Molti degli snodi che caratterizzano l’evoluzione dell’universo e della vita stessa, fino all’emergere dell’uomo sulla Terra, sono caratterizzati da una forte contingenza storica che ne determina lo sviluppo successivo. Il mondo stesso in cui viviamo sottostà a dinamiche contingenti e non prevedibili, pur all’interno di regolarità comprensibili e codificabili, che possono portare anche a vicoli ciechi e fallimenti, soprattutto se ci si pone nella prospettiva teologica di considerare l’uomo come vertice della creazione. Come pensare Dio Creatore di un mondo che è «cosa buona» di fronte a un universo che può essere pensato come auto-sussistente e non finalizzato a un particolare tipo di sviluppo? Come può Dio agire all’interno di un mondo la cui storia è determinata da regolarità ed eventi contingenti? Da qui l’intento di una ricerca interdisciplinare che si avvale dell’apporto di diversi ambiti di ricerca, dalla biologia evolutiva alla cosmologia, dalla fisica quantistica alle teorie del caos, per tentare di ridefinire alcuni concetti fondamentali della teologia della creazione.
Destinatari
* Studenti di teologia, scienze e filosofia.
Autore
Manuela RIONDATO è una Collaboratrice apostolica diocesana della diocesi di Padova. Ha conseguito la laurea in astronomia a Padova nel 2005, iniziando poi il percorso degli studi teologici presso la Facoltà teologica del Triveneto, che l’ha portata alla licenza in teologia pastorale nel 2014 e quindi al conseguimento del dottorato in teologia nel 2018. Il suo interesse è concentrato sul dialogo tra scienza e teologia, in modo particolare nell’ambito della teologia della creazione.
Vivremo presto una situazione simile al controllo globale del Grande Fratello descritto da George Orwell in "1984"? Non serve essere scienziati per capire come gli effetti della tecnologia riguardino tutti noi, rendendoci, di fatto, spettatori di una realtà in continua evoluzione che ci incuriosisce, ma che resta imprevedibile nei suoi effetti futuri. Il matematico e filosofo John C. Lennox esamina le implicazioni più profonde alla base dello sviluppo dell'intelligenza artificiale, dei sistemi di sorveglianza e della cibernetica da un'inedita prospettiva teologica e spirituale. Alla luce del messaggio di Gesù e delle profezie bibliche, il professor Lennox affronta, con rigore ed equilibrio, il pensiero e le opere di intellettuali che escludono Dio dal passato e dal futuro dell'umanità. "2084" mostra come la visione cristiana del mondo, correttamente compresa, può fornire vere risposte in una società che sta cambiando profondamente.
Fede e scienza sono nemici?
In un mondo scientificamente avanzato la Bibbia ha senso?
I miracoli sono possibili?
Che differenza c’è tra religione e fede?
Spesso può sembrare che, nel ventunesimo secolo, non ci sia più bisogno della fede perché la scienza ha già provveduto a svelare gran parte dei misteri dell’universo. Molti affermano che la concezione stessa di Dio sia una mera illusione, e la ricerca scientifica sia ormai capace di spiegare e dare senso a tutto. Ma è davvero così?
In questo libro il Professor John Lennox sintetizza le sue esperienze di scienziato e di cristiano evangelico, sviluppate in decenni di insegnamento e dibattito: ci fa comprendere come, in realtà, fede e scienza non siano nemici ma buoni amici che possono aiutarsi a vicenda.
Che tu sia un esperto o uno studente, uno scettico o un credente, questo piccolo e agevole volume ti mostrerà come la storia, la missione e il significato stesso della scienza possano connettersi alla Bibbia, a Gesù, e perfino ai miracoli.
