Nel centenario dell’ordinazione sacerdotale di Giovanni Battista Montini (29 maggio 1920), l’Istituto Paolo VI pubblica un documento che illumina il periodo della sua formazione e gli inizi del suo ministero. A partire dal mese di settembre 1919 il giovane Montini ha infatti annotato su una piccola agenda pensieri e riflessioni che accompagnano l’ultimo tratto della sua preparazione bresciana all’ordinazione e il primo anno di studi romani. I Pensieri giovanili di Giovanni Battista Montini presentano un grande interesse anzitutto dal punto di vista storico perché contribuiscono a comprendere l’ambiente familiare ed ecclesiale, ma anche culturale e sociale, in cui è cresciuto.
Permettono inoltre di vedere gli effetti del singolare percorso educativo che ha compiuto. Ma i Pensieri sono prima di tutto un documento che permette di conoscere la spiritualità coltivata fin dagli anni giovanili da colui che il 21 giugno 1963 sarebbe stato eletto alla Cattedra di Pietro, con riflessioni profonde sulle condizioni per una matura scelta di vita, sulla preghiera e sulle virtù della vita cristiana e del ministero pastorale.
Nel presente volume sono pubblicate le cinque relazioni (riviste e ampliate) tenute il 30 maggio 2019 durante il Convegno organizzato dal Capitolo Metropolitano di Milano per onorare san Paolo VI in seguito alla canonizzazione del 14 ottobre 2018. In particolare sono stati volutamente messi a fuoco alcuni aspetti che hanno caratterizzato gli otto anni di episcopato milanese dell'arcivescovo Giovanni Battista Montini, dal 6 gennaio 1955, quando fece il suo ingresso solenne nella diocesi ambrosiana, fino al 21 giugno 1963, quando venne eletto papa. Troppo spesso, in maniera forse semplicistica, l'episcopato milanese di Montini è stato interpretato come una specie di apprendistato in vista del futuro ministero di Sommo Pontefice; in realtà furono anni nei quali l'arcivescovo Montini dispiegò e maturò doti non comuni dal punto di vista pastorale, dottrinale, organizzativo e culturale. I contributi qui raccolti mettono in evidenza alcuni aspetti di tale fecondo episcopato milanese: la grande Missione di Milano del 1957, con le sue intuizioni di carattere pastorale; il rapporto con il Duomo, la cattedrale, con i risvolti di carattere ecclesiologico che ne derivano; l'attenzione alla carità sociale in un momento storico di grandi cambiamenti; il rapporto con gli scrittori e con gli artisti, dove si manifestò la finezza culturale dell'Arcivescovo nel saper intrattenere e approfondire innovative relazioni con il mondo della letteratura e dell'arte.
In occasione del secondo anniversario della canonizzazione (14 ottobre 2018), un volume con testi inediti e tanti scritti autografi di Paolo VI, dai quali emerge come l'impegno principale di tutta la vita di Giovanni Battista Montini-Paolo VI sia stato quello di avvicinare dio e cristo al mondo. Mons. Leonardo Sapienza ha preparato un nuovo volume in cui, mediante alcuni documenti inediti e autografi di Paolo VI, ci fa toccare con mano come egli sia stato veramente il Papa del dialogo: dialogo con l'uomo, con il mondo, soprattutto con i lontani. Da Arcivescovo di Milano, famosa è la missione che egli ha voluto, nel 1957, per la città di Milano, di cui adesso viene pubblicato il messaggio ai "lontani": «Fratelli lontani, perdonateci! ». Da Papa, poi, continua è stata la sua ansia missionaria per le terre lontane, soprattutto la Cina comunista di Mao Tze-tung, che perseguitava i cristiani, e a cui Paolo VI si rivolge in un'omelia, durante il suo viaggio apostolico in Estremo Oriente, il 4 dicembre 1970, e ora riportata nel volume, con le correzioni, limature e aggiustamenti, fatti fino all'ultimo. Di particolare importanza è la trascrizione del colloquio avuto da Paolo VI il 10 luglio 1970 con il Cardinale Bernard Alfrink, Arcivescovo di Utrecht, sul celibato sacerdotale, fino adesso conservata in Segreteria di Stato, e ora qui pubblicata per volere di Papa Francesco.
