Che cosa è la secolarizzazione? Non è facile partire da una definizione condivisa ed esaustiva. Per "secolarizzazione" si intende la irrilevanza della esistenza di Dio per la filosofia; la scristianizzazione; l'allontanamento dal sacro, dal trascendente; la negazione della metafisica, del pensiero "forte"; l'autonomia dell'uomo, nel pensiero e nelle azioni, dal riferimento al divino, al religioso. Tanti e altri sono i modi per definire la secolarizzazione e per descriverne i percorsi. Il volume raccoglie le riflessioni di alcuni filosofi del diritto sull'argomento. I percorsi filosofici (Cavalla, D'Agostino e Montanari) offrono un inquadramento storico-teoretico del problema; i profili (Amato Mangiameli, Manzin e Palazzani) consentono di interpretare alcuni elementi e categorie del dibattito attuale; gli itinerari (Andronico, Fuselli, Heritier, Moro, Saraceni) delineano ed esplorano aspetti e forme rilevanti della secolarizzazione nel diritto.
Nel corso degli ultimi due decenni l'equilibrio geopolitico dell'area adriatica ha conosciuto un repentino cambiamento: la fine della Jugoslavia comunista ha accelerato la reintegrazione nel contesto europeo dei popoli slavi del sud e il ristabilimento di antichi legami fra le due sponde del mare Adriatico. Da campo di battaglia fra Stati nemici e sistemi ideologici contrapposti esso si è trasformato in uno spazio pacifico in cui prevale la cooperazione politica e lo scambio culturale e commerciale. L'Istria croata e la Puglia hanno saputo cogliere meglio di altre regioni le opportunità scaturite da tali mutamenti, dimostrando un dinamismo ed una vitalità promettenti. Grazie al contributo di docenti dell'Università degli studi di Bari Aldo Moro e dell'Università Juraj Dobrila di Pula/Pola, il presente volume offre interessanti strumenti di conoscenza e di riflessione sulle prospettive e sulla rilevanza strategica dei rapporti di scambio e collaborazione tra istriani e pugliesi.
Cosa era la Congregazione del Sant’Uffizio, quali i poteri, le procedure, le funzioni? Perché, nel 1931, ordinò a padre Pio da Pietrelcina di celebrare in privato e di non confessare? Chi furono i responsabili di quella decisione? Quale ruolo giocò realmente il francescano Agostino Gemelli, che secondo un’opinione assai diffusa sarebbe stato allora il principale nemico di padre Pio? Quali furono le fasi di tutta la vicenda? Quale il vero atteggiamento di Pio XI? E gli stimmatizzati? Ve n’erano altri? Furono indagati dalla Suprema Congregazione? Cosa avvenne loro? Quale legame hanno con la storia di padre Pio san Giuseppe da Copertino, Giovanni Semeria, Ernesto Buonaiuti, il cardinale Raffaello Rossi e Benito Mussolini? Questi sono solo alcuni degli interrogativi a cui il volume, con abbondante documentazione inedita, permette di dare risposta divenendo un appassionante viaggio nella storia di un processo a carico di uno stimmatizzato, un’indagine sulla vita italiana e della curia romana durante il pontificato di Pio XI.
Francesco Castelli ha conseguito il dottorato in Storia e Beni Culturali della Chiesa presso la Pontificia Università Gregoriana. Direttore dell’archivio storico diocesano di Taranto, è docente di storia della Chiesa moderna e contemporanea e membro di redazione di riviste scientifiche. Autore del volume Padre Pio sotto inchiesta. L’«autobiografia» segreta (Milano 2008, con prefazione di Vittorio Messori), di recente ha pubblicato su «L’Osservatore Romano » la supplica inedita con la quale il confessore di Cavour, fra’ Giacomo da Poirino, chiedeva, pentito, la riabilitazione a Leone XIII.
