Documento di straordinario interesse, la "Vita di Costantino" offre testimonianze di prima mano su avvenimenti che segnarono la nascita dell'impero bizantino come il Concilio di Nicea, e coglie gli aspetti innovativi della politica del fondatore della "nuova Roma". In questa opera composita, che si pone tra diversi generi letterari, la storiografia, la biografia e l'encomio, Eusebio di Cesarea celebra il primo imperatore cristiano, Costantino, di cui intuisce il carattere quasi rivoluzionario della condotta politica. Dall'inedito connubio tra religione cristiana e potere imperiale nascerà la nuova teologia politica, destinata a divenire il cardine dell'ideologia imperiale dell'intero millennio bizantino. Nell'introduzione Laura Franco offre un quadro storico dell'opera e ne sottolinea le principali caratteristiche letterarie.
Perché presentare nuovamente al pubblico la Didachè, che sin dalla sua scoperta (1873) e prima pubblicazione (1883) è stata oggetto di numerose traduzioni, studi e commenti? La risposta è una sola: l’esigenza di osservare il testo sotto una luce nuova. La Didachè veniva considerata come la più antica opera della Patristica Cristiana, e, giustamente, era vista come una straordinaria testimonianza della vita di una Comunità alla fine del I sec., nel particolarissimo momento della prima elaborazione di un cammino di fede attraverso cui si sarebbe operato il progressivo sviluppo di tutta la Chiesa. Abbiamo cercato qui quanto più possibile di metterne in luce i profondi legami con l’ambiente ebraico di origine, cercando di intravedere, attraverso il greco della koinè, parole ed espressioni che permettessero di risalire al contesto culturale e spirituale dell’ebraismo. Del resto siamo di fronte ad un’opera che certamente si è avvalsa di testi precedenti composti sia in ebraico che in aramaico. Lo stesso titolo dell’opera viene reso con Torah, termine ebraico corrispondente ad “insegnamento”, in greco Didachè. Quando il testo venne pubblicato gli studiosi ebbero l’impressione di essere trasportati sulla scena delle origini cristiane, all’epoca in cui i membri della Comunità ebraica messianica erano assidui nell’ascoltare la didachè degli apostoli (At 2,42) e la Comunità si apriva all’ingresso dei goyim, dei pagani che decidevano di convertirsi. Un ebreo e una cristiana rileggono e commentano quello che alcuni considerano il più antico testo cristiano, che forse precede anche le Lettere di Paolo e i Vangeli.
Chi erano i profeti e che funzione aveva la profezia nel cristianesimo antico? Quali ipotesi possono essere formulate sul cosiddetto declino della profezia nel II secolo? Fu l´affermarsi della grande Chiesa a monopolizzare la profezia e a relegare i profeti in una posizione marginale? Alla luce di un rinnovato approccio alle fonti e di nuova documentazione presa in considerazione, si rivela oggi indispensabile riconsiderare alcune questioni centrali: le differenze che si riscontrano nelle Chiese: i rapporti del profetismo cristiano con quello israelitico-giudaico e con quello greco-romano; il tipo di profezia che si esprimeva nei gruppi minoritari e marginali, il ruolo della profezia femminile e dei martiri cristiani, il rapporto tra vescovi e profeti. Il volume raccoglie contributi su queste tematiche di attenti ricercatori e di alcuni tra i più autorevoli studiosi italiani di cristianesimo antico e giudaismo e apre nuove e interessanti prospettive di ricerca.
Quando la noia e lo sconforto bussano al tuo cuore, fuggi da te stessa e nasconditi dentro il mio cuore". Presentiamo questo libro con l'augurio di sentire rivolto a ciascuno di noi l'invito di Gesù a nasconderci dentro il suo Cuore. " Il messaggio della Divina Misericordia è di una sconvolgente profondità e bellezza, perchè ci fa entrare in quell'oceano di grazia, di amore e di perdono che è il Cuore stesso di Dio. L'Autrice ci aiuta a immergerci in esso e a trovare nella parole e nella vita di suor Faustina Kowalska, e di quanti come lei se ne sono fatti interpreti e testimoni, una luce che può rischiarare il nostro cammino e riscaldare il nostro cuore. La quarta e ultima parte del libro presenta un'ampia raccolta di preghiere alla Divina Misericordia.
Il tema della socialità dell'uomo occupa un posto rilevante nella riflessione agostiniana. Per il vescovo di Ippona nessun vivente è così portato alla discordia per vizio e, nello stesso tempo, è così socievole per natura, come l'uomo. In forza della comune origine dall'unico progenitore, Dio ha voluto esortarci alla concordia fra molti. L'unità del genere umano da un solo uomo è perciò invito a costruire l'unità nella molteplicità. Proprio per la complessità e la vastità del tema, l'Autore ha ricondotto l'indagine sull'argomento principalmente al Commento al Vangelo e alla Prima lettera di Giovanni. Nella lettura e commento degli scritti agostiniani, Ceriotti mette in luce la centralità di Cristo, artefice e centro d'unità.
