Sull'esercizio conoscitivo della letteratura, sull' "onestà" nell'interrogazione appassionata e totale della realtà si accorda il "canto a tre voci" di Elsa Morante, Anna Maria Ortese, Lalla Romano, mutuando l'espressione da quella "fuga", da quel "religioso idillio" del Canzoniere sabiano in cui l'autrice dell'Isola di Arturo coglie il senso dell'esperienza del poeta triestino, toccando al tempo stesso le note fondanti di questa ideale partitura comune. Il senso acuto della realtà, pur nella più ardita delle finzioni, il costante ripensamento di sé e delle ragioni della propria arte, la vocazione a ritrarre nel proprio mondo narrativo lo svolgersi dei destini umani alimentano la comune linfa di una militanza intellettuale da cui si snodano poi i diversi percorsi letterari delle tre autrici
Il volume, attingendo alla millenaria esperienza storico-culturale della civiltà romana, presenta i tratti caratterizzanti due cruciali concettualizzazioni giuridiche, libertas e civitas, che sono da ritenere senza dubbio fondanti delle successive e multiformi istituzioni civiche e politiche dell'Occidente. Nella convinzione che da una più consapevole visione diacronica traggano forza valori giuridici permanenti e perciò 'contemporanei', sono altresì oggetto di più ravvicinata analisi, per un verso, l'equilibrio storicamente realizzatosi tra sovraordinata preminenza politica di Roma repubblicana e spazi di libertas propri di molte comunità delle province, per altro verso, l'ardita costruzione giuridica per cui il principio di esclusività della civitas Romana, saldo fino al Principato, non precluse l'armonica integrazione tra la communis patria iuris da essa espressa e i valori particolaristici della patria naturae o loci dei cives nativi dei municipia sparsi nella penisola.
"L'idillio e il dramma" rappresentano la cifra costruttiva di un'opera che, proiettata su Civita di Bagnoregio, la "città che muore", rifonda il significato dei due termini, caratterizzandolo su quello che Tecchi, tra crete e burroni, qualificò come il "senso di orrido grandioso tragico che s'accoppia con un'impressione strana d'intimità e dolcezza": un immaginario che condurrà alla complementarità delle due voci. L'una sotto gli echi di Grillparzer, coinvolta a custodire la radiografia delle origini, l'altra, su istanza di Goethe, sollecitata a fissare le regole di una consacrazione al pericolo.
Un'"altra storia" è quella che a tratti sembra emergere tra le righe del nostro studio, a partire dal corollario di immagini mentali che inderogabilmente accompagnano costrutti e paradigmi storiografici. Significativamente, non fatidicamente, il saggio si apre con la transazione (1549) avviata da Carlo V per annettere la contea modicana al dominio regio e si chiude con il ricordo di un analogo tentativo operato duecento anni dopo (1721) da Carlo VI, autoproclamatosi epigono del re asburgico.
Un viaggio all'interno del variegato universo letterario di Klaus Mann compiuto attraverso un'attenta indagine critico-filologica sia delle opere che di documenti autobiografici inediti. Il percorso artistico-esistenziale di Klaus viene interpretato dall'autrice considerando le vicende umane e le tematiche più significative della sua poetica alla luce del rapporto complesso con la "grandezza" della figura paterna. In quest'affresco viene posta in risalto la percezione che il figlio aveva di Thomas Mann ed emergono i meccanismi che hanno condizionato, reso problematica la sua creatività e la sua formazione spirituale. Leitmotiv dell'analisi è l'attenzione rivolta all'origine e al significato del male di vivere di questo scrittore tormentato che, negli anni della Seconda guerra mondiale, con l'esperienza dell'esilio, da esteta trasgressivo si trasforma in intellettuale impegnato, in opposizione al regime con la sua attività di pubblicista e saggista.
"Poesia e nient'altro" è la prima antologia in italiano interamente dedicata alla produzione lirica del poeta portoghese Rui Knopfli, nato in Mozambico nel 1932 e morto a Lisbona nel 1997. Una scelta paradigmatica di composizioni, da "O país dos outros" (1959) a "O monhé das Cobras" (1997), che traccia il suo originale percorso lirico, teso tra modelli europei e orizzonti africani, difficilmente inquadrabile entro i parametri delle correnti letterarie canoniche. L'antologia propone i grandi temi affrontati nell'intera produzione del poeta, in toni sempre controllati, densi, spesso sarcastici, e in uno stile sobrio e formalmente curato: la memoria, il tempo, i luoghi, i personaggi e i miti; la riflessione sul soggetto individuale e il soggetto collettivo, nonché sul fare poetico stesso.
A causa della sua importante posizione geografica, l'Italia rappresenta uno tra i confini più facilmente attraversabili per i flussi di immigrati clandestini e trafficati. L'antropologa Desirée Pangerc decide nel 2005 di ripercorrere all'incontrario una delle rotte principali di questo mercato illegale, quella che passa attraverso il cuore dei Balcani e approda in Italia tramite la porta verso Oriente, il Friuli Venezia Giulia. Il viaggio la condurrà attraverso Slovenia, Croazia fino a portarla in Bosnia Erzegovina. Qui la ricercatrice si fermerà due anni sia per condurre il proprio fieldwork che per prestare servizio presso l'Ambasciata Italiana di Sarajevo in qualità di Programme Officer. La Bosnia Erzegovina viene difatti scelta perché si configura come caso-studio estremamente complesso, con fattispecie criminali davvero singolari. I fenomeni del traffico di esseri umani e di contrabbando di clandestini vengono affrontati all'interno del testo tramite un approccio multidisciplinare che spazia dall'antropologia all'epistemologia della complessità, passando per le teorie sociologiche, psicologiche e giuridiche connesse alla tematica affrontata.
