Anche questo secondo volume intende sottolineare la dimensione europea di una letteratura che viene studiata, di solito, in termini strettamente nazionali. Col Settecento ha inizio la "modernità" di una produzione letteraria la cui lezione costituisce ancora oggi un esemplare punto di riferimento. L'Illuminismo francese si diffonde in Europa grazie alla clarté di una lingua di cui viene celebrata l'universalità, e tuttavia rappresenta il grande momento della fortuna del pensiero inglese (Hume, Locke) così come sul piano narrativo i romanzi di Prévost, Laclos, Crébillon, Rétif de La Bretonne, non mancano di ispirarsi alla coeva narrativa anglosassone. Se sulla scena trionfano Marivaux per la commedia e Voltaire per la tragedia (ma hanno anche larga diffusione popolare i canovacci della commedia dell'arte), sul piano della scrittura filosofica s'impone la grande triade Voltaire, Diderot, Rousseau, con aperture tuttavia che vanno al di là del sensismo, recuperando sensibilità e sentimento. Sul piano del gusto poetico, la corrente neoclassica così viva in Europa trova anche in Francia esponenti di prim'ordine (Chénier). All'influsso anglosassone succede, nella stagione romantica, quello germanico, da Madame de Staèl a Nerval. Si tornerà al primato francese con due grandi maestri: grazie a Flaubert e Baudelaire nascono, in Europa, il nuovo romanzo e la nuova poesia lirica. Con i simbolisti e i decadenti, Proust e Valéry, e poi Sartre e Camus si imporranno nuovi modelli provenienti dalla Francia.
Alessandro Manzoni è stato uno degli artefici che più profondamente hanno contribuito al processo costruttivo della nazione italiana moderna, per quanto lontano dall'attivismo politico e dall'impegno militante, e tuttavia presente senza incertezze nei momenti chiave del mutamento storico. Da sempre fedele all'idea di unità, ha espresso tale convinzione in testi emblematici (i cori delle tragedie, l'ode "Marzo 1821"), ha rivoluzionato una letteratura elitaria introducendovi il genere moderno del romanzo e facendo rispecchiare in esso un'intera società, ha costruito con rigore e pazienza estremi i presupposti perché nascesse la nostra lingua comune. Oggi, nel mondo globalizzato in cui siamo immersi, la storia della nostra e delle altre nazioni sollecita nuove riflessioni. La vicenda di Manzoni permette di cogliere come si sia sviluppato il processo di "immaginazione" del diverso spazio politico creato con la nazione moderna, in cui tanti intellettuali italiani si sono proiettati, sovrapponendolo e sostituendolo ad altri ambiti di relazioni precedenti, spesso superati. Questa raccolta di saggi intende ripercorrere anche secondo tale prospettiva l'impegno di Manzoni nella costruzione della nuova Italia, a conclusione dei festeggiamenti del Centocinquantesimo della nascita dello Stato unitario, nel segno di un omaggio della sua città al grande scrittore italiano.
"Poesia religiosa nel Novecento" avvia una prima indagine su un argomento ancora poco esplorato, dove gran parte dello scavo filologico e critico rimane ancora da fare. Sempre sul filo dell'analisi testuale, otto poeti italiani fra i più significativi del Novecento vengono qui letti alla luce dei loro percorsi esistenziali e del rapporto fra la loro opera e la fede (o l'assenza di fede). I saggi, quasi capitoli di una monografia a più voci, vertono su Giovanni Pascoli, Clemente Rebora, Cristina Campo, Giorgio Caproni, Margherita Guidacci, Mario Pomilio, Antonia Pozzi, David Maria Turoldo.
«Se molto è stato scritto sul rilievo religioso de Il Signore degli Anelli», attesta lo studioso Joseph Pearce nel suo Catholic Literary Giants, «meno è stato pubblicato su quello politico, e quel poco che c'è spesso è erroneo nelle conclusioni e all'oscuro circa le finalità che Tolkien si prefiggeva». Jonathan Witt e Jay W. Richards provano, con Hobbit Party, a colmare questa lacuna. In un tempo in cui molti sono preoccupati che l'Occidente stia scivolando verso una bancarotta non solo economica, ma anche morale e politica, gli autori dimostrano come Tolkien - che si descriveva come uno Hobbit «in tutto tranne che nella statura» - abbia tracciato, con le sue amate storie della Terra di Mezzo, una mappa verso la libertà. A tal fine, essi attingono alla loro combinata esperienza in letteratura, scienze politiche, economia, filosofia e teologia per descrivere la visione tolkieniana dell'uomo, creato appunto per la libertà, eppure sviabile così tanto facilmente dalla brama di potere. L'universo fantastico de Il Signore degli Anelli, del resto, non è stato creato da Tolkien per fornire ai suoi lettori una via di fuga dalla realtà. Del nostro mondo, la Terra di Mezzo è piuttosto un ritratto impressionista. Uomini, Elfi, Nani e Hobbit diventano l'occasione narrativa per mettere a fuoco alcuni dei grandi temi del nostro tempo: i limiti dello Stato; il valore della proprietà privata; il libero arbitrio e la tentazione del potere; la dottrina della guerra giusta; l'ecologia; l'amore e la morte. Hobbit Party è il nome della festa che celebra le virtù di Frodo e della Contea: la nobiltà d'animo, la verità e la bellezza.
