Bibbia e filosofia, Gerusalemme e Atene: di questi due universi concettuali, senza i quali non si comprenderebbe nulla della cultura occidentale, il primo è quello più rimosso e ignorato a causa dell’antigiudaismo cristiano e soprattutto a causa del fenomeno della «ellenizzazione» che ha letto le scritture ebraiche con il logos greco. Proponendo una «teologia dell’ebraismo», come vuole il sottotitolo del saggio, l’autore di queste pagine individua nel concetto di «natura» la forza seducente dell’ellenizzazione e restituisce priorità alla categoria biblica dell’alleanza o relazione di alterità irriducibilmente altra: «Relazione di alterità è quella che disegna tra Dio e l’uomo un genere di rapporto dove l’iniziativa divina ha il carattere di chiamata e il suo effetto è il sorgere davanti a Dio dell’uomo non come sua partecipazione ma come suo interlocutore, come interpellato a dare una risposta. Così l’uomo […] viene promosso a partner di Dio, che gli affida la cura del mondo, a luogo-tenente di Dio, che lo incarica del buon governo della creazione» (dalla Presentazione di Armido Rizzi).
Carmine Di Sante si è specializzato in Scienze liturgiche al Pontificio Istituto S. Anselmo di Roma, si è laureato in psicologia all’Università La Sapienza di Roma e ha lavorato come teologo dal 1980 al 2000 al SIDIC di Roma.
Un franco confronto teologico con la svolta epocale della cultura contemporanea.
Una satira epistolare sul nuovo ateismo. Prefazione di Rino Cammilleri
Un dialogo rinnovato con la cultura contemporanea sulla delicata questione di Dio oggi. Prefazione di Mons. Enrico Dal Covolo, Magnifico Rettore della Pont.Università Lateranense. Per un corretto approccio alla questione di Dio oggi viene preso in esame il magistero di Benedetto XVI. In particolare il riferimento è il discorso alla Curia Romana del 21/12/09 quando il Papa ha proclamato la necessità di aprire oggi una sorta di cortile dei gentili. Al dialogo con le religioni deve oggi aggiungersi il dialogo con coloro per i quali la religione è estranea, ai quali Dio è sconoscituto". "
Contenuto
Il volume raccoglie venti colloqui con intellettuali, filosofe, teologhe, giornalisti, editorialisti del panorama italiano, su quello che, a sorpresa, fu l’invito di Benedetto XVI alla chiesa a fine dicembre 2009: «Un dialogo con coloro per i quali la religione è una cosa estranea». Lo scopo è di capire lo «stato» di tale dialogo, raccogliere reazioni e suggerire piste e percorsi di questo rinnovato confronto su temi quali religione, società, pace e natura.
Destinatari
Tutti coloro che sono interessati al dialogo tra credenti e non credenti.
Autore
LORENZO FAZZINI, nato a Lecco nel 1978, abita a Verona; è sposato e ha un figlio. Giornalista, traduttore e consulente editoriale, oltre a scrivere attualmente su «Avvenire» di cultura, informazione religiosa e questioni internazionali, collabora con diverse riviste come «Messaggero di sant'Antonio», «Tempi», «Mondo e missione», «Jesus».
********** LA NOSTRA RECENSIONE ********** (di Francesco Bonomo)
L'invito che sant'Agostino rivolge a Consensio, destinatario della lettera 120, rispondendo alle sue domande circa la Trinità, riempie sempre di stupore per l'immediatezza ed il senso profondo cui rimanda: “Cerca con tutta l'anima di comprendere per mezzo dell'intelligenza”. Ad alcune domande di fede, sul più cruciale dei dogmi, quello trinitario, l'Ipponate esorta il suo interlocutore ad intraprendere uno sforzo intellettivo per riuscire a comprendere l'Incomprensibile. Il motto agostiniano diventa per noi un incentivo all'uso della ragione ed all'incontro razionale della fede e sulla fede anche con chi questa fede non la condivide e la rifiuta.
