Il punto di partenza è un gustoso paradosso: qui Derrida immagina il giorno in cui Dio convoca Abramo per il sacrificio di Isacco. Data la delicatezza dell'"incarico", la prima preoccupazione è che la cosa non assuma i toni di una notizia di cronaca: "Mi raccomando Abramo: questa volta niente giornalisti!". E da qui tutta una tirata polemica e divertita sul fatto che le cose serie della vita e del pensiero non possono né essere divulgate dai giornali, né raccontate ai tanti consiglieri e confessori di cui è piena la vita moderna.
Il libro nasce da un ciclo di lezioni tenute da Judith Butler all'Istituto per la ricerca sociale di Francoforte nel 2002 e affronta, con chiarezza e profondità, il tema della relazione tra l'etica e la critica del soggetto. Judith Butler insegna alla University of California, a Berkeley, presso il Dipartimento di Letteratura comparata, ed è Hannah Arendt Professor of Philosophy presso la European Graduate School a Saas-Fee, in Svizzera, dove tiene i corsi estivi. È autrice di numerosi volumi di filosofia e teoria femminista, tradotti in molte lingue.
La crisi, di cui parla questo libro, è sostanzialmente la crisi provocata dal delirio economico che sta condizionando sempre più pesantemente la nostra vita, pilotata dall'avere più che dall'essere. In campo economico, il "desiderio-voglia", costantemente alimentato, disumanizza radicalmente, in tutto il mondo, le relazioni umane. Anche la filosofia moderna e la psicanalisi sono entrate in crisi, minando così alcune certezze che sembravano solide. Quale parola è dunque possibile? Il Vangelo può ancora indicare una via - o far sentire una voce - che valga la pena di essere ascoltata e seguita? Maurice Bellet in questo libro riprende i percorsi delle scienze umane e li re-interpreta alla luce del Vangelo.
Kuhn utilizza il termine "paradigma", per analizzare alcune peculiari caratteristiche dello sviluppo storico delle scienze ed in particolare quel fenomeno tipico che sono le rivoluzioni scientifiche. Il testo raccoglie alcuni saggi intorno allo sviluppo del concetto di "paradigma" di natura sia squisitamente epistemologica che storica. In un saggio viene esaminato il problema dell'ampiezza dei significati attribuiti ed attribuibili al concetto di "paradigma", la sua origine e quale è la soluzione proposta da Kuhn. Ma anche i saggi più esplicitamente storici mettono in evidenza la complessità e la varietà di aspetti delle scienze che uno stereotipo molto diffuso ha sovente trascurato o distorto.
Storie della ragione: astuzie, splendori e miserie, sentimenti e risentimenti di un "personaggio" che ha accompagnato, e determinato, il cammino della civiltà occidentale. Dai presocratici a Parmenide, da Socrate a Platone, attraverso i Sofisti, Aristotele e Galilei fino alle sue più recenti realizzazioni, l'autore ne racconta la lenta ma inarrestabile ascesa e le accorte strategie con cui ha imposto le sue pretese e raggiunto i suoi fini trasformando un mondo ricco, concreto e pulsante in un universo povero, astratto e desolato.
Nel Breviario, come ben scrive Vittorio Mathieu, "Martinetti segue l'uomo nel suo elevarsi dal cieco impulso al dominio razionale di sé in cui consiste la vera libertà... La sfiducia nel valore della vita non può essere superata che con la contemplazione dell'Eterno e la convinzione che l'uomo è destinato a trovare il suo riposo in qualcosa che è al di sopra dell'umanità stessa". Ma attenzione: la "religiosità" in cui Martinetti ripone il valore della vita non ha a che fare con nessuna delle religioni confessionali verso le quali, e in particolare verso il cattolicesimo, nutriva fortissima avversione. È piuttosto una forma di mistico panteismo che aspira a liberarsi dalle particolarità contingenti per rientrare nell'unità del tutto.
Come si possono conciliare, da una parte, l'insegnamento delle tre religioni monoteistiche secondo cui il mondo ha avuto origine da un libero atto creativo di Dio e la serie degli istanti che compongono il tempo cosmico possiede un inizio assoluto e, dall'altra parte, il messaggio di Aristotele che vede il mondo come eterno e il tempo cosmico come infinito? Questa domanda si è posta nel momento in cui il corpus arisotelicum è penetrato nelle tre comunità religiose e ne è stata riconosciuta la radicalità teoretica. Questo libro esamina le diverse risposte fornite, in campo ebraico e cristiano, alla domanda relativa al grado di conciliabilità del messaggio cosmologico aristotelico con le istanze dei testi religiosi.
Nonostante la massiccia gravitazione della filosofia (e della psicologia) contemporanea attorno al linguaggio, sono ancora molte le questioni che restano in sospeso. Il libro affronta così il tema del linguaggio e degli atti linguistici attraverso il pensiero di tre filosofi: Heidegger, Mead, Merleau-Ponty. Il tentativo è quello di sperimentare e proporre una "genealogia" del linguaggio.
"Gli scritti di Donald Davidson - come quelli di Ludwig Wittgenstein - hanno influenzato tutta la cultura odierna. La sua critica della nostra eredità culturale ha cambiato la nostra percezione di cosa sia veramente degno di riflessione. Tra un paio di secoli gli storici della filosofia scriveranno pagine sulle trasformazioni che l'opera di Donald Davidson ha indotto nel modo in cui l'essere umano si autopercepisce." (Richard Rorty)