Chi è e cosa fa un consulente filosofico? È una persona che ha studiato filosofia che aiuta a capire qualcosa di Platone o di Sartre, oppure è un esperto di visioni del mondo che prova a far comprendere il senso dei problemi dell'individuo? Cosa lo distingue da uno psicologo o da uno psicanalista? Chi gli ha insegnato il "mestiere"? E ancora, che professione è la consulenza filosofica? Domande legittime, visto che dalle pagine dei giornali il filosofo che fa il consulente esce ora come un guru, ora come un guaritore, ora come un professionista alla moda (in stile preferibilmente "americano"). Tutte immagini fuorvianti, dice Neri Pollastri, uno dei pochi filosofi in Italia che possano vantare un'esperienza di parecchi anni nel campo della consulenza personale. E qui, con qualche non celata punta polemica, ce la racconta, rispondendo a queste e a molte altre domande, narrando alcune sue esperienze di consulenza con individui, gruppi e aziende. Alla fine, ci sono situazioni in cui rivolgersi al consulente filosofico è la cosa migliore che si può fare.
Questo è un libro che parla del pensiero delle cose, della riflessione sulle cose e del pensiero che alle cose appartiene. Francesca Rigotti valorizza tutti quei piccoli oggetti della vita quotidiana, insegna a pensare alle cose, a dare loro un significato mostrando come siano degne non solo di attenzione ma anche di una trattazione filosofica. Un pendolo, una sedia, una scarpa, una finestra, una pentola, uno specchio, una piega e una scala sono veramente oggetti privi di interesse? Facendo qualche esercizio filosofico su queste cose ordinarie scopriamo che la loro realtà è diversa da come siamo abituati a pensare. Cosa possiamo concludere? Certo che non dobbiamo ingigantire queste cose fino a considerarle elefanti ma non è forse vero che sono qualcosa di più che singole, piccole mosche?
Attraverso un appassionato scambio di idee tra Monsignor Scola e Giovanni Reale, il libro analizza e commenta la situazione attuale della società e dell'uomo. Con un intervento di Armando Torno.
Centinaia di nuove brillanti idee nascono ogni giorno nel mondo del business. Ma quali sono quelle che davvero hanno saputo e sapranno guidare i manager? "Il grande libro delle idee" offre in un'unica raccolta le 59 idee di business più importanti e influenti di tutti i tempi, fornendo un importante strumento per la formazione e la riflessione a manager con sempre meno tempo e sempre maggiori esigenze di aggiornamento professionale. Dall'action learning alla balanced scorecard, dall'e-commerce all'intelligenza emotiva, dall'outsourcing al marketing relazionale, ciascun concetto, consolidato e ampiamente utilizzato, viene illustrato in una scheda, efficace e di rapida consultazione, che ne chiarisce: l'origine; gli aspetti qualificanti; i difetti; le modalità con cui è stato applicato e sviluppato nella pratica. In ogni scheda, inoltre, pratici box di approfondimento, con casi di studio su grandi aziende e grandi manager, illustrano come sia possibile tradurre le idee in azioni efficaci e produttive. Corredato dall'indicazione delle letture necessarie per chi voglia approfondire i diversi argomenti e da un'appendice che amplia la raccolta dei concetti presenti nel volume, il libro rappresenta una guida indispensabile per avere un quadro completo sul panorama delle idee del moderno management.
Quando nel 1981, Alasdair MacIntyre presentò sulla scena filosofica internazionale After Virtue, fu subito chiaro che si trattava di un libro importante, che avrebbe caratterizzato il dibattito filosofico della fine del secolo; appena tre anni dopo, si rese necessaria una seconda edizione, per rispondere alle critiche sollevate dall'intero ambiente filosofico e per sviluppare alcuni punti che avevano bisogno di essere chiariti. Se oggi, per l'insistenza di molti, viene pubblicata una seconda edizione italiana, in corrispondenza alla terza inglese e a molteplici traduzioni in altre lingue, non si può che vedere una conferma della sensazione iniziale. A più di venticinque anni di distanza, "Dopo la virtù" è la conclusione della più che ventennale ricerca che ha riportato Aristotele prima e poi San Tommaso, al centro del main-stream filosofico, aprendo allo stesso tempo un progetto di ricerca originale che dura ancora oggi e che si è approfondito nell'opera del suo autore. Si tratta di una storia della filosofia morale, scritta secondo criteri corrispondenti alla sintassi della postmodernità. Allo stesso tempo, è una seria riflessione e proposta di etica e di filosofia politica. Contiene al suo interno un metodo epistemologico realistico, che punta alla scoperta dei primi principi, senza rinunciare all'apporto della storia e della teoria sociale, e al progresso delle scienze umane.
Questo libro, partendo dai miti e dalla filosofia dei greci, ne mostra l'influsso sul pensiero e sulla politica dell'Occidente come cultura "omosessuale", cioè esclusivamente maschile. Una cultura che genera inevitabilmente violenza, in quanto sotto forme e con intensità diverse produce quell'individualismo possessivo che nega la relazione essenziale con l'altro...
