Per quanto possa apparire strano ai nostri occhi, non era affatto scontato che il cristianesimo diventasse la principale religione del mondo occidentale. Sarebbe potuta tranquillamente rimanere una setta giudaica fra le tante, come i sadducei o gli esseni, per esempio. In che modo allora una religione che all'inizio contava poche decine di fedeli illetterati, attivi per giunta in una parte remota dell'impero, è potuta diventare la religione ufficiale di Roma, capace di convertire circa trenta milioni di persone in soli 350 anni? Come ha fatto una religione perseguitata a soppiantare culti e pratiche rituali consolidati e a imporsi come la principale tradizione culturale dell'Occidente? Nel Trionfo del cristianesimo Bart D. Ehrman affronta questo "enigma storico" in un racconto fondato su un'attenta analisi delle fonti antiche, mostrando come un gruppo ristretto di personaggi carismatici fu in grado di mettere a punto una brillante strategia sociale e di sfruttare la forza dirompente del messaggio cristiano per conquistare il cuore e la mente degli uomini e delle donne dell'epoca. Così facendo, Ehrman confuta una serie di convinzioni consolidate sulla trasformazione culturale più importante cui il nostro mondo occidentale ha assistito, una vera e propria rivoluzione che ha influenzato l'arte, la musica, la letteratura, la filosofia, l'etica, l'economia e il diritto.
Prima pubblicazione in Italia dell'epistolario completo della Stein. Questo epistolario si rivela prezioso sotto diversi aspetti: naturalmente in relazione alla biografia stessa della santa filosofa, ma anche per approfondire la sua concezione della vita religiosa e della spiritualità carmelitana, nonché la sua produzione nel campo non solo della spiritualità ma anche della "filosofia cristiana". Come nel volume lettere I e lettere III, vi si trovano elementi interessanti per le vicende della scuola fenomenologica, in particolare dei discepoli di Husserl durante gli anni di gottinga, e di Husserl stesso. Non da ultimo, le lettere offrono una viva e toccante immagine del modo in cui una monaca carmelitana, ebrea, viva il dramma dei suoi parenti (e del suo popolo) prossimi ad essere travolti nella tragedia dell'Olocausto.
È qui presentato in traduzione italiana, con testo greco a fronte, Introduzione e Bibliografia, il primo trattato cristiano di antropologia, scritto intorno al 400 d. C. da Nemesio, vescovo di Emesa (odierna Homs, in Siria). Nemesio intende rivolgersi soprattutto a non cristiani - ebrei e pagani di scuola neoplatonica - illustrando quale sia la natura dell'uomo, creatura posta da Dio ai confini dell'essere, tra divinità e irrazionalità. Ricco di discussioni critiche del platonismo, dell'aristotelismo, delle filosofie ellenistiche e del neoplatonismo, spazia dalla composizione di anima e corpo alla posizione dell'uomo all'interno della natura, dalla provvidenza al libero arbitrio, dalla razionalità alla passionalità. Questo trattato ebbe grande diffusione nel medioevo e in età moderna, grazie anche all'erronea attribuzione a Gregorio di Nissa, che ne favorì una diffusione tale da influenzare profondamente il pensiero antropologico cristiano.
Frutto di una pratica diuturna e costante del testo greco neotestamentario come delle versioni greche antiche della Bibbia ebraica, l'opera di Richard Hays illustra i molti modi e i molti sensi in cui la Scrittura d'Israele è presente nei quattro vangeli canonici. Il saggio repertoria ogni minima allusione, reminiscenza o citazione, implicita, vaga, velata o esplicita, della Scrittura d'Israele, ma non solo. In questo «autentico capolavoro di uno degli studiosi contemporanei del Nuovo Testamento più creativi», com'è stato definito, viene a emergere come gli evangelisti rifondano e riconfigurino il linguaggio religioso formulato nelle scritture d'Israele, e per quali vie questo concorra a costruire l'immagine e l'immaginario di un nuovo Israele.
