Per Paolo Pejrone le necessità primarie di un orto sono poche ed essenziali: il sole, l'acqua, la buona terra, il concime naturale, e poi molta pazienza nel coltivarlo. "Un orto - scrive - è il risultato di tanto lavoro: la zappa e la vanga, il rullo e il rastrello non vanno mai adoperati al risparmio." Gli orti raccolti in questo volume sono generalmente parte di un più ampio giardino nel quale si integrano con armonia. Sono orti di varia dimensione e natura, anche per le diverse caratteristiche climatiche del luogo in cui sorgono, poiché sono disseminati tra il Piemonte e il Lazio, in zone pedemontane o in aperta campagna, in riva a un lago o affacciati sul mare. Alcuni si distinguono per l'apparente naturale semplicità, essenziali elementi strutturali come pergolati, tralicci e tutori. In altri, lo spazio coltivato è ordinatamente diviso in "stanze" da vere e proprie pareti vegetali; oppure in aiuole delimitate da cassette di rami intrecciati o da semplici bordure di fiori. In altri ancora, ortaggi, frutti ed erbe aromatiche sono volutamente mescolati a creare un effetto di lussureggiante allegria. Infine ci sono gli orti decorativi, in cui ai tradizionali ortaggi si aggiungono o si sostituiscono i fiori coltivati. Gli oltre venti orti, disegnati dai più importanti progettisti di verde attivi oggi in Italia, sono altrettanti esempi di spazi coltivati con finalità alimentari dove anche l'occhio ha la sua parte, dove è piacevole passeggiare e sostare ad ammirare la natura.
Quella villa in campagna sembra proprio il posto ideale per la vacanza della famiglia Paolini. Peccato che fin dall'arrivo a Marta comincino a succedere cose molto strane: ogni mattina la ragazza trova nella sua stanza dei misteriosi oggetti che è sicura di aver sognato... Finché un giorno Marta riesce ad azionare uno strano marchingegno arrugginito trovato in soffitta e improvvisamente viene catapultata nel Mondo dei Sogni, un posto magico dove tutto ciò che si sogna diventa realtà... Età di lettura: da 9 anni.
L'Autore, a partire dall'esperienza storica della colonizzazione spagnola del Sud America, propone un'analisi delle teorie con le quali si è finora affrontato il tema del meticciato e individua nelle relazioni di reciproco riconoscimento tra persone e culture la via d'uscita dal vicolo cieco del multiculturalismo.
Insieme ai precedenti lavori dedicati al giuramento politico e alla giustizia, questo volume porta a termine un'imponente opera d'interpretazione con cui Prodi ha indagato e messo in luce alcuni tratti costitutivi profondi della civiltà europea, ossia le strutture mentali, sociali, economiche e giuridiche che hanno consentito l'ingresso della società europea nella modernità. Queste pagine mostrano come a partire dal medioevo il mercato si sia affermato in quanto soggetto autonomo, luogo indipendente di determinazione del valore dei beni. Con il mercato mutano i concetti di ricchezza e di proprietà e anche il concetto di furto, inteso come violazione del "giusto prezzo" e delle regole del mercato. La formazione di un potere economico distinto da quello politico, e con questo in continua dialettica, è stato ciò che ha permesso non solo la nascita della civiltà industriale ma anche la nascita delle libertà costituzionali e dei diritti. Ripercorrendo una vicenda millenaria, "Settimo non rubare" finisce per interrogarsi sulla crisi in cui questa civiltà pare irreversibilmente entrata oggi.
La parola "ipertesto è oggi associata a uno dei fenomeni più rilevanti della contemporaneità, il Web. Eppure, quando Ted Nelson la coniò negli anni Sessanta, le sue teorie, che prefiguravano un nuovo supporto di scrittura, una nuova pratica di lettura e soprattutto un nuovo rapporto tra autore e lettore, vennero considerate idealistiche e visionarie. Paola Castellucci ripercorre la stona dell'ipertestualità, le cui tappe fondamentali hanno contribuito a definire l'identità stessa dell'informatica in quanto disciplina autonoma rispetto alle altre aree scientifiche.