INDICE
Introduzione: La chimica del cosmo
1. Puoi essere uno scienziato e credere in Dio?
2. Come siamo arrivati fin qui: da Newton a Hawking
3. Sfatiamo i miti I: la religione dipende dalla fede, ma la scienza no
4. Sfatiamo i miti II: la scienza dipende dalla ragione, ma la fede cristiana no
5. Possiamo davvero prendere sul serio la Bibbia in un mondo scientificamente preparato?
6. Miracoli: stiamo andando troppo oltre?
7. Puoi fidarti di quello che leggi?
8. Come confutare il Cristianesimo
9. La dimensione personale
10. Testare la verità del Cristianesimo in laboratorio
Consigli di lettura
JOHN C. LENNOX è professore emerito di Matematica all’Università di Oxford. Dopo aver conseguito diversi titoli accademici in Filosofia, Matematica e Bioetica (Università di Cambridge, Oxford e del Surrey) ha insegnato in università britanniche, tedesche e austriache. Il prof. Lennox ha realizzato diverse pubblicazioni a livello accademico e divulgativo sul rapporto tra fede, scienza ed etica, prendendo parte a numerosi dibattiti pubblici con esponenti dell’ateismo, tra cui Christopher Hitchens, Richard Dawkins, Lawrence Krauss, Stephen Law e Peter Singer. Parla tre lingue e viaggia in tutto il mondo presenziando a conferenze e lezioni di apologetica. John vive vicino a Oxford con sua moglie Sally, hanno tre figli e così tanti nipoti da mettere alla prova le sue doti di matematico.
Che cosa cerchiamo quando investighiamo le origini di ciò che chiamiamo mondo? Il desiderio di ricostruire la genealogia dell'universo, il passato da cui proveniamo, è sospinto da un interrogativo che sorge nel presente dell'esistenza personale e investe il destino solidale dell'umanità con il cosmo. Il volume raccoglie gli atti del convegno della Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale del febbraio 2020, con il contributo di scienziati, filosofi e teologi.
«Il volume XII, ultimo nello schema della struttura dell'"Opera Omnia", comprende articoli e libri sul tema della scienza, apparsi nel primo periodo della mia vita. Sebbene il contenuto e lo stile possano apparire superati, ho comunque scelto di includerli come testimonianza di quel periodo e dei miei interessi di allora. Il prologo, soprattutto, "Visione di sintesi dell'universo", è molto datato nell'esposizione, ma vi compaiono certe intuizioni che considero ancora valide. L'argomento del volume parte dalla concezione del tempo legata alla visione scientifica della realtà. Questo tempo non è un involucro esterno agli esseri, ma una dimensione costitutiva e specifica di ciascun essere, che è in quanto perdura, e perdura proprio in quanto è questo essere specifico e non un altro. Il tempo della civiltà tecnologica ha provocato all'interno dell'uomo un conflitto profondo, alterandone il ritmo di vita. L'uomo deve rifiutare la tecnologia o, al contrario, rafforzarla integrandosi nel progresso? È un conflitto ineluttabile. Conviene qui notare che la tecnologia presenta un carattere ontonomico e, quindi, una relazione costitutiva sia con il mondo che con l'uomo. In effetti, la relazione tra l'uomo e la tecnologia è tanto intima e profonda quanto quella tra la tecnologia e la natura. L'uomo genera la tecnologia partendo dalla natura. La tecnologia ha inizio come frutto dell'interesse umano per la terra, per la materia». Il volume consiste di due sezioni, anche se il suo contenuto si intreccia costantemente. La prima concerne il tempo e lo spazio, argomento che sta alla base di una visione non solo filosofica della realtà, ma anche scientifica. La seconda concerne la concezione più occidentale della scienza. Essa inizia con un articolo dedicato a Max Planck, cui fa seguito parte della tesi di dottorato in Scienze dell'autore, "Ontonomia della scienza" (1961) e si conclude con un salto di quasi mezzo secolo con uno scritto di riflessione sulla scienza moderna che sfocia nella tecnologia, "La porta stretta della conoscenza". Due articoli sottolineano la necessità di emanciparsi dalla scienza e dalla tecnologia, non come rifiuto del loro valore, ma come superamento dei loro condizionamenti.
Descrizione
Nella seconda metà del Novecento, il mondo protestante anglosassone vede la teologia e le scienze naturali spingersi oltre le diffidenze reciproche per superare il fossato dei due «magisteri paralleli» e non comunicanti. Grazie all’opera di alcuni scienziati teologi, una serie di studi – fioriti sotto la dicitura Theology and Science – raggiunge una visione del reale capace di avvalersi in modo consonante dei contributi delle diverse discipline sul versante delle «origini». Su quello opposto, invece, gli scenari catastrofici sul futuro dell'universo, prefigurati dalla cosmologia scientifica contemporanea, sembrano porsi in contraddizione diretta con la fede cristiana, che nella risurrezione di Gesù afferma l’inizio della trasformazione di questo mondo nella «nuova creazione». Il fisico e teologo statunitense Robert John Russell affronta tale decisiva questione attraverso l’elaborazione di una metodologia di «interazione mutua e creativa» tra teologia e scienza. Questo volume illustra criticamente il suo tentativo, evidenziandone il contesto storico-culturale e gli aspetti più promettenti in ordine all’esercizio di una relazione tra i saperi capace di innovare profondamente l’interpretazione del dogma.
