
La Rivoluzione francese (1789-1799), che segna l'avvento dell'età delle ideologie, viene spesso accostata a quella detta "americana" (1775-1783), da cui riprenderebbe non pochi motivi e riferimenti, e di cui sarebbe da considerare una diretta discendente. Nonostante fin dal secolo XVIII non siano mancati studiosi e osservatori che abbiano vigorosamente smentito questa convinzione diffusa, la vulgata delle rivoluzioni "sorelle" ha continuato a diffondersi. In realtà, come spiega un insospettabile osservatore diretto di entrambi gli avvenimenti, il diplomatico berlinese Friedrich von Gentz (1764 1832), traduttore in tedesco dell'opera-prima par excellence della Contro-Rivoluzione europea - le Riflessioni sulla Rivoluzione in Francia del pensatore e statista angloirlandese Edmund Burke (1729- 1797) -, quella "americana" fu "una Rivoluzione non fatta ma impedita". Così Gentz si esprime nello studio "L'origine e i princìpi della rivoluzione americana" confrontati con l'origine e i princìpi di quella francese, del 1800, qui presentato per la prima volta al pubblico italiano con l'Introduzione del cura-tore dell'ultima edizione statunitense (1955), il pensatore Russell Kirk (1918-1994), che costituisce la prima analisi storica di taglio comparativo dei due grandi avvenimenti.
Monsignor Marcel Lefebvre (1905-1991), un nome che fa quasi sempre sobbalzare. Quanti errori, quante affabulazioni si costruiscono attorno alle persone che pensano, che ragionano, che avanzano verità scomode e perciò divengono loro stesse scomode. Scomode come Lefebvre. Conosciuto per lo più come il Vescovo ribelle, monsignor Lefebvre è stato, finora, posto sotto un cono di luce diffamante, non per il suo comportamento di vita, peraltro ineccepibile e altamente virtuoso, da tutti verificabile, ma per la sua forte presa di posizione contro un Concilio pastorale, il Vaticano II, nei cui dettami vedeva e denunciava le conseguenze scristianizzanti e relativistiche che ne sarebbero sorte. Oggi, a distanza di quasi vent'anni dalla sua scomparsa e a quarantacinque dalla chiusura del Concilio stesso, possiamo storicamente avvicinarci a lui con maggiore serenità e senza acrimonia, considerando quest'uomo, meglio, questo sacerdote, non come il nemico di qualcuno, bensì come un impavido e lungimirante soldato di Cristo, paladino dell'integrità della Fede e di Santa Romana Chiesa, del Primato Petrino e dell'Eucaristia. Lefebvre, grazie anche ai figli che ha lasciato, i sacerdoti della Fraternità san Pio X, è ancora lì a indicare che nella tradizione, nella dottrina cattolica, nella celebrazione del Santo Sacrificio della Messa di sempre, nella santità sacerdotale stanno le risposte ai problemi di un mondo che si è perso nel suo orgoglio e nella sua vanagloria, detronizzando Cristo Re.
Il Novecento è una storia ancora in parte viva, con le sue ferite, i suoi drammi, le sue suggestioni politiche e culturali. È stato un secolo unico: senza dubbio il più violento e sanguinario della storia umana. Ha visto lo scoppio della Prima guerra mondiale, con i suoi 10 milioni di morti, i milioni di mutilati e di invalidi; e un secondo conflitto mondiale, che ha cosparso il pianeta di ben oltre 50 milioni di deceduti. Il Novecento è stato l’epoca dei totalitarismi: il fascismo, ma, soprattutto, il comunismo e il nazional-socialismo. Con i loro dittatori, le polizie segrete, gli stermini di massa e i campi di concentramento. Che non sono finiti per sempre, visto che ne esistono tutt’oggi, e non pochi, in Cina, Corea del Nord e forse altrove. Potremmo dire che il Novecento è stato « il secolo senza croce »: l’epoca in cui si è deciso di creare «il regno dell’Uomo», di scacciare definitivamente Dio dalla storia del mondo, dai governi dei potenti, dalla vita degli individui. Per sostituirlo con nuove divinità, ben rappresentate dalle immense statue dei dittatori disseminate per ogni dove, ad esempio, nell’ex Urss. Il Novecento è stato l’epoca delle ideologie che sono diventate dottrine escatologiche di salvezza; dei politici che sono stati acclamati come dei « messia»; della Chiesa di Cristo sostituita, per quanto possibile, dalle chiese-partito. L’epoca in cui la croce di Cristo è stata violentemente avversata, affinché lasciasse spazio alla croce uncinata e alla falce e martello. Non senza che grandi uomini, da Solzenicyn ai ragazzi della «Rosa bianca», sino a Harry Wu ed Armando Valladares, lottassero, come leoni, contro ogni speranza», contro i
moderni Moloch.
