A tre secoli dalla costituzione della massoneria moderna, Aldo Mola sintetizza il "vissuto" dei massoni in Italia. L'opera è completata da cronologie, schede informative, illustrazioni e documenti inediti.
Come sono state raffigurate le donne nelle opere degli autori antichi e medievali? Quale ruolo è stato loro attribuito (o non attribuito) nelle leggende delle origini? In questo volume Patrick J. Geary sceglie alcuni momenti e testi specifici dell'Occidente fra l'età antica e il XII secolo. Senza limitare la ricerca a una sola regione o a un'unica tradizione religiosa, lo studioso mette in luce le differenze e le ambiguità del modo in cui gli autori - sempre maschi - hanno utilizzato figure femminili quali Gambara, progenitrice dei Longobardi, Maria, madre di Gesù, Giuditta, imperatrice carolingia, le Amazzoni per dare identità a un popolo, a una famiglia, a una religione o a una nazione. A differenza di altri libri che affrontano lo stesso tema, l'autore indaga non solo il ruolo rivestito nelle leggende dalle donne, ma anche le visioni ideologiche degli uomini che ne hanno scritto: la conclusione alla quale giunge è che gli autori di queste narrazioni avevano nei confronti delle donne contemporanee un atteggiamento contraddittorio, che si riflette nelle loro opere.
Fare il partigiano voleva dire salire in montagna, dormire all’addiaccio, mangiare poco e male, girare fra i monti con uno sten appeso alla spalla in attesa che arrivassero i tedeschi a spararti addosso. La storia di un ragazzo nato nel 1925, cresciuto nell’Italia fascista, che sceglie di ribellarsi e combattere per la libertà.
«Com’era la vita quando eri giovane?» Questa è la domanda che un ragazzo pone a Mario Mirri, uno dei più influenti storici italiani. È questa frase che fa tornare in vita, quasi magicamente, un mondo che abbiamo perduto, dove la civiltà contadina era ancora centrale, i figli tanti e i beni scarsi. I ricordi si mescolano all’analisi dello storico riuscendo a dare un senso più ampio alle esperienze di un singolo. Il piccolo Balilla si trova così a fare i conti con la scoperta di un padre che ascolta di nascosto Radio Londra o con l’improvvisa sparizione del compagno di classe ebreo. Ma è la guerra a dare una svolta. La ‘pugnalata alle spalle’ del regime fascista alla Francia spinge il giovane Mario, con altri compagni, ad aderire clandestinamente a Giustizia e Libertà e poi alla Resistenza. Questi anni, con le sofferenze, le torture subite, la perdita degli amici ma anche il contatto con ‘il mondo degli uomini’, saranno centrali nella formazione etica e politica sua e di una intera generazione.
Chi l'ha detto che in cucina si elaborano solo ricette? Nelle storie raccontate in questo libro la cucina è al centro di un gioco di cultura e di potere. Maestro Martino, Bartolomeo Scappi, François Vatel: tre cuochi - dell'Umanesimo, del Rinascimento e del Barocco - capaci di fare la storia del loro tempo, e non solo per la squisita sapienza delle loro preparazioni... Maestro Martino è cuoco al servizio del cardinale e condottiero Ludovico Trevisan. Vive in prima persona la grande rivoluzione culturale dell'Umanesimo e, involontariamente, ne diventa uno dei protagonisti. Il suo libro di ricette, tradotto in latino ed edito dall'umanista Platina, diventa la base della rivalutazione del buon cibo e della buona cucina, dopo secoli di condanna al girone della golosità. Bartolomeo Scappi è il secondo maestro. Cuoco di tre cardinali e di due papi, dovrà vedersela col furore ascetico e controriformatore del suo ultimo datore di lavoro, il papa santo Pio V, che abolirà il carnevale e introdurrà a Roma leggi feroci contro le prostitute, gli adulteri e il lusso. All'apice della carriera dovrà rinunciare a cucinare dato che il suo padrone è un austero digiunatore, ma avrà così il tempo di scrivere il più importante libro di cucina della sua epoca. François Vatel è il terzo celebre cuoco, nonché l'interprete - tragico - della nouvelle cuisine di Luigi XIV. Per Luigi II di Borbone, l'Alessandro Magno di Francia, vincitore a 22 anni delle invincibili armate spagnole, organizza un grande ricevimento al castello di Chantilly - ospite d'eccezione Luigi XIV - di cui però non vedrà la fine. Muore suicida, apparentemente per un'assurda mancanza di... pesce. Percorrendo le vite di questi tre celebri cuochi attraverso Umanesimo, Rinascimento e Barocco, scopriamo la cucina, il gusto, le ricette del tempo, ma anche i raffinati giochi di potere che presero vita, come accade ancora oggi, sulle tavole di allora.
