Anche il silenzio ha una sua biografia, quella scritta nella vita di chi si dedica alla meditazione. Come Pablo d'Ors, che in queste pagine ci racconta la sua avventura negli spazi della quiete silenziosa. Decidersi per questo viaggio significa abbandonare lo stato in cui sono immersi i nostri giorni, quell'atmosfera tossica di affanno, ricerca di emozioni, intorpidimento e, soprattutto, paura della vita. "Viviamo, sì, ma molto spesso siamo morti". Fermarsi e rimanere in silenzio, coltivando l'attenzione a sé e alla vita che accade: questa pratica fa incontrare deserti interiori, miraggi, spaesamenti; conosce la fatica, il tedio, la distrazione. Ma perseverare genera misteriosamente, in tempi e modi non prevedibili, frutti insperati: non solo una pace profonda e il contatto con l'io autentico, ma soprattutto un'intensa partecipazione alla vita così come ci viene incontro. Diversamente dai nostri sogni, la realtà non delude mai. "Non c'è nulla da inventare, basta ricevere quello che la vita ha inventato per noi". L'incontro fiducioso e perseverante con il maestro interiore ci insegna che vivere in modo diverso è possibile, che ogni vera ricerca ci porta nel luogo dove già ci troviamo, per apprezzarlo con occhi nuovi. Rinascere a questa gioia è semplice e alla portata di tutti.
Dopo più di due millenni, può la filosofia di Platone dire ancora una parola nuova al pensiero contemporaneo? Quale è il suo insegnamento oggi? Hans-Georg Gadamer (1900-2002), studiando per tutta la sua lunga vita il pensiero dell'Ateniese, ha tentato di coglierne, nei suoi numerosi studi, i tratti peculiari, muovendo dal neokantismo, passando attraverso le interpretazioni fenomenologiche heideggeriane, sino a entrare a contatto con la nuova interpretazione di Platone delle Scuole di Tubinga e di Milano. In questi molti stimoli, recepiti variamente, pare essere colta la stessa forza del pensiero platonico: il dialogo, l'apertura verso l'altro, la potenza del comprendere. Questo libro ricostruisce il pensiero di Platone nell'interpretazione di Gadamer, nell'intento di restituirne alla storia della filosofia una lettura organica. Attraverso una specifica esegesi della teoria delle idee e dell'Idea di Bene, dei dialoghi e delle 'dottrine non scritte', della metamatematica platonica e dei concetti di numero, eidos, idea, logos, methexis, si ripercorre, da un lato, la storia dell'interpretazione di Platone del Novecento, dall'altro, si mette in moto quel circolo ermeneutico per il quale, contro ogni sofistica, non si confonde l'essere con il mezzo e il mezzo con l'essere, ma si scorge nel logos l'accadere dell'essere.
L'odierna trasformazione inedita della svolta antropologica pone all'elaborazione del "nuovo umanesimo" l'esigenza di articolare un nuovo assetto del religioso in chiave filosofico-teologica. A questa elaborazione contribuisce la ricerca qui presentata, che poggia sullo scavo approfondito e scientifico dei testi del Beato Antonio Rosmini. Da questa attenta analisi emerge una forma propria di metafisica della pro-affezione, che porta all'evidenza l'esperienza della coscienza stessa come originariamente etica perché assolutamente affettiva (e viceversa). Questo approccio, senz'altro originale, in quanto, tra l'altro, approfondimento coerente della teoria della coscienza credente di Pierangelo Sequeri, articola intrinsecamente le connessioni epistemologiche dei saperi e delle scienze, anche umane, e perviene alla ricomprensione della cifra unitaria della mutazione epocale della post-modernità, individuandola nella coscienza morale riflessa, intesa come giudizio speculativo di un giudizio pratico.
