Cosa sappiamo, davvero, del pensiero teologico dei pauliciani? Come rispondere alla "sfida" da loro lanciata all'ortodossia? Le tre omelie contro i pauliciani di Pietro Siculo, qui proposte in una nuova edizione critica, tradotte e commentate, cercano di offrire una risposta a queste domande. Basandosi sull'analisi di alcuni passi scelti tratti dalle scritture, attingendo alla tradizione antiereticale cristiana dei primi secoli e alla riflessione patristica d'argomento antimanicheo, Pietro Siculo, con uno stile sobrio ma ricercato, si impegna nel confutare i più controversi assunti teologico-dottrinali dei propri avversari offrendo strumenti utili per controbatterne gli insegnamenti.
I Sermoni al popolo offrono uno spaccato storico culturale assai ampio sulle Gallie (i suoi cet sociali, distinti tendenzialmente in ceti nobiliari o benestanti, ceti di operai, contadini e commercianti e ceti meno abbienti), in particolare su Arles e la sua circoscrizione ecclesiastica, di cui Cesario è vescovo dal 503, nonché sulla prassi dei suoi confratelli vescovi e del suo clero, sui nuovi ideali monastici, sui costumi ricorrenti delle popolazioni di riferimento del predicatore Cesario. L'attività letteraria di Cesario fu tutta a servizio del suo impegno pastorale: egli fu soprattutto predicatore, e la raccolta dei suoi Sermoni non solo è la sua opera più importante, ma anche la più significativa del suo tempo.
"La vita in Cristo è concepita mediante i santi misteri del battesimo, dell'unzione con il miron e della santa comunione": con questa immagine potente, che anche nella scelta dei termini richiama il mistero insondabile della generazione di un essere umano, Nicola Cabasilas apre quella che rappresenta la sua opera più importante, comunemente conosciuta come La vita in Cristo. Nei sette libri che la compongono, il teologo bizantino analizza in profondità i sacramenti fondanti della vita cristiana - battesimo, cresima eucaristia - indissolubilmente intrecciati affinché la Grazia di Dio operi nella vita spirituale e materiale di ciascuno. Pagine da leggere e rileggere, parole da gustare e assimilare, una vera e propria scuola di crescita personale dalla sorprendente attualità.
Queste pagine si propongono come continuazione dell'ampia trattazione di N. Cipriani, La retorica negli scrittori cristiani antichi: inuentio e dispositio (Roma 2013). Non sono un trattato teorico, bensì una guida per collegare fondo e forma nella loro vera natura: l'una richiama sempre l'altra, specialmente negli scritti dei Padri della Chiesa. La finalità che si persegue, quindi, è l'analisi del testo antico nella sua integralità. Abbiamo diviso il volume in due parti: L'Elocutio, con speciale attenzione ai Tropi e alle figure, ed abbiamo aggiunto alcuni testi per l'esercitazione; e le Clausole metriche, con un'introduzione alla prosodia e un prospetto storico del suo impiego. Si noterà subito la disomogeneità tra le due, ma questo era necessario perché esistono molti studi validi di retorica su cui approfondire l'argomento, mentre mancava una trattazione unita sulle clausole metriche. Si tratta di riprodurre la finalità che gli antichi diedero a questo aspetto: collegare la fine della frase con lo stile dell'autore. Il ricorso ai classici, specialmente Quintiliano e Cicerone, ci è sembrato molto utile per tentare di capire quale teorizzazione della retorica hanno appreso i Padri della Chiesa. Si impiegano, per tanto, le due vie della dottrina retorica: gli antichi, che dedicano spazio ai principi retorici, e i moderni, che possiedono più strumenti per approfondire questa teorizzazione. Gli esempi che costellano il libro sono tratti da Tertulliano, Cipriano e Agostino, ma anche da altri autori cristiani antichi, nonché alcuni presi dalla Bibbia: il testo della Vulgata può servire anche come modello per i Padri. Il volume termina con un'analisi stilistica del De testimonio animae di Tertulliano. Prendere in esame un'opera breve, come questa, nella sua integralità ci è sembrato il miglior modo di mettere in pratica quanto esposto precedentemente.