Il volume propone un’attenta e articolata analisi delle posizioni che la rivista «Studium» assunse negli anni in cui Aldo Moro ne fu direttore, dal 1945 al 1948. Tale momento della vicenda politica ed intellettuale del giovane Moro, sinora poco esplorato, coincise con anni cruciali nella storia italiana, segnati dalla conclusione della guerra mondiale, dalla Costituente, dall’edificazione del nuovo Stato repubblicano. Animando un vivace dibattito tra intellettuali di grande prestigio, la rivista contribuì alla elaborazione e alla diffusione di una cultura democratica e cristiana e rappresentò un qualificato punto di riferimento anche all’interno della DC.
Il dialogo con la cultura e la modernità oggetto del presente studio fece emergere alcune tra le più originali proposte del cattolicesimo politico italiano del secondo dopoguerra.
Paolo Acanfora è dottore di ricerca in storia moderna e contemporanea. Ha svolto attività di docenza in università italiane e straniere e pubblicato numerosi studi su riviste specializzate nazionali ed internazionali. Nel 2010 è stato borsista presso la Fondazione Giulio Pastore. Attualmente collabora con l’Istituto Luigi Sturzo e con l’Accademia di Studi Storici Aldo Moro
Quanto sia stata profonda la devozione di san Tommaso Moro per l'eucaristia è ancora tutto da raccontare. Egli visse la realtà del sacramento adeguando la sua intera esistenza al mistero della passione, morte e risurrezione di Gesù, fu il primo e più grande difensore in Europa della presenza reale di Cristo nel sacramento contro riformatori del calibro di Lutero, Tyndale, Frith, Barnes ed altri, le sue opere sono dense di richiami eucaristici. L'ultimo anno della sua vita in carcere scrisse un Trattato per ricevere degnamente il corpo del Signore. Ma non saremmo fedeli alla verità storica se ci limitassimo a registrare la presenza di questa devozione nella vita di Moro e quanto essa abbia contribuito al perfezionamento delle sue virtù, se non prendessimo in considerazione la sua esperienza spirituale come una testimonianza di laicità eucaristica. Lo scopo di questa pubblicazione è quello di indagare e portare sul banco degli studiosi tale significativo locus theologicus che ricaviamo dalla vita e dal pensiero di Tommaso Moro.
La fenomenologia, teorizzata da Husserl alla fine dell ºOttocento, rappresenta una corrente fondamentale nella filosofia contemporanea. Nel corso dei decenni si √® progressivamente diffusa in tutti i continenti, influenzando discipline non filosofiche: dapprima la psicologia e la psichiatria, per poi coinvolgere il teatro, la letteratura, l ºarchitettura, la medicina, le scienze infermieristiche, la psicologia sociale, l ºecologia.
Il volume propone un ºintroduzione alla fenomenologia intesa come analisi riflessiva. Essa viene affrontata non in senso storico, attraverso la presentazione di temi o autori appartenenti a questo filone teoretico, ma come metodo applicabile a qualsiasi ambito di esperienza, sia diretta che indiretta. L ºautore distingue due stili filosofici: l ºargomentazione, prevalente nella filosofia analitica contemporanea, e l ºanalisi riflessiva che, a suo giudizio, √® propria della fenomenologia. Scopo di questo lavoro √® familiarizzare con il metodo fenomenologico e quindi migliorare le proprie abilit√† riflessive e teoretiche.
Il testo, gi√† tradotto in diverse lingue e qui presentato per la prima volta in traduzione italiana, ha un intento pedagogico ‚Äì ogni capitolo si conclude con degli esercizi ‚Äì ma non √® orientato limitatamente ad un pubblico di studenti, bens√¨ a chiunque voglia imparare ad analizzare e a riflettere. La prima met√† del lavoro presenta gli strumenti del metodo fenomenologico mentre i capitoli finali si concentrano su alcuni ambiti particolari dell ºesperienza quali il credere, il valutare ed il volere.