C'è un'ansia di cambiamento nel mondo. Papa Francesco la raccoglie nei suoi gesti e nelle sue parole, specialmente in un tempo di crisi quale quello che stiamo vivendo. È chiaro che abbiamo tutti bisogno di capire che cosa ci sta accadendo, di dare una lettura umana e spirituale di quel che viviamo. Francesco, come si comprende in questo volume, assimila la visione di sant'Ignazio di Loyola così come emerge negli Esercizi Spirituali. E afferma che i «desideri allargano il cuore»: è in essi che «si può discernere la voce di Dio» nella storia di oggi. Immergendoci in queste pagine ritroviamo le chiavi per comprendere l'esperienza religiosa e i criteri di azione del primo Papa gesuita della storia della Chiesa, e oggi unico leader mondiale dall'impatto veramente globale. Quello di Francesco è un invito alla ricerca, al cammino, al vivere un'inquietudine che ci libera dalle «reti e catene» dell'ipocrisia e del peccato, così come dalle «false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti». Questo volume ci aiuta a capire il Pontefice e la sua convinzione di quanto sia importante l'utopia intesa non come astrazione, ma come forza vitale e apertura al futuro a partire dal reale, da ciò che si è.
Nell'anno 1148 moriva Malachia, tra le braccia di san Bernardo. Si dice che sia stato il più grande dei veggenti. Ogni volta che muore un papa e si profila l'elezione di un nuovo pontefice ecco riapparire le profezie di Malachia. La Prophetia de summis pontificis contiene 111 brevi frasi in latino che alludono ad altrettanti papi e termina con l'ultimo pontefice Petrus Romanus. Durante l'ultima persecuzione di Santa Romana Chiesa siederà Pietro Romano, che pascerà il gregge tra molte tribolazioni; e quando queste tribolazioni saranno terminate, la città dai sette colli sarà distrutta e il temibile giudice giudicherà il suo popolo.
«L'autrice ci offre un testo che, oltre alla limpidezza dell'impianto e alla rigorosa base storica, si fa leggere come un romanzo»: così p. Valerio Cattana nella prefazione alla prima edizione di questo testo. Uno studio su una delle pagine più note del XIII secolo, ma proprio per questo spesso avvolta da un alone mitico che solo una lettura rigorosa dei documenti permette di dissipare. Il volume si chiude con una breve storia della congregazione dei Celestini, l'unica che non sia riuscita a sopravvivere alle soppressioni delle corporazioni religiose avvenute tra la fine del Settecento e la prima metà dell'Ottocento.
Il volume ripercorre la scomparsa improvvisa di Albino Luciani, papa Giovanni Paolo I, avvenuta dopo appena trentaquattro giorni dal ministero petrino. La notizia della sua morte ha dato vita per quarant'anni ad un filone giallistico. Attraverso un lavoro sistematico sulle fonti archivistiche mai prima effettuato - avviato grazie al processo canonico di canonizzazione di Giovanni Paolo I - è stato possibile ricostruire le ultime ore di vita del pontefice veneto grazie alla documentazione e alle testimonianze disponibili. La ricerca è stata condotta secondo criteri storico-critici e attraverso il riscontro documentale e il confronto asciutto e puntuale delle prove testimoniali. Il volume è arricchito da una vasta appendice documentaria con fonti in originale e da una introduzione, chiara e accessibile a tutti, sulla figura e sulla vita di Albino Luciani. Prefazione di Pietro Parolin.
«Leggendo questi testi di Paolo VI, sempre così intensi e accurati, mi sono confermato nella persuasione che i preti abbiano bisogno d'altro, rispetto a quello che si raccomanda o si pretende. I preti hanno bisogno di stima. Esprimono il meglio di sé non quando sono tesi e guardinghi per difendersi dalle critiche, ma, come tutti gli umani, quando avvertono intorno a sé l'atteggiamento benevolo che apprezza la loro presenza, che riconosce l'essenziale della loro missione. Le parole di Paolo VI si possono forse anche riassumere così: una lunga, convinta, commovente attestazione di stima per i preti a cui si rivolge.» (Dalla Prefazione)
The Catholic Church is on the verge of a transition of great consequence.
As Catholic theologian, historian, and papal biographer George Weigel notes, the next pope will probably have been a teenager or a very young man during the Second Vatican Council (1962–1965); he may even have been a child during those years. Thus the next pope will not have been shaped by the experience of the Council and the immediate debates over its meaning and reception like Pope John Paul II, Pope Benedict XVI, and Pope Francis. The next pope, Weigel writes, "will be a transitional figure in a different way than his immediate predecessors. So it seems appropriate to ponder now what the Church has learned during the pontificates of these three conciliar popes—and to suggest what the next pope might take from that learning."
