La storia della conservazione e del restauro delle antichità è anche un modo per conoscere come, attraverso i secoli, gli uomini si sono accostati ai frutti della creatività di quanti li hanno preceduti. Dopo il fortunato Restauro archeologico, Licia Vlad Borrelli in questo «manuale» si propone di seguirne lo sviluppo, lungo un cammino che si dipana dai primi provvedimenti conservativi, dettati dalla pietà religiosa e dalla stessa volontà degli artisti di rendere meno peritura la propria opera, fino alla consapevolezza critica con la quale oggi si affrontano i complessi problemi della salvaguardia e della conservazione.
L’autrice riflette così – attraverso le grandi correnti del pensiero, le oscillazioni capricciose del gusto della nostra cultura e la lenta e graduale maturazione che ne ha caratterizzato il percorso – sullo statuto particolare che infine è stato conferito al restauro: quello di rappresentare uno degli strumenti più validi per la conoscenza di un prodotto artistico.
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Licia Vlad Borrelli ha diretto per oltre un ventennio il settore archeologico dell’Istituto Centrale del Restauro ed è stata ispettore centrale per l’archeologia nel Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Ha svolto un’intensa attività all’estero, sia per missioni di scavo, restauro, consulenze, sia come membro di commissioni presso l’Unesco, il Consiglio d’Europa, l’Unione Europea. Ha insegnato all’Istituto Centrale del Restauro, all’Iccrom, alla Scuola di Perfezionamento in Storia dell’Arte dell’Università di Roma La Sapienza, alle Facoltà di Beni culturali di Palermo (sede di Agrigento), di Viterbo e presso la Scuola di Perfezionamento in Archeologia dell’Università di Firenze.
autrice
Premessa
Introduzione
1. La Grecia
2. Roma
3. Il Medioevo
4. Il Quattrocento
5. Il Cinquecento
6. Il Seicento
7. Il Settecento
8. La prima metà dell’Ottocento
9. Restauro stilistico e non restauro
10. Il caso dell’Acropoli di Atene
11. Camillo Boito e il restauro “scientifico”
12. Restauri e anastilosi nel Novecento. Archeologia e restauri di regime
13. Cesare Brandi e l’Istituto Centrale del Restauro
14. Il restauro oggi
15. Scienze della natura e restauro
Alla fine del secolo XI una donna scelse di vivere una vita di solitudine, penitenza, preghiera, in una grotta sui monti sopra Subiaco, in una località chiamata Morra Feronia, ove rimase per 59 anni. Venerata dalle popolazioni locali, alla sua morte lo splendore sprigionatosi dalla grotta ne rese manifesta la santità al pontefice e alla sua corte residenti a Segni. La figura apparentemente evanescente di Chelidonia divenne così protagonista di una lunga storia fatta di rapporti con la natura: il monte, la roccia, la pioggia, il vento, gli animali selvatici; con gli uomini: i pastori, i contadini, gli abitanti di Subiaco; con le istituzioni: i monasteri di Santa Scolastica e del Sacro Speco, gli abati, i vescovi, i cardinali, i pontefici.
Sofia Boesch Gajano affronta i problemi dell’identità biografica dell’eremita e ricostruisce il suo culto dalla morte al secolo XVI, cioè fino alla traslazione definitiva delle reliquie dalla montagna all’interno della chiesa di Santa Scolastica, dove tuttora sono conservate. La vicenda di Chelidonia così ripercorsa assume un valore esemplare per la storia della vita religiosa, sociale e istituzionale del medioevo e non solo.
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Sofia Boesch Gajano ha insegnato Storia medievale nelle Università di Siena, L’Aquila e Roma Tre. Ha fondato e presieduto per molti anni l’Associazione italiana per lo studio della santità, dei culti e dell’agiografia (Aissca); è direttore responsabile della rivista «Sanctorum». Ha fondato e presiede il Centro Europeo di Studi Agiografici con sede a Rieti. Tra i suoi ultimi lavori ricordiamo La santità (Laterza, 1999); Storia della direzione spirituale, II, L’età medievale (Morcelliana, 2010); Santuari d’Italia, Il Lazio (De Luca, 2010).
autrice
Una donna, una grotta, un monastero
I. «C’è un luogo…».
1. Una montagna impervia e un luogo sacro. 2. Tracce di una storia più antica. 3. Sulle orme di Benedetto. 4. Presenza e assenza. Note.
II. Monastero senza santi e santi senza monastero
1. Liturgia e agiografia. 2. La memoria documentaria e il recupero delle origini. 3. Tracce agiografiche nel Chronicon Sublacense. 4. Santi mancati, santi perduti. Note.