Rispondere all'ispirazione dettata da Benedetto XVI per la creazione di un rinnovato “cortile dei gentili” significa porsi in un naturale e proficuo impegno alla comprensione, reciproca. Ci domandiamo su quali piani si pone la comprensione per mezzo dell'intelligenza. La risposta la troviamo nelle parole del pontefice secondo il quale lo sforzo intellettivo si gioca su due versanti, quello della fede, della teo-loghia, e quello del non credente, di coloro che dinnanzi al discorso religioso hanno accettato le condizioni dell'alfa privativo, della negazione del trascendente, del metafisico. Incontrarsi nel “cortile dei gentili” significa creare opportunità di dialogo su di un terreno neutro scavalcando la tentazione che ritroviamo in Wittgenstein di non affrontare un discorso che vada al di là della realtà del mondo sensibile, abbracciando invece la provocazione di Clive Staples Lewis che definiva la teologia come una “scienza sperimentale” (Il cristianesimo così com'è, Adelphi 1997).
Un dialogo tra credenti e non credenti, che ritroviamo in tutta la letteratura, passata e presente, sacra e profana, e che vuole mettere a confronto due universi e modi di vivere senza creare obbligatoriamente contaminazioni od ingerenze. La teologia viene interpellata conservando i suoi propri metodi scientifici e di aderenza alla Rivelazione in interazione con un mondo ateo o gnostico che si pone domande sul senso religioso dell'uomo e la sua realizzazione nella fede vissuta. Un intervento tra credenti e non credenti che non esige certo uno svilimento della propria identità di fede ma che si incontra con le domande su Dio in un dialogo capace di portare nutrimento per la crescita e non per la realizzazione di di invalicabili mura, barriere a difesa di circoli viziosi, di dialettiche sterili, un dialogo capace quindi di interpellare e di scuotere a miglior prova e presa di coscienza del mistero di Dio nella vita dell'uomo.
Leggere Dialoghi nel cortile dei gentili dove laici e cattolici si incontrano costituisce un'esperienza formativa dell'idea di come debba realmente essere affrontato il tema di un “cortile” capace di accogliere le istanze di una laicità sana e matura a partire dai contributi di diverse personalità del panorama culturale e teologico attuale. Un libro di ampio respiro che ha il pregio di inserire il lettore nella dinamica preparatoria alla concreta realizzazione di vari “cortili” che saranno attivi in questo anno. Il lettore smaliziato non sarà certo in grado di vedere tutto in positivo ed in questo troverà appoggio in alcuni interlocutori di Lorenzo Fazzini i quali sottolineano sotto diversi aspetti quanto il relativismo ed il pensiero empirico odierno siano intenzionati ad ostacolare o semplicemente a schernire un'iniziativa come quella suggerita dal papa e che vede nel Pontificio consiglio per la cultura il principale attore di tale opportunità di incontro. Non mancano infatti voci autorevoli che vogliono disfarsi degli elementi religiosi della vita dell'uomo, dall'antropologia alla filosofia del linguaggio, dalla dialettica alla produzione editoriale. Molti sono oggi i dati che fanno pensare alla necessità di un incontro con il mondo dei non credenti: le illusioni create dalla tecnica e dal progresso, il frantumarsi di ideologie e la mancanza di idee forti che sappiano riempire veramente la vita degli individui. Il cortile si presenta ai nostri occhi come un punto di incontro intellettuale che diventa uno sprone per i cattolici a conoscere meglio la fede che professano e l'opportunità per i non credenti di discussione sullo Sconosciuto dal quale prendono le distanze. Sembra allora doveroso riconoscere a Fazzini il merito di averci guidato con le sue interviste a scendere nei particolari di un'iniziativa esaltante dal punto di vista dei risultati che può creare e che gli intervistati ci hanno tramandato nei loro risposte schiette, risposte che non regalano un prodotto già pronto all'uso ma che sono a loro volta uno stimolo a continuare sulla strada segnata dal papa nel suo pontificato.