Nell'attuale società plurale sembrano convivere e confrontarsi due «mondi»: quello dello spazio laico e quello dello spazio religioso. Il grande rischio è l'irrigidimento. Le religioni rischiano l'integralismo e lo spazio laico rischia una neutralità che esclude per principio le religioni. Questi due atteggiamenti non portano da nessuna parte. Sono sterili. Abbiamo bisogno che religioni e spazio laico entrino in dialogo; anzi, abbiamo bisogno di un'autocomprensione che ci renda adeguati ai giorni che stiamo vivendo, sia nello spazio laico che nello spazio religioso. L'orizzonte che si apre è amplissimo. E si preannuncia estremamente fecondo. Occorre pertanto dare l'avvio a una riflessione comune e partecipata, che possa progressivamente approfondirsi e rivelare strade nuove e promettenti. L'intenzione di questo testo è quella di stimolare un ripensamento del rapporto fra religione/i e spazio laico. Un ripensamento che produce anche una revisione della forma di entrambi. Desideriamo aprire questo cammino per amore della società di domani. Con l'intento di dare un piccolo contributo alla civiltà nuova che sta nascendo. In che modo le religioni possono diventare minoranze generative nella società? Come ripensare la laicità dentro una società plurale in cui permane un'intensa ricerca spirituale? Quale educazione adottare per formare uomini e donne capaci di abitare una nuova civiltà?
L'autore commenta alcuni testi del vangelo secondo Giovanni, offrendo suggestive meditazioni. Un viaggio attraverso le domande di Gesù nel Vangelo secondo Giovanni, che fa immergere nelle profondità di un dialogo divino che attraversa i secoli e raggiunge le corde più intime dell'essere dell'uomo. Le parole del Maestro possono scavare nel terreno fertile della coscienza, seminando interrogativi che sfidano, consolano e rivelano il mistero. Le domande di Gesù spronano a non accontentarsi delle risposte facili, a resistere alla tentazione di chiudere la mente dinanzi all'inaspettato; ci insegnano che nella danza incerta tra la luce e le tenebre, si trova spesso la vera essenza della nostra relazione con il divino.
«Durante ogni epoca i cristiani hanno tentato di giungere all'essenza, al nocciolo del cristianesimo. Ebbene, il Vangelo stesso ce lo trasmette con il Padre Nostro. È in una preghiera, e non in una dottrina o in un insieme di dogmi, che è riassunto il messaggio di Gesù. E ciò è denso di significato: pregare è l'evangelo. Buona, lieta e umana notizia fatta risuonare in una cultura che ha perso la fiducia, piena di divinità irate e di miti sfiduciati. Preghiera è relazione. Il Vangelo non si riassume in una verità, bensì in una relazione». Il commento al Padre Nostro di Ermes Ronchi avvince e penetra nell'animo, perché fonde sapienza biblica e afflato poetico, permettendo al lettore di gustare e di vivere come sua la "preghiera di Gesù". Un'edizione illustrata con i capolavori di Caravaggio, Lotto e i grandi artisti della tradizione italiana.
La crisi dei vari «abusi» del clero (non solo e tanto di tipo sessuale, ma di più quelli di coscienza, quelli economico-finanziari) e quella insistente denuncia (anche da parte di papa Francesco!) del persistere della patologia del clericalismo (un corollario del virus del potere) sono rivelativa di una crisi di sistema (ecclesiale, ministeriale, formativo) che richiedono un urgente processo trasformativo della figura del prete. Non è solo una lamento che si alza dalle comunità cristiane e da parte della società, ma è anche la comunicazione di problemi, lamenti e fatiche dei preti, dei parroci e di molti presbitèri diocesani. Emerge l’urgenza di una difficile «transizione». Sì, ma verso dove? «CredereOggi» si interroga a partire dalla dall’esperienza su come va interpretata la transizione oggi (I) e, guardando alla lezione della storia (II), tenta di tematizzarne le complesse dinamiche trasformative (III) guardando al futuro.