Lester Embree √® William F. Dietrich Eminent Scholar in Philosophy presso la Florida Atlantic University. Ha studiato presso la New School for Social Research con Dorion Cairns e Aron Gurwitsch, discepoli di Edmund Husserl. Ha insegnato presso la Northern Illinois University (1969-1974) e la Duquesne University (1974-1990). Autore di oltre 200 pubblicazioni, ha diretto per vent ºanni il Center for Advanced Research in Phenomenology e curato la Encyclopedia of Phenomenology (Kluwer 1997). √à fondatore della Organization of Phenomenological Organizations (OPO), che raccoglie 160 organizzazioni filosofiche di ispirazione fenomenologica.
«[...] studiavo Origene: che spiegava come i cacciatori e i pescatori inseguivano misticamente, sui colli e nel mare, la sfuggente selvaggina delle parole e degli uomini di Dio, vedendone solo il dorso e le orme, sulla sabbia o nelle fessure della roccia. I profeti, insieme, costituiscono le maglie della rete di Dio. Ognuno di noi è preso nelle maglie della sua misura, del suo profeta, dove Dio lo spinge. A me è toccata la ventura bellissima di incappare in padre Chenu, per il quale, con lui, ringrazio il Signore». Così Vittorio Peri scriveva a frère Marie-Dominique Chenu e nelle sue parole è possibile intravedere il fascino di questa corrispondenza, che rivela l'amore di entrambi per la Chiesa, l'intelligente partecipazione alla complessità della sua storia in cammino, la speranza sempre viva anche nelle ore buie della vita.
Giambattista Vico è il filosofo italiano più significativo dell’epoca moderna. Considerato spesso un precursore, dimenticato a tratti dalla critica, incompreso durante la vita, egli è stato colui che prima e più di tutti ha portato la storia nella riflessione filosofica e ha elaborato una gnoseologia, alternativa a quella cartesiana, imperniata sul principio del verum-factum.
Il volume ricostruisce la visione vichiana dell’uomo e della storia, considerando in particolare il ruolo e il significato di Dio e della trascendenza. I capitoli del testo si occupano dei tre momenti più significativi della produzione di Vico: la metafisica e l’antropologia come emergono dal De antiquissima e dal Diritto universale e quindi la Scienza nuova, in cui si ritrova la visione della storia come luogo della tensione fra libertà e provvidenza. La vera “rivoluzione” vichiana è il costituirsi della scienza storica, l’attribuire valore e centralità alla storia, liquidata spesso come inaffidabile sul piano della conoscenza, in quanto costitutivamente effimera e mutevole. Nella fedeltà all’orizzonte epistemologico del principio del verum-factum, Vico concepisce invece la storia quale luogo autentico del fare e quindi del conoscere umano; allo stesso tempo essa manifesta una vera e propria “teologia filosofica”, in quanto nella conoscenza storica l’uomo può compiutamente, sotto forma di scienza, conoscere quel Dio che altrimenti resterebbe sconosciuto sul piano della ragione, essendo per lui impossibile muovere dalla realtà naturale.
Antonio Sabetta, dottore in teologia e filosofia, è docente incaricato di teologia fondamentale presso l’Università Lateranense e l’ISSR “Ecclesia Mater”, di cui è preside e dove insegna anche teologia filosofica. È inoltre docente a contratto presso la Libera Università «Maria SS. Assunta» - LUMSA di Roma. Studioso della modernità, di Giambattista Vico, del rapporto tra cristianesimo e postmodernità e delle tematiche liminari tra filosofia e teologia, oltre a diversi saggi in testi e riviste scientifiche internazionali ha pubblicato le seguenti monografie: Teologia della modernità (Cinisello Balsamo 2001), I “lumi” del cristianesimo. Fonti teologiche in G. Vico (Roma 2006), Dal senso cercato al senso donato. Pensare la ragione nell’orizzonte della fede (Roma 2008), L’esistenza di Dio tra (in)evidenza e “probabilità” (Roma 2010). Ha anche curato l’edizione critica del volume di A. Rosmini, Risposta ad Agostino Theiner (Roma 2007).