Questo libro presenta un itinerario di riflessione in cui il tema della cura diventa l'occasione per ripensare la condizione umana che fa da sfondo e anche da fondamento dell'agire medico contemporaneo. Dalla raffigurazione della morte di Socrate, con cui Platone ci consegna la relazione di cura come philia, passando attraverso il mito heideggeriano di cura, la foucaultiana 'cura di sé', ma anche, più in filigrana, la pecora malaticcia e il mito della 'grande salute' nietzscheani, il testo di Alessandra Papa pone a tema il corpo vulnerabile come paradigma delle relazioni e primo valore della persona, sempre esposta al fraintendimento, all'abbandono o all'incomprensione. Nel dialogo con i temi dell'ethics of care e con le sollecitazioni sviluppate nei Disability Studies, il testo propone una rilettura dei limiti procedurali e formali con cui la medicina oggi guarda alla figura del paziente, e cioè, in ultima analisi, dell'uomo, di cui dovrebbe essere la custode. Grazie a una comprensione filosofica dell'azione di cura, descritta anzitutto come impegno nei suoi aspetti etico-sociali, ma anche politici, si auspica che la medicina, rifondata ontologicamente, e con gli strumenti che la filosofia le mette a disposizione, possa finalmente giungere alla costruzione teoretica di modelli relazionali efficaci che non sacrifichino la persona umana di volta in volta al principio normativo, o a un modello di comprensione empirico-naturalista, o matematico.
Estesa, ricostituita, allargata, di fatto, unipersonale, convivente, non convivente... Le forme di famiglia di cui oggi si censisce, e non solo da un punto di vista statistico, l'esistenza sono davvero tante e in continua variazione. La famiglia cambia pelle, e questo suo trasformarsi, si dice da più parti, è segno di vitalità, di capacità di risposta ai mutamenti della società. Siamo proprio sicuri che sia così? Roberto Volpi, statistico attento a far dialogare i dati con la vita e i comportamenti sociali del nostro Paese, sfata questo e altri miti mostrandoci una realtà ben diversa con la quale fare i conti. La famiglia nella sua modalità 'tradizionale', fondata sulla coppia unita in matrimonio e aperta ai figli, ha svolto un ruolo fondamentale nel risollevare le sorti dell'Italia appena uscita dalla Seconda guerra mondiale e ha goduto di ottima salute fino a metà degli anni Settanta, poi la sua traiettoria vitale ha preso un'altra strada, fino alla situazione di oggi, caratterizzata da una perdita di prestigio che si misura in numeri di matrimoni e di figli mai così bassi nella storia d'Italia. Le cause di questo scivolamento, peraltro condiviso con gli altri Paesi occidentali, sono tante, ma il vero punto della polverizzazione della famiglia in forme sempre più contingenti e provvisorie è culturale, e trova la sua origine nella transizione in atto nell'Occidente post-moderno da un tipo di società i cui assetti economico-produttivi necessitavano di una forte famiglia...
Adozione e affido non sono forme nuove di fare famiglia. Da sempre hanno rappresentato una risposta spontanea del sociale al bisogno di 'cura' dei bambini privi di un contesto familiare adeguato e al tempo stesso una espressione del desiderio 'generativo' e prosociale delle famiglie. Si tratta di due istituti giuridici che meritano di essere rilanciati, sottolineandone le potenzialità e riscoprendone la più autentica natura. Infatti sono forme che consentono di mettere in luce alcuni elementi costitutivi del famigliare, essenziali oggi, forse più che in passato, per riflettere sul significato dell'essere genitori e dell'essere figli. Adozione e affido si collocano nel punto di intersezione tra familiare e sociale e ne rivelano la profonda interconnessione: anche il sociale, perciò, è chiamato ad assumere una specifica responsabilità nel sostenere le famiglie attraverso le diverse tappe del percorso dell'adozione e dell'affido. La trattazione congiunta delle tematiche relative all'adozione e di quelle relative all'affido, nei risvolti di somiglianza e di distinzione, e il respiro interdisciplinare e internazionale che attraversa tutti i contributi qualificano in modo peculiare questo volume, che si rivolge a studenti, a professionisti e a operatori del settore impegnati nell'accompagnamento delle famiglie adottive e affidatarie.