Francesco Agnoli, docente a Trento, collabora con Avvenire, il Foglio e il Timone ed è autore di vari libri di storia, filosofia e bioetica. Per Sugarco ha pubblicato Dio questo sconosciuto; Chiesa, sesso e morale (con Marco Luscia) e Santi e rivoluzionari (con Marco Luscia e Alessandro Pertosa).
In un discorso ormai divenuto famoso, del 22 dicembre 2005, Benedetto XVI ha visto nell’interpretazione del Concilio ecumenico Vaticano II e nella lotta tra due ermeneutiche contrapposte – quella «della discontinuità e della rottura» e quella «della riforma, del rinnovamento nella continuità dell’unico soggetto-Chiesa, che il Signore ci ha donato» – uno dei principali problemi del nostro tempo. Secondo l’ermeneutica della rottura – che ha goduto spesso «della simpatia dei mass-media, e anche di una parte della teologia moderna» – con il Concilio ha avuto inizio una nuova Chiesa, relegando quella del passato tra i rottami della storia.
In realtà quello che il Concilio ha inteso fare è una riforma, in cui il passato continua ad essere rispettato ed amato, e l’immutabile deposito della fede, cioè il Vangelo, viene riproposto in modo rinnovato, purificato, ed arricchito nella sua comprensione e formulazione. Alcuni però, in gran parte scandalizzati dall’arbitrario predominio dell’ermeneutica della discontinuità, spesso accompagnato da una retorica altisonante, prepotente e vuota, hanno reagito interpretando ogni novità conciliare come una rottura con la Tradizione della Chiesa, giungendo così ad un aperto «anticonciliarismo», come lo stesso papa ha definito questa reazione speculare e sbagliata (Auronzo di Cadore, 24 luglio 2007). Pietro Cantoni affronta questo argomento, spesso accostato in modo solo passionale e sentimentale, con il distacco e l’oggettività di una teologia che vuole essere fedele alla Parola di Dio, al Magistero della Chiesa e alla metafisica classica. Che un Concilio ecumenico non chiuda ma apra delle discussioni, che ci voglia tempo, fatica e sacrificio perché il senso vero ed autentico dei suoi documenti venga recepito e tradotto in pratica non stupisce chi conosce la lunga, tormentata ma sempre affascinante storia della Chiesa.
Pietro Cantoni, nato a Piacenza il 19 aprile 1950, si è laureato in filosofia nel 1975 all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e licenziato in teologia dogmatica nel 1984 alla Pontificia Università Lateranense di Roma. Ordinato sacerdote nel 1978, è attualmente docente di filosofia e teologia presso lo Studio Teologico Interdiocesano di Camaiore (LU). Autore di diverse pubblicazioni, collabora abitualmente a Cristianità e a il Timone. Dal 1976 guida corsi di esercizi ignaziani.
Il fatto di esistere è un rompicapo. Le risposte date dall’uomo nel corso della storia sono evanescenti. Se Dio personalmente non avesse svelato il perché e il valore dell’esistenza l’umanità brancolerebbe ancora «nelle tenebre e nell’ombra di morte » (Luca 1,79). Il Creatore ha tratto l’uomo dal nulla, imprimendo nella sua natura la sua divina immagine. Lo ha creato capace di conoscerlo e di amarlo. Gli ha svelato che la vita umana ha origine da Lui e a Lui ritorna. Gesù è la chiave di interpretazione dell’esistenza umana. Senza di essa siamo indecifrabili a noi stessi. Una vita della quale non si afferra il significato, corre il rischio di essere gettata via. Al contrario, una vitadella quale si sono scoperte la grandezza e la bellezza, diviene un albero che fruttifica nel tempo e nell’eternità.