Drawing on his personal discussions with John Paul II, Benedict XVI, and Francis, as well as his decades of experience with Catholics from every continent, George Weigel examines the major challenges confronting the Catholic Church and its 1.3 billion believers in the twenty-first century: challenges the next pontificate must address as the Church enters new, uncharted territory. To what is the Holy Spirit calling this Church-in-transition? What are the qualities needed in the man who will lead the Church from the Chair of Saint Peter?
Taking lessons from the pontificates of John Paul II, Benedict XVI, and Francis, George Weigel proposes what the Catholic leaders of the future, especially the next pope, must do to remain faithful to the Holy Spirit's summons to renewed evangelical witness, intensified missionary fervor, and Christ-centered reform in the wake of grave institutional failures, mission confusion, counter-witness, and the secularist challenge to biblical faith.
Il libro presenta una completa e precisa ricognizione sul pensiero estetico di Montini-Paolo VI (1897-1978): una riflessione sul ruolo dell’arte sacra contemporanea, le cui origini risalgono agli anni del suo sacerdozio, prendendo la forma di una “dottrina estetica” durante il suo episcopato milanese, per poi riassumersi in una “teologia della bellezza” negli anni del suo pontificato. Grazie ai saggi scientifici qui raccolti il lettore può ripercorrere la parabola di un momento significativo della biografia di Giovanni Battista Montini: la sua azione pastorale rivolta al mondo delle forme artistiche elaborate in funzione dello spazio sacro. Analizzando gli eventi e i testi che Montini-Paolo VI dedica alla riflessione sull’arte, sulla fenomenologia artistica in generale, sulla funzione religiosa dell’opera d’arte in un contesto che è prevalentemente quello specifico dell’arte “sacra”, dell’arte “liturgica”, si può notare che si tratta di una compiuta e significativa disamina – debitrice del pensiero filosofico, nello specifico “estetico”, in particolare della teorizzazione di Jacques Maritain.
Il volume è realizzato in collaborazione con la Fondazione Crocevia.
Si ringraziano per le immagini riprodotte nel libro: i fotografi Pepi Merisio, Luca Merisio e Alessandro Nanni; gli Archivi Farabola; la Fabbrica di San Pietro in Vaticano; il Governatorato S.C.V Direzione dei Musei; la Galleria d'Arte Sacra dei Contemporanei (GASC); la Fondazione di culto “Scuola Beato Angelico” di Milano; la Collezione Paolo VI – Concesio.
Oggi i papi hanno il loro stato oltre Tevere, ma per secoli l'intera città di Roma è stata la loro residenza, volta a rappresentare in forme spesso magnifiche l'immagine e il potere del papato. I segni di questo lunghissimo regno sono ovunque: dalla configurazione delle strade ai tredici obelischi egiziani, dalle basiliche e dalle chiese ai palazzi pontifici, da San Pietro alla sottostante necropoli vaticana scoperta a metà del Novecento. L'itinerario mostra le manifestazioni dello straordinario mecenatismo papale che ha reso unica la città. Muovendo dall'attuale residenza di Francesco, e dalla sua inedita coabitazione in Vaticano con il predecessore, queste pagine ci accompagnano a ritroso fino ai luoghi del cristianesimo primitivo, dove palpabile rimane la memoria degli apostoli, capostipiti della chiesa romana.
Nella storiografia recente si è affacciata l'ipotesi che la lotta per le investiture sia la prima rivoluzione dell'Occidente: una forzatura dovuta all'ennesimo uso analogico o metaforico di un'espressione a effetto oppure davvero nel secolo XI si verificarono cambiamenti epocali e repentini tali da smentire l'idea che le rivoluzioni siano un prodotto solo della modernità? La lotta tra papi e imperatori per il controllo delle nomine ecclesiastiche fu solo uno dei molti conflitti che sconvolsero l'Occidente dopo l'anno Mille. Mentre il ruolo centrale del papato, nuove forme di vita religiosa e il celibato del clero ridisegnarono il volto della Chiesa, la desacralizzazione del potere politico sancì infatti la separazione tra spirituale e temporale e insieme con essa la nascita della specificità dell'Occidente. Fu una rivoluzione letteralmente inenarrabile per i suoi protagonisti, costretti a nasconderla sotto il velo del ritorno al passato, della riforma.