Per migliorare la produttività dei dipendenti, le aziende – pubbliche o private che siano – usano un sistema apparentemente collaudato e infallibile: i manager creano uno o più indici per valutare l'impegno dei dipendenti e poi li abbinano a premi e incentivi. Nella realtà, non sempre questo meccanismo funziona. Anzi, molto spesso i risultati sono disastrosi. Maya Beauvallet, esperta di gestione del personale, ci spiega perché, illustrando una serie di ricerche scientifiche su vari ambienti di lavoro.
Le sue conclusioni sono sorprendenti e a volte paradossali. Per cominciare, è più facile accettare un sito di scorie nucleari nel proprio Comune gratis che a pagamento; per le stesse ragioni, pagare i volontari non conviene. E molto spesso i premi portano a risultati inattesi: scoraggiano i migliori, e possono incoraggiare gli imbroglioni...
Le strategie assurde ci aiuta a capire, con sorridente competenza, come fuinzionano davvero il mondo del lavoro e i rapporti interpersonali. Perché gli esseri umani sono piuttosto complicati, e in genere si rivelano molto più complicati (e astuti) di quanto non pensino i manager (con i loro schemi infallibili) e gli uomini politici (con le loro leggi).
Ogni volta che compriamo una banana, il 45% di ciò che paghiamo va al rivenditore, il 18% all’importatore, il 19% è assorbito dai costi di trasporto, mentre alla compagnia che controlla la piantagione spetta circa il 15%. Al contadino resta meno del 3%.
Evidentemente c’è qualcosa che non va in un modello così iniquo di distribuzione, che non riguarda peraltro solo i beni alimentari. Il prezzo da noi pagato per ogni cosa, dal cibo ai beni di consumo, è sistematicamente distorto. Il mercato non riesce a valutare con equità il valore del lavoro, i bisogni delle persone, le necessità delle generazioni future. E quando i prezzi sono ancorati al nulla anziché ai valori reali siamo di fronte a un baratro.
Oggi che il neoliberismo è saltato fragorosamente per aria è più che mai necessario tornare alla radice dei problemi. È questo l’obiettivo del lavoro di Raj Patel: un’indagine stringente che fornisce gli strumenti per riflettere in modo nuovo sul mondo, sul valore delle cose, sul senso di ciò che facciamo.
L'uscita dalla grande crisi globale verso un nuovo ciclo di sviluppo richiede di riconsiderare le forme organizzative ed i modelli di business e di consumo. Le nuove possibilità offerte dall'evoluzione del web 2.0 di cui vediamo ora sola la punta dell'iceberg (se si considerano gli sviluppi in prospettiva del Web Semantico 3.0 e del Metaweb 4.0), attraverso la straordinaria diffusione a livello planetario dei social networks, dei blog e delle applicazioni wiki, rappresentano il motore per la mutazione organizzativa richiesta da imprese e organizzazioni pubbliche. L'"impresa web" di cui già sono in atto realizzazioni operative, si costruisce attraverso la diffusione, all'interno e con gli stakeholder esterni, di reti sociali, di comunità di knowledge sharing, di relazioni "person to person". Questo lavoro, che raccoglie esperienze imprenditoriali e universitarie e contributi basati su casi concreti, si propone di analizzare e mettere a disposizione delle imprese, in specie le Pmi, degli enti non profit, degli enti pubblici, dei centri di formazione e soprattutto dei giovani, i "nativi digitali", alcuni strumenti "aperti" per leggere un complesso processo di mutazione organizzativa e delle professioni con lo scopo di aiutare a costruire nuove opportunità di crescita, di innovazione e di forza competitiva.