Le parole di luce e di vita di Gesù sono un dono per tutti gli uomini. I più disperati sono quelli che ne hanno più bisogno. «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori » (Marco 2,17). In particolare i cristiani devono sentire il bisogno di vivere secondo Dio, plasmando la loro vita sugli insegnamenti del Maestro. Quando il sale perde il suo sapore, « a null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini » (Matteo 5,13). Afferrare le parole di Cristo, ruminarle, come facevano i Padri del deserto, e assimilarle, significa costruire la casa della propria vita sulla roccia: «Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia » (Matteo 7,25).
Che succede nel mondo islamico? Regimi che sembravano solidissimi – a partire dalla Tunisia di Ben Ali e dall’Egitto di Mubarak – sono caduti in poche settimane. La guerra alla Libia di Gheddafi ha sconvolto la politica europea. In Siria, in Yemen, in Bahrain, in Palestina quelle che sembravano certezze sono state rimesse in discussione. La notizia della morte di Osama bin Laden ha indotto a ripensare l’intera questione del terrorismo. Restano nell’aria i rischi di ritorsioni dei terroristi, di campagne di «pulizia religiosa» contro le minoranze cristiane nei Paesi islamici, purtroppo già da tempo in corso, e di un esodo biblico d’immigrati verso le nostre coste. Massimo Introvigne ritorna sugli eventi che hanno sconvolto l’islam, rintracciandone le radici lontane in un sottosviluppo del Medio Oriente che ha anche cause culturali e religiose. In appendice, tre documenti essenziali: lo statuto dell’organizzazione palestinese Hamas, indispensabile per comprendere il fondamentalismo; le Epistole Ladenesi, lo scritto principale di Osama bin Laden; e l’ultimo audiomessaggio dello stesso bin Laden, diffuso dopo la sua morte dalla televisione araba Al Jazeera l’8 maggio 2011, per la prima volta in traduzione italiana.
Massimo Introvigne, vice-responsabile nazionale di Alleanza Cattolica, è fondatore e direttore del CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni) e membro del gruppo «Religioni» dell’Associazione Italiana di Sociologia. È autore di oltre sessanta volumi e di più di cento articoli in materia di religioni contemporanee, fondamentalismo e terrorismo di matrice religiosa. Collabora alle principali riviste accademiche che si occupano di terrorismo internazionale, e ha tenuto lezioni e coordinato corsi di formazione – fra gli altri – per il Critical Incidents Response Group dell’FBI e per esperti di sicurezza medio-orientali. Dal 2011 è Rappresentante dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) per la lotta al razzismo, alla xenofobia e all’intolleranza e discriminazione contro i cristiani e i membri di altre religioni.
Cento anni fa, nel 1911, il genio letterario di G. K. Chesterton inventò il suo personaggio più fortunato, Padre Brown, prete investigatore che ha affascinato generazioni di lettori, insieme alla sua spalla, il ladro convertito Flambeau. Chesterton abbandonò il suo personaggio intorno alla Prima guerra mondiale, per dedicarsi ad altre opere. Padre Brown ovviamente è un personaggio di fantasia, ma... se fosse realmente esistito? Paolo Gulisano realizza un romanzo di fantastoria partendo da questa fantastica ipotesi: e se nel conclave del 1939 non fosse stato eletto papa Eugenio Pacelli, ma un certo cardinale Brown, ovvero Padre Brown assurto ai vertici della carriera ecclesiastica? Il libro ripercorre questa carriera, a partire dal 1917 (quando Chesterton abbandona Padre Brown e Gulisano lo raccoglie) fino al conclave decisivo. Troviamo quindi Padre Brown sul fronte di guerra italiano, a Caporetto tra Cadorna e l’agente segreto Kipling. Lo seguiamo nell’Irlanda rivoluzionaria di Michael Collins, nella Roma della Marcia di Mussolini, nella Torino di Frassati con don Sturzo. Un Padre Brown che diventa prima monsignore e poi cardinale, amico e collega di Eugenio Pacelli, al servizio di Pio XI. Nel libro, oltre a diversi personaggi storici realmente esistiti, di cui si tratteggiano vicende e filosofie, ritroviamo gli amici di Chesterton, come Belloc o padre McNabb, e i suoi personaggi letterari, come Basil Grant e Patrick Dalroy.
