«Perché devo far fatica, quando basta un click?». A chi ci rivolge questa domanda noi rispondiamo così: siamo per il tempo e l'approfondimento, in piena contrapposizione con chi esalta, al contrario, la rapidità e la superficialità. «Futuri sumus» dicevano i latini: «Il futuro siamo noi». E se non combatteremo il diffondersi di questa ignoranza dovuta all'illusione di avere a portata di mano una forma virtuale di sapere onnisciente, allora tutto il nostro capitale umano sparirà. È molto bello e romantico pensare a un mondo che, arrivato sul punto di autodistruggersi, riesca a trovare proprio nei millennials la forza di fermarsi e di ripartire con consapevolezza, nel rispetto del pianeta...
L'Evangelo ha "parole d'una violenza inaudita: il loro attrito è febbrile, la loro sintesi più breve è pur sempre un invito perpetuo alla rivoluzione. Rivoluzionare me stesso: 'Puoi sempre ricominciare!' mi viene ripetuto una riga sì, l'altra anche". È sconcertante uno sguardo così: "pare che non sia più il figliolo prodigo a chieder perdono al Padre suo; sembra (quasi) che sia il Padre a chieder scusa al figliolo scostumato. Fingendosi dalla parte del torto pur di riciclare la mia vergogna". Il nuovo libro di don Marco Pozza è un'avventura lunga un anno in compagnia della "parola di Dio" che, dalla prima domenica d'Avvento, si ascolta nelle messe festive durante l'anno liturgico A, quello del Vangelo di Matteo (con qualche inserto dal Vangelo di Giovanni). È un libro scritto pensando al dramma di chi ha perso Dio, di chi non lo trova più, di chi non lo ha ancora trovato. Senza fame e sete nessuna pesca inizierà: chi ha il cuore freddo, chi dorme - chi ha il sonno della pancia piena - "non piglia Cristo". È un libro di divagazioni orizzontali, scavi in profondità, ospitalità accoglienti nei Vangeli domenicali. "Condivido le domeniche fuoriporta dell'anima mia" scrive don Marco. "Sono gite, vacanze, escursioni sul sentiero che conduce a Cristo e ai suoi segreti misteri. Quando esco di casa, la mia vita mi appare confusa, intricata, un po' inespressa. Quando rientro dopo averli incontrati, mi pare di vederla in HD, un po' più in alta definizione. Mi conosco un po' meglio, mi accetto un pizzico in più."
Jaca Book presenta gli scritti inediti di Ricoeur su un tema centrale nella riflessione filosofica contemporanea. In accordo con lo stesso principio che ha guidato la realizzazione del primo volume di questa serie, Attorno alla psicoanalisi, di Écrits et conférences di Paul Ricoeur, Ermeneutica offre ai lettori testi essenziali di cui Ricoeur aveva autorizzato la pubblicazione che non risultano di facile reperibilità o che non sono stati mai resi pubblici nella versione originale. Si tratta di testi dei quali esiste presso il Fonds Ricoeur di Parigi il manoscritto originale rivisto dall'autore. Il pregio peculiare di questo secondo volume - al di là del carattere meticoloso della curatela (che accompagna quasi per mano il lettore, offrendo una ricca rete di rimandi bibliografici e di note di approfondimento) - è che l'insieme degli scritti raccolti tracciano un itinerario essenziale del contributo di Ricoeur all'ermeneutica filosofica contemporanea. Ne emerge tutta la sua originalità, ne emergono gli aspetti caratterizzanti, ne emerge il cuore. Il libro diventa, dunque, una nuova via di accesso al vasto e articolato corpus ermeneutico dell'opera ricoeuriana. Paul Ricoeur è stato uno dei maggiori filosofi del '900. Ha insegnato Filosofia alle Università di Strasburgo, alla Sorbona di Parigi, a Nanterre e a Chicago. Jaca Book è l'editore italiano delle sue opere che ha cominciato a pubblicare negli anni '70.