David Konstan è uno dei massimi esperti di Epicureismo antico a livello internazionale. In questo libro apporta un contributo di rilievo alla comprensione dell'etica e della psicologia epicurea, nell'ambito della teoria dell'anima e delle sue passioni, con importanti risvolti anche relativi alla fisica e alla teoria della conoscenza. Dopo un'introduzione sulle "passioni" epicuree (i "pathe") e su che cosa propriamente si debba intendere con il termine pathos, il primo capitolo si occupa della psicologia epicurea, indagando l'anima e le passioni nell'Epicureismo. Oggetto dei capitoli successivi sono la teoria sociale e lo sviluppo dell'umanità secondo l'Epicureismo, e l'epistemologia, ossia la teoria epicurea della conoscenza. Lo studio di Konstan, si basa soprattutto sulle testimonianze di Lucrezio, senza trascurare però anche tutte le altre disponibili, dai frammenti di Epicuro al tardo epicureo Diogene di Enoanda, ed è arricchito da una bibliografia ampia e aggiornata.
Migrazione, globalizzazione, intercettazione: che cosa hanno in comune i tre fatti fondamentali del mondo contemporaneo? L'essere senza carta, ma non senza scrittura. In che senso? Il sans papiers, al plurale, il senza carte, il senza casta, il prototipo del nomade, è in questo libro, il punto di partenza per una originale teoria del documento, di ciò che trasforma la nuda vita, la vita alla mercé di tutti, in una vita vestita, protetta dalle carte. O comunque dalla scrittura. Perché sans papier, alla lettera e al singolare, significa che oggi, e per la prima volta in tanti secoli, le registrazioni non avvengono più, esclusivamente, su carta. Eppure si assiste a una esplosione di scrittura senza carta che, ben più degli aerei, sta alla base della globalizzazione. E della intercettazione. Anche a non avere carte, basta avere un telefonino ed eccoci tracciati, rintracciati, intercettati. Terzo senso, dunque, del sans papier, la crescente minaccia della privacy che viene dal mondo, per così dire, della tracciatura. Sans papier è dunque il nocciolo politico e ontologico del nostro mondo, e indica un problema che abbisogna forse di una Magna Charta.
"A Cesare e a Dio" è un libro che ha suscitato e continua a suscitare polemiche e discussioni in un tempo di rapidi mutamenti. Un libro che non racconta al lettore ciò che gli è familiare, ma tenta di diradare la nebbia, affinché gli baleni dinanzi ciò che è più sconvolgente per la nostra vita. Dall'anima della civiltà occidentale si sprigiona inevitabilmente la guerra, ma per ragioni che vengono alla luce solo se si scende nel sottosuolo della nostra civiltà: la nostra anima greca. La guerra, quindi anche la nascita e la morte, sono divenute qualcosa di essenzialmente diverso. Lo Stato, cioè "Cesare", non è quindi un'istituzione cui possa capitare accidentalmente di trovarsi in guerra. "Dio" è il tentativo fallito di sottrarsi alla logica della violenza. Anche Dio, come lo Stato, è padre della guerra. "A Cesare e a Dio" significa dunque dare a ciascuno dei due ciò che gli è proprio; ma ciò che è proprio di entrambi è lo stesso: il loro aprire lo spazio della distruttività estrema.
Un esercizio della filosofia attraverso l'esposizione e la meditazione di alcune sue grandi parole. Il ripensarle oggi mostra come la loro vita e la loro fecondità sopravvivano all'esaurimento e alla dissoluzione dei sistemi. Nel riproporre alcune grandi parole della filosofia, il libro intende offrire materiali per pensare e soprattutto l'occasione per rielaborare la ricchezza semantica e simbolica della tradizione. Il testo costruito nella forma di un lessico filosofico - per coppie oppositive o complementari lavora sulle parole: è esercizio teorico e insieme recupero e meditazione di parole antiche di cui vale la pena accertare se è possibile usarle ancora, reimpiantandole nel presente e dando luogo a nuove germinazioni di pensiero.
Tra i vari, possibili discorsi introduttivi alla lettura del "Trattato teologico-politico" - testo insieme di critica biblica, filosofia della religione e filosofia politica - quello tendente a mettere in luce il significato della filosofia politica spinoziana e il nesso esistente tra filosofia politica e metafisica spinoziana è parso offrire il tipo di approccio al testo oggi più pertinente. Tale scelta esprime la convinzione che la problematica del Trattato trovi la sua unità e abbia il suo scopo nella discussione dei temi politici. L'abbattimento del pregiudizio teologico, perseguito attraverso l'analisi dei fondamenti della tradizione teologica e la riflessione sulla storia del popolo ebraico - che si conclude nella subordinazione del potere religioso al potere politico - è momento preliminare all'affermazione delle libertà civili, nella quale l'autore stesso definisce lo scopo dell'opera. Mostrare, poi, come anche la filosofia della religione, esposta nel Trattato, abbia a suo fondamento i principi della metafisica, già elaborati da Spinoza pur se non resi pubblici, serve d'altra parte a chiarire, mettendola in discussione, la proclamata reciproca indipendenza di filosofia e teologia. Il Trattato risulta cosi un testo unitario, le cui sezioni, teologica e politica, sono momenti di un solo discorso il cui tema centrale è quello della liberazione da ogni forma di pregiudizio e di oppressione. (Dalla prefazione di Emilia Giancotti Boscherini).