Il volume nasce dalla necessità di identificare nuovi spazi per l'attività consultoriale e l'urgenza, per il consultorio, di ripensare la propria funzione, la propria organizzazione, il proprio rapporto con il territorio di appartenenza, identificando modalità operative inedite che forniscano risposte adeguate alle domande delle famiglie di oggi. Il consultorio familiare deve porsi come luogo di prevenzione e di promozione della realtà familiare, individuando spazi operativi nei quali intervenire in collaborazione con le istituzioni locali. Si pensi all'educazione delle nuove generazioni alla vita matrimoniale e familiare, all'educazione sessuale, all'aiuto alla famiglia nelle varie fasi di sviluppo e nell'assunzione dei relativi compiti educativi che ne accompagnano l'evoluzione, alla preparazione e allo sviluppo delle funzioni genitoriali, alle esigenze tipiche delle diverse fasce di popolazione. Il consultorio può diventare così un presidio educativo territoriale, che, attraverso la propria dimensione pedagogico-educativa, non soltanto aiuta le persone a risolvere i problemi della vita quotidiana, ma soprattutto le sostiene nel dare senso e significato alla propria esperienza.
Perché le nostre istituzioni - anche quelle fondamentali come la politica, la scuola, la sanità, i servizi sociali - ci sembrano spesso così lontane dai cittadini, dalle loro esigenze, dalla vita reale? È ancora possibile per loro stringere un nuovo patto con la comunità o sono condannate a rimanere confinate nell'autoreferenzialità, consegnate alla logica della programmazione e del controllo, se non dell'utile e del profitto? Educare, curare, governare non sono attività standardizzabili, assimilabili a quelle di una macchina impersonale, ma si interfacciano costantemente con l'imprevedibilità e l'eccedenza della vita, soprattutto nei suoi passaggi dolorosi come la malattia, il disagio, la violenza. Avvicinarsi a questa anima inquieta, al corpo pulsante della comunità non è possibile se si muove da strategie predefinite e da azioni pianificate all'interno di più o meno improbabili cabine di regia. Occorre invece 'entrare nel rischio' e dare ospitalità anche - e in primo luogo - alle manifestazioni più recalcitranti della natura umana che chiedono sempre, oltre che di essere ascoltate, di essere aiutate a definirsi, di essere dotate di confini entro cui esprimersi, e a volte addirittura di ricevere una voce e un nome che da sole non sanno darsi. C'è bisogno, insomma, che le istituzioni diventino il vero e proprio 'genius loci' chiamato a vigilare sul buon equilibrio di un territorio e della comunità che lo abita, aperto nei confronti delle energie vitali che vi circolano.
Gilles Deleuze (1925-1995) è un pensatore che ha fortemente inciso sul rinnovamento della filosofia nella Francia della seconda metà del secolo scorso. Le sue idee conoscono oggi una ripresa di interesse in vaste aree della filosofia mondiale. Tra le tematiche che destano attenzione spicca il rapporto tra l'estetica e l'etica, attraverso il quale Deleuze propone il ripensamento critico della struttura originariamente pratica della soggettività e una diversa tematizzazione dell'ontologia.
Il pensiero di Arnaldo di Villanova costituisce un importante momento della storia della religiosità fra XIII e XIV secolo. Egli infatti è uno tra i primi laici che nel Medioevo centrale rivendichi sia la dignità del suo stato sia la legittimità della sua competenza esegetica e teologica. In questo volume si esaminano due aspetti della produzione letteraria del maestro catalano. Anzitutto il "Tractatus quidam", la cui paternità arnaldiana è stata recentemente negata ma che risulta invece confermata, alla luce delle prove offerte da un nuovo e puntuale esame di testi in precedenza solo parzialmente presi in considerazione. Proprio questi testi fungono da trait d'union teorico fra la prima e la seconda fase del suo pensiero; difatti la presente ricerca muove dall'ipotesi che fra il 1301 (quando Arnaldo conobbe il movimento degli Spirituali provenzali e italiani) e il 1305 (anno di elezione al pontificato di Clemente V) in Arnaldo sia maturato un profondo ripensamento delle sue prospettive teoriche, a cui contribuì anche il desiderio di dare maggiore enfasi a una lettura apocalittica delle vicende drammatiche della fase in corso della Chiesa. In secondo luogo il saggio mette in luce come Arnaldo, da vivace polemista qual era, si scontrò non solo con i domenicani ma con la stessa dirigenza dell'Ordine dei minori. La comune esperienza di persecuzione, vissuta con i dissidenti appartenenti al movimento degli Spirituali.