Una radicale messa in questione del sistema economico mondiale
Il capitalismo era così inevitabile come spesso si afferma e si suppone? Il modo di produzione capitalistico e la sua struttura sociale furono migliori o peggiori rispetto ad altri modi sperimentati dalle società umane? Jaffe cerca la risposta sul piano storico e su quello politico. Ripercorre a grandi tappe la storia delle maggiori aree del mondo e ne mostra le variate linee di sviluppo, interrotte tutte dall’impatto violento con il mondo dei soldati, degli amministratori, degli imprenditori, che dall’Europa e poi anche dagli Stati Uniti d’America si impadronirono dei loro commerci e della loro economia, determinandone le trasformazioni politiche e sociali. Questo dominio produsse innumerevoli vittime, distrusse città e opere d’arte, destrutturò economie e reti di commercio, con un bilancio che resta fortemente negativo per la maggior parte del mondo, che lo subì. Dall’inizio e fino ad oggi, prima il colonialismo, poi l’imperialismo alimentano in modo decisivo il capitalismo occidentale. Questo processo disegna la grande divisione tra i paesi che producono il plusvalore del mondo e i paesi che lo incassano. Marx capì l’importanza essenziale del colonialismo per la nascita del capitalismo, ma, contrariamente a Lenin, gli sfuggì il ruolo determinante che esso continuava ad avere, nella forma dell’imperialismo. Malgrado le aspettative del marxismo eurocentrico, nei paesi che vivono del plusvalore internazionale e lo redistribuiscono al loro interno non si è mai formata una classe in grado di realizzare una rivoluzione socialista, tanto meno di guidarne la diffusione mondiale. Le uniche rivoluzioni socialiste cui abbiamo assistito nel secolo scorso sono avvenute in alcuni dei paesi produttori di plusvalore, i cui contadini e operai lottarono per liberarsi dalla dipendenza dal capitalismo. Se il parametro di giudizio è l’umanità che compie il suo destino di libertà e uguaglianza, possiamo ancora dire che il capitalismo fu necessario?
È possibile vivere, lavorare, fare impresa senza rinunciare al proprio desiderio di felicità? Di più: è possibile costruire l’impresa attorno al desiderio di felicità dell’io fino a dire che questo è il suo scopo? È possibile che proprio questo sia il fattore che fa funzionare meglio l’impresa realizzando il bene delle persone, dell’impresa stessa e della società?
«L’esperienza di ITACA mostra che questa impresa è possibile e desiderabile, che l’ideale messo alla prova fa vivere meglio, più lietamente e più costruttivamente il lavoro.
Quando ho iniziato a fare l’imprenditore ero attirato da questa prospettiva, ma oggi ne ho le prove. Non una convinzione, ma un’evidenza legata all’osservazione dei fatti, dalla soddisfazione dei miei collaboratori ai risultati conseguiti.
Per questo ho voluto raccontare la storia di Itaca, così feconda nei suoi esiti imprenditoriali, frutto del costante invito a non trascurare mai il proprio io. È questo il tema dominante del dialogo tra me e i miei collaboratori ai quali ho costantemente e sinceramente comunicato ciò che ha sempre animato la mia vita: la tensione alla felicità che si attua nel dono di sé, realizzando insieme il bene proprio, dell’azienda e della società».
Eugenio Dal Pane
L'acqua è ormai una merce. E con la benedizione di politici e media si appresta a diventare - da bene comune e diritto di tutti - un affare per pochi. Una torbida verità la cui fonte è la recente riforma dei servizi pubblici locali. Questo libro ricostruisce la storia della privatizzazione dell'acqua in Italia dal 1994 a oggi, dimostrando come e perché la gestione pubblica degli acquedotti può essere la più efficiente. Per tenere, come scrive Erri De Luca nel prezioso testo inedito che apre il libro, "il conto delle gocce". «L'acqua è un bene comune. Privatizzarne la gestione vuol dire mercificare un diritto. Ma un diritto non si vende, semmai si tutela. Se il mercato vuol farci pagare l'acqua, come fosse un prodotto qualsiasi, noi rispondiamo: l'acqua è già nostra, l'acqua è di tutti noi». Luca Martinelli è giornalista e redattore del mensile "Altreconomia". Ha svolto ricerche in ambito universitario sulla privatizzazione dei servizi pubblici locali. È esperto delle tematiche legate all'acqua.