Testi inediti di Derrida dei famosi seminari della scuola degli "alti studi" in scienze sociali. La traduzione dei due volumi di Jacques Derrida Lo spergiuro e il perdono, che riproducono i due seminari tenuti presso l'Ecole des hautes études en sciences sociales nelle due annualità accademiche 1997-1998 e 1998-1999, rappresentano una straordinaria possibilità di ripercorre in modo sistematico come il filosofo francese abbia affrontato uno dei temi più significativi del dibattito filosofico recente. È possibile vedere il progressivo articolarsi con puntuali riferimenti e analitiche spiegazioni come il perdono si configuri come un'esperienza che genera l'impossibile: infatti solo perdonando l'imperdonabile abbiamo a che fare con il perdono e non con uno scambio economico, un calcolo di convenienza. Questa esperienza impossibile del perdono emerge attraverso un confronto con Agostino, Rousseau, Hegel, Lévinas, Platone, Aristotele, ma anche con Shakespeare, Baudelaire, Blanchot e con le scene di perdono che si sono moltiplicate nello spazio pubblico a partire dagli anni Novanta. Jacques Derrida è stato uno dei maggiori filosofi del nostro tempo. Jaca Book ha pubblicato le sue opere principali. Proseguono inoltre le pubblicazioni dell'edizione critica di Seminari e Corsi. Vittorio Perego insegna Storia della filosofia presso la Facoltà teologica di Milano e l'Istituto di Scienze religiose. È studioso del pensiero contemporaneo sia tedesco che francese.
La storia è quella di un prete francese, Gaston, fra prima e seconda guerra mondiale. Ne seguiamo i passi gentili in un carosello, attorno alla piazza della sua chiesa, nel quale si vedono cambiare cardinali e canonici, politici e burocrati, così come la moda nell'atelier di fronte. Attraverso la sua storia il libro fotografa il nostro mondo con la sensibilità di chi ha saputo toccare le corde più profonde di un'epoca. È un romanzo sull'amore, la gente, la politica e il trascorrere del tempo, il rapporto quotidiano fra l'uomo e il destino. Gaston sa che Gesù non ha camminato in un mondo asettico e che lui, seguendolo, è chiamato a cercare di entrare in quella misteriosa economia per cui il buon ladrone viene perdonato sulla croce all'ultimo momento e ad ogni uomo verrà dato il soldo della sua fatica di vivere.
Il Medio Evo, presentato in questo classico per la prima volta tradotto, più che un'epoca storica è una visione del mondo, una categoria di pensiero che indica un senso possibile per l'esistenza umana. Nell'idea medioevale di un ordine divino del mondo, Landsberg trova un punto di riferimento per superare contraddizioni e miserie del tempo presente. Il suo amore per il Medio Evo non è nostalgia reazionaria, ma un appello a recuperare, di fronte alle sfide di allora e di oggi, un nucleo di fede e di valori saldamente radicati nella tradizione. Guardare al Medio Evo non serve per tornare indietro. Serve per capire quel che si è perso o dimenticato e che dovrebbe essere recuperato per poter andare avanti, verso un futuro meno cupo di quello che si profilava cento anni fa e di quello, forse altrettanto minaccioso, che ci inquieta oggi.
Italo Calvino non è stato soltanto un geniale narratore dalla fantasia sconfinata e un acuto commentatore del presente. Neppure il suo impegno nel mondo editoriale e culturale, la sua dedizione politica e sociale e la sua pugnace presenza nel dibattito sono sufficienti a definire la grandezza e l'estensione della sua influenza. Calvino, infatti, nella intera sua opera ha proposto un vero e proprio metodo - il "Metodo Calvino" qui descritto - che lavorando sugli opposti, la più completa pienezza e l'assoluto vuoto, la leggerezza e la gravosità, la precisione e la più vaga inesattezza, funge da passepartout capace di decrittare ogni complessità. Il "Metodo Calvino", secondo Prencipe e Sideri, è anche la chiave appropriata per comprendere l'era che viviamo, anch'essa fatta di opposti, di benessere diffuso e di tremende disuguaglianze; di profondo, rapidissimo cambiamento e della resistenza umana allo stesso. Con Il visconte cibernetico gli autori mettono l'insegnamento di Calvino alla prova della tecnologia - in particolare, dell'intelligenza artificiale e delle sue implicazioni. Arricchimento dell'umanità o rischio esistenziale? Facilitazione o banalizzazione della conoscenza? Ancora opposti che convivono e che bisogna conoscere per poter maneggiare, con serietà e leggerezza, il nostro stesso futuro.
Il volume raccoglie, oltre al Vangelo e le Lettere di Giovanni, La Grande Passione di Albrecht Dürer, l'opera con cui l'artista si riprometteva di replicare il grande successo della prima serie di stampe apocalittiche pubblicata nel 1498.