Selezionati per la loro bellezza e ricchezza spirituale, questi testi di Ruperto di Deutz, prolifico autore del XII secolo, possono essere una finestra per scorgere la riserva di profonda sapienza per la vita spirituale di ogni credente in Cristo cui possiamo attingere accostandoci a questo autore. Attraverso il cammino delineato da alcuni dei temi più ricorrenti nella sua riflessione che parte dai testi biblici, e che mai può essere disgiunta dall'aspetto teologico, tale percorso giunge fino a presentare il rapporto del credente nella partecipazione più intima alla vita di Dio stesso, per trovare infine il suo compimento nel frutto della carità e dell'edificazione della comunità cristiana, e della chiesa tutta.
Duplice è la novità assoluta di questo libro, a livello mondiale: prima traduzione in lingua moderna di queste due opere di Eliseo l’Armeno e prima edizione critica del testo. Per la prima volta si portano alla luce i tesori della letteratura armena, testimone di una spiritualità e di un’impostazione teologica originali.
In età patristica i commenti ai libri biblici di Giosuè e Giudici sono piuttosto rari. Spiccano quelli di Origene, a cui si rifanno più o meno direttamente tutti gli altri. Questi commenti di Eliseo sembrano ignorare l’opera di Origene. Riprendono piuttosto il metodo esegetico di Filone di Alessandria del quale Eliseo, come profondo conoscitore, assimila e rielabora il pensiero facendone mirabile esempio di esegesi cristiana. L’interesse di questi commenti sta proprio nella straordinaria originalità e autonomia rispetto ai coevi. Passi biblici del tutto o quasi ignorati dalla tradizione trovano in Eliseo un’attenzione inaspettata. A torto gli studiosi hanno trascurato queste opere ritenute “minori”: da questa parte del corpus eliseano emerge infatti una personalità di rara profondità teologica e grande spessore spirituale.
Opere complete di santa Elisabetta della Trinità è una traduzione migliore e più fedele al testo originale rispetto alle versioni precedenti. Il prodotto è frutto del lavoro e della collaborazione di diverse persone con ambiti distinti di competenza nella conoscenza della lingua francese, della mistica carmelitana e dei criteri ermeneutici. Prezioso anche il contributo fornito dall'apparato critico. La trasposizione fedele delle introduzioni e delle note dall'originale francese delle edizioni Du Cerf è di una ricchezza ineguagliabile. Non c'è trattato spirituale, diario, lettera, preghiera o poesia che non trovi la sua spiegazione e la sua collocazione. Questa ricchezza si deve al lavoro paziente, sapiente e meticoloso di padre Conrad De Meester, ocd, che ha dedicato la sua vita a studiare, catalogare e a sottoporre a un esame di critica testuale, di esegesi e di ermeneutica tutto il materiale d'archivio, i manoscritti riguardanti il testo e la vita delle due "sorelle nello spirito", Teresa di Lisieux ed Elisabetta di Digione. Arricchiscono la presente edizione gli indici e le appendici poste in fondo al volume. Rispetto alla precedente edizione degli Scritti, si ha il vantaggio di avere a disposizione le Opere complete. Il lettore può accedere così a tutti i testi di Elisabetta conosciuti. Dalle molteplici fonti e numerose citazioni o allusioni presenti nel testo, si potrebbe ricavare l'impressione di una mancanza di originalità nel pensiero della Santa. In realtà, sono queste stesse dipendenze a esaltarne la spiritualità e l'equilibrio. Elisabetta sa cogliere e sperimentare l'essenziale di ogni autore con cui entra in contatto. La Carmelitana di Digione si inserisce in una scia di testimoni che, partendo dalla rivelazione biblica, attraversa la storia della mistica cristiana.
Un agile compendio ortodosso sulle principali verità cristiane adatto per i nostri tempi.