III. Storia di una donna
1. Questioni di identità. 2. La scelta della solitudine. 3. «Digiunava con Paolo, con Antonio vegliava, con Giovanni Battista domava la carne…». 4. Una canonizzazione “sul campo” e un corpo conteso. Note.
IV. Percorsi del culto
1. Un monastero a Morra Feronia. 2. Reti di relazioni. 3. Un’immagine nel Sacro Speco. 4. Un culto “rivale”? Note.
V. Potere e cultura
1. Monastero e castrum: una convivenza turbolenta. 2. Riforme e commenda. 3. Una dinastia abbaziale. 4. Un colto abate commendatario: Marcantonio Colonna. Note.
VI. Un patrimonio sacrale
1. La cultura monastica: Guglielmo Capisacchi. 2. Promozione agiografica e strategie cultuali. 3. Devozione e memoria storica. 4. Reliquie e gerarchie sociali. Note.
Un codice come reliquia
Note.
Le carte, a cura di Susanna Passigli
Il libro racconta la storia di simboli politicamente decisivi. Alcuni, come il fascio littorio, la falce e il martello, il guerriero di Pontida o la croce di Lorena, si legano ad esperienze collettive che hanno segnato il Novecento. Altri, come il biscione lombardo o i quattro mori sardi, hanno rappresentato per secoli l’espressione di un’identità regionale, mentre la donna turrita è stata figura di un insieme difficile da impersonare, l’Italia. Altri ancora, infine, come il berretto della libertà, hanno interpretato la resistenza alla tirannide e la difesa dei propri diritti. Tutti hanno assunto un significato che andava al di là di un più o meno casuale riferimento culturale. Sono stati oggetto di amore e di odio, di investimenti emotivi e di passioni intellettuali, di violenza cieca e di dedizione spinta fino al sacrificio.
Come si spiega questo protagonismo dei simboli e quale senso ha ripercorrerne la storia? E qual è la ragione della loro capacità di mutare, di adattarsi a diversi contesti, di rimanere attivi entro nuovi quadri culturali? A queste domande il libro cerca di rispondere, ricostruendone passo per passo la storia e la mutevole ed agitata vita terrena, alla ricerca del segreto della loro forza e della funzione che hanno svolto, e che svolgono, nella vita politica.
Francesco Benigno insegna Storia moderna all’Università di Teramo.
Luca Scuccimarra insegna Storia delle dottrine politiche all’Università di Macerata.
Quali elementi rendevano al tempo stesso peculiare e rappresentativo il più grande Stato dell’Italia centro-settentrionale del tardo medioevo, lo Stato della Chiesa, poco indagato nonostante dimensioni e importanza? Per comprenderne la storia, ricorrere alla chiave interpretativa dell’eccezionalità pontificia non basta.
Nel medioevo (e non solo), le specificità del potere temporale dei papi diedero vita ad istituzioni e meccanismi di governo talvolta del tutto unici. Lo mostrano bene l’uso papale dei giuramenti di vassallaggio e delle idee feudali di sovranità, le relazioni fra la Curia e le città grandi e piccole dello Stato, i rapporti con i regimi signorili e con le aristocrazie.
Tuttavia, se per questi aspetti lo Stato dei papi si distinse dagli altri Stati tardomedievali, alcuni importanti caratteri comuni assunsero proprio qui una particolare evidenza, rendendo lo Stato della Chiesa un punto di osservazione privilegiato: ripercorrerne le vicende permette così di meglio comprendere la storia di tutti gli Stati italiani del tempo.
Sandro Carocci insegna Storia medievale presso l’Università di Roma “Tor Vergata”. Tra le sue pubblicazioni: Baroni di Roma. Dominazioni signorili e lignaggi aristocratici nel Duecento e nel primo Trecento (Roma 1993); Il nepotismo nel medioevo. Papi, cardinali, famiglie nobili (Roma 1999). Ha progettato e curato i volumi relativi al medioevo della Storia d’Europa e del Mediterraneo (Roma 2006-2007).
Introduzione
1. Potere e debolezza: XI-XIII secolo. 2. Potere e debolezza: XIV-XV secolo. 3. Strutture di amministrazione. 4. Assetti territoriali. 5. La concezione del potere e dello stato. 6. Le peculiarità del sovrano pontefice. 7. Baroni e vicari apostolici. 8. Città e cives ecclesiastici.
