Il titolo scelto dalle due autrici mostra, nell'uso della parola "percorsi", la consapevolezza storica, biblica e sistematica dell'impresa che è stata affrontata per indagare un tema centrale per ogni teologia: la cristologia. Mariani e Navarro Puerto non si limitano a fare il punto sulle cristologie femministe e sui loro modelli principali, ma trasformano questi modelli nel punto di partenza per un cammino che si muove su terreni inesplorati e che pone ipotesi innovative. E lo fanno strutturando il testo in due sezioni ben distinte: "Decostruzioni e ricostruzioni", che recensisce gli studi offrendo delle griglie interpretative, e "Continuità nella discontinuità", che si collega ad esse riprendendole ed estendendole. Una struttura duale che rispecchia anche le loro differenze disciplinari e di pratica accademica: teologia sistematica nel caso di Milena Mariani ed esegesi e teologia biblica in quello di Mercedes Navarro Puerto.
Il volume, curato da tre importanti rappresentanti delle principali confessioni cristiane, quella ortodossa, quella cattolica romana e quella protestante valdese, presenta altrettanti possibili sguardi sull'esperienza della sinodalità ecclesiale. Le differenze nella riflessione teologica, negli ordinamenti giuridici, nella prassi fra le tre tradizioni, ma anche all'interno di ciascuna di esse, non devono però portare all'immobilità, alla rinuncia a credere e a sperare nell'unità. È attraverso la conoscenza reciproca e l'approfondimento della propria e dell'altrui tradizione, tramite la promozione di una "teologia interconfessionale" che si realizza infatti quello "scambio di doni" grazie al quale i cristiani si riconoscono uniti in Cristo dallo Spirito Santo, in cammino verso la piena comunione.
Come è possibile che un Dio buono e potente permetta che il male ferisca in modo straziante il mondo da lui creato e amato? Quali strategie di resistenza può praticare un credente che sperimenti tali ferite? Che rapporto c'è fra queste strategie e la tradizione dei popoli antichi, come quello egizio, che cercavano di contenere, nel culto, la pericolosa potenza degli dèi primigeni? Questo libro ripensa le tradizionali soluzioni proposte dalla teologia naturale e abbozza una linea di ricerca: partendo dalla figura del Cristo che smaschera gli idoli di potenza e ci offre un'icona fragile, bisognosa, ferita e sofferente di Dio, giunge a una riflessione sulla via di redenzione che il cristianesimo offre e che impegna il credente ad aver cura di Dio. Un'attitudine, quella del prendersi cura, che alimenta il desiderio di liberazione dal male, sostiene un'etica della prossimità verso i fratelli e verso il creato e custodisce la verità dei patti biblici.
L'amore descrive l'essenza di Dio sia nel suo esistere sia nelle relazioni con la realtà e con noi: "Dio è Amore". Per questo motivo alcuni dei fili conduttori dei saggi che compongono il libro sono: il "Progetto Amore", la riconciliazione e la Speranza.
lo scritto ha un altro filo conduttore: esortare i cristiani a vivere "contro la marea" rappresentata da un mondo profondamente diviso, pervaso dal male e dal peccato ed in cui numerosi sono gli ostacoli da superare.
Il testo si presenta, pertanto, come una efficace sintesi delle tematiche affrontate da uno dei pensatori cristiani più originali degli ultimi decenni. Miroslav Volf è un teologo croato evangelico che attualmente ricopre la cattedra Henry B. Wright Professor dell'Università di Yale, dove e anche direttore dello Yale Center for Faith and Culture. Ha pubblicato negli anni diversi, importanti libri di argomento teologico tra cui va Citato il capolavoro Exclusion and Embrace.
Tra gli aspetti più misteriosi e meno dibattuti dell'esperienza di fede, la maledizione ricopre certamente un ruolo singolare, soprattutto per il suo richiamo alla magia, all'occulto e, come esperienza limite, alla morte.