In questo affascinante excursus scorre la vita amorosa, erotica, coniugale tra Settecento e fine Ottocento.Nel Settecento le donne delle famiglie aristocratiche e delle corti godevano di una libertà sessuale che le loro nipoti ottocentesche nemmeno si sognavano. Conclusione dell’autore: la disuguaglianza di genere non è – ancora oggi – il lontano residuo di tempi antichi bensì un elemento essenziale delle concezioni che fondano l’Occidente. Da qui la difficoltà di rimediarvi. Corrado Augias, “Il Venerdì di Repubblica”
Interi mondi simbolici si aprono dentro lo spazio di una rappresentazione visiva. Nei grandi quadri di Watteau e di Manet, di Sargent, di Millais e di Velázquez, Banti scopre, da storico, il modo in cui le élites sociali e culturali concepiscono i rapporti di genere, l’amore, la sessualità.
«I diritti umani sono difficili da definire, perché la loro definizione e addirittura la loro esistenza dipendono tanto dalle emozioni quanto dalla ragione. L'affermazione dell'ovvietà si fonda, in ultima istanza, su un richiamo emotivo: è convincente se fa risuonare qualcosa in ogni persona. Abbiamo la piena certezza che un diritto umano sia in discussione quando la sua violazione ci fa inorridire». Ma come nacquero i diritti umani e in che modo la loro storia tumultuosa ne influenza la comprensione e la nostra capacità di salvaguardarli oggi? Con questo resoconto culturale e intellettuale, che fa risalire le radici dei diritti umani al rifiuto settecentesco della tortura quale strumento di ricerca della verità, Lynn Hunt ricostruisce la loro genesi, dimostra come le idee di relazioni umane descritte nei romanzi e raffigurate nelle opere d'arte abbiano contribuito a diffondere i nuovi ideali e richiama l'attenzione su come i diritti umani continuino ad avere vita difficile.
La tragica storia del teologo protestante Dietrich Bonhoeffer, oppositore senza compromessi del regime hitleriano e pastore instancabile dei cristiani che rifiutavano il connubio tra religione e nazionalsocialismo. Attraverso una ricostruzione minuziosa degli avvenimenti, l'autore, storico del diritto ed esperto della Germania nazista, descrive i momenti decisivi che portarono alla condanna a morte di Bonhoeffer nel campo di concentramento di Flossenbürg. Il testo non si ferma all'esecuzione del teologo, ma segue anche le sorti del suo accusatore e del suo giudice, che sconteranno solo condanne minime o verranno addirittura assolti. Il libro di Schminck-Gustavus è il racconto della grandezza umana e morale di uno degli avversari più coraggiosi della follia nazista e la denuncia di un'ignobile mancata giustizia. Un richiamo prezioso e deciso alla necessità di mantenere viva la memoria storica e di proseguire nella ricerca della verità.
Un secolo può essere raccontato in molti modi, soprattutto se si tratta di un secolo controverso e per nulla "breve" come il Novecento. Bertoni ha scelto un punto di vista inedito e affascinante: quello dei giovani, talvolta protagonisti, talvolta vittime dei diluvi e delle rinascite che hanno scandito gli ultimi cento anni. Dai ragazzi del '99 di ieri, chiamati a rischiare, e spesso a perdere, la vita nel contesto tragico della Prima guerra mondiale, ai ragazzi del '99 di oggi, messi in ginocchio da una crisi che è sociale prim'ancora che economica, ma comunque liberi di votare, di esprimersi e di battersi per costruire un avvenire migliore in tutto l'Occidente e non solo. Senza dimenticare il nichilismo straziante dei martiri jihadisti, i ragazzi descritti da Sergio Leone in «C'era una volta in America», costretti a sbarcare il lunario negli Stati Uniti dei ruggenti anni Venti, del proibizionismo e della grande depressione, i giovani fascisti e nazisti, i combattenti nella Guerra civile spagnola, i partigiani e i repubblichini di Salò, i giovani padri della Repubblica e i ragazzi del boom, la generazione contestatrice a cavallo fra gli anni Cinquanta e Sessanta e i sommersi e i salvati del decennio successivo, fino ad arrivare agli yuppies degli anni Ottanta e alle nuove generazioni, i cosiddetti "Millennials", nati sotto il segno dell'Europa e della speranza di un mondo senza confini e costretti, crescendo, a fare i conti con il progressivo riaffiorare di muri, barriere e discorsi xenofobi e pericolosi che ci eravamo illusi di aver consegnato ormai ai libri di storia. Cento anni e innumerevoli destini, mentre ci addentriamo in un nuovo secolo ancora tutto da decifrare e da scoprire.
