L'epoca della secolarizzazione può essere considerata una delle indagini più lucide sul mondo contemporaneo e sul processo di secolarizzazione che lo contraddistingue. Particolarmente illuminanti sono le pagine sul '68 e sulla 'contestazione' e quelle che, attraverso il pensiero di alcuni filosofi del '900, ripropongono il concetto di 'tradizione'.
"Una carriera folgorante, dalla Polonia, sua seconda patria dopo l'Italia, lo ha portato in ogni parte del mondo, alternando la macchina da scrivere con la macchina da presa. Incalzato da una inquietudine più slava che latina, il nomade Jas sarebbe apparso accanto ai maggiori e più diversi personaggi del nostro tempo. Ne troverete una selezione in questo libro." (Enzo Bettiza)
Questo secondo volume dell'opera omnia di Luigi Santucci segue quello degli scritti inediti pubblicato col titolo "I nidi delle cicogne" e raccoglie romanzi, racconti e saggi della sua prima stagione produttiva fino alla maturità stilistica degli anni Sessanta. Nella prima parte viene riproposto "In Australia con mio nonno" (1947), uno spassoso romanzo di viaggi e avventure paradossali che imbocca la strada della satira imparentata con certa narrativa settecentesco-volterriana. Segue "Lo zio prete" del 1951, una raccolta di racconti in cui l'umorismo di Santucci offre la sua prova migliore e che porta l'autore alla decisiva ribalta della notorietà. Il Santucci narratore si cimenta anche con la produzione saggistica qui rappresentata da "L'imperfetta letizia" del 1954. In queste pagine la gioia è affrontata fuori da schemi dolciastri e retorici e si propone come una piccola e ammiccante "lezione di vita". Nella seconda parte troviamo "Il velocifero", grande romanzo storico pubblicato nel 1963. Considerato da molti critici un capolavoro, va inserito, secondo Mario Apollonio, nella tradizione lombarda "che da Manzoni o Porta discende, attraverso la Scapigliatura, fino a Fogazzaro". Chiude questa raccolta "Il prossimo tuo" del 1966: una collana di piccole meditazioni, ariose e conversate, sulla problematica dei sentimenti e degli scambi tra noi e il nostro "prossimo", parola che qui si libera da ogni retorica predicatoria. Introduzione di Claudio Magris.
Il carteggio racconta il rapporto tra due persone ben note nei rispettivi campi d'azione. È singolare che due discipline tanto diverse, diritto ecclesiastico e politica monetaria, abbiano favorito una relazione epistolare così intensa e originale, che dimostra una volta di più l'alta levatura morale e civile di Paolo Baffi e Arturo Carlo Jemolo. Il loro temperamento, in realtà, era per molti versi simile. Entrambi schivi, sobri e riservati, rigorosi e severi con se stessi, non amavano le luci della ribalta, avevano un forte senso dello Stato, erano attaccati alla famiglia e agli affetti. Aveva ragione Giovanni Spadolini a sostenere che "il cuore del carteggio avviene tra il 1968 e il 1978, un decennio che si identifica col periodo più tormentato, più ricco di contrasti e di contraddizioni, di ascese e di cadute, di paurosi arretramenti e di singolari avanzate, della nostra vita nazionale, forse della nostra intera storia nazionale". Dal punto di vista storiografico è certo interessante accostare alla lettura dei testi gli allegati riprodotti dall'Archivio Storico della Banca d'Italia (ASBI).
"Il risparmio è innanzitutto un valore etico, presuppone previdenza per il futuro, coscienza dei limiti umani, delle necessità e delle opportunità imprevedibili dell' essere umano e della famiglia, anche con la prospettiva della continuità generazionale. Il risparmio è, quindi, una virtù civile che può essere innata, o che può essere crescentemente appresa. Ma il risparmio non è solo un principio alto di comportamento, è inscindibilmente anche una consapevolezza culturale che deve essere sviluppata. Pertanto l'educazione finanziaria e al risparmio non può essere data mai per scontata, è frutto di riflessione, di apprendimento, di razionalità, di attenzioni, di sensibilità..." (Antonio Patuelli)
"Il libro di Giovanna Rosadini segue il flusso delle Parashot, le suddivisioni settimanali del Testo, Torah. Una buona indicazione di lettura è fare filatteri del testo: ritagliare i versi come fossero stringhe, appoggiandole nelle tasche, per vedere che presa hanno nei vostri giorni. Che livello di invasione nella sorte posseggono quelle parole [...] I versi che ho ritagliato, li ho inseriti nel cuscino: per capire in quale notte mi avrebbero gettato, lo scandaglio avrebbe misurato la lontananza che mi annienta da Dio? Ripercorrere i giorni di Giovanna Rosadini significa esprimerli, certo, ma redimerli. Come chi riviva un'esistenza smussando astuzie e dolori. Allora è questa richiesta di benedizione la letteratura?" (Davide Brullo)
"Rapido, lieve, ironico Ruffilli ha una grazia compositiva che sa fondere in sequenze unitarie dialoghi, racconto, immagini. Eppure, grazie alla orchestrazione dei ritmi, alla variazione dei toni, ai cambiamenti di andatura, le sequenze rivelano una natura musicale, una trasparenza lirica. E proprio attraverso la convergenza delle scelte espressive Ruffilli offre al problema dei generi non una nuova incognita, ma la felicità di una soluzione". (Giuseppe Pontiggia)
"Non è senza motivo che Charles Baudelaire abbia scritto nei Journaux intimes: 'De Maistre ed Edgar Poe mi hanno insegnato a ragionare', o che Giacomo Noventa non esitasse a citare frequentemente lo scrittore savoiardo, infrangendo quella censura occulta che vieta di rammentare certi autori proibiti se non deformandoli in una maschera grottesca. La sprezzatura maistriana, che affiora dal suo stile colloquiale e paradossale, non può non attirare coloro che alla dialettica dell'illuminismo si sottraggono con disinvoltura aristocratica, divenendo agli occhi dei contemporanei esempi imperdonabili di una rara libertà di giudizio..." (Alfredo Cattabiani)
In pieno Ottocento industriale e utilitario Sainte-Beuve si è volto di preferenza verso quella palestra dell'esprit e del gusto che furono i salotti mondani e letterari del XVII e XVIII secolo. Questi angoli dimenticati egli li farà conoscere assieme a "quelle glorie più dolci" che, in veste di salonnières, furono le protagoniste del rinnovamento della Francia letteraria: le Sévigné, le La Fayette, le du Deffand, le d'Épinay. Di questa conversazione mondana Sainte-Beuve si farà eco nelle sue Causeries che si configurano, perciò, come un vero e proprio salotto, un luogo amabile di scambio e di conversazione, in cui a giorni fissi, il lunedì di ogni settimana, il critico-causeur intrattiene i suoi lettori ed entra in un ideale colloquio con le figure predilette del passato.