Il volume raccoglie gli atti del Convegno Le banche Popolari Cooperative: Profili Italiani ed Europei, organizzato nel febbraio 2009 dall'Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane in collaborazione con l'Associazione Nazionale fra le Banche Popolari. Dedicato alla memoria di Giuseppe Murè, uomo illustre che nel corso della propria vita ha dato un riconosciuto e significativo contributo allo sviluppo e alla crescita delle Banche Popolari, il convegno è stato un momento di riflessione e di confronto sul ruolo che le Istituzioni Cooperative sono chiamate a svolgere a sostegno del territorio, delle realtà locali e del Sistema Paese, nel più ampio accoglimento dei valori di sussidiarietà, solidarietà e sviluppo che ne hanno caratterizzato fin dalla nascita lo spirito e l'operato. Il coordinamento di Alberto Quadrio Curzio, il contributo di illustri accademici e l'intervento di Anna Maria Tarantola, Vice Direttore Generale della Banca d'Italia, offrono al lettore ampie e qualificate prospettive su ruolo e aspettative di evoluzione, crescita e innovazione delle Istituzioni Cooperative nel contesto nazionale ed internazionale.
Perché talvolta gli individui con cui entriamo in rapporto reagiscono in modi strani o inattesi alle nostre parole richieste? Perché ciò ad altri succede solo di tanto in tanto? E perché taluni rispondono con sufficienza, altri con accuse, altri ancora con giustificazioni? Non sarebbe straordinariamente utile (nella nostra vita quotidiana) saper rispondere con sicurezza a simili domande? Potrebbe, infatti, valere a salvare una "comunicazione" o quantomeno a migliorarla, anziché rischiare che degeneri in lite!
Questo libro si rivolge a chiunque abbia a che fare con altre persone: in ogni genere di circostanze, sul piano professionale come sul piano privato. E' scritto da una esperta notissima in tecniche di comunicazione ed è dedicato a chi intenda migliorarsi nei rapporti con gli altri: vale a dire imparare a comprendere meglio i propri interlocutori e, soprattutto, farsi capire!
Ma, come è noto, comprendere gli altri significa anche accrescere la conoscenza della nostra personalità e dunque il libro ci aiuta anche a comprendere meglio noi stessi, i nostri pensieri (più o meno consci) e i nostri comportamenti. Grazie alla sua vastissima esperienza didattica, l'Autrice accompagna passo a passo il lettore nell'esplorazione dei meccanismi "segreti" della comunicazione interpersonale, nel "senso" più profondo che sta dietro le conversazioni che quotidianamente abbiamo in ufficio, a casa, con gli amici.
Il libro è costruito come un vero e proprio "corso di autoformazione", ricco di esempi e casi tratti dal quotidiano. Numerosi sono i test, le esercitazioni, i giochi individuali per mezzo dei quali è possibile verificare via via il grado di comprensione del testo.
Per chi desidera approfondire, una parte del libro presenta (in forma semplice molto "facile") riferimenti alle discipline psicologiche e alle teorie (in particolare l'analisi transazionale) che spiegano i processi della comunicazione. Un volume, quindi costruito sapientemente, che fornisce a tutti gli strumenti utili per impostare con successo le proprie "relazioni interpersonali".
Vera F. Birkenbihl ha compiuto gli studi di psicologia e giornalismo negli Usa, dove nel 1970 ha iniziato a tenere le prime conferenze e i primi seminari per l'industria e il commercio. Alla fine del 1972 è tornata in Europa e da allora svolge come libera professionista attività didattica e formativa e ha pubblicato diversi libri.
Trend è la proposta FrancoAngeli per imparare a sfruttare tutti i "giacimenti" di capacità che ogni individuo possiede dentro di sè.
Trend è una collezione di guide ricchissime di esercizi da completare, esempi e suggerimenti pratici. Sono scritte con linguaggio chiaro e in modo divertente. Non pretendono di trasformare la "personalità" del lettore: insegnano tecniche e metodologie per scoprire e valorizzare le proprie capacità.
Indice
TEORIA
Il senso di auto-stima (Sas)
* Comunicare in modo ottimale significa: prestare attenzione al Sas dell'altro
* Che cos'è il Sas?
* Come si mantiene il Sas?