Una puntigliosa anatomia dei documenti sulla morte di Antonio Canepa: ecco il contenuto principale di questo volume che porta come sottotitolo "Un assassinio di Stato?". La fine di Antonio Canepa, creatore dell'Esercito Volontario per l'Indipendenza Siciliana, avvenne in una tranquilla domenica d'estate, il 17 giugno del 1945, con circostanze mai chiarite pienamente: cadde in un conflitto a fuoco con una pattuglia di tre carabinieri nella strada che da Cesarò porta a Randazzo. Con Canepa morirono due giovani indipendentisti, Carmelo Rosano e Giuseppe Lo Giudice, un altro, Nando Romano, rimase ferito, due riuscirono a fuggire. Da anni si parla di quell'episodio, ma è stato come girare attorno con il timore di rimanere scottati. Adesso, con questo nuovo libro, Salvo Barbagallo non mette la parola "fine" alla storia del "professore guerrigliero", ma lascia ampio spazio, a chi vuol sapere, per capire cosa sia veramente accaduto.
Fra i molti meriti di questo libro di Stefania Mazzone, vi è quello di essere riuscita a inserire la trattazione del problema del corpo lungo un percorso che opportunamente muove da Platone e approda al contemporaneo pensiero della differenza sessuale, e dall'altro mostrando in maniera molto convincente la connessione fra la questione della corporeità, da un lato, e quella del desiderio e della sessualità dall'altra. È questo, infatti, il filo rosso che percorre pressoché tutte le pagine del libro, e che conduce poco alla volta il lettore alla perlustrazione di quella sorta di continente inesplorato che è appunto il corpo. Pur perfettamente "disincantata", perché intrinsecamente persuasa della grande lezione desunta dal "pensiero negativo", l'analisi di Stefania si misura non solo con gli autori che più esplicitamente hanno posto al centro il corpo desiderante, ma si confronta anche con i punti alti della tradizione occidentale, Aristotele e Spinoza soprattutto, riscrivendo per ampi tratti una storia troppo spesso trascurata o comunque non adeguatamente valorizzata.
Il libro tratteggia, con documentazione inedita, il separatismo siciliano degli Anni Quaranta e la figura di Antonio Canepa, creatore e capo dell'EVIS (Esercito Volontario Indipendenza Siciliana). Gli avvenimenti che si verificarono negli anni che precedettero la Seconda guerra mondiale, il periodo dell'occupazione angloamericana della Sicilia, i personaggi che ebbero ruoli determinanti, sicuramente costituiscano la linea di confine tra il noto e l'ignoto di ciò che è accaduto nell'Isola alla vigilia della rinascita dell'Italia dalle macerie provocate dal conflitto bellico. In "Antonio Canepa ultimo atto" si descrivono i retroscena politici e militari che non sono mai stati a sufficienza spiegati: dalla Resistenza siciliana al nazifascismo (assolutamente ignorata), al gioco tra servizi segreti, mafia, Chiesa per l'acquisizione del potere, alla trasformazione dei latifondisti in classe imprenditoriale dominante. Il libro si chiude con un pesante contradditorio sui documenti che "giustificano" la morte di Canepa e di altri due Evisti in un conflitto a fuoco alle porte di Randazzo, il 17 giugno del 1945.
La scrittura epistolare di Verga, osservata nella duplice realizzazione della lettera e del racconto, viene qui attraversata per la prima volta in una prospettiva filologica e linguistica, ma anche nelle sue dinamiche di 'innesto' narrativo. L'epistolario alla madre e ai fratelli, indagato nella sua tradizione manoscritta e a stampa e nella sua facies linguistico-stilistica, presenta una serie di problematiche testuali riscontrabili anche in altre 'sezioni' di quello che rimane uno dei più magmatici e proteiformi archivi ideologici e affettivi del nostro Ottocento narrativo. Da qui la necessità di verificare la 'credibilità' testuale delle lettere più vulgate (ad esempio quelle d'amore), o di riesumare 'capitoli' tuttora inediti del carteggio familiare (le lettere al fratello Mario precedenti e successive alla stagione del Gesualdo).
C'era una volta in un paese lontanissimo... - o forse non proprio così lontano - una principessa, o un principe, o una fanciulla, o un cavaliere... che furono messi alla prova da schiere di fate, geni, maghi cattivi e strani spiriti della natura, in terre d'Oriente tra le fredde brume del nord Europa. Storie di destini capricciosi, di grandi passioni, sensuali incontri, in cui uomo e donna trovano il modo di conoscere, oltre ogni possibile apparenza, quelle forze elementari, che consentono di oltrepassare confini, differenze culturali o paure sociali e di vincere persino il tempo: grazie alla forza dell'amore e al fuoco della passione. Una raccolta di storie provenienti da altre tradizioni e da altri autori, riedite e trasformate da un grande scrittore tedesco dell'epoca di Goethe, che adesso, per la prima volta in traduzione italiana, ci stupisce per la ricchezza delle immagini della narrazione e la potenza dei sentimenti che animano i personaggi. Dalla penna di Wieland si dischiude un mondo di emozioni e sentimenti, fatti propri da un genere letterario che sempre tenta di perfezionare il magico abbraccio tra Oriente e Occidente.