Sommario
Introduzione. I. Teologia e scienza verso una «mutua interazione creativa». II. La cosmologia scientifica e gli scenari per il futuro dell’universo. III. Escatologia cristiana e cosmologia scientifica. IV. Aperture dialogiche e considerazioni critiche. Bibliografia.
Note sull'autore
Marco Bernardoni, religioso dehoniano, dopo la laurea in Ingegneria delle telecomunicazioni ha perfezionato gli studi teologici con un master universitario sui rapporti tra teologia e pensiero scientifico all’Istituto universitario «Sophia» di Incisa-Figline Valdarno (FI) e una licenza in Teologia dogmatica alla Facoltà teologica dell’Italia centrale di Firenze. Fa parte della redazione delle Edizioni Dehoniane Bologna e della rivista online Settimana News. Per Città Nuova ha curato, con Sergio Rondinara, gli e-book della collana «Parole della scienza»: Teorie e modelli (2015); Continuo e discreto (2016); Forma e materia (2017).
I progressi delle neuroscienze pongono interrogativi che coinvolgono tutti. Il fronte riduzionistico, che imprigiona la comprensione dell'uomo e delle sue facoltà nella sola dimensione cerebrale, sembra aver annientato la singolarità umana, rafforzando l'idea che le scienze e la teologia siano distanti tra loro e antagoniste. Gli studi neuroscientifici, in realtà, mostrano come l'intera e multiforme esperienza del soggetto non sia confinabile nella complessa rete neuronale. La svolta relazionale e l'embodied cognition evidenziano come la vita della mente si costruisce in forma dialogica e attraverso la realtà intercorporea. Le scienze, ritrovando l'unità perduta tra la mente e il corpo, valorizzano la matrice intersoggettiva della vita psichica. Né lo spiritualismo né lo scientismo sono in grado di dare ragione della incommensurabilità dell'uomo. Si delineano, così, nuovi punti di incontro fra le neuroscienze e la teologia, con significative possibilità di pensare l'uomo e la realtà in modi diversi.
Bibbia e teologia di fronte a scienza e coscienza moderne. Una biblista e un teologo accettano la sfida di ripensare insieme, sia pure nella distinzione metodologica tra i loro due ambiti disciplinari, la teologia della creazione e del male. Nella convinzione che forme di circolarità ermeneutica siano possibili e, soprattutto, necessarie.
Sullo sfondo di un diffuso disagio nei confronti della dottrina tradizionale su creazione e peccato; all'interno di un nuovo orizzonte ermeneutico nel quale gioca un ruolo importante anche la prospettiva di genere; e nel dialogo con le scienze umane, non ultime quelle letterarie, la teologia ripensa i miti biblici delle origini, per i quali il kosmos si chiama creazione e il male si chiama caduta.
Con una cosmologia radicalmente cambiata, il discorso teologico-sistematico si spinge oltre l'impegno ecologico per salvaguardare il creato dalla distruzione umana perché va verso il mistero del compimento di tutto ne "il cielo nuovo e la terra nuova". La teologia della creazione incrocia così l'escatologia e le impone un cambio di paradigma.
Ursicin G.G. Derungs, già professore di teologia fondamentale e dogmatica al Pontificio Ateneo S. Anselmo di Roma, si è dedicato all'insegnamento di latino, filosofia e storia al Liceo della Scuola Svizzera di Milano, nonché alla ricerca teologica e all'attività letteraria. E' membro dell'Associazione Italiana per gli Studi di Filosofia e Teologia e redattore di Filosofia e teologia e di Servitium. Ha pubblicato numerosi saggi teologici in italiano, tedesco, romancio. Ha ricevuto riconoscimenti anche internazionali per le sue opere letterarie.
Marinella Perroni, docente emerita di Nuovo Testamento al Pontificio Ateneo S. Anselmo di Roma e docente invitato alla Pontificia Facoltà teologica Marianum; ha fondato il Coordinamento teologhe italiane. Numerose le sue pubblicazioni di esegesi biblica ed esegesi femminista. Per i tipi della San Paolo ha pubblicato, insieme a Pius-Ramon Tragan, "Dio nessuno lo ha mai visto (Gv 1,18). Una guida al vangelo di Giovanni", 2017.