Senza alcuna soggezione per la complessità dell'argomento l'autore, con un approccio volutamente canonico, esamina il versetto di Gv 18:28 caposaldo della cronologia alternativa cosiddetta giovannea, proposta ed affermata a partire dalla prima metà del secolo scorso: "era l'alba ed essi non vollero entrare nel Pretorio per non contaminarsi e (poter) mangiare la Pasqua" - dal quale risulterebbe la cena di Gesù precedente il banchetto pasquale - mostrandone l'incoerenza: gli accusatori di Gesù avrebbero avuto tutto il tempo ed il modo di purificarsi. Infatti, per la legge di purità, la tradizione ebraica e la prassi in uso al tempo di Gesù, la contaminazione sarebbe durata solo un giorno, cioè fino al tramonto, e tolta con le abluzioni precedenti la cena pasquale. Argomentazione rafforzata dall'ulteriore incongruenza con la spiegazione del fatto che fornisce lo stesso evangelista: prima dell'alba o dopo non importava affatto, perché i giorni venivano computati a partire dalla sera. Il versetto deve perciò avere un significato differente da quello di consueto attribuito, tutto da scoprire.
Lassù in cielo è prevista l'esistenza di un giardino zoologico? Gli animali, gli alberi o anche i sassi ci vanno, in paradiso? A Dio preme almeno un po' la salvezza eterna di quelle sue creature che non sono esseri umani? Per Franck Dubois bestie e piante attendono di essere salvate. Ma non dipende dalla mucca avere accesso al cielo. La mucca non "risuscita" in senso proprio, ma viene associata al mistero della risurrezione degli uomini. Sono costoro che hanno la responsabilità della sua salvezza. L'intera creazione è chiamata a transitare in Dio. Il creato non è un insignificante fondale "usa e getta" di cartapesta, destinato a scomparire alla fine della storia, ma una realtà la quale fare i conti (anche) nell'aldilà. Questa comunità di destino fra tutti gli elementi del mondo chiama ciascuno di noi alla vigilanza. Ecco il messaggio alla base di questo libro di inaudita originalità: Dio è presente al cuore di ogni realtà materiale, agisce tanto sulle anime quanto sui corpi, non si disinteressa del mondo fisico. Anzi, l'ha creato perché rimanga per sempre e si perfezioni. In paradiso ci imbatteremo in leoni diventati vegani? Lassù il calvo recupererà i capelli che aveva in gioventù? Il mio pesciolino rosso potrà finalmente parlare? Una cosa è certa: ci sarà una bella ressa al momento di salire sull'"ascensore" che porta in cielo!
Il discernimento morale costituisce la modalità ordinaria attraverso cui la persona, obbedendo alla propria coscienza, realizza il bene particolare a cui è chiamata. Saper discernere permette di superare i rischi della paralisi (la paura di sbagliare) e del relativismo (l'indifferenza ai valori). Ora, soprattutto davanti ai dilemmi più acuti e talvolta drammatici della vita - per esempio in campo bioetico - la tradizione cristiana ha elaborato una serie di strumenti operativi al servizio del discernimento morale. Si tratta di "principi pratici" come quello che verifica la liceità della cooperazione al male, come il duplice effetto, il male minore, la ragione proporzionata, o come la casistica e il probabilismo. Dopo aver presentato la natura del discernimento morale, il volume di Zuccaro studia uno a uno questi principi pratici, ponendo particolare attenzione alla loro genesi storica e al loro sviluppo. E mostra la loro indubbia utilità strumentale. Non solo, ma svela anche come essi richiamino una concezione della teologia morale più umile e più attenta alla concretezza delle situazioni particolari. «Provo a raccogliere un ventaglio di strumenti operativi perché, in mezzo ad una pluralità di valori umani, ciascuno possa orientarsi e percorrere il suo sentiero di vita, realizzando quel particolare bene morale cui è chiamato» (Cataldo Zuccaro).