Con una esposizione chiara e sobria, Arnold Angenendt descrive la storia della tolleranza nel cristianesimo, dagli inizi fino ai giorni nostri, inclusi la dichiarazione dei diritti dell'uomo e il riconoscimento della libertà religiosa. Il libro, come lascia intendere il titolo tratto da Matteo 13, si incentra sulla parabola del grano e della zizzania. L'esortazione conclusiva di Gesù: «Lasciate che l'uno e l'altra crescano insieme fino alla mietitura» assegna soltanto a Dio il compito di giudicare gli eretici e i ribelli, alla fine dei giorni. È un giudizio che non spetta all'uomo. Ebbene, per Angenendt, questo comando biblico che ha ispirato nei secoli lo sviluppo storico del concetto di tolleranza religiosa è il contributo più significativo datovi dal cristianesimo. Quella della tolleranza nel cristianesimo, tuttavia, non è la storia solo di un progresso: la vicenda, più complessa di così, non manca di riscontri in senso radicalmente opposto. Papa Gregorio IX e Tommaso d'Aquino, per dire, approvano l'uccisione degli eretici «per il bene spirituale comune», seguiti a ruota da riformatori come Lutero, Zwingli e Calvino... Ecco l'interpretazione di una parabola evangelica lungo la storia della chiesa e del mondo occidentale, fra luci e ombre. Angenendt è geniale nel rendere la storia del cristianesimo e del pensiero teologico stimolanti per il presente.
Il volume Cristo e Logos presenta autori e temi della cristologia del VI secolo in Oriente, seguendo un percorso cronologico al cui centro è il Concilio Costantinopolitano II dell'anno 553. In tal senso, l'autore tratta di dodici teologi calcedonesi preconciliari, da Nefalio a Leonzio di Bisanzio, ai monaci Acemeti, ai monaci Sciti fino al monaco Eustazio, e di sette teologi calcedonesi postconciliari, da Eutichio di Costantinopoli a Leonzio di Gerusalemme fino al trattato De Sectis. L'opera vuole essere un contributo alla ricerca teologica teso a registrare l'evoluzione della teologia cristologica, definita come calcedonismo, dalle forme più conservatrici che non aprivano nessuno spiraglio al dialogo con i monofisiti, fino al cosiddetto neocalcedonismo, la forma più evoluta del calcedonismo, che aveva integrato in sé la teologia di Cirillo di Alessandria con la definizione di Calcedonia, divenendo poi la cifra dell'ortodossia cristiana e cattolica.
Lo specifico della teologia morale presuppone per il cristiano un modello di comportamento da seguire che non sia dettato soltanto dalla legge morale naturale, comprensibile anche da una ragione non illuminata dalla grazia e dalla fede, ma è Cristo stesso, icona ed epifania di Dio, che completando la rivelazione mostra all’uomo come vivere il suo “essere immagine somiglianza di Dio”. Il proprium dell’etica cristiana è l’imitazione di Cristo, per cui la conoscenza dei suoi insegnamenti è indispensabile per ricavare le proposizioni normative da seguire. Il presente lavoro si rivolge a tutti coloro che intendono avvicinarsi e approfondire le tematiche fondamentali della morale cristiana, con un linguaggio accessibile e pastorale.
Tra i gesti che esprimono il rapporto tra due persone, l'abbraccio è quello che sicuramente rappresenta al meglio il legame costruito giorno per giorno tra loro. Gesù lo ha prima affermato e successivamente mostrato salendo sulla croce per la nostra salvezza. è sulla croce che ci ha abbracciati ed è sulla croce che ci ha indicato, con le Sue braccia aperte per ciascuno di noi, che nessuno è un escluso e che tutti possono costruire un mondo migliore.