Piazza San Pietro,dicono i cattolici,è il centro planetario del cristianesimo: ma accoglie, a braccia aperte, fedeli di altre religioni, non credenti, atei. Da quella finestra lassù, Benedetto XVI, e decine di Papi prima di lui, parla ogni domenica a creature di ogni razza e provenienza,e alla fine benedice le folle festanti.Ma piazza San Pietro è soltanto quella che si vede e si fotografa,con i servizi di sicurezza che controllano file di fedeli all’entrata della Basilica? Qual è il mondo segreto che rotea intorno allo storico colonnato del Bernini? Paolo Mosca,per due anni,ha intervistato “l’umanità nascosta” di Borgo Pio: artigiani,artisti,negozianti,monsignori,suore,che con la loro opera contribuiscono a tenere alto il prestigio della Città del Vaticano. Settanta personaggi, ciascuno con la sua storia di sacrificio, di lavoro, ricompensati dalla Provvidenza proprio con dei “piccoli miracoli”. Uno spaccato unico, che rivela, negli abitanti di Borgo Pio, un amore e un rispetto nei confronti della Chiesa e del Pontefice davvero insospettabili.Alle voci dei vicoli,s’aggiungono alcuni testimoni ufficiali,che all’interno delle mura vaticane agiscono con lo stesso entusiasmo e la stessa fede degli umili borghigiani. Un’opera che diventa una guida umana: settanta creature che vivono ogni giorno tra cielo e terra.Incontrerete l’orologiaio dell’attuale Papa,il suo sarto, il ristorante che frequentava da cardinale. Poi i testimoni dei ventisei anni di Pontificato di Giovanni Paolo II: la sua guardia del corpo, il suo fotografo ufficiale,l’autista dell’ambulanza che in sette minuti,il 13 maggio 1981,lo trasportò ferito fino al Gemelli. E chi era quel bambino, figlio di fornai, che portava ogni mattina il pane fresco a Giovanni XXIII?
AUTORE Paolo Mosca,giornalista e scrittore,è nato a Pallanza,sul lago Maggiore,ma vive e lavora a Roma.Ha studiato Scienze Politiche e ha frequentato l’Accademia del Piccolo Teatro di Milano.Nel 2001 e nel 2003,ha ricevuto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri il Premio della Cultura per la Narrativa.E’ stato inviato di quotidiano e direttore di periodici. Attualmente scrive sulle pagine culturali del Messaggero,per l’Avvenire,e su settimanali a larga diffusione.I suoi libri più recenti trattano di emozioni,e fanno riflettere le creature più sensibili. Il ben d’amore,Lifting al cuore,Stati d’anima,C’è una farfalla dentro di noi,Beata incoscienza,La rosa dei sentimenti,Un gabbiano nel 2000,Il sale della vita,Dammi la mano,Un mondo in amore,Il nuovo senso della vita,Lettera al Papa,Il terzo elemento dell’amore:editi da Sperling & Kupfer.Tra i suoi romanzi:Il biondo, Il mitomane,Memorie d’un neonato,I vergini, Concerto di sensi,La città respira,Tra colori di rabbia e di passione,e nel 2008 Vivi tu x me. Tra i tanti premi ricevuti,quello a cui è più affezionato è Il cuore del Bancarella.
