Quali sono le caratteristiche che dovrebbero essere possedute dalla musica liturgica? L’autore dà la sua personale risposta ispirandosi al Magistero della Chiesa e chiama tali caratteristiche le dieci “E” della musica liturgica: essa deve essere Ecclesiale, Eccellente, Eccedente, Estatica, Estetica, Espressiva, Edificante, Elegante, Educante.
Una sorta di decalogo liturgico-musicale per i nostri tempi.
"Delle mie opere, quella che mi piace di più è la Casa che ho fatto costruire a Milano per accogliervi i vecchi artisti di canto non favoriti dalla fortuna, o che non possedettero da giovani la virtù del risparmio": così scrive Giuseppe Verdi in una lettera. Unica al mondo nel suo genere, la casa di riposo voluta dal grande Maestro - che le destinò la propria eredità - aprì i battenti nel 1902: oggi tutti a Milano sanno dove si trova Casa Verdi, tra le cui mura austere e accoglienti vivono decine di musicisti anziani e non solo. È in questa Casa speciale che Paola Calvetti sceglie di immaginare la vita di Ada, eccentrica cameriera che cova un sogno nel cuore: un personaggio "emarginato" e struggente, come Rigoletto, come Violetta, come tanti altri che Verdi rese immortali nelle sue opere. Muovendosi in punta di piedi, Ada conosce tutti gli ospiti e di tutti "colleziona" le vite ardenti. Piera, che muove ancora con grazia le mani sul pianoforte, Kimiko, soprano giapponese, Luisa, la famosa Annina che cantò nella "Traviata" insieme a Maria Callas, Ferro, il violinista gentiluomo che in gioventù spezzò decine di cuori, e gli altri si preparano con trepidazione a una grande festa, e intanto lasciano riaffiorare le proprie passioni non sopite. Come la musica, che non teme il tempo, come l'amore, che può (ri)nascere anche tra le pareti di Casa Verdi...
"Gli scritti critici di Robert Schumann costituiscono una testimonianza della vita musicale romantica d'insostituibile valore. In essi è la rivelazione di Chopin, presentita con indescrivibile acume sin da un'opera della più acerba giovinezza; di Berlioz, imposto all'attenzione del pubblico europeo con una memorabile analisi della Sinfonia fantastica; di Brahms, annunciato solennemente come l'iniziatore di nuove vie in un ultimo scritto che è al tempo stesso una sorta di testamento spirituale e la consacrazione di una novella forza creatrice. [...] Come sempre avviene quando si tratta di uno scrittore ben vivo e originale, la critica schumanniana ha un timbro inconfondibile e tanto più raro in quanto dal musicista si è soliti attendere disquisizioni tecniche aride e secche, mentre in essa il tono poetico supera di gran lunga quello minuziosamente esegetico, delizia del mediocre e del pedante. [...] L'acutezza del giudizio si accompagna non soltanto alla raffinatezza del gusto, ma a un'assoluta probità morale che è veramente da pregiare quando si mostra così costante in tutte le manifestazioni di una lunga, quotidiana attività inevitabilmente esposta, per sua natura, a tentazioni non buone." (Dallo scritto di Luigi Ronga)
Filippo Baldinucci, gran conoscitore di pitture e di disegni, come tale fiduciario della corte medicea, in particolare del cardinal Leopoldo, e in relazione con esperti di varie nazioni, fu l'autore del primo libro dedicato a una storia dell'incisione e ai suoi principali protagonisti. Le stampe appartenenti alle arti figurative, e molte firmate da nomi illustri sin dalla fine del Quattrocento, erano oggetto di interesse in tutto il mondo colto, ma due secoli dopo non avevano ancora avuto adeguata trattazione storica e critica, soprattutto era stato trascurato il ruolo e l'importanza di singoli incisori, e non sufficientemente indicati e commentati i protagonisti. Al proemio nel quale traccia i primordi della vicenda dell'incisione, con apertura assai oltre i confini della sua Toscana, Baldinucci fa seguire diciotto biografie di artisti, pittori-incisori, o semplicemente incisori, da Dürer a Callot, da Luca di Leida a Stefano Della Bella, da Marcantonio a Rembrandt, nelle quali, oltre la narrazione delle vicende personali e artistiche dei singoli, analizza la varietà delle tipologie delle stampe, le tecniche incisorie, le tematiche, le finalità, le committenze, dal che ne esce un quadro pressoché completo dello stato di quell'arte nel 1686, e anche, quel che giustifica il titolo del libro, "Cominciamento e progresso", l'idea di uno svolgimento progressivo del linguaggio dell'incisione, nel senso di "una bella gara fra il bulino e il pennello".
Il canto nella nostra cultura è una manifestazione artistica: ci ha accompagnati lungo il percorso evolutivo e racchiude in sé verità profonde, direttamente collegate alle emozioni. La voce e il canto sembrano essere coinvolti perfino nello sviluppo della coscienza. Le tre anime del suono non è un nuovo metodo di canto. È un viaggio attraverso i misteri della voce umana, affascinante terra di confine tra corpo e mente. Una ricerca sugli inciampi che ostacolano l'emergere del nostro naturale talento. Un libro rivoluzionario per attori, cantanti, relatori, insegnanti e professionisti della voce.
