INDICE
PARTE I – Politica e diritto nel pensiero sociologico
Capitolo primo – Un quadro di insieme
1. Premesse
2. Sociologia, sapere interdisciplinare
3. Il pensiero sociologico, tra politica ed esperienza
Capitolo secondo – Un richiamo alla sociologia delle origini.
1. Prologo
2. Stati e regimi in Auguste Comte (1798-1857)
3. Libertà e individualità in Herbert Spencer (1820-1903).
4. La lotta di classe di Karl Marx (1818-1883)
5. Genesi e funzionamento delle istituzioni in Émile Durkheim (1858-1917)
6. Comunità e società in Ferdinand Tönnies (1855-1936)
7. Max Weber (1864-1920) e i processi di dominio
Capitolo terzo – Un richiamo alla sociologia americana e italiana
1. Discriminazione e ineguaglianza nella sociologia americana
2. Cittadinanza e diversità in Talcot Parsons (1902-1979)
3. Politica e diritto nella sociologia italiana, a partire da Don Luigi Sturzo (1871-1959)
4. Istituzione e politica in Achille Ardigò (1921-2008)
5. Movimenti collettivi e istituzioni: Francesco Alberoni (1929)
Capitolo quarto – Legge e istituzione nel pensiero sociologico
1. Premesse
2. Normatività, politica ed esperienzialità
2.1 Utilità, opportunità e abitudini sociali
2.2 Lavoro, economia e società
2.3 Politica e società
3. Organizzazione e dinamiche sociali nei principali modelli teorici
3.1. Classi, gruppi e associazioni nell’azione sociale
3.2. Legge e organizzazione nello strutturalismo
3.3. Istituzioni e politica nel funzionalismo
4. Pluralismo, multiculturalismo e secolarismo: l’età secolare
4.1 Incommensurabilità e decostruzione
4.2 Comunitarismo e sentimento secolarista
5. Sociologia relazionale e società dell’umano: comprendere le differenze per conciliarle
6. Utilitarismo educativo e culturale
6.1. Società dell’educazione e della formazione
6.2. Istruzione orizzontale
PARTE II – Politica della Comunicazione
Capitolo quinto – Il campo della ricerca
1. Il merito
2. Il metodo
Capitolo sesto – Origini
1. Incidenza della comunicazione su politica e diritto, nel tempo
2. Relazioni politiche e informazioni giuridiche morse
3. Decisori politici della comunicazione nella società contemporanea
3.1 Politica della comunicazione telefonica
3.2 Politica dell’informazione attraverso radio e televisione
3.3 Disciplina e politica della telefonia mobile
4. Considerazioni conclusive
Capitolo settimo – Il ruolo della politica nella rivoluzione della comunicazione1. Dalla guerra fredda alla rete dell’Arpa