All'interno del complesso dibattito circa l'identità della disciplina che va sotto il nome di Teologia pastorale, questo libro sposa e sostiene le tesi dei "Laterani" - la Scuola romana del Redemptor Hominis, presso la Pontifica Università Lateranense, la quale non prescinde dalla specifica teologicità sia dell'oggetto della materia (l'agire umano-divino della Chiesa) sia del metodo da usare ai fini della progettazione e azione pastorale. La posizione dei Laterani nel dibattito marca un passaggio nella storia della disciplina: dall'ancillarità rispetto alle scienze umane o alla dogmatica, alla propria identità specifica di disciplina teologica. Identità e specificità date dall'oggetto: la fides qua e l'agire ecclesiale; e dal metodo: il discernimento evangelico (o pastorale). Due fili legano i contributi in cui si articola il libro. Il primo consiste nella proposta di ripensare l'intero dell'azione pastorale, congedando il trinomio evangelizzazione-liturgia-carità, e strutturando due ambiti essenziali: uno ad intra e l'altro ad extra Ecclesiae. Il secondo è dato dalla persuasione che l'azione ecclesiale sia in se stessa eccentrica. Dunque che i temi tradizionalmente sviluppati dalla Dottrina sociale della Chiesa sono parte integrante della Nuova evangelizzazione, e perciò il pensiero teologico-pastorale se ne deve fare carico in termini progettuali.
La dialettica digitale riformula il rapporto con se stessi, gli altri e la natura. Centro e periferia, interno ed esterno, passato e futuro diventano categorie di uno spazio e di un tempo non solo geografico e storico: come raccontare e dove ricomporre i frammenti delle esperienze individuali e collettive? L'homo digitalis richiede un'interiorità capace di sostenere la molteplicità e la diversità, vivendola dentro una dinamica dialogica tridimensionale. La sfida è quella di imparare il viaggio di Abramo e non il nostos-ritorno di Ulisse, distinguere, come Perseo, la realtà dall'immagine della realtà e scrivere la vita come una enciclopedia aperta.
La storia di Hamas va oltre gli stretti confini della Striscia di Gaza: è una storia che nasce nei campi profughi dei palestinesi in fuga dal 1948, dai loro figli e i loro nipoti. È una vicenda che parte dai Fratelli musulmani ed è una storia che, per certi versi, nasce dalle ceneri di un'altra guerra combattuta da Israele, quella nel Libano del 1982: quando l'Olp fu indebolita dalla campagna militare di Ariel Sharon, gli allora ragazzi islamisti si dissero che era ora di "entrare nella resistenza" e uscire dalle moschee dove stavano imparando a essere dei devoti musulmani. Così nacque Hamas, spinta dai sassi della Prima Intifada. Poi venne il massacro di Hebron a opera di un colono radicale e dopo quaranta giorni il primo attentato suicida compiuto da Hamas dentro Israele. Cominciava la tremenda stagione degli attentati, la stagione del terrorismo suicida, che avrebbe scosso per anni le città israeliane. Chi c'è, cosa si nasconde dietro le parole, i proclami, gli attentati, i programmi elettorali? Chi sono gli uomini e le donne di Hamas? Perché hanno scelto di entrare in un movimento che è rimasto in gran parte clandestino anche quando è entrato nella stanza dei bottoni dell'Autorità nazionale palestinese? E perché Hamas ha deciso di concorrere per il potere? Attraverso le voci, i documenti e le impressioni di una testimone diretta degli ultimi anni di vita di Hamas, i capitoli di una storia non detta. Oltre le semplificazioni dell'informazione e della politica.
Al Concilio Vaticano II il documento Nostra Aetate decretò il superamento dei presupposti dottrinali sui rapporti con l'ebraismo, le cui radici affondavano nella più antica tradizione cristiana. Con questa ricerca si è inteso contribuire alla comprensione dei fattori che indussero i vescovi riuniti in Concilio ad abbandonare ufficialmente la dottrina tradizionale sugli ebrei e sull'ebraismo postbiblico. A tal fine si è preso in esame, in particolare, l'apporto fornito da un piccolo gruppo di teologi di lingua tedesca, quasi tutti di origine ebraica. (Prefazione di Piero Stefani)
Il testo della dichiarazione Nostra aetate § 4. Prospetto sinottico della terza e della quarta (definitiva) redazione. La Dichiarazione giorno per giorno: un iter complesso e contrastato. Ebrei ed ebraismo ne La Civiltà Cattolica del dopoguerra (1946-1961).