È fuori discussione che anche i prodotti culturali abbiano un'incidenza decisiva nella costruzione di società coese, in cui le differenze etniche e quelle tra le tradizioni religiose, non siano vissute come ostacoli alla convivenza, ma come opportunità di arricchimento reciproco. Perseguire una cultura dell'unità non rappresenta dunque un'utopia, ma un obbligo per garantire un futuro alle nostre società, sempre più interessate al fenomeno del meticciato. Piero Pasolini (1917-1981), fisico di formazione, con il suo originale tentativo di porre a confronto acquisizioni scientifiche, implicazioni filosofiche e intuizioni teologiche, rappresenta un esempio significativo, e per certi versi ancora attuale, di pensare una cultura che abbia l'unità come meta e centro propulsore. Ponendosi nel solco della spiritualità originata dal carisma dell'unità, che la Chiesa ha riconosciuto all'origine dell'Opera di Maria fondata dalla trentina Chiara Lubich, e ispirandosi alla dottrina che da quel carisma promana, egli giunge ad abbozzare una cosmovisione di natura cosmoantropo-teologica, in cui l'unità tra i saperi è perseguita con innegabile correttezza epistemologica e con la capacità di coglierne radici e finalità comuni.
Le intelligenze artificiali costituiscono già una realtà di fatto in cui ci scopriamo immersi nel nostro quotidiano. In un prossimo futuro promettono di divenire un orizzonte pratico in cui ci muoveremo con sempre maggiore familiarità. Non rappresentano soltanto un mero progresso scientifico, né tantomeno una tecnologia tra le altre. Esse contengono una visione, una filosofia, una narrazione sull'uomo e sul mondo che oscilla tra la promessa di un compimento e l'inquietante scenario di un'egemonia programmata. Nell'imitare l'intelligenza dell'uomo, le macchine sapienti ne sfidano le competenze, ne superano le prestazioni, ne occupano il posto nei più disparati ambiti della vita sociale, mettendo in discussione i presupposti su cui si fonda la nostra idea di individuo: libertà, autonomia, responsabilità. La digitalizzazione in atto è un processo meramente collaborativo tra uomo e macchine oppure si pone come uno sviluppo trasfigurativo? E che ne sarà dell'uomo nella misura in cui le Intelligenze artificiali saranno in grado di auto-programmarsi, di affrancarsi dalla sua tutela, guadagnandosi uno spazio di autonomia propria? Il presente saggio, in cui sono raccolti i contributi di numerosi specialisti – che affrontano il tema da angolature differenti e con l'intento di dare luogo ad un'interconnessione di saperi – espone lo stato delle ricerche, il progresso in corso e i grandi cantieri di domani. Invita a riflettere sui vantaggi e sui rischi, sugli interrogativi di senso necessari a non appiattire il dibattito in corso, ma anche sulla necessità di un'etica che recuperi le grandi questioni di fondo.
a cura di G. Salatiello - R. Zas Friz de Col
2020, pp. 440
Agli inizi dell'anno accademico 2011-2012, si raduna un gruppo di professori della Pontificia Università Gregoriana che, grazie all'iniziativa di Giorgia Salatiello (filosofia), coinvolge a Rogelio García Mateo s.j. (spiritualità), Dariuz Kowalczyk s.j. (teologia), Ferenc Patsch s.j. (teologia), Gerald Whelan s.j. (teologia), e Rossano Zas Friz De Col s.j. (spiritualità). Il presente volume raccoglie otto anni di ricerca del gruppo, centrati nel rintracciare il rapporto tra spiritualità ignaziana e metodo trascendentale in diversi pensatori gesuiti del ventesimo secolo, come Joseph Marechal (1878-1944), Johannes B. Lotz (1903-1992), Karl Rahner (1904-1984), Bernard Lonergan (1904-1984), Joseph de Finance (1904-2000), Juan Alfaro (1914-1993), Emerich Coreth (1919-2006).Attraverso il loro studio si è voluto scoprire le particolari caratteristiche di ognuno di loro per evidenziare una linea maestra che ispiri oggi il rinnovamento di questo orientamento, in modo di progredire nella consapevolezza del mistero dell’apertura e dell’accoglienza del Dio della rivelazione cristiana, che trova negli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio un metodo su cui è conveniente continuare a ragionare trascendentalmente.