A questo numero hanno collaborato:
GIUSEPPE DALLA TORRE, rettore emerito, Università LUMSA, Roma.
FABIO PIERANGELI, professore associato di Letteratura italiana, Università Tor Vergata, Roma.
RAFFAELE MANICA, professore associato di Letteratura italiana, Università Tor Vergata, Roma. Dirige Nuovi Argomenti.
SIMONE STANCAMPIANO, docente di Storia della filosofia moderna, Pontificia Università Antonianum, Roma.
DIEGO FERRANTE, dottorando di ricerca in filosofia, Scuola Normale Superiore-Istituto Italiano di Scienze Umane, Pisa.
PAOLA DALLA TORRE, professore a contratto di Cinema, immagini e linguaggi, Università Tor Vergata, Roma.
DANIELA DE LISO, ricercatrice confermata di Letteratura italiana, Dipartimento di Studi Umanistici, Università degli Studi “Federico II”, Napoli.
CECILIA OLIVA, dottoranda di ricerca, Dipartimento di Studi Umanistici, Università Tor Vergata, Roma, con un progetto di ricerca sui manoscritti di Elsa Morante.
EMILIO GATTICO, professore associato di Psicologia dello sviluppo ed Epistemologia Genetica, Università di Bergamo.
RAFFAELLA SABRA PALMISANO, collabora con la cattedra di Filosofia Morale dell’Università degli Studi di Trieste.
GIACOMO SCALZI, direttore editoriale del Giornale di Brescia.
CLADIA VILLA, professore ordinario di Filologia medioevale e umanistica, Università di Bergamo e Scuola Normale Superiore, Pisa.
MARI K. NIEMI, senior researcher, Università di Turku (Finlandia) e, in virtù delle sue ricerche sul sistema politico britannico, è attualmente visiting scholar all’Università di Strathclyde, Glasgow (Scozia).
FRANCESCO LEONELLI, dottorando di ricerca in Storia dell’arte, Università “Roma Tre”.
Nemico giurato delle scuole e dei libri, bugiardo e vanitoso, buono di cuore quanto sventato di testa, affascinato dalle promesse di ricchezze improvvise e di miracolose attrattive, Pinocchio è senza ideali, senza patria e senza contrassegni distintivi di religione. La sua doppia natura - umana e legnosa, carnale e marionettistica, concreta e fantastica - lo conduce alle mosse più avventate e meccaniche, alle corse e ai balzi istrioneschi del burattino e, insieme, al rammarico, alle improvvise malinconie, ai pianti dirotti e segreti del ragazzo vivo e reale. Concreto e fiabesco, poetico e sapienziale, Pinocchio è il frutto maturo e inatteso della penna di Carlo Collodi, che scopre la propria autentica vocazione non negli studi teologici ai quali era destinato, ma nell'attività del poligrafo e del giornalista. Egli non è professore, non è cattedratico ed è sprovvisto di cultura pedagogica. Tuttavia, è ricco di verve e di intelligenza estrosa maturata nell'esperienza narrativa e affinata attraverso le traduzioni di Perrault, la composizione di guide scolastiche, favole educative e celebri libri di lettura per ragazzi. Un insolito, avventuroso educatore che, proprio per il suo anomalo percorso, è in grado di pensare l'avventura stessa come forma di educazione.
Genere per eccellenza sfuggente a qualsiasi regola e classificazione troppo rigorosa, il fantastico occupa una parte importante della produzione letteraria europea e americana. Da "Dracula" ad "Alice nel paese delle meraviglie", da Poe a Hoffmann, a Kafka, racconti e romanzi fantastici nascono sotto il segno della fantasia più sfrenata e spostano i confini fra reale e irreale, fra credibile e incredibile, proiettando il lettore negli spazi illimitati dell'immaginazione. Sulla scia dei grandi maestri tedeschi e americani, anche in Italia si sviluppò una fitta produzione di matrice fantastica. Dalle opere scapigliate e bohémien di Tarchetti e dei fratelli Boito al verismo "fantastico" di Verga e Capuana all'angoscia interiore di Pirandello e Savinio sono qui raccolti alcuni dei migliori racconti fantastici della nostra letteratura. L'introduzione di Costanza Melani spiega la genesi e le peculiarità di questo genere indefinibile e affascinante; le sezioni in cui il libro è articolato sono precedute da brevi premesse che analizzano le caratteristiche dei racconti e degli autori antologizzati.