Codificate sulla base della Scrittura e divulgate attraverso una pluralità di testi e immagini, le opere di misericordia fornirono a istituzioni e città un riferimento fondamentale nell’individuare bisogni primari e interventi esemplari della carità pubblica. I saggi raccolti in questo volume si interrogano sulla trasformazione delle politiche di misericordia tra medieovo e prima età moderna. Grazie a un approccio multidisciplinare, il volume indaga come la misericordia venne declinata quale virtù politica, tesa a rendere meno feroce la società, mitigando il vivere comune in nome dell’ideale evangelico. La riflessione teologica e la retorica della carità servirono – non senza ambiguità – a catalizzare energie, a elaborare progetti sociali, a rendere riconoscibili e credibili antiche e recenti istituzioni, a sostenere politiche di soccorso e, anche, di controllo e disciplinamento. In nome della medesima carità si poteva infatti sia elargire un aiuto generalizzato, sia attuare un’attenta selezione, basata sull’idea che l’assistenza era un diritto riservato ad alcuni ma precluso a molti, giudicati indesiderati, pericolosi e viziosi.
Un imprescindibile e attualissimo saggio che ripercorre la storia della paura dalle origini alla modernità, per capire il presente in cui viviamo. Delumeau analizza in queste pagine le paure più recondite dell'uomo: il demonio, lo straniero, la morte e l'ignoto, ma non solo – la paura della massa, del mare, del passato e delle tenebre, della guerra e della fame. E, soprattutto, la paura del male, che assume le sembianze dei musulmani, degli ebrei, dei disperati e dei miserabili, delle donne-streghe e delle eresie. Da questa appassionante esplorazione, emerge un costante e inesorabile malessere che da sempre contraddistingue l'Occidente come il ”paese della paura”.
Il Colosseo, con il suo profilo immediatamente riconoscibile, è il più celebre monumento del mondo classico che si sia conservato. Ma cosa ne sappiamo veramente? Qual era il suo scopo originario? A cosa deve la sua fama? Keith Hopkins e Mary Beard guidano il lettore tra i segreti dell'Anfiteatro Flavio svelando l'enigma del suo fascino. Narrano la Storia e le storie - ma anche le leggende - di un luogo unico al mondo che ha vissuto infinite metamorfosi: teatro dei giochi gladiatorii e ricovero per animali e barche, testimone della morte violenta dei martiri protocristiani e immenso orto botanico. Una grandiosa architettura, simbolo stesso dell'Antichità, che in queste pagine si trasforma in un racconto avvincente, dalla posa della prima pietra fino ai "centurioni" del Ventunesimo secolo.
Quando l'allora presidente americano Barack Obama si recò in visita al Cairo nel 2009, nel pronunciare un discorso rivolto ai musulmani di tutto il mondo replicò un errore compiuto da un'infinità di politici prima di lui: dare per scontata l'esistenza di un'unica comunità musulmana globale. Tuttavia, come Cemil Aydin dimostra in quest'originale ricostruzione, ritenere che un miliardo e mezzo di musulmani costituisca un'unica entità politico-religiosa comporta un grave fraintendimento storico. Come nacque questa convinzione e perché è così diffusa? "L'idea di mondo musulmano" individua le origini intellettuali di una nozione errata e ne spiega la persistente fascinazione esercitata sia sui musulmani sia sui non musulmani. Concepita come antitesi alla civiltà cristiana occidentale, l'idea di mondo musulmano comparve verso la fine del XIX secolo, allorché gli imperi europei dominavano su gran parte di quelle popolazioni. Fin dall'inizio alla sua base vi furono le teorie della supremazia bianca, ma gli stessi musulmani contribuirono alla sua definizione. Aydin evidenzia il ruolo giocato dagli intellettuali musulmani nell'immaginare e delineare una società panislamica idealizzata, che confutasse le tesi dell'inferiorità razziale e di civiltà rispetto all'Occidente. Dopo aver svolto un ruolo fondamentale nella politica del Califfato ottomano, questa concezione sopravvisse alla decolonizzazione e alla Guerra Fredda, acquisendo un rinnovato vigore alla fine del XX secolo. L'idea di mondo musulmano, centrale sia per le ideologie islamofobe sia per quelle panislamiche, continua a stringere l'immaginario globale in una morsa che sarà necessario allentare, al fine di avviare un confronto più proficuo riguardo alla politica del mondo e delle società contemporanee.