* Comunicazione a letto
I bisogni umani
* Comunicare in modo ottimale significa: non trascurare i bisogni dell'altro
* La gerarchia dei bisogni
* Le carezze (strokes)
* Analisi: l'auto-osservazione
* Analisi: l'osservazione degli altri
La motivazione
* Comunicare in modo ottimale significa: motivare l'altro adeguatamente
* Esame di un caso: la fabbrica di guarnizioni in gomma
* Esercizio della formazione
L'analisi transazionale (At)
* Comunicare in modo ottimale significa: poter comprendere le transazioni interpersonali
* Analisi strutturale
* Tre tipi di transazione
La manovre difensive
* Comunicare in modo ottimale significa: non reagire alle manovre difensive dell'altro con atteggiamenti difensivi da parte nostra
* I quattro tipi di manovre difensive
Immagini mentali e nebbia psicologica
* Comunicare in modo ottimale significa: fare attenzione alle immagini mentali dell'altro
* Il processo di formazione delle immagini
* Attacco a un'immagine
* La parete delle immagini
* La pre-occupazione
* La nebbia psicologica
* La tecnica anti nebbia
* L'immagine di sé: la più importante in assoluto
Tecnica di feedback
* Comunicare in modo ottimale significa: effettuare una retroazione
* Come si effettua il feedback?
Conclusioni
* Quando comunicare in modo ottimale?
* Fino a che punto è sincero essere sinceri?
* Come tradurre davvero in pratica quotidiana i concetti qui sviluppati?
* Se non c'è tempo di seguire un piano di studio
PRASSI
Introduzione
* Atteggiamento interiore
* La ruota dei sentimenti
* Esercizi per più persone
* L'ansia
* Il principio "come se"
* La fuga in avanti
* Il principio della carriola
* Esercizio di feedback
* Alter ego
NUOVE RIFLESSIONI
Bio-logica/psico-logica
* Il "bi-accordo"
* I piani della comunicazione
* A misura di cervello?
* Il linguaggio come strumento del pensiero
SCHEDE DI APPROFONDIMENTO
L'immagine ideale
Ruota dei sentimenti
Il profondo mutamento di questi ultimi anni nella concezione del capitalismo è certamente dovuto al ripetersi di recessioni e crisi, l’ultima delle quali, a partire dal 2007, andrebbe collocata in una fase cruciale di transizione di un processo pendolare che, in meno di cent’anni, ha visto per ben tre volte capovolto il rapporto tra "mano invisibile" del Mercato e "mano visibile" dello Stato. La tesi degli autori è che l’ultima è una crisi sistemica, che si inquadra, tra l’altro, in una fase di trasformazione epocale del sistema internazionale, con la fine del predominio occidentale. Il perno dell’economia mondiale, infatti, si è da tempo spostato in Estremo Oriente, nell’Asia confuciana (Giappone, Cina e Corea in primis). Proprio da una lettura non convenzionale dell’evoluzione del rapporto tra Stato e Mercato in quest’area culturale e geoeconomica, con l’emergere e l’affermarsi di uno "Stato sviluppista", si possono trarre elementi conoscitivi e spunti di riflessione sul mutamento del modello di sviluppo occidentale, uscendo dalle secche, in cui si è regolarmente caduti, nel passato e nel presente, di un rapporto meramente oppositivo tra Stato e Mercato.
La gravità e l’ampiezza della crisi economica ha sorpreso tutti noi, ma anche la maggior parte degli esperti e degli economisti. Non ha sorpreso invece Kevin Phillips, uno degli osservatori più acuti e provocatori della realtà contemporanea.
Con straordinaria lucidità, Phillips aveva delineato uno scenario politico, economico e finanziario allarmante: i «soldi sporchi» della mega-finanza incontrollata, una politica economica distastrosa, la diminuzione delle scorte di petrolio e il tramonto della superpotenza americana stavano innestando una crisi di proporzioni planetarie. Oggi il grande crac sta mettendo in discussione la fiducia nell’efficienza dei mercati e lo stesso modello capitalistico: per lo meno il capitalismo speculativo che ha dominato questi decenni grazie anche all’incompetenza politica che accomuna destra e sinistra e a un teatrino mediatico fatto di inganni (ai danni dei consumatori e dei cittadini, a cominciare dalle incursioni piratesche degli hedge funds) e di arroganze (da parte di chi si sentiva forte e intoccabile).