Con gli Stromati Clemente affronta diversi temi teologici. Questa sua opera è una miniera per conoscere il pensiero corrente dei primi secoli della nostra era. Il Libro V tratta della fede e in particolare della necessità di un accostamento alla fede che sia familiare a chi cerca la sapienza: di qui l'importanza dell'uso dell'allegoria, già utilizzata dai Pagani. I Libri VI e VII riguardano la figura dello gnostikòs, il 'consapevole'. È colui che mira a conoscere. Perciò si occupa di ogni disciplina che serva alla conoscenza della verità. Egli è l'unico vero pio: culto di Dio è per lui la continua cura dell'anima e il servizio verso gli uomini. Tre sono gli esiti della capacità consapevole, anzitutto la conoscenza, poi compiere le parole del Verbo, e infine trasmettere in modo degno di Dio i segreti della verità. Il frammento rimasto del Libro VIII riguarda le diverse modalità di conoscenza e comunicazione.
Un itinerario di discernimento con Agostino Moriar ne moriar - Che io muoia per non morire: cosi sant'Agostino, all'inizio delle Confessioni (1,5,5), esprime il suo desiderio di vedere il volto di Dio, e di essere pure disposto a morire per questo fine. Colpisce che l'inizio della sua lunga confessione coincida con la fine, con la prospettiva della vita eterna. Agostino, con il suo itinerario personale, e guida esemplare nel discernimento spirituale per un cammino di conversione, crescita e maturazione di ogni cristiano. Attraverso una serie di riflessioni su nuclei tematici da! particolare interesse, che muovono di preferenza dalle parole dello stesso Vescovo, questo Sussidio accompagna il lettore in un approfondimento storico, filosofico, teologico del pensiero agostiniano. Armando Genovese appartiene alla Congregazione del Missionari del S. Cuore. Professore ordinario di Patrologia presso la Pontificia Università Urbaniana, si e dedicato con particolare attenzione ad Agostino, alla ricezione del pensiero agostiniano nel Medioevo, all'esegesi patristica.
Autore di vari libri e articoli, seqnaliamo tra gli ultimi: "Come la formica" in ascolto del Simbolo apostolico, UUP 2017; La Teologia come prassi ai comunione negli Universae Theologiae elementa ai Antonio Genovesi, in Urbaniana University Journal 70/3 (2017), 177-215; La missione nei primi secoli cristiani, in F. Meroni — L. Sileo (edd.), Dalla Maximum Illud alla Evangelii Gaudium. Sull'urgenza della trasformazione missionaria della Chiesa, UUP 2021, 305-323: Il Cantico dei Cantici letto da Ambrogio e Agostino. Armonie e contrappunti, in E. Ghelfi (ed.), "Satis episcopaliter me dilexit". Ambrogio e Agostino, Milano 2021, 107-134.
Studio concepito nel periodo di pandemia sulla figura di Cipriano (III secolo). L'esperienza della peste, vissuta e testimoniata dal Vescovo cartaginese è occasione e termine di confronto per la nostra epoca (XXI secolo).
Fin dal VI secolo, la Regola di san Benedetto viene letta integralmente tre volte all'anno nei monasteri benedettini e, ogni giorno, l'abate o la badessa ne commentano un passo a beneficio della propria comunità. Essa conserva una sorprendente attualità tanto per i monaci e le monache quanto per i laici impegnati nella società. Nella sua lettura troviamo un tesoro di saggezza e di consigli pratici che ci aiutano a trasformare profondamente la nostra esistenza e il modo in cui guardiamo il mondo, gli altri e noi stessi. San Benedetto non ha altro obiettivo che quello di farci nascere a noi stessi, di liberarci dall'illusione del falso io e dell'apparenza, di farci discendere nelle radici del nostro essere, nelle profondità del nostro cuore, là dove Dio abita. Il problema di Benedetto non è quello di fuggire il mondo, di disprezzarne la realtà, ma di mettersi al posto giusto, quello di un servo buono e fedele, al quale non si deve chiedere ciò che non può dare. In questo senso, la vita monastica non è né rifiuto, né disprezzo, né paura. È un desiderio inappagato, un invito a superare le nostre paure, è infinita misericordia e bontà. Il monaco non è colui che rinuncia, ma colui che cerca sempre di più. Più lontano, più in alto, più forte. Dom Guillaume, monaco cistercense e noto accompagnatore spirituale, ha voluto con questo testo rendere accessibile la Regola benedettina a un pubblico il più ampio possibile, commentandone i suoi settantatré capitoli e rivelando la vitalità e la pace spirituale che può dispensare all'uomo del XXI secolo.