Il volume è un'analisi della società americana alla luce dell'influenza che la nascita del rock'n roll ha avuto sulla cultura, sulla politica e quindi sulla storia di questo ventennio. L'opera, cui è preceduta un'imponente indagine su svariati fronti (accademico, letterario, giornalistico ed ovviamente musicale), approfondisce i legami tra la forza della nuova musica e i cambiamenti sociali che ne sono scaturiti, rendendo evidente come non si sia limitata ad essere il contenitore delle energie evolutive affermatesi nel contesto in esame, bensì vera origine dell'esplosione che ha irreversibilmente modificato la faccia degli Stati Uniti. Passando con destrezza dagli eventi storici e politici da un lato e quelli musicali dall'altro, l'autore ci regala in queste pagine tutto il fermento dei mitici '60s e la frustrazione dei decadenti '70s. L'opera è suddivisa in due volumi (1960-1968) e (1969-1979) ed è arricchita da recensioni e schede monografiche e risulta un'utile guida ad un ascolto consapevole del rock americano da Elvis Presley a Patti Smith.
Nel corso della millenaria storia della Chiesa la distinzione netta tra canto liturgico e canto popolare sta diventando sempre più sfumata, dando vita ad un fenomeno completamente nuovo e in continua evoluzione secondo cui la musica sacra popolare costituisce la spina dorsale delle piccole comunità religiose. In questo volume, grazie ad un minuzioso lavoro di indagine, l'autore prende in esame proprio questa evoluzione della musica sacra, proponendo un ventaglio di osservazioni e riflessioni puntualmente documentate. Al termine di ogni capitolo è presente infatti un appendice di grande utilità, nella quale vengono raccolti dei testi a sostegno dell'argomento trattato. Il libro risulta dunque un utile strumento per tutti gli educatori ed operatori musicali del mondo ecclesiastico, affinché possano perseguire la loro attività di animazione e formazione delle comunità religiose.
"A volte azzardare ipotesi è solo un modo di chiarirsi certe domande. È il caso, ad esempio, di questo libro. A leggerlo può sembrare soprattutto una collezione di certezze: ma scriverlo è stato soprattutto un modo di mettere a fuoco dei dubbi. Interrogativi che dovrebbero sorgere spontanei in chi frequenta per amore o per mestiere la musica colta: che senso ha ancor oggi parlare di un suo primato culturale e morale? Il modo in cui la si consuma replica anacronistici riti o ha qualcosa a che vedere con il nostro tempo? E la Nuova Musica - totem indiscusso e scomodo - è stata un'avventura intellettuale della modernità o solo una sofisticata truffa? E continuare a scrivere musica oggi, è una cosa che ha un senso o è un esercizio gratuito per pochi eletti stabilitisi fuori dal mondo?" (Dalla Nota introduttiva)
Bruce Springsteen ha sessantatre anni, incendia gli stadi, continua la sua battaglia politica a fianco di Obama, scrive ballate memorabili. David Remnick, il direttore del "New Yorker", dà una lettura del Boss che è insieme analisi e definitiva canonizzazione. "We are alive" è una microbiografia, un ritratto, una evocazione, a tutto sesto, del personaggio a partire dal suo ultimo album e dal tour a esso intitolato. Remnick gioca con sapienza fra presente e passato, fra l'armeggiare della band sul palco e l'infanzia a Freehold, fra la morte di Clarence e la scena provinciale di Asbury Park, fra il sostegno a Obama e il viaggio a New York in autobus. Lo guarda spendersi come un vero animale da palco nei concerti, tocca il delicato tema del padre, Doug, così presente nelle sue canzoni, celebra l'amicizia con Jon Landau, fa cenno alla relativa tranquillità degli ultimi venti anni insieme alla moglie Patti Scialfa. Sottolinea spesso il "duro lavoro" con cui Bruce si è guadagnato l'eternità, e, insieme, anche il tempo per leggere finalmente "I fratelli Karamazov".
A cinquant’anni dal Vaticano II, ecco un utile strumento per riflettere su alcuni temi che la riforma liturgica ha messo in atto e su qualche problema ancora irrisolto: * partecipazione dell’assemblea * coro liturgico * strumenti e forme musicali * il silenzio * la solennità celebrativa * la formazione * il repertorio * l’Ave Maria ai matrimoni * il gregoriano * il cantore solista… Una formazione in forma di narrazione semplice e piacevole accessibile a tutti, esperti e non.
Destinatari
Tutti, operatori pastorali in genere e animatori musicali e liturgici in particolare.
Autore
ANTONIO PARISI, sacerdote-musicista della arcidiocesi di Bari-Bitonto. Da circa trent’anni è attivo a livello nazionale con vari incarichi presso l’Ufficio liturgico nazionale della CEI. Ha composto circa 200 canti liturgici pubblicati dalle Paoline. Collabora con le più importanti riviste liturgiche nazionali. Attualmente anima e promuove una serie di iniziative e di eventi musicali nella propria diocesi: Istituto diocesano per animatori musicali della liturgia, Rassegna «Notti Sacre», Auditorium diocesano Vallisa.
"Evocando i miei ricordi dovrò necessariamente parlare delle mie opinioni, dei miei gusti, delle mie preferenze e dei miei odi. Ma so fin troppo bene quanto tali sentimenti mutino con il trascorrere del tempo. [...] Oggi mi accingo a questo lavoro con il proposito di presentare al lettore la mia vera immagine e dissipare tutti i malintesi che sono sorti attorno alla mia opera e alla mia persona [...]. La maggior parte delle persone ama la musica in quanto si propone di trovarvi delle emozioni quali la gioia, il dolore, la tristezza, un'evocazione della natura, lo spunto per sognare o ancora l'oblio della 'vita prosaica'. Vi cerca una droga, un doping. Non ha importanza se questo modo di capirla venga espresso direttamente o attraverso un velo di circonlocuzioni artificiose. Sarebbe ben poca cosa la musica, se fosse ridotta a una simile destinazione. Quando la gente avrà imparato ad amare la musica in sé e per sé, quando l'ascolterà con un altro orecchio, il suo godimento sarà di un ordine ben più elevato e più potente e tale, allora, da permetterle di giudicare la musica su un altro piano e di rivelarle il suo intrinseco valore."