Paolo Gulisano, nato a Milano nel 1959, risiede a Lecco. All’attività di medico affianca da anni un importante impegno di scrittore. È considerato uno dei più autorevoli esperti di Tolkien e della letteratura fantasy, nonché della cultura britannica. Ha pubblicato numerosi scritti di saggistica dedicati alle figure e alle opere di C. S. Lewis, l’autore delle Cronache di Narnia, di G. K. Chesterton, Hilaire Belloc, George MacDonald, Oscar Wilde, Vincent McNabb, il beato John Henry Newman. Ha dedicato diversi studi al mondo celtico, dalla Scozia all’Irlanda, passando per il mito di Re Artù. Ha pubblicato inoltre diverse opere su argomenti di storia, e in particolare di storia del cristianesimo, dai martiri messicani delle persecuzioni anticristiane alla biografia dell’irlandese san Colombano, all’eroe del Tirolo Andreas Hofer. Collabora con diversi periodici e riviste culturali e col quotidiano della Santa Sede L’Osservatore Romano. Numerosi volumi di Gulisano sono stati tradotti e pubblicati all’estero. Il destino di Padre Brown rappresenta quell’esordio nella narrativa che i suoi lettori attendevano da tempo.
È un appello pressante e ultimativo quello che la Regina della pace sta lanciando a Medjugorje ormai da trent’anni. E ogni giorno che passa ci avvicina sempre di più al momento in cui cominceranno a essere svelati i dieci segreti che la Madonna ha confidato sin dal 1982 alla veggente Mirjana.
In occasione del trentennale, padre Livio Fanzaga e Saverio Gaeta hanno aggiornato i fitti dialoghi da loro intessuti su queste tematiche durante tutto l’ultimo decennio e presentano in ogni dettaglio l’evento di Medjugorje, proponendo significative spiegazioni e valide conclusioni.
In appendice, il testo integrale dei messaggi dati dalla Vergine alla veggente Marija – affinché venissero comunicati a tutta l’umanità – consente di confrontarsi personalmente con il piano divino che da Medjugorje si estende fino agli estremi confini della Terra.
Padre Livio Fanzaga
Nasce a Dalmine (Bergamo) nel 1940. Entra nell’ordine religioso dei Padri Scolopi conseguendo il dottorato in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana (1966) e in Filosofia presso l’Università Cattolica (1969). Svolge il ministero sacerdotale nella parrocchia San Giuseppe Calasanzio di Milano, impegnandosi soprattutto nella pastorale giovanile. Nel 1987 assume la direzione dei programmi di Radio Maria, allora piccola emittente parrocchiale. Attualmente è direttore della medesima, ormai divenuta l’emittente cattolica più ascoltata nel mondo.
Saverio Gaeta
Nasce a Napoli nel 1958. È sposato e ha un figlio. Laureato in Scienze della Comunicazione sociale, ha insegnato giornalismo in alcune Università pontificie. Dopo essere stato redattore dell’«Osservatore Romano» e caposervizio di «Jesus», attualmente è caporedattore di «Famiglia Cristiana». Ogni sabato, dalle 12.30 alle 13, cura una rubrica per Radio Maria.
Questo libro è un appassionante itinerario che si snoda nei risvolti più misteriosi della storia moderna – dal maggio 1917 fino ad oggi – attraverso gli eventi religiosi e civili che hanno costellato il XX secolo e che vengono letti alla luce del Segreto di Fatima: la situazione politica del Portogallo, l’incombente Rivoluzione in Russia, l’avvento del nazismo, la Seconda guerra mondiale, la guerra fredda che culmina nella lugubre « cortina di ferro », il muro di Berlino e la scossa profetica del Papa polacco.