1. Una storia della feudalità pontificia
1. Concetti e ambiti. 2. 1000-1150. 3. Da Adriano IV a Innocenzo III. 4. Da Innocenzo III all’Albornoz. 5. Dall’Albornoz alla «grande recupera» di metà Quattrocento. 6. Dalla metà del Quattrocento al tardo Cinquecento: l’eredità del passato.
2. Patrimonium beati Petri e fidelitas in Innocenzo III
1. Il Patrimonio di San Pietro, le Terre Ecclesie. 2. La concezione della sovranità.
3. Città e governo papale nel Quattrocento
1. Bonifacio IX. 2. Dalla riorganizzazione di Martino V alla crisi degli anni Trenta. 3. Il consolidamento di metà secolo. 4. Alcune fonti particolari. 5. Le città con governatore. 6. Il controllo sulle finanze comunali. 7. Altre forme di presenza statale. 8. Specificità regionali ed elementi comuni. 9. Oligarchie urbane e politica papale. 10. Considerazioni finali.
4. Signorie cittadine, statuti e governo papale (XIV e XV secolo)
1. Papato e signoria: alcuni elementi. 2. Il papato e la potestas condendi statuta. 3. Aspetti della legislazione papale e provinciale. 4. Esame degli statuti. 5. Conclusioni.
5. Bonifacio VIII e il comune romano
1. Roma arricchita e grata. 2. Roma assoggettata. 3. Roma anticolonnese. 4. Bonifacio VIII e Roma.
Opere citate
Indice dei nomi e dei luoghi
Introduzioni
Giorgio Cracco, Dal Veneto al mondo: davvero (p. 11-20)
Giovanni Vian, Albino Luciani: dalla memoria alla storia (p. 21-31)
I. Attraverso una vita
Loris Serafini, Preti e modelli di prete nel Bellunese negli «anni di Luciani» (p. 35-52)
Patrizia Luciani, II primo ministero (p. 53-66)
Valentina Ciciliot, L’episcopato di Albino Luciani a Vittorio Veneto (1959-1970) (p. 67-91)
Marcello Malpensa, Il ministero a Vittorio Veneto nelle lettere pastorali (p. 93-119)
Giovanni Vian, L’episcopato veneziano di Albino Luciani (p. 121-167)
Gianni Bernardi, II patriarca Luciani e la formazione, ad sacerdoti (p. 169-182)
Enrico Galavotti, «Solo una specie di famiglia». Albino Luciani e la Conferenza Episcopale Italiana (p. 183-224)
Giorgio Fedalto, Un ecclesiastico veneto tra concilio e post-concilio. Dalle montagne alla laguna (p. 225-239)
II. Temi e problemi aperti
Cosimo Damiano Fonseca, Albino Luciani e la «Chiesa parrocchiale» (p. 243-256)
Fulvio De Giorgi, Le prospettive della catechesi nell’Italia della prima metà del Novecento e l’opera di Albino Luciani (p. 257-295)
Giancarlo Zizola, Luciani e i media (p. 297-310)
Annibale Zambarbieri, Albino Luciani tra «vecchia» e «nuova» teologia. Appunti su una difficile transizione (p. 311-354)
Massimo Faggioli, Per un «centrismo conciliare». Albino Luciani e il conci lio Vaticano II (p. 355-383)
Roberto Morozzo della Rocca, L’orizzonte missionario di Albino Luciani (p. 385-395)
Gianni La Bella, Luciani e la povertà (p. 397-409)
Maurizio Pegrari, La finanza bianca e il vescovo Luciani (p. 411-440)
III. Trentatré giorni
Giorgio Cracco, Modelli di papi e idee sul papato negli scritti di Albino Luciani (p. 443-472)
Philippe Chenaux, Luciani e Montini (p. 473-481)
Alberto Melloni, Luciani e il 1978 (p. 483-490)
Nicla Buonasorte, L’enigma Luciani e il conclave (p. 491-503)
Cesare Alzati, Giovanni Paolo I. Una svolta dedsiva per il pontificato romano di fine Novecento (p. 505-508)
Federico Ruozzi, «Un papa più mostrato che dato?». Albino Luciani e le fonti televisive (p. 509-560)
Testimonianza
Card. Angelo Scola, Patriarca di Venezia (p. 563-570)
Strumenti
Scheda biografica di Albino Luciani (p. 573)
Notizie sugli autori (p. 575-579)
Tavola delle abbreviazioni (p. 581-582)
Indice dei nomi, a cura di Franco Scarmoncin (p. 583-599)
Il matrimonio medievale è stato considerato a lungo come un istituto sociale statico, quasi monolitico, soggetto ad una stretta disciplina da parte dei poteri costituiti, fossero essi la famiglia, la comunità, l’autorità pubblica o la chiesa. Solo di recente è maturata una consapevolezza diversa dell’istituzione, che ne ha colto gli aspetti di movimento e dinamicità e le capacità di adattamento alle sollecitazioni provenienti dalla società.