La questione della verità è molto complessa, non può essere più ridotta alla adeguatio perché questa va bene per una concezione metafisica fondata a sua volta su una gnoseologia di stampo metafisico, che prevede che l’intelletto dell’uomo sia intenzionato alla verità dell’essere. Quindi la veritas come adeguatio presuppone un logos che è soprattutto dichiarativo e dimostrativo delle cose, secondo quella che è l’impostazione classica di Aristotele, ripresa in gran parte da S. Tommaso. Mentre il logos dichiarativo è apodittico, cioè non ammette contraddizioni, la proposizione è vera o è falsa – viceversa la tematica del verbum mentis in Lonergan, afferma che l’avvicinamento alla verità è progressivo, non soltanto dichiarativo. Si potrebbe dire che nella concezione rivelativa della verità il primato ce l’ha non tanto l’intelletto che si adegua, ma l’essere stesso che si svela. Il Verbum mentis di Lonergan ripreso da S. Tommaso è proprio questo: il verbum mentis è l’illuminarsi alla coscienza dell’essere, quindi c’è questa reciprocità tra l’intellezione e l’essere. La nostra conoscenza arriva al concetto ma quel Verbum mentis è l’ultimo approdo di un processo lungo che è storico, progressivo e dinamico.
Ireneusz Wojciech Korzeniowski
sacerdote diocesano. Dopo aver completato gli studi all’Università di Lublino, ha conseguito il dottorato in teologia presso la Pontificia Università Gregoriana e il dottorato in filosofia alla Pontificia Università Lateranense. Dall’ottobre 1999 è assistente aggiunto presso l’Istituto di ricerche sui polacchi dispersi nel mondo (Università Cattolica di Lublino). Tra Le sue pubblicazioni segnaliamo: I segni dei tempi nel pensiero di Giovanni Paolo II, Dehoniane, Roma 1997; Fede e atto di fede in Louis Billot. Una ricognizione storicocritica, Dehoniane, Roma 1999; Il «Verbum mentis» in Bernard Joseph Francis Lonergan, PUL, Roma 2008; L’ermeneutica veritativa di Emilio Betti, Città Nuova Editrice, Roma 2010. E’ editore del volume: Per un’ermeneutica veritativa. Studi in onore di Gaspare Mura, Città Nuova Editrice, Roma 2010.
Il "Contra quatuor labyrinthos Franciae", redatto tra il 1178 e il 1179 da Gualtiero, priore dell'abbazia parigina di San Vittore, attacca il pensiero di quattro maestri delle sentenze del XII secolo: Pietro Abelardo, Gilberto Porreta, Pietro Lombardo e Pietro di Poitiers. Gualtiero afferma che l'errore dei quattro teologi consiste nella scorretta calibratura del rapporto tra ragione e fede, che rende la dialettica uno strumento di confusione e non di chiarificazione del dato rivelato. Anche se la critica del vittorino è spesso priva di acribia e obiettività, oltre che irruenta e talvolta malevola, nel ricostruire il pensiero degli avversari, diventa lucida e penetrante nella ricerca di argomenti capitali che, colpendo le fondamenta, provochino il crollo di tutto l'edificio concettuale delle sentenze. Il pamphlet è l'interessante documento di una proposta di conservatorismo teologico e una rilevante testimonianza dei pericoli del genere sentenziale proprio nell'epoca della sua fioritura.
Il XX secolo, e in particolare il periodo successivo al Concilio Vaticano II, ha visto l'ingresso delle donne in teologia, sia per quanto riguarda la ricerca e la produzione scientifica, sia per quanto riguarda il loro inserimento nelle istituzioni accademiche. Le teologhe italiane hanno conseguito i più alti gradi accademici, hanno prodotto ricerche scientificamente rilevanti, insegnano nelle Università e negli Atenei Pontifici, nelle Facoltà e negli Studi Teologici distribuiti su tutto il territorio nazionale. Sebbene l'apporto delle donne abbia raggiunto ormai proporzioni significative non è stata ancora realizzata una ricognizione della loro produzione e della loro presenza nelle istituzioni scientifiche. Chi sono le teologhe italiane? Quante di esse insegnano nelle realtà accademiche? Di cosa si occupano? Quale accoglienza la loro produzione incontra in un campo di plurisecolare monopolio maschile? È stato quindi necessario tracciare un quadro ragionato, sia per quanto riguarda la cosiddetta teologia femminista, sia per ogni altro tipo di produzione teologica femminile. Altrettanto indispensabile si è rivelata sulla consistenza effettiva della collocazione delle donne nelle istituzioni accademiche. La ricerca si presenta suddivisa in due sezioni. La prima consiste in una panoramica della produzione teologica femminile in Italia. La seconda si presenta come una mappatura della presenza delle donne insegnanti all'interno delle istituzioni accademiche.