Il segreto di Fatima. Salvati da una profezia racconta come l’ansia di penetrare nel recondito spazio del mistero abbia pervaso e al tempo stesso travagliato il popolo di Dio e contagiato il mondo intero. Da contraltare all’evolversi di questa profezia nel divenire della storia, ecco la prudenza della diplomazia e la curiosità morbosa allearsi per attenuare la forza propulsiva del messaggio di Fatima. Possiamo reagire alla crisi che affligge il nostro tempo solo a patto di comprendere i fatti che l’hanno provocata e la visione ideologica che li ha ispirati e giustificati, dalla diffidenza razionalista verso i veggenti alla fiducia eccessiva negli uffici diplomatici, alla crisi che succede al Concilio Vaticano II, alla più grave defezione di sacerdoti che la storia conosca, ai problemi dell’omosessualità e della pedofilia. Il compianto Giuseppe De Carli, autore con il Segretario di Stato vaticano card. Tarcisio Bertone del libro-intervista L’ultima veggente di Fatima. I miei colloqui con suor Lucia, commentò sorpreso: «Le pubblicazioni finora prodotte adombrano la crisi annunciata, questo studio la mostra».
Padre Giacobbe Elia, medico, specializzato in teologia dogmatica, esperto di bioetica, è il primo esorcista incaricato dalla diocesi di Roma dopo il servo di Dio P. Candido Amantini, suo maestro. Da anni a Roma è responsabile di un centro di ascolto rivolto alle famiglie e alle persone in difficoltà. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni tra cui: L’urlo muto (1987), Le preghiere del popolo di Dio (2007), Le preghiere della Tradizione Cristiana (2009).
Papa Giovanni Paolo I affermò che gli angeli sono i grandi sconosciuti dei nostri tempi. Questo testo, scritto da uno dei massimi esperti di angelologia – don Marcello Stanzione –, vuole far luce sui tre principali arcangeli venerati dal cattolicesimo, di cui ci racconta la storia: Michele il Guerriero, Gabriele il Messaggero, Raffaele il Guaritore.
Michele è l’angelo militante per eccellenza, che combatte contro il Drago citato nell’Apocalisse e contro gli spiriti maligni nell’aria e i loro seguaci sulla terra.
Gabriele è scelto da Dio per annunciare alla Madonna il mistero dell’Incarnazione di Gesù. Legato ai messaggi messianici, la sua presenza indica la pienezza dei tempi. Raffaele, uno dei sette spiriti che stanno dinnanzi a Dio, è l’arcangelo medico, accompagnatore ed amico dell’uomo, che custodisce e protegge nelle necessità.
La storia si snoda a partire dalle fonti bibliche e dalla Tradizione, illustrata da artisti quali il Beato Angelico, il Ghirlandaio, Raffaello, il Perugino, Tiepolo per giungere alle apparizioni, alle feste dedicate e ai santuari che la pietà cristiana ha disseminato in tutta Europa, come Mont-Saint-Michel, Castel Sant’Angelo, Monte Sant’Angelo.
In una ricca Appendice sono raccolte devozioni, giaculatorie, litanie, novene e invocazioni rivolte dalla Chiesa nei secoli ai tre arcangeli.
Marcello Stanzione (Salerno, 1963), ordinato sacerdote nel 1990, teologo, ha fondato l’8 maggio 2002 l’Associazione Milizia di San Michele Arcangelo – www.miliziadisanmichelearcangelo.org – per la retta diffusione della devozione ai Santi Angeli. Ha creato un Centro di Angelologia, dotato di Biblioteca e Centro Documentazione, e il centro di spiritualità Oasi di San Michele. Ogni anno organizza e presiede il Meeting Nazionale di Angelologia. Noto conferenziere, spesso invitato a programmi televisivi e radiofonici, ha scritto oltre 50 libri sugli angeli e tematiche affini, tradotti in diverse lingue.