Se il termine "valori" ha una circolazione ed un apprezzamento pressoché generali, lo studio della nozione di valore è oggetto di un dibattito vivace ed oppositivo. Il problema dei valori è uno dei più insidiosi, sia per la molteplicità delle semantizzazioni del lemma, sia per la necessaria irradiazione teoretica della questione. Sul tema è stata particolarmente impegnata non solo la Filosofia dei valori sorta nell'alveo del neocriticismo, ma anche la considerazione sociologica di Max Weber e quella filosofico-giuridica di Carl Schmitt, oltre agli emblematici riferimenti di Nietzsche e di Heidegger. Ne sono derivate prospettive del tutto distinte: dai valori come forme a priori, ai valori come posizioni del volere, fino alle analisi dedicate al "politeismo dei valori" ed alla "tirannia dei valori". Questo libro intende portare l'attenzione sul problema filosofico-deontologico dei valori, considerandone in ispecie le diverse alternative, la questione della fondazione e la connessione con le istanze della filosofia pratica (morale, diritto, politica). Il tema è analizzato nella prospettiva del realismo assiologia) di Nicola Petruzzellis (1910-1988). In questa visuale il valore emerge principalmente come "ciò per cui qualcosa vale". I valori si profilano in ogni regione dell'essere, come perfezioni proprie, ed in ogni ambito dell'agire come mete qualificanti. Di modo che la razionalità e la libertà incontrano l'ontologia ed il finalismo dei valori...
I princìpi dottrinali e ispiratori dell'insegnamento, del ministero e dell'apostolato cattolico sono noti e resi ormai così familiari alla conoscenza dei più da non esigere una minutissima esposizione. In definitiva, alla intonazione della Aeterni Patris di Pio IX, e come sostanza e come forma, Papa Giovanni XXIII preferisce il discorso conclusivo del Concilio di Trento di Mr. Ragazzoni, vescovo di Famagosta, e poi di Bergamo. Più che lamentare le difficoltà incontrate e l'atteggiamento passivo dei protestanti, in faccia al grande avvenimento Tridentino, veniva posta in luce la sana dottrina nella sua forza di attrazione verso lo spirito e l'insegnamento di Cristo. Quel degnissimo Prelato diceva: - Ce avete rimproverato questo e quell'altro, e noi, ecco, ci siamo sforzati di riparare in questo e in quest'altro modo.
Schema per la bolla di indizione del concilio ecumenico Vaticano II, 6 dicembre 1961
"L'appartenere al pensiero immette ogni singolo atto della mente in una sconfinata totalità, dove ogni evento conoscitivo può essere accolto, alla condizione di essere precisato, definito. Non basta: ogni evento mentale deve serbare un rapporto intuitivo con la priorità dell''io penso'. Evidenza di ogni singolo atto e sconfinata apertura confortano la mente nel suo procedere, contribuendo ad accrescerne la suggestione. Nel rapporto con la corporeità, che sembra conferirgli evidenza e certezza, il pensiero conserva una parvenza enigmatica e misteriosa: la certezza di cui si riveste, può trapassare nel suo opposto, il dubbio che tutto minaccia di dissolvere. Singolare strategia, quella del pensiero, della ragione. Compresi nella corporeità, ne condividono la crescita progressiva, ma rimandano ad altro. E in me, la ragione che pensa e argomenta, ma non mi appartiene. È esente dal dubbio che voglia mettere in discussione l'essenza della razionalità. E mi costringe a rispettare illazioni e trasposizioni, che giungono fino a privarmi di quel che presumevo di avere saldamente conquistato. Il pensiero è un compagno di strada, del quale mai si finisce di stupirsi. Dobbiamo a lui la nostra aspirazione alla verità e alla certezza, e intanto alla certezza della verità."
Il volume propone una lettura dei "Diari spirituali" di Gesualdo Nosengo. Una scrittura inedita che, protratta per un quarantennio, permette di esaminare le motivazioni profonde sottese all'impegno associativo del fondatore dell'Unione Cattolica Insegnanti Italiani Medi, evidenziandone, in accordo alle ragioni della vita spirituale, la tensione escatologica. Egli, infatti, come affermato da Cesarina Checcacci che, più di chiunque altri, lo affiancò per diversi decenni alla guida dell'UCIIM: «[...] oltre che per le sue scelte di vita, deve essere ricordato anche per la sua coraggiosa testimonianza di laico cristiano, impegnato con Dio con un patto di fedeltà ai consigli evangelici di castità, povertà ed obbedienza, patto, noto a pochi, perché egli non lo ostentava, pur vivendolo intensamente. Questo suo segreto era alla radice della sua spiritualità e del suo straordinario impegno nella realtà professionale e sociale italiana ed anche straniera». Il libro, in questa prospettiva di significati, ripercorre il dipanarsi della vocazione religiosa di Nosengo nella forma, alquanto particolare rispetto ai primi decenni del '900, del laicato consacrato in abiti civili. In tal senso emerge il profilo di un intellettuale cattolico, interessato ai temi dell'educativo, capace, come Giorgio La Pira, Giacomo Maffei e altri, di farsi lucente testimone di fede nel quotidiano svolgersi di alte mansioni civili.