In questo volume il fenomeno del matrimonio viene osservato, soprattutto in ambito veneziano e veneto, basandosi su una vasta gamma di fonti documentarie, dalle carte notarili ai processi matrimoniali. Ne risulta un vasto affresco che spazia dal cerimoniale all’aula di tribunale; dalle nozze simulate o “per gioco” alle spose bambine; dai matrimoni aristocratici a quelli “misti” tra persone di diversa religione.
Ermanno Orlando è assegnista di ricerca presso l’Università “Ca’ Foscari” di Venezia. È autore di studi dedicati alla storia politica e sociale di Venezia e del Veneto nel basso medioevo.
Due donne americane di fronte alla Grande Guerra europea: Edith Wharton, scrittrice già affermata che in quegli anni sta scrivendo l’Età dell’innocenza – sarà la prima donna a vincere il premio Pulitzer – e Nellie Bly, giornalista famosa, che nel 1890 aveva stupito il mondo circumnavigando la terra in 72 giorni sulla falsariga del Giro del mondo in 80 giorni di Verne.
Tra il febbraio e il novembre 1915 Edith Wharton viaggia a più riprese lungo il fronte occidentale, visitando le postazioni francesi nelle Argonne, in Lorena, nei Vosgi, sulla costa atlantica settentrionale e in Alsazia. Viaggi al fronte. Da Dunkerque a Belfort è il diario di queste visite, un reportage giornalistico che appartiene a una dimensione poco nota della scrittrice, conosciuta essenzialmente per i romanzi e i colti resoconti di viaggio.
Tra l’ottobre e il novembre 1914 Nellie Bly è invece in Austria e visita le zone di guerra su un fronte opposto, lungo il confine orientale. I suoi reportage, pubblicati sul «New York Evening Journal», sono qui raccolti sotto il titolo In prima linea sul fronte russo e serbo.
Tra le poche voci femminili a raccontare in diretta la prima guerra mondiale, Edith Wharton e Nellie Bly, con le loro cronache limpide e coinvolgenti, non sembrano parlare neppure dello stesso conflitto, tanto è diverso il loro approccio alla scrittura. Eppure la guerra, osservata da due donne schierate su fronti opposti, così lontane nelle scelte di vita e nello stile narrativo, si rivela essere in definitiva la stessa «maledetta follia».
Luisa Cetti si è dedicata in particolare alla storia delle donne americane e dei movimenti utopistici di metà Ottocento. Ha pubblicato Un falansterio a New York (Sellerio 1993) e ha curato l’edizione delle Lettere dall’America di Pietro Maroncelli («Il Risorgimento» 1995), del diario di viaggio di Francesco Arese Da New York al selvaggio West nel 1837 (Sellerio 2001) e di Il giro del mondo in 72 giorni di Nellie Bly (Mursia 2007).
Questo libro è il ritratto di un intellettuale, che è anche uno storico dell’Europa del Novecento; oppure dovremmo dire: uno storico che è anche un intellettuale? Difficile separare i due termini nel clima culturale dell’Italia del secondo dopoguerra: quel dimenticato ventennio in cui, “animato unicamente da passione critica e impegno civile”, l’autore sceglie, movendosi tra Trieste, Roma e Milano, di intraprendere la strada dello studioso di storia, perché solo con uno studio rigoroso del passato sembra possibile rispondere alle domande che l’Europa uscita dalla catastrofe del nazismo pone alla nuova generazione.
Letta oggi, la vicenda biografica qui ricostruita – attraverso le memorie del protagonista e poi in dialogo con una storica di una generazione più giovane – sorprende per la ricchezza dei contatti, la varietà dei personaggi che la animano, la presenza di una intellighenzia internazionale impegnata a realizzare e difendere un modello di Europa cosmopolita ispirata a ideali di libertà e giustizia.
Enzo Collotti, già professore di Storia contemporanea all’Università di Firenze, è uno dei maggiori storici della Resistenza in Europa. Tra le sue pubblicazioni più recenti: Il fascismo e gli ebrei. Le leggi razziali in Italia (Laterza, 20082), Dizionario della Resistenza (Einaudi, 2006), Hitler e il nazismo (Giunti, 2005), Fascismo, fascismi (Sansoni, 2004)