2. La politica della comunicazione, dalla cortina di ferro a Giochi senza frontiere
3. L’incidenza delle scelte politiche sull’apertura della rete
3.1 Il caso Lindsay Maguire contro Sydney Organising Committee for the Olympic Games
3.2 Www Olimpiadi di Beijing 2008: accesso negato
4. Considerazioni conclusive
Capitolo ottavo – Processi politico-comunicativi nell’era di internet
1. Politica, immigrazione e comunicazione
2. Nuovi processi politici e giuridici del world wide web
3. Gli internet non users
4. Cittadinanza internettiana
5. Norme giuridiche di comportamento su internet
6. Il codice per la tutela dei dati on line
Capitolo nono – Processi giuridici e politici in relazione a internet
1. Forme e tutela di comunicazione on line
2. I processi di acquisizione di beni e servizi on line
3. Internet e finanza (di Angelo Crisafulli)
3.1 Organizzativo
3.2 Informativo
3.3 Distributivo/Commerciale
3.4 Considerazioni finali
4. Internet.it
5. Disciplina e politica dei social in Italia
6. Il mondo del malaware: tutela e diciplina politico-giuridica
7. Cittadinanza millennials, reale e virtuale
8. Considerazioni conclusive
Capitolo decimo – Sesto potere
1. I processi di e-democracy e e-government
2. Al voto! On line…?
3. Allargare il consenso nel web
3.1 Nella rete di Obama.
3.2 Un’Opera trasparente
4. Agenda settings, spirale del silenzio e fake news
5. Considerazioni conclusive
Capitolo undecimo – Epilogo
1. Considerazioni riepilogative
2. Dinamiche e processi politico-comunicativi e giuridici in prospettiva
3. Soggetto di diritto e politica nella società contemporanea della comunicazione
Negli ultimi trent'anni la globalizzazione ha reso sempre più complessa la definizione di giustizia. Nel tempo della post-democrazia gli Stati nazione sono sempre più deboli mentre crescono i nuovi Imperi che dilatano confini, pongono questioni radicali sul rapporto tra la sicurezza e la libertà individuale e gestiscono le paure e i sentimenti delle persone attraverso l'intelligenza artificiale e il Metaverso. Quale sarà il modello di giustizia del futuro? Quali le condizioni minime per ricostruire la giustizia nella storia? In queste pagine Francesco Occhetta si interroga su come rifondare la giustizia attraverso una conversione culturale che contrapponga alla visione retributiva quella riparativa, che si fonda sull'interrogativo: cosa può essere fatto per riparare il danno? Come mettere in pratica il "saper rendere giustizia" che il Re Salomone domandò in dono a Dio?
Le credenze, la tradizione, i mores, si radicano laddove il gruppo sociale percepisce una minaccia alla propria sopravvivenza. In Europa come negli Stati Uniti d'America, in Brasile come in Australia, ci si chiude all'invasione - più o meno reale - dell'altro, sollevando barricate, muri, blocchi navali nel tentativo di arginare il pericolo di contaminazioni etniche, culturali, ma soprattutto economiche. È l'insicurezza, spesso espressione di discriminazione razziale, che porta a non avere fiducia nel futuro, ad essere diffidente nei confronti dell'altro e verso le istituzioni che dovrebbero adoperarsi per migliorare quell'avvenire. All'epoca di contagi ed emergenze pandemiche mondiali, l'individuo e i gruppi nei quali si realizza la sua personalità che ruolo svolgono nella società contemporanea?
Prima monografia pubblicata in Italia su Henri Lefebvre, l’opera si concentra sui suoi studi urbani e la «Teoria critica dello spazio». Il metodo d’indagine scelto da Biagi è un rigoroso ritorno alle opere e al contesto in cui Lefebvre le ha prodotte. Si ripercorre così l’intera parabola storico-critica della sua produzione intellettuale, restituendo l’articolata costellazione teorica in cui il metodo storico si interseca con il rigore filosofico e sociologico. Viene poi rielaborata la vasta produzione sull’urbano del filosofo di Hagetmau, giungendo a mettere a fuoco il suo tentativo di strutturare una «Teoria politica generale dello spazio». Il libro fa inoltre chiarezza sul significato usato e abusato della formula, coniata da Lefebvre, di «diritto alla città», che viene analizzata nel contesto del dibattito filosofico-politico francese e internazionale. Lo sguardo innovatore di Henri Lefebvre di fronte alla fi ne del «secolo breve» ci è dunque reso in tutta la sua ricchezza e complessità.
Lavoro: una realtà essenziale, nelle parole di papa Francesco, per la società, per le famiglie, per i singoli individui. Il lavoro costituisce una componente direttamente collegata alla dignità dell'uomo, perché attraverso esso la persona si realizza con le sue attitudini e capacità intellettive, creative e manuali, in una forma di cooperazione che prolunga l'opera di Dio nella storia. Introduzione di Roberto Rossini.
E' quasi due secoli che l'esperienza familiare è oggetto di aspre contestazioni. Esasperando una lettura individualistica e non relazionale dell'uomo, i critici della famiglia giungono frettolosamente a concludere che della famiglia sia doveroso allentare i vincoli costitutivi, per giungere a rimuoverli del tutto. Ma come pensare di poter rinunciare alla famiglia, se è proprio dal fatto che l'uomo è un animale familiare che dipende l'identità del genere umano, cioè l'identità di ciascuno di noi?
E sé il «problema» fosse lo stipendio? Non perché (troppo) basso, ma il concetto stesso di salario: ovvero il tempo trasformato in merce. Un altro lavoro è possibile. Noi non abbiamo bisogno di lavatrici, di automobili o di scuole: ma di lavarci i vestiti, di spostarci e di istruzione. Il lavoro ha per scopo produrre quel che ci serve per vivere: cibo, vestiti, casa, cultura. Ripartiamo da qui: un po' di tempo per fare ciò di cui abbiamo bisogno. Il resto, diamolo pure al mercato. Ma non ne saremo servi. Francesco Gesualdi, già alunno di don Milani e noto attivista, ci provoca ad un cambiamento. Di testa e di orologio.