L ºimmaginario popolare pensa alla terza et√† solo come disfacimento fisico, indebolimento delle facolt√† cognitive e affettive, lento ritiro dal mondo, inevitabile declino verso la morte. Contro questi equivoci protestano le analisi pi√π recenti della psicologia, della sociologia e dell ºantropologia: la longevit√† dischiude infatti una forma di vita originale e rilevante, durante la quale si apprende quanto √® sfuggito nel tempo del vigore fisico e si riesce a comprendere l ºumano per intero. Se il mondo esterno non lusinga pi√π come terreno di conquiste, si apre invece quello interiore, che porta a compimento l ºesistenza e a maturazione i suoi frutti: la serenit√†, l ºesperienza del limite, la saggezza, la tolleranza, il senso dell ºumorismo.
L ºuomo non si afferma solo quando trasforma con la propria azione il mondo esterno: il pi√π grande successo lo raggiunge quando muta e migliora se stesso. Finch√© si vive si √® sempre posti a confronto con un compito, non si finisce di imparare e crescere. A patto che la longevit√†, nonostante i disagi dell ºet√† che avanza e la salute che si fa cagionevole, non sia subita, ma accettata e vissuta come momento per realizzare davvero se stessi. La piena maturit√† ha bisogno di tempo, di molto tempo, che diventa opportunit√† unica per chi la sa sfruttare.
Mario Bizzotto ha studiato teologia a Vicenza, Verona e Vienna dove ha completato gli studi teologici conseguendo il dottorato in filosofia con una dissertazione su San Bonaventura. In Italia ha continuato lo studio della filosofia insegnando ermeneutica, etica filosofica e antropologia allo Studio teologico San Zeno di Verona. Tiene corsi di antropologia medica all ºIstituto Internazionale di Teologia Pastorale Camillianum di Roma. Presso Studium √® autore de Il corpo e il volto (2005), pubblicato in questa collana. Tra le altre sue pubblicazioni segnaliamo: Erkenntnis und Existenz. Conoscere e interpretare; Rinascita dell ºetica; Il Grido di Giobbe. L ºuomo, la malattia, il dolore nella cultura contem poranea; Esperienza della morte e speranza.
Il volume ripercorre la riflessione di Francesco Bacone sull’uomo, sulla morale, sulla politica e sulla storia cercando di chiarire la complessa ed originale elaborazione dei temi che egli assimilò dagli scritti più significativi del Rinascimento italiano ed europeo, con i quali il filosofo recepì anche il miglior dettato di quella fortunata stagione del pensiero e le energie intellettuali che gli consentirono di vestire gli abiti lustri della nascente “modernità”.
La ricerca dimostra come tali scritti e, in particolare, le opere di Machiavelli, abbiano emancipato il Londinese dall’astrattismo e lo abbiano orientato ad una percezione realistica e concreta dei fatti, incentrata sulla necessità di guardare alla “realtà effettuale” delle cose per enuclearvi i limiti e le insufficienze e per escogitare le modalità con le quali sostituire alla “vergogna dell’ignoranza” le risorse e i benefici di un sapere “pragmatico” e “utile”, forgiato sui bisogni dell’uomo e sui risultati di un’osservazione attenta e priva sia delle distorsioni personali che delle imposture.
Dalla ricerca emerge così un inedito profilo di Bacone e l’architettura complessa di idee e di soluzioni con cui egli si apriva al “moderno” e ne alimentava l’esuberante vitalità, in un rapporto dialettico di dare e di avere con le fonti rinascimentali che resta uno degli aspetti più stimolanti delle sue opere e un fatto indubbiamente nuovo nel panorama culturale del Seicento.
Masino Glauro Moretti (Chieti, 1980) ha rivolto la sua attenzione alla filosofia moderna e, in particolare, al ruolo e alle proposte di Francesco Bacone nel quadro della cultura europea del Seicento. Sul filosofo e sul suo pensiero ha pubblicato presso Studium due monografie: Scienza ed epistemologia in Francesco Bacone. Dal «Novum organum» alla «New Atlantis» (2004) e Francesco Bacone e la sapienza degli antichi. Dal mito al pensiero critico. Con testo latino, traduzione e commento (2007).