stati Uniti e passare gli ultimi anni della sua vita in Messico. Attraverso dipinti e opere su carta, viene ricreata l'atmosfera del tempo, i grandi eventi storici, ma anche le tendenze dell'arte a lei contemporanea, in un percorso che consente al lettore di immergersi e di immedesimarsi nel mondo e nella vita dell'artista, piena di glamour ma segnata anche dai grandi eventi storici del Novecento. Pittrice cosmopolita e icona dell'Art déco, Tamara de Lempicka ha creato immagini che sono diventate il simbolo di un'epoca, "i folli" anni Venti e Trenta di cui diventa la più brillante interprete, introducendo nei suoi dipinti i simboli della modernità e rappresentando la donna emancipata, libera, indipendente e trasgressiva. Considerando la vita come un'opera d'arte e sostenuta da una volontà ferrea di affermazione, Tamara coltiva il suo talento artistico, ma anche costruisce con cura la propria immagine di donna elegante e sofisticata, divenendo presto la protagonista stravagante della mondanità europea.
I due anni, dal 1859 al 1861, in cui l’Italia, divisa per secoli, è diventata una nazione, sono stati memorabili anche per la storia dell’arte, in particolare per la pittura, chiamata a testimoniare questa straordinaria vicenda.
Artisti come Giovanni Fattori, il pittore soldato Gerolamo Induno, Federico Faruffini, Eleuterio Pagliano, Michele Cammarano s’impegnarono a narrare la dinamica e lo spirito delle celebri battaglie della Seconda guerra di indipendenza ma anche a rendere la passione che animò Garibaldi e le sue leggendarie Camicie rosse, trovando toni e forza espressiva originali e innovativi, in opere, prive di ogni retorica celebrativa, dove i veri protagonisti sono gli umili soldati, spesso travolti dalla storia. È ancora la vita del popolo a risaltare nei dipinti, in cui i macchiaioli Fattori, Silvestro Lega, Odoardo Borrani, ma anche i romantici lombardi Francesco Hayez, Domenico e Gerolamo Induno, o il siciliano Giuseppe Sciuti, hanno saputo rappresentare i riflessi di quegli eventi storici all’interno delle mura domestiche componendo l’altro volto del Risorgimento, quello intimo e privato, in capolavori unici per intensità emotiva o drammatico pathos.
"In un angolo dell'atelier aveva collocato il tronco di un vecchio albero abbattuto da una tempesta. Lo aveva segato e infilato in una cassetta piena di terra. Fra i rami aveva posto diversi nidi: Vincent raccoglieva quelli che erano stati abbandonati dagli uccelli durante le sue passeggiate nei boschi. C'era il nido a forma di cono dello scricciolo, il nido muschioso del falco, quelli semplici del passero e del tordo; il nido di usignolo costruito con meno abilità. C'era anche il nido lanuginoso del forapaglia; quello della rondine di ruscello, fatto di erba e argilla. E infine un paio di alcune specie di uccelli che costruiscono il loro nido a terra. Avrebbe voluto un nido di martin pescatore, fatto con lische di pesce, ma non era mai stato in grado di trovarne uno, sebbene lo avesse cercato a lungo con Theodore..." Scritti da Elisabeth van Gogh, la sorella minore del pittore, questi ricordi aprono uno spiraglio sull'adolescenza e la prima maturità del giovane Vincent, un ragazzo dalla sensibilità fuori dal comune, amante della natura e della vita solitaria. Elisabeth ripercorre i molti tentativi del fratello di trovare un ruolo nella società del tempo, tutti irrimediabilmente falliti: libraio, assistente di un mercante d'arte, insegnante di francese, predicatore evangelico. E tratteggia il ritratto di un giovane dalla religiosità tormentata, capace di assistere gli ammalati durante un'epidemia di tifo e di condurre un'esistenza spartana, ai limiti del fanatismo.
“Una gemma ... un po’ romanzo, un po’ cronaca, un po’ inchiesta, sempre poetico, dolcemente malinconico come una ballata russa.”
Enrico Franceschini, La Repubblica
La notte tra il 27 e il 28 ottobre del 1910 Lev Nikolàevic Tolstoj è risvegliato da un fruscio nel suo studio: la moglie Sofia sta curiosando ancora una volta tra le sue carte.
Stanco di una vita coniugale reciprocamente tormentata e di una famiglia inquinata da sospetti, gelosie e rivalità, all’età di ottantadue anni, decide di fuggire nottetempo, accompagnato dalla figlia Sasa e dal medico Makovickij.
Alberto Cavallari ha ricostruito in questo racconto di straordinaria intensità i giorni della fuga di uno dei massimi scrittori occidentali (“una fuga dalla morte, una fuga / rivolta, una fuga / libertà”) dalla tenuta di Jasnaja Poljana alla sperduta stazione di Astàpovo, dove Tolstoj morì il 7 novembre, sotto i riflettori del mondo intero.
Alberto Cavallari (1927-1998), giornalista e scrittore, ha iniziato la sua carriera fondando la rivista “Numero” e collaborando con numerosi quotidiani locali. Redattore e inviato delle maggiori testate periodiche e dei principali quotidiani, fu direttore del “Corriere della Sera” dal 1981 al 1984 e opinionista della “Repubblica” dal 1984 al 1998.
A proposito della sua Fuga di Tolstoj scrisse: “La vecchiaia si può fuggire in mille modi, magari scrivendo un libro...”
Il nuovo racconto di Simonetta Agnello Hornby. Una grande scrittrice incontra un mito letterario, un personaggio complesso e le sue famose fotografie.
Sappiamo tutti che Lewis Carroll amava i bambini ed era un grande affabulatore. Di mestiere professore di matematica alla Christ Church di Oxford, talvolta portava le figlie del preside Liddell a fare dei picnic. La piccola Alice Liddell era la sua preferita e per lei scrisse Alice nel paese delle meraviglie.
Il libro, si sa, fu uno strepitoso successo e Lewis Carroll fu sempre più attorniato dalle sue piccole ammiratrici, che lui, un pioniere della fotografia, amava ritrarre in costumi esotici, in tableaux vivants e, dal 1867, anche nude.
Tutte le famiglie rimasero soddisfatte delle fotografie delle figlie ignude, fuorché una, che pose fine bruscamente alle sedute.
In questo nuovo straordinario racconto, Simonetta Agnello Hornby narra la storia di questa amicizia interrotta attraverso gli occhi della bambina ormai cresciuta e della sua compagna Alice.
Simonetta Agnello Hornby. Nata a Palermo nel 1945, dopo aver conseguito la laurea in Giurisprudenza a 21 anni ha lasciato l’Italia. Ha vissuto in Africa e negli Stati Uniti e, dal 1972, vive a Londra dove esercita la professione di avvocato dei minori, con particolare interesse per le cause di abuso. Per Feltrinelli ha pubblicato La Mennulara (2002), La zia marchesa (2004), Boccamurata (2007) e Vento scomposto (2009).