La morte della moglie nel 2016 ha costretto Jürgen Moltmann a cambiare in modo radicale la propria vita. Non solo, ma ha indotto un teologo come lui - che tanto ha pensato e scritto sulla speranza umana nel tempo storico e nell'eternità - a verificare se tutto quel discorso è vero e regge alla prova dei fatti: la fede è in grado di sostenere un'esistenza e, anzi, un atteggiamento positivo di fronte all'esistenza? «Ho provato a imparare che cos'è la felicità che non passa. Ho cercato di immaginarmi com'è, dopo l'atto finale della morte, la risurrezione di tutta la vita che si è vissuta. Ho riflettuto sul morire e sul risvegliarsi di un'anima vivente» (Jürgen Moltmann). Cosa chiediamo quanto ci interroghiamo su una vita dopo la morte? Che cosa esprimono i cristiani quando parlano di vita eterna? In questo saggio incoraggiante Moltmann - lui stesso molto avanti negli anni - concentra il suo pensiero sull'inizio che sta in ogni fine della vita, anche nella fine di ogni vita umana. «Il mio obiettivo qui non è presentare un'ars moriendi, una preparazione alla morte, ma una preparazione alla risurrezione nella pienezza della vita che chiamiamo vita eterna. Quindi, direi, un'ars resurgendi» (Jürgen Moltmann).
«Un altro libro su Gesù? Che cosa si può dire di nuovo su Gesù di Nazaret che non sia già stato scritto? E che cosa di nuovo può venire da un teologo che s'inoltra nel campo minato della ricerca storica ed esegetica su Gesù di Nazaret?». Con queste non impertinenti domande reagiva il noto biblista Antonio Pitta alla richiesta di valutazione del presente volume. Certo è che se di Gesù tanto e a buona ragione si parla e si parlerà ancora, non sempre lo si lascia altrettanto parlare. Non sempre esegeti, storici e semplici curiosi dedicano le loro ricerche più che alle parole a lui attribuite, al mondo teologico di Gesù, a quello suo tipico, in cui egli si muoveva e che lo muoveva. Il presente saggio è un approccio in questa direzione, verso quelli che sono stati chiamati gli "intendimenti di Gesù-. Non in maniera acritica, ma al seguito di un meditato confronto con le tendenze più attuali della ricerca, attraversando le idee bibliche che ne sono alla base, per mostrarne una continuità che fluisce dal mondo religioso ebraico a quello della primitiva comunità cristiana.
Maria e la devozione a lei rivolta diventano, in questo libro, un'esperienza di vita che l'autrice, suora orsolina, propone a tutti coloro che vogliono incontrare la Madre di Dio in maniera diversa, attuale, senza però perdere la ricchezza della tradizione. Nella scansione dei vari capitoli, l'autrice propone una serie di meditazioni, ciascuna su un brano evangelico che vede protagonista la madre di Gesù, declinando poi il tutto in un racconto attualizzante, preso dalle sue esperienze di vita vissuta, e infine trasformandolo in una provocazione rivolta al lettore, affinché a partire dal culto a Maria ciascuno ritrovi un suo personale sguardo interiore, una vera e propria "grammatica" dell'esistere a partire da ciò che Maria ci offre nella sua vita.
Con il presente lavoro vogliamo mettere in risalto le implicanze morali e sociali della complessa e sempre attuale problematica della frode. La frode è una piaga antica e sempre nuova, in continua evoluzione, che per raggiungere il proprio fine si serve dell'inganno e dell'astuzia. È a motivo dell'utilizzo di queste due particolari "armi" che per il frodato è quasi sempre impossibile difendersi dalle funeste intenzioni del frodatore di turno. Certi che la verità dell'uomo è dalla verità di Dio e dalla Sua Parola, partendo da quest'ultima vogliamo provare a fare un po' di chiarezza sulla tematica della frode che minaccia non solo il corpo dell'uomo ma anche il suo spirito.