Approfondendo i concetti di multi-, inter-, transcultura e di interlegalità, questo volume, con uno sguardo attento anche ai processi di inclusione, appartenenza e identità, cerca possibili risposte capaci di favorire un'effettiva promozione e integrazione della persona in quei contesti che sembrano viepiù caratterizzare l'Italia del XXI secolo, intrappolata in una ragnatela di pregiudizi e stereotipi che non stanno agevolando il formarsi di un modello efficace di integrazione dei nuovi italiani. Riflessioni teoriche e comparazioni di esperienze si interrogano sui percorsi da intraprendere per una migliore comprensione dei processi socio-integrativi, etici e promozionali, di per sé indispensabili per una governance più umana. Si focalizzano possibili implementazioni di politiche sociali che potrebbero, pur dentro a innegabili difficoltà, favorire in Italia lo sviluppo di una democrazia sostenibile tanto per i 'vecchi' quanto per i 'nuovi' italiani.
L'uomo è l'unico essere vivente insoddisfatto della sua natura. Vibra in lui il presentimento di uno stato più perfetto e felice. Per lunghi periodi si adatta a vivere secondo regole prefissate, seguendo stanche abitudini, ma c'è un momento in cui decide di rompere ogni vincolo ed esplorare territori sconosciuti. E quello che Francesco Alberoni chiama lo "stato nascente ", una vera e propria morte-rinascita da cui si genera un nuovo modo di essere. Il grande studioso dei sentimenti umani e dei movimenti collettivi sostiene che questa forza primigenia ci è stata inculcata nell'anima dalla Natura, e non senza motivo. Essa ci costringe a creare sempre, a guardare al futuro, a sperare contro ogni speranza. E quello "stato di grazia", che in un bagliore di lucidità ci fa credere che il mondo può migliorare, che noi possiamo diventare persone migliori, e che tutto ciò che è stato finora, quella che chiamiamo vita reale, era, in realtà, una povera vita inautentica, dolorosa. Lo "stato nascente" è la passione che fa scorrere in noi una vita di estrema intensità, diventiamo infaticabili e tutte le nostre paure scompaiono. Scompare anche la paura della morte, perché non si ha paura di morire quando si ha l'impressione di muoversi verso ciò che è vero, giusto e bello.
Questo libro - un classico della sociologia - spiega come sorgono e come evolvono i movimenti collettivi che sconvolgono, rinnovano e spesso devastano la società. I movimenti sono vere e proprie esplosioni sociali che, sull'onda di speranze, passioni, utopie, travolgono l'ordine costituito senza che i politici e gli amministratori sappiano come fronteggiarli. Così è stato per il fascismo, per il nazismo, ma anche per il New Deal, per i movimenti di liberazione nazionale, per la nascita di nuovi sindacati, di nuovi culti. "Movimento e istituzione" nasce dallo studio di centinaia di movimenti, sorti in paesi ed epoche diverse fino ad arrivare a oggi. Insegna come identificarli, analizzarli ed evitare che producano effetti catastrofici, neutralizzando gli elementi fanatici e violenti per indirizzare gli altri verso mete più costruttive. Inoltre esamina il processo attraverso il quale emergono i capi carismatici e discute come sia possibile frenarli. I movimenti sono come la piena di un fiume che può travolgere ogni cosa, ma anche venire incanalata per l'irrigazione o deviata per produrre energia elettrica. Ma per ottenere questi risultati occorre un sapere che nasce dallo studio, dall'esperienza. E quanto si propone questo trattato, che mostra come affrontare e indirizzare le più violente e pericolose passioni collettive, trasformandole in forze costruttive capaci di generare solide e pacifiche istituzioni democratiche.
Perché le nostre istituzioni - anche quelle fondamentali come la politica, la scuola, la sanità, i servizi sociali - ci sembrano spesso così lontane dai cittadini, dalle loro esigenze, dalla vita reale? È ancora possibile per loro stringere un nuovo patto con la comunità o sono condannate a rimanere confinate nell'autoreferenzialità, consegnate alla logica della programmazione e del controllo, se non dell'utile e del profitto? Educare, curare, governare non sono attività standardizzabili, assimilabili a quelle di una macchina impersonale, ma si interfacciano costantemente con l'imprevedibilità e l'eccedenza della vita, soprattutto nei suoi passaggi dolorosi come la malattia, il disagio, la violenza. Avvicinarsi a questa anima inquieta, al corpo pulsante della comunità non è possibile se si muove da strategie predefinite e da azioni pianificate all'interno di più o meno improbabili cabine di regia. Occorre invece 'entrare nel rischio' e dare ospitalità anche - e in primo luogo - alle manifestazioni più recalcitranti della natura umana che chiedono sempre, oltre che di essere ascoltate, di essere aiutate a definirsi, di essere dotate di confini entro cui esprimersi, e a volte addirittura di ricevere una voce e un nome che da sole non sanno darsi. C'è bisogno, insomma, che le istituzioni diventino il vero e proprio 'genius loci' chiamato a vigilare sul buon equilibrio di un territorio e della comunità che lo abita, aperto nei confronti delle energie vitali che vi circolano.