La teologia politica rappresenta un paradigma filosofico e teologico fondamentale per la nascita e lo sviluppo delle più importanti categorie politiche occidentali. Essa è al contempo un dispositivo teorico e un approccio metodologico finalizzato a interpretare e valutare criticamente le configurazioni del potere politico, le strutture dei rapporti economici o le forme più diverse di coesione sociale. Il volume, ripercorrendo storicamente il pensiero dei principali autori di riferimento nei rispettivi contesti culturali e intellettuali, offre una sintesi critico-ricostruttiva della teologia politica lungo il corso del Novecento, arrivando ad analizzare le prospettive più attuali e gli orizzonti futuri dello stesso paradigma teologico-politico. Si dischiude così un orizzonte di indagine e di ricerca sorprendentemente vivo: la teologia politica si offre, ancora oggi, come prospettiva peculiare e feconda per comprendere le trasformazioni del potere politico, economico e sociale nella complessità del mondo contemporaneo.
«Il filo rosso di questo volume è costituito dall'identificazione di quella "indomita tendenza" a semplificare il mondo della vita per poter disporne a piacimento, che sembra trovarsi alla base della hybris cui Homo sapiens sottopone sia l'ambiente che i propri simili. Riconciliare "tecnoscienze" e "saggezza" stipulando "una nuova alleanza" tra uomo e ambiente è per Mauro Ceruti e per la sua filosofia della complessità la via per emanciparsi dal mito dell'onniscienza/onnipotenza e costruire un'antropologia adatta a un universo tipicamente plurale, che fin dai tempi della "rivoluzione copernicana" si era rivelato privo di centro, senza confini e libero da ogni artificiosa gerarchia. Le ipotesi, le teorie, le "macchine" che l'impresa tecnico-scientifica via via realizza non vanno più intese come mezzi di rappresentazione/manipolazione di una realtà assoluta, che l'uomo può tuttavia sfruttare, ma come tentativi sempre più articolati in un reciproco processo di adattamento tra ambiente e uomo: quasi come un fiume, che si forma là dove meglio il paesaggio circostante permette all'acqua di scorrere, e insieme contribuisce a modellare il paesaggio stesso. Nell'ormai lontano 1986, dedicavo a Mauro Ceruti una splendida battuta di Friedrich von Hayek: "L'uomo non è e non sarà mai il padrone del proprio destino: ma la sua stessa ragione progredisce sempre portandolo verso l'ignoto e l'imprevisto, dove egli impara nuove cose". Oggi mi sembra giusto riproporgliela, proprio alla luce della sua idea che "Homo sapiens non è nato umano, semmai ha appreso a essere umano".» (Dalla Prefazione di Giulio Giorello).
Filosofo del diritto fra i più eminenti del Novecento, Giuseppe Capograssi (1889-1956) è stato un acuto indagatore tanto della crisi del diritto quanto del dramma dell'umanesimo nella stagione dei totalitarismi. Il suo pensiero è ancora attuale in una stagione in cui nuovi demoni si affacciano sugli scenari della storia del mondo.
«Vorrei che non ci fosse età di mezzo tra i dieci e i ventitré anni o che gioventù dormisse tutto questo intervallo». Con queste parole, già nel XVII secolo, si esprimeva Shakespeare nel suo Il Racconto d'inverno, a segnalare che l'adolescenza è da sempre un tempo di turbolenti passioni e di difficili relazioni con il mondo adulto. Nel XX secolo, questa età dello sviluppo è stata oggetto di particolare attenzione, divenendo a tal punto centrale da assumere i contorni non solo di epi- fenomeno ma di simbolo dei cambiamenti della società industriale, prima, e post-industriale, poi. All'insegna di questa "invenzione" è stata studiata - e, in parte, usata - diventando uno degli "oggetti" di maggiore studio delle Scienze Umane e uno dei motivi più determinanti delle riforme scolastiche. La sua problematicità continua ancora oggi ad attivare studi e ricerche che, se non hanno il potere di offrire soluzioni definitive alle difficoltà di relazione con i teenager, hanno, tuttavia, la forza di rivelare l'"adolescentizzazione" del mondo adulto, il suo ritardo di crescita e di vera educazione.
Le nuove possibilità tecno- scientifiche di intervento sull'uomo finalizzate al "potenziamento/miglioramento" della sua salute "oltre la terapia", delineano nuovi percorsi verso la salute "perfetta". Molteplici sono gli interrogativi etici e giuridici emergenti. E' lecito usare farmaci e tecnologie non solo per curare malattie, ma anche per "potenziare" capacità fisiche, mentali ed emotive? Diverse le possibili risposte, nel contesto del pluralismo morale, tra posizioni estreme favorevoli (il perfezionismo) e sfavorevoli (l'antiperfezionismo). Il volume raccoglie il contributo di esperti alla ricerca di una riflessione critica ed equilibrata sul tema sul piano morale e giuridico, con particolare riferimento alla filosofia del diritto, al diritto privato, costituzionale e penale.