Il filo conduttore di questo volume è tutto in una frase: "La morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo; e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono - (Sap 2,24). Cipriano delinea con fine maestria la figura dell'invidioso, in modo quasi tragicomico, e indica la via per superare il vizio, padre d'infiniti altri vizi e peccati, secondo l'insegnamento del Nuovo Testamento. La trattazione inquadra soprattutto la gelosia e l'invidia, ritenute da Cipriano come il principio della vita viziosa; ma si allarga poi ad altri vizi e peccati tra i più gravi che da quelle derivano. Sotto questo aspetto, Cipriano sembra essere stato il primo autore cristiano a scrivere sui vizi capitali, un tema oggi di grande attualità. La collana "Vetera sed Novapropone brani scelti di grandi autori del passato proposti in una nuova traduzione accurata e moderna, con commenti e introduzioni capaci di ridare al testo tutta la sua forza.
La domanda di papa Francesco: "Chi sono io per giudicare un gay?" ha aperto uno spiraglio nella riflessione all'interno della Chiesa e nel dialogo con il mondo. È caduto un tabù pesante: il silenzio e l'omertà su un tema invece che, come le pagine di questo libro dicono, non è mai stato estraneo al Vangelo. Tutto dipende da cosa vogliamo dire quando pronunciamo la parola "amore". L'esistenza gay e lesbica non può non interrogare la sostanza del Vangelo riguardo al farsi prossimo nei confronti degli altri. Se l'amore è legge suprema dell'essere, se la relazione come benedizione e il dono di se stessi a chi è diverso da sé si concretizza innanzitutto nei confronti di chi è vittima di ostracismo sociale, allora i credenti sono chiamati in causa dal rischio di essere attori o complici di oppressione, concorrendo a determinare la violenza peculiare contro questa forma di amore. Il Vangelo di Gesù, infatti, scopre, assume, celebra il senso di ogni persona diversa, anche laddove il potere dominante - clericale o statale o sociale che sia - vede e impone abominio, perdizione, scandalo. Perché, altrimenti, cosa vuol dire annuncio di salvezza? Perché, altrimenti, qual è se non questa la scandalosa buona novella? Essa annuncia e opera la rottura di ogni ordine sociale basato sull'esclusione, di ogni opinione pubblica coercitiva e di ogni senso comune che nega dignità integrale a qualunque essere umano.
Chi pensasse che "Il Dio queer" sia semplicemente un altro libro sulla fede cristiana e l'omosessualità sbaglierebbe: la teologia queer proposta da Marcella Althaus-Reid è molto di più e proviene da un universo concettuale e spirituale altro che non cessa di provocare e di stupire. Per l'autrice, parlare di Dio queer significa parlare di una trascendenza foriera di trasformazione, di una fonte immanente di scompaginazione rivoluzionaria, per far emergere ciò che contraddice lo status quo, e dunque anche le norme che regolano la sessualità e il potere che ne deriva.
L'autore descrive la complessità del fenomeno amoroso e i diversi modi di attuazione dell'amore: dal rapporto uomo-donna a quello fra le Tre Persone della Trinità. A partire dall'uomo-donna, l'indagine si precisa mediante l'esame della realtà matrimonio-famiglia in rapporto ai temi della cultura contemporanea e alla luce dei misteri cristiani. Nuova edizione aggiornata in un unico volume.
Il vangelo ci dice di amare Dio con tutto noi stessi, con la totalità delle energie di cui disponiamo, nel complesso delle facoltà che ci costituiscono. Una teologia dell'io come quella proposta in questo volume si spiega sulla base di questo approccio globale all'essere umano. Interiorità, eros, desiderio, emozioni, piacere e dolore sono solo alcune delle voci interpellate per dispiegarla. Come in uno stereogramma, il quadro che ne emerge offre poco per volta una straordinaria profondità prospettica: lo spirituale non è più qualcosa da aggiungere all'essere umano dall'esterno, come ci ha abituato a pensare il linguaggio di una certa teologia che per troppo tempo ha opposto anima a corpo, materiale a immateriale, natura a sovranatura. Spirituale è la dinamica che permette all'essere umano di aprirsi oltre se stesso. Forse è giunta l'ora che la teologia si riappropri dell'io, per un approccio più integrale della stessa spiritualità alla persona umana.