Calvino, Gadda, Landolfi, Levi, Malerba, Manganelli, Moravia, Pasolini. Di questi, solo Moravia è romano: "Non mi sono mai mosso da Roma, ma dentro Roma sì che mi sono mosso" (dice uno dei tanti personaggi dei Racconti romani). Gli altri hanno voluto che Roma ospitasse le loro esistenze, e che le loro esistenze ospitassero Roma. Calvino viene a viverci stabilmente solo nel 1980 (un anno dopo l'uscita di Se una notte d'inverno un viaggiatore), Gadda vi si trasferisce nel 1925, Landolfi si aggira per Roma fin dai primi decenni del Novecento (nel 1913-14 frequenta la prima elementare), Levi arriva nel 1945 (quando viene chiamato a dirigere "Italia libera"), Malerba "migra" nel 1950 (dopo aver fondato la rivista "Sequenze"), Manganelli fugge a Roma nel 1953 (lasciandosi alle spalle qualche storia d'amore), Pasolini - nel 1950 - vede nella città eterna un'occasione ideale per liberarsi del suo passato. "Solo la lettura ama l'opera - scriveva Barthes - e mantiene con essa un rapporto di desiderio". Tenendo sempre a mente queste parole, è stato possibile dialogare con questi scrittori, vederli passeggiare per le strade di Roma, incontrarli per caso in un caffè del centro, osservarli mentre allungano il passo per tornare a casa perché hanno lasciato un libro in sospeso. Postfazione di Filippo La Porta.
Con questo ottavo volume in due tomi dedicato al Novecento, che si avvale di un'introduzione generale di Carlo Ossola, si completa in edizione tascabile un'opera fondamentale per chiunque voglia conoscere o approfondire la tradizione poetica italiana. Da Gozzano ai Crepuscolari, dai Futuristi a Campana e Rebora, da Saba, Ungaretti e Montale al dopoguerra e alla contemporaneità (Pasolini, Caproni, Zanzotto, Luzi, Giudici...), senza tralasciare una nutrita sezione dedicata ai grandi dialettali: la poesia del secolo appena trascorso si rivela in tutta la sua straordinaria varietà di accenti stilistici, linguistici e formali. Ogni sezione è accompagnata da un'introduzione specifica; le note a piè di pagina propongono nuove interpretazioni e significati testuali. Completano l'edizione le note filologiche e bio-bibliografiche, l'indice degli autori e degli incipit.
Una scheda di lettura editoriale è un genere letterario di difficile definizione e può prendere forme molto diverse a seconda di chi la scrive: è una recensione un po' più informale del solito, un appunto di servizio, un testo creativo, un divertissement, uno sfogo... Ma in realtà non è che una veste più professionale di un'abitudine molto naturale in tutti i lettori: parlare di un libro che si è letto a qualcuno che ancora non l'ha letto. Con entusiasmo, con precisione, con fastidio per la noia che si è provata. Una sola cosa non pertiene ai lettori non professionali, e cioè la valutazione editoriale, il suggerimento di pubblicare o non pubblicare quel libro. Valutazione che può contemplare una serie di parametri assai varia, da quelli ideologici a quelli commerciali, cercando di non dimenticare mai l'identità della casa editrice. In questo volume Tommaso Munari ha raccolto 194 schede scritte da cento fra i più famosi lettori che l'Einaudi ha avuto nel corso degli anni. Dai "padri fondatori" come Pavese, Bobbio e Mila, agli scrittori "organici" alla casa editrice come Natalia Ginzburg, Vittorini, Calvino, Fruttero e Lucentini, Manganelli, ai grandi studiosi che frequentavano le riunioni del mercoledì, come De Martino, Cantimori, Musatti, Argan, Contini, Caffè, Ripellino, Jesi, Segre e tanti altri, senza dimenticare il mitico Bobi Bazlen che proprio nell'attività di suggeritore editoriale ha fatto convergere tutto il suo percorso intellettuale. Prefazione di Ernesto Franco.
Le domande radicali sul significato dell'esistenza che contraddistinguono il cammino esistenziale degli scrittori del Novecento. Da Clemente Rebora a Luigi Santucci, passando per Guido Morselli, Cristina Campo, Primo Levi, David Maria Turoldo, Sergio Quinzio, Mario Luzi, Divo Barsotti e Alda Merini: sono alcuni degli scrittori della letteratura del Novecento dalle cui opere - di fronte al dolore e al male che opprimono la vita dell'uomo - si leva il grido di sofferenza e la domanda tragica a Dio sul perché. Partendo da una riflessione sulla qualità poetica della letteratura biblico-sapienziale, i contributi qui raccolti prendono in esame tale tragica domanda in alcuni autori della letteratura contemporanea, registrandola nelle sue molteplici forme come fossero "echi" di quegli interrogativi alti e puntuti che si trovano già nelle Sacre Scritture (dai Salmi al Qohelet fino al libro di Giobbe).
Questo settimo volume, che si avvale di un'introduzione generale di Carlo Ossola, presenta gli autori che hanno restituito alla letteratura italiana del XIX secolo il senso dell'infinito: da Monti e Foscolo a Leopardi e Manzoni, preparando quella discesa introspettiva, nella coscienza e nei significati da Pascoli a D'Annunzio - che prelude al Novecento, anche per quei nessi di lingua e di popolo che saranno esaltati dalla musa dialettale del Porta e del Belli. Ogni sezione è accompagnata da un'introduzione specifica; le note a piè di pagina propongono nuove interpretazioni e significati testuali. Completano l'edizione le note filologiche e bio-bibliografiche, l'indice degli autori e degli incipit.