C’è un interrogativo che attraversa la ricerca contemporanea: se il messaggio cristiano sia capace o meno di una nuova narrazione del mondo. La fede cristiana non è al riparo dalla necessità di doversi riformulare, soprattutto se intende suscitare ancora una volta l’interesse per un’interpretazione differente dell’esistenza, dell’uomo, della religione, dell’etica. L’invito, pertanto, è riscoprire il Vangelo come un «pensare altrimenti», in maniera interessante, sorprendente, ma anche impegnativa. Il cristianesimo stimolando a non farsi illusioni e invitando la ragione a non allinearsi su strategie di falsa sicurezza, indica, nella vicenda di Gesù Cristo, un punto di appoggio che legittima la ricerca di felicità, aprendola all’ascolto e incontro con l’altro. Assumere lo stile di Gesù, farlo diventare norma di vita, ispirarsi all’originalità delle comunità cristiane, vuol dire toccare il mistero dell’uomo e quello di Dio, per immettere nella storia la nostalgia di un diverso modo di essere uomini e donne.
Destinatari
Studenti di teologia e filosofia. Operatori in ambito educativo.
Autore
Carmelo Dotolo è professore straordinario di teologia delle religioni presso la Pontificia università urbaniana e professore invitato alla Pontificia università gregoriana e al Marianum. È presidente della Società Italiana per la ricerca teologica (SIRT) e membro del Gruppo europeo di ricerca teologica (GERT) dei missionari comboniani. Tra le sue pubblicazioni più recenti: La rivelazione cristiana. Parola, evento e mistero, Milano 2002; Un cristianesimo possibile. Tra postmodernità e ricerca religiosa, Brescia 2007; Abitare i confini. Per una grammatica dell’esistenza, Massa 2008.
Il tema unificante è la realtà della fede. Intorno a questo nucleo fondante si scandiscono le tappe del saggio. Apre una lettura attenta e frizzante del tempo che la comunità credente oggi si trova a vivere (Kairologia). La seconda parte ("Il pensiero nuovo") è dedicata ad un ripensamento del cristianesimo sotto le condizioni post-illuministe. La terza ("Lo stile") è dedicata a perlustrare la decisa fedeltà che la religione cristiana intende professare al corpo e alla corporeità. Chiudono tre congedi in cui l'incontro di Illuminismo e cristianesimo viene ricondotto e riletto alla luce del gesto originario dello spirito umano: il gesto dell'ospitalità.
Una proposta per poter pensare e vivere uno stile di vita cristiana alle e sotto le condizioni di oggi.
UNA SINTESI TEOLOGICA BEN RIUSCITA, ESSENZIALE E CHIARIFICATRICE, SCRITTA DA UN GRANDE TEOLOGO. All'alba del xxi secolo, in u n contesto culturale che ha largamente perduto i suoi riferimenti al cristianesimo, una esposizione della fede cattolica non puo`accontentarsi di aggiornare" le formulazioni della fede senz aprima "mettere in esame" le principali affermazioni. E' a questo compi to che si attiene bernard sesboui in questa sua opera che e`una autentica summa teologica. Senza esemplificazioni ma in un linguaggio comprensibile a tutti, il noto teologo francese affronta tutte le questioni, le obiezioni e tutte le imputazioni di una societa secolarizzata, che frequenta il dubbio e il sospetto. Dopo e soltanto dopo, l'autor e sviluppa in uno stile scorrevole e accessibile un'esposiz ione densa, coerente ed organica della fede cattolica ricevu"