Commento dei Padri della Chiesa su Levitico-Giobbe
Il volume raccoglie alcuni scritti ciprianei: A Donato, invito rivolto ad un amico battezzato ad abbandonare per sempre i beni terreni. Gli idoli non sono dèi: si tratta di uno scritto sull'esistenza dell'unico Dio. La condotta delle vergini, una dura condanna del lassismo che ha colpito l'ordine delle vergini. A Quirino: una raccolta di passi scritturistici che evidenziano la novità del messaggio cristiano. Gli apostati della fede sul problema dei lapsi.
Una raccolta di pensieri, finora inediti in lingua italiana. Brani di profezie, di esperienze mistiche e di riflessioni della Beata in cui attingere tutta la ricchezza della tradizione latina e orientale della Chiesa di Cristo.
L’interesse della traduzione che qui si presenta è notevole,non solo perché offre al grande pubblico la possibilità di leggere quello che possiamo considerare un vero e proprio florilegio di testi spirituali siriaci che ha goduto e che gode tuttora di grande popolarità soprattutto in ambito copto, ma anche perché rende, agli specialisti in primo luogo, la possibilità di farsi un’idea più precisa della ricchezza e varietà di questa collezione «isacchiana»,aprendo un interessante squarcio sull’eredità siriaca in ambito arabo. Per tutto questo, per quanto è già stato fatto e per ciò che sarà possibile fare ancora in futuro, desideriamo esprimere riconoscenza a Vittorio Ianari, del cui impegno e della cui passione per Isacco e per la Chiesa copta è frutto la presente traduzione. Sabino Chialà
AUTORI
Isacco di Ninivenasce agli inizi del VII secolo nella regione che corrisponde all’attuale Qatar.Deve il suo nome alla città di cui diventa vescovo, sembra tra il 676 e il 680. Dopo appena cinque mesi di episcopato lascia l’incarico per ritirarsi a vita eremitica con alcuni discepoli a est del Tigri,nella regione che oggi si può collocare tra Iran e Iraq. Isacco appare come una felice espressione di un cristianesimo «ardente»,sviluppatosi fuori del limes dell’impero romano. Egli è protagonista di quell’esperienza di monachesimo siriaco di area mesopotamica caratterizzato da forme di vita semieremitiche.I testi di Isacco che possediamo sono dei discorsi che egli rivolge innanzitutto alla sua comunità.
Vittorio Ianari si interessa di rapporti tra mondo arabo-islamico e Occidente e della presenza cristiana nel contesto mediorientale, in particolare sotto i profili della storia religiosa contemporanea e del dialogo interreligioso. Ha curato la pubblicazione de L’islam tra noi (Torino 1992),un lavoro sulla presenza musulmana in Italia. Ha pubblicato Chiesa, coloni e islam (Torino 1995), sulla presenza cattolica nella Libia italiana e i suoi rapporti con il mondo islamico, e Lo stivale nel mare. Italia, Mediterraneo, Islam: alle origini di una politica, un’indagine storica sull’azione dell’Italia e degli italiani nel Mediterraneo arabo-islamico nel XIX e XX secolo. Ha insegnato islamologia presso l’Università Lateranense e l’Università Urbaniana ed è stato responsabile dell’ufficio ecumenismo e dialogo interreligioso della Conferenza Episcopale Italiana.
Opera ormai classica della spiritualità moderna,il cui autore ha avuto un influsso enorme nella comunità ecclesiale e nell’ambito dei rapporti con le altre religioni.
AUTORE
Charles De Foucauld Charles-Eugène de Foucauld (Fratel Carlo di Gesù) nacque a Strasburgo (Francia) il 15.9.1858 e morì ucciso dai Tuareg a Tamanrasset (Sahara algerino) l’1.12.1916. Di ricca e antica famiglia,servì per qualche tempo nell’esercito come ufficiale di cavalleria e combatté in Algeria. Date le dimissioni dall’esercito, compì un viaggio di esplorazione in Marocco (1883-84), di cui è frutto Ricognizione al Marocco.Tornato a Parigi, si convertì per influsso di don Huvelin (1886) ed entrò nella Trappa (1890),che poi lasciò per condurre volontariamente un’umile esistenza in Palestina. Spogliatosi d’ogni suo avere, dopo l’ordinazione sacerdotale (1901) si stabilì in pieno Sahara, a Tamanrasset, dove alternò alla vita contemplativa l’assistenza alle popolazioni locali.Ha lasciato numerosi documenti scientifici pubblicati dall’Università di Algeri, un Dizionario tuareg-francese e molti «scritti spirituali» di cui apparve una prima raccolta nel 1924. Diverse congregazioni e associazioni, sorte dopo la sua morte ma previste da lui,si riallacciano alla sua spiritualità e continuano il suo apostolato.