Il libro cerca di rispondere a domande rilevanti per la comprensione della realtà, affettiva e sociale, dell'omosessualità. Cosa succede quando un genitore cristiano scopre che il figlio o la figlia è gay, come si sente e cosa si chiede un genitore dopo questa scoperta? Come vive certi pronunciamenti della Chiesa cattolica e della società su suo figlio? Come influenza il modo di vivere la Chiesa, di leggere la Bibbia e la fede di una madre? L'autrice, giornalista, ha incontrato due madri italiane di figli omosessuali e credenti che hanno scelto di vivere apertamente le proprie identità personali. Il racconto delle esperienze fatto dalle madri con il loro sguardo attento e partecipe alla vita dei figli, offre tutta una serie di riflessioni che, in sintesi, richiamano al diritto di ogni persona di poter vivere l'amore in modo autentico.
L'opera si presenta come un'analisi del pensiero di Jean-Louis Chrétien, fenomenologo francese che apre nuovi spazi di ricerca intorno alla domanda sull'essere e sull'atto del soggetto. Gli sviluppi che interessano lo studio della corporeità, della parola e dell'arte riguardano anche la rivisitazione del discorso su Dio, legandolo alla risposta dell'uomo e all'appello che lo raggiunge. Si prospetta in tal modo un'antropologia che ha nella libertà la sua chiave effettivamente teologica.
Oggi quello che sta accadendo - spesso per la connivenza di molti - è qualcosa che non ha paragone nella storia, se non nelle epoche buie dei totalitarismi sanguinari e violenti. Si sta tentando di imbavagliare la libertà di espressione (a tutti i livelli, compresa la libertà di stampa), e sembra che più nessuno sia in grado di reagire. In questo suo ultimo interessante lavoro l'Autore rende giustizia, con il piglio coraggioso che lo contraddistingue, alla verità dei fatti, offrendoci una ricostruzione dettagliata e documentata di quanto avvenuto attorno alla vicenda della controversa proposta di legge sull'omofobia. In questa sua opera emerge chiaro e forte il grido di allarme per i rischi che comporta un intervento normativo in quella delicata materia. Una vera e propria emergenza democratica, dal momento che in gioco vi sono i diritti costituzionali della libera manifestazione del pensiero e della libertà religiosa... "
Parola e silenzio, lungi dal contraddirsi, si sostengono e si arricchiscono a vicenda. Sono riflessioni preziose, soprattutto per una società come la nostra che rischia di perdersi nella molteplicità dei mezzi e degli strumenti di comunicazione. L'autore poi esprime la ricchezza della Parola che Dio rivolge all'uomo in Gesù Cristo e quindi della parola con cui l'uomo risponde a Dio nella fede: qui si colloca l'esperienza morale.
Una ricerca, basata anche su documenti conciliari, che approfondisce le modalità per riconoscere e interpretare i "segni dei tempi", capaci di dischiudere nuove vie lungo le quali sviluppare l'azione ecclesiale di trasmissione della fede.
Le pagine che seguono costituiscono un frammento di una riflessione più ampia, la quale ruota attorno ad una questione di fondo: il matrimonio, inteso sia come atto costitutivo della famiglia (matrimonium in fieri, come dicono i canonisti) sia come la famiglia stessa che su questo si fonda e che dura nel tempo (matrimonium in facto esse), è un istituto strutturato dal diritto o un istituto strutturato dalla legge? L'interrogativo oggi si pone per più ragioni, non ultima quella relativa alla differenza sessuale quale prerequisito inderogabile del matrimonio. In questo ambito si coglie un divario tra le ideologie del gender, che distinguono e contrappongono natura e cultura, ed il diritto canonico, che viceversa continua ad esprimere una concezione la quale tiene insieme natura e cultura. Nel testo si tenta di dare una risposta all'interrogativo iniziale e cioè che si tratta di istituto strutturato dal diritto e non dalla legge, nel senso che "veritas, non auctoritas facit matrimonium."
Il volume raccoglie il testo integrale del "Discorso alla Città" tenuto nella Basilica di Sant'Ambrogio dal cardinale Angelo Scola. L'alimentazione, l'energia, il pianeta e la vita: l'Arcivescovo mette a fuoco i temi di Expo 2015, e quindi l'uomo e il suo rapporto col creato. Il pianeta è consegnato all'uomo per il suo "dominio"? O è intoccabile come qualcosa di "sacro"? L'autore tenta una risposta proponendo una "ecologia umana". A partire dal nesso tra bisogno e desiderio, affronta argomenti che domandano un "nuovo umanesimo", necessario per assicurare il futuro dei nostri figli. "In verità nutre la vita solo ciò che la rallegra".