Frutto di un vasto lavoro di ricerca condotto nelle sedi archivistiche, questo libro ricostruisce, in forma originale e completa, lo scontro fra la Chiesa cattolica e la Prussia nella seconda metà dell'Ottocento, che ha profondamente regnato i rapporti fra la Santa Sede e la nazione germanica anche nei decenni successivi. Il testo presenta una impostazione nuova sul piano cronologico. Il Kulturkampf (la "Battaglia culturale") è visto non solo nella tradizionale chiave culturale-ideologica del conflitto tra Stato e Chiesa in Prussia negli anni Settanta-Ottanta dall'Ottocento, ma è posto in relazione anche con il periodo precedente. L'autore opera una narrazione degli eventi secondo una visione politico-diplomatica; ma offre al tempo stesso un quadro articolato e completo dei rapporti tra Santa Sede, episcopato e movimento cattolico in Prussia. Il testo ricostruisce dunque la complessa realtà del cattolicesimo in Germania in anni cruciali e rappresenta un contributo importante nella serie di interventi che figurano nella collana "Religione e società". In essa compaiono infatti studi originali, che ricostruiscono la storia dei rapporti fra la Santa Sede e significative aree politiche e culturali: la Cina, la Terra Santa, la Francia, l'Inghilterra, le Chiese Orientali, le missioni e le colonie in Africa, negli anni del colonialismo e nel successivo periodo della decolonizzazione.
All'inizio del Novecento, Austria, Francia e Spagna avevano ancora la facoltà di esercitare il diritto di veto in occasione dell'elezione del pontefice. Durante il conclave del 1903, al termine del lungo pontificato di Leone XIII, il veto dell'imperatore d'Austria Francesco Giuseppe impedisce l'elezione del cardinale Mariano Rampolla del Tindaro, Segretario di Stato del defunto pontefice. Alla luce di importanti documenti inediti, questo volume, di grande interesse, ricostruisce la vicenda di quest'ultimo veto del potere politico nell'elezione dei papi (ingerenza che si manifestava in precedenza anche in occasione di nomine di cardinali a posti di responsabilità nel governo della Chiesa) fino alla sua definitiva abolizione nel 1904, con una riforma del conclave che rimane in vigore ancora oggi.
È questo un volume denso di significato sul ruolo dell'intellettuale nel nostro tempo. "Da Seir mi si grida 'Sentinella a che punto è la notte?'" (Is 21, 11). In pieno tempo del disincanto, di fronte al crollo delle grandi certezze, bisogna raccogliere la sfida di un'età senza profeti, per diventare come la sentinella, attenta a scrutare i segni del futuro. Rimane salda in alcuni degli autori qui presi in esame - E. Stein, M. Buber, A. Gramsci - la coscienza di una vocazione intellettuale da compiere per una rinnovata comprensione e azione sulla realtà; mentre altri esprimono con voci accorate H. Arendt, E. Wiesel, A. Heller, J. Hersch - l'inquietudine e la dura pazienza dell'attesa, propria della sentinella di Seir, di fronte alle ideologie totalitarie e alle tragedie che hanno insanguinato il Novecento.
L'opera prende in esame le radici dell'ateismo nel pensiero occidentale, completando l'itinerario di studio avviato della "Storia dell'ateismo moderno" di C. Fabro. Nel pensiero presocratico si evince, accanto ad una presenza del teismo, un prevalente orientamento agnostico, con suggestioni ateistiche. L'opera è un autorevole contributo agli studi di filosofia antica e offre una valutazione di questa alla luce di una tensione etico-politica, che ha sullo sfondo il problema religioso.
Sulla base di circa 2000 visite pastorali e 44 sinodi diocesani, svolti tra Sei-Settecento nella diocesi di Benevento (allora la più grande d'Italia) dall'arcivescovo Vincenzo M. Orsini, poi Papa Benedetto XIII, il volume, di taglio storico-antropologico, esplora il dinamico e ondivago rapporto tra culto e cultura, antropologicamente intesa; tra istituzioni ecclesiastiche e società civile; riti e tradizioni attinenti al sacro e quotidianità della vita, esperiti in una comunità del Sud. Ne risulta una intensa pagina di storia della mentalità e di storia religiosa.