Dopo aver individuato le motivazioni profonde della recessione e le sue conseguenze geopolitiche, Soldi sporchi (a lungo ai veritci delle classifiche dei libri più venduti negli USA) delinea le tendenze del prossimo futuro: oltre all’ascesa dell’Asia sotto il segno della «Confucianomics» (il fenomeno più evidente degli ultimi anni), il pericolo maggiore è quello di un’inflazione globale, una «rivoluzione dei prezzi» determinata dell’aumento del costo dell’energia e dei prodotti agricoli.
Solo se sapranno affrontare consapevolmente le sfide inedite di questa nuova economia, i leader politici potranno davvero garantirci un futuro migliore: primo tra tutti Barack Obama, che deve imporre nuove regole e controlli efficaci per evitare il catastrofico ritorno dei «soldi sporchi».
Già da tempo oggetto di studio dell'economia, solo di recente il commercio internazionale è divenuto terreno di indagine specifica delle discipline politologiche, interessate soprattutto alle ricadute sociali dei suoi effetti redistributivi interni e al suo ruolo nella promozione di interessi strategici in politica estera. Significativamente sono i periodi di crisi internazionale a stimolare l'avvicinamento dei due tipi di analisi, economica e politica, suggerendo che la criticità delle contingenze spinge a interrogarsi in maniera congiunta sulla natura complessa del fenomeno commerciale, in riferimento sia al legame tra stato e mercato, sia ai rapporti tra stati in mercati diversi. In questo filone di studi si inserisce il presente volume, che illustra i risultati di un'ampia e approfondita ricerca intesa a valutare il peso delle determinanti politiche nei flussi commerciali internazionali.
Indice: Prefazione. - Introduzione. - I. Le cause politiche del commercio nella letteratura di International Political Economy. - II. Modelli, metodi di stima e variabili. - III. Le cause politiche del commercio (1): le istituzioni politiche interne. - IV. Le cause politiche del commercio bilaterale (2): le alleanze militari. - V. La cooperazione commerciale istituzionalizzata. - VI. Commercio, alleanze, democrazia. - VII. Mercato e Res Publicae: una legge aurea? - VII. Il dividendo della pace tramite il commercio: Il caso del SAFTA. - IX. Democrazia, guerra e diplomazia commerciale nell'età della globalizzazione. - Appendici. - Riferimenti bibliografici.
Eugenia Baroncelli è ricercatrice nella Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Bologna, sede di Forlì, dove insegna Politica dell'economia mondiale.
In tempi di crisi è diffusa la tendenza a cercare risposte definitive a problemi contingenti. Noi partiamo dal presupposto che non esistono soluzioni definitive ed ottimali proprio perché i problemi sono sempre contingenti, relativi, storicamente connotati. Compito dello scienziato sociale è di operare una continua vigilanza per cogliere l’errore ovunque si annidi. Di qui, l’invito a mettersi all’ascolto del reale per cogliere quel flebile segnale che ci consenta di intervenire con la conoscenza possibile, in forza di un’interpretazione coerente con la prospettiva antropologica che rende ragione del nostro interesse per le questioni sociali.
Flavio Felice
è professore di “Dottrine Economiche e Politiche” alla Pontificia Università Lateranense, di “Filosofia dell’impresa” alla LUISS Guido Carli di Roma. È visiting professor all’Università Cattolica di Argentina di Buenos Aires e all’Università Sedes Sapientiae di Lima (Perù). È presidente del Centro Studi Tocqueville-Acton. È autore di diversi libri, tra i quali ricordiamo: L’economia sociale di mercato (Rubbettino 2008), Appunti di dottrina sociale della Chiesa (Rubbettino 2008), insieme a Paolo Asolan. È No-Resident Research Fellow del Faith & Reason Institute e Adjunct Scholar all’American Enterprise Institute, entrambi di Washington DC.