Di che colore è la vaghezza? E qual è la differenza tra il grigio sopra le nubi e il grigio lama smussata? Quanto è buio il nero cecità? L'indaco di montagna, il marrone vento d'inverno, il bianco cielo con luna: tutto in Giappone ha un suo colore, perché col colore si può dire ogni cosa. Laura Imai Messina racconta il Giappone in un modo unico ed emozionante: attraverso i suoi colori. In un caleidoscopio di storie, leggende, tradizioni, e con le splendide illustrazioni di Barbara Baldi, "Il Giappone a colori" ha la forza gentile e dirompente dei viaggi che ci cambiano lo sguardo. «Cade la pioggia, sulla riva rocciosa di Jogashima / cade una pioggia color Rikyu», scrive il poeta Hakushu Kitahara: ma Sen no Rikyu è un antico maestro della cerimonia del tè vissuto molti secoli prima, come può una persona indicare una precisa sfumatura del grigio? E perché a un certo punto alcuni colori divennero «colori proibiti» appannaggio esclusivo della corte imperiale e come reagì la popolazione a quel «furto»? O ancora: quante sfumature di un sentimento si possono comunicare attraverso la semplice scelta del colore della carta di un messaggio d'amore? Fra i tanti segreti che il Giappone tuttora conserva allo sguardo occidentale, c'è il suo straordinario rapporto con i colori. Color piume bagnate di corvo, color piume nere di gru, campo arido, cielo illuminato dalla luna, lama smussata: i nomi dei colori tradizionali del Giappone sono già un assaggio di poesia. Ma quando scopriamo le storie, le tradizioni o le leggende che si nascondono dietro questi nomi, la meraviglia si moltiplica. Ognuno di essi (a cominciare dai fondamentali: grigio, bianco e nero) si porta dietro una storia che è parte della Storia del paese, della sua letteratura e della sua arte. Una ricchezza che arriva fino al presente. Quando poi a raccontare questo universo di infinita varietà è la penna di una scrittrice come Laura Imai Messina, i colori del Giappone riescono a illuminare angoli bui del cuore di ognuno con imprevedibili risonanze. Unendo la sua competenza di studiosa (e la conoscenza di prima mano della cultura giapponese) con le sue doti di narratrice, Laura Imai Messina scrive un libro unico e prezioso, un invito al viaggio e all'immaginazione, un romanzo epico i cui protagonisti sono i colori.
1939. L'Italia si prepara a vivere l'ultimo Natale di pace, ma un omicidio squassa il ventre della città. Quanta solitudine che c'è. In Europa la guerra è cominciata, eppure da noi qualcuno si illude ancora che sia possibile tenerla fuori della porta. E poi sta arrivando la più bella delle feste, quella dove si mangia, si beve, ci si abbraccia, quella in cui ci si scambiano doni con le persone care; non bisogna avere pensieri tristi. La solitudine, però, la solitudine vera, è difficile da scacciare. Puoi essere solo perfino se stai in mezzo alla gente, se hai una famiglia, degli amici. Soprattutto puoi essere solo se decidono che sei diverso, magari perché non sai parlare, o perché ami persone del tuo stesso sesso. O perché, dicono, sei di un'altra razza. Anche Erminia Cascetta era diversa, a modo suo. Aveva troppa voglia di vivere, perciò l'hanno uccisa. In questo tempo che accelera verso l'abisso, spetta al commissario Ricciardi e al brigadiere Maione scoprire chi è stato. La chiave di tutto, però, è sempre la solitudine. Che, a volte nemmeno lo sappiamo, ci siede accanto. «Potessi parlarti, ti parlerei della solitudine del cuore. E della condanna che hai comminato, senza nessuna pietà, e senza avere idea di quello che stavi facendo. Potessi parlarti, ti direi che alla fine la colpa è tua. Ma non posso parlarti, giusto? No, non posso. Perché sei morta».
Ognuno di noi custodisce un'infelicità che può rivelare risorse inaspettate. Gli analisti junghiani conoscono il suo potenziale: in seduta, il suo racconto può trasformarci in autori del nostro benessere. "Come stai? Uscite di sicurezza dall'infelicità" cerca di portare questa riflessione fuori dalla stanza d'analisi e, sulla scia degli insegnamenti di Carl Gustav Jung, esamina i vissuti di infelicità proponendo alcune modalità con cui la psicologia analitica può modificare queste esperienze, realizzando percorsi di vita più consapevoli e quindi più felici. A partire da «parole e problemi diversi per lo stesso disagio», raccolti con cura e attenzione nella sua carriera di analista junghiana, Marta Tibaldi analizza queste forme del malessere, per concentrarsi poi su come affrontarle con strumenti quali l'analisi dei sogni, la scrittura, l'immaginazione attiva e la camminata veloce. Prefazione di Filippo La Porta.