La tesi dell'autore sorprenderà non pochi: dal punto di vista ecologico, la città è più sostenibile di altri tipi di insediamenti umani. Con una scrittura fluida, un'impostazione all'insegna dell'immediatezza dei concetti e il ricorso a uno stile talora aneddotico, Owen ci dà sul tema dati importanti e interessanti. Parla degli Stati Uniti, ad esempio delle performance ambientali di New York, ma anche di Curithia in Brasile; spiega perché le caratteristiche più ecologiche di un'area ad alta densità urbana non sono anomalie inesplicabili; discute del perché più alberi in città possono non essere un elemento di efficienza dal punto di vista ambientalistico e degli spazi pubblici urbani e del loro uso pedonale, confrontati con l'uso delle automobili nelle aree a minore densità urbana; parla di trasporto pubblico in rapporto allo sviluppo urbano; esamina le contraddizioni della "civiltà liquida", dove il liquido è il petrolio. Un percorso di ecologia urbana che può contribuire a far riflettere e dibattere in modo non ideologico sull'argomento, anche grazie al contributo introduttivo che inquadra il libro nel dibattito italiano sulla città.
Crisi energetica, climatica, alimentare, finanziaria: mai come oggi il mondo ha avuto paura per il proprio futuro. Il futuro è sempre imprevedibile, ma questo senso di grande incertezza è causato dal modello di pensiero che è stato causa prima delle crisi. Un modello che ha fallito e non sa trovare soluzioni innovative al di fuori del sistema globale che ha creato. L'alternativa a un futuro di crisi deve partire dall'alimentazione: il futuro del cibo è il futuro della Terra. Il cibo è stato snaturato fino a diventare un mero prodotto di consumo, privato dei valori profondi che ha sempre avuto, è diventato sprecabile, una merce qualsiasi, altamente insostenibile in tutte le sue fasi, dalla sua coltivazione fino all'atto di mangiare. Riscoprire la centralità del cibo nelle nostre vite e nelle nostre attività, ci può aiutare a trovare una chiave interessante per immaginare un futuro migliore. Saranno i contadini a salvare il mondo, con i loro saperi, grazie alla loro estraneità con il modello di pensiero imperante, grazie al fatto che sanno lavorare in sintonia con la natura, con la madre Terra. Con una lettera di Enzo Bianchi.
Sono nutrienti, gustosi e attraenti: sono i frutti spontanei, alcuni dimenticati, che puoi incontrare quando passeggi in natura. Con questo libro tutti possono imparare a riconoscere, raccogliere, conservare e gustare i frutti più diffusi e buoni da mangiare, attraverso tavole illustrare e semplici descrizioni, leggende, ricette e curiosità.
All'alba del nuovo millennio, quali sono le condizioni del pianeta Terra? Una rassegna di 170 fotografie illustra lo stato del pianeta, secondo un andamento binario che racconta da un lato le meraviglie del mondo, gli splendidi paesaggi naturali, dall'altro l'interazione uomo-natura e le contaminazioni che quest'ultima ha subito.
Un viaggio attraverso i continenti, dall'Alaska al Brasile, passando anche nella Nuova Caledonia, proprio per documentare come il Coeur de Voh, la foresta a forma di cuore resa celebre dalla foto di Arthus-Bertrand Yann, sia ormai bruciata e ridotta a un cumulo di rami secchi.
In che modo dunque l'opera dell'uomo sta incidendo negativamente, incrinando gli equilibri naturali e deturpando i paesaggi? Il volume di notevole impatto visivo segue il pensiero di Al Gore, premio Nobel per la pace nel 2007, il cui messaggio è quello di considerare il mutamento climatico come il pericolo reale per la sorte del pianeta, e inserisce un cambiamento di prospettiva nei confronti della salvaguardia della Terra e del risparmio energetico.
La sensibilizzazione al problema passa attraverso gli splendidi scatti di Luca Bracali, supportato nell'editing dal fotografo cileno Patricio Estay, che documentano gli scempi dell'umana mano
Quando un cane si rotola sull’erba appena falciata diciamo che è felice. Quando invece si accascia a orecchie basse sul pavimento dopo avere ricevuto un rifiuto diciamo che è abbattuto. Ma la sua gioia e la sua delusione corrispondono davvero a ciò che noi umani intendiamo quando usiamo queste parole? Fino a che punto il cane è simile all’uomo?
Sì, perché il luogo comune in cui si rischia di cadere è sempre lo stesso: proiettare sul nostro cane sensazioni ed emozioni che in realtà appartengono a noi. L’antropomorfismo a ogni costo è il rischio che un etologo non vuole correre: per questo la «sfera emotiva» degli animali scivola in secondo piano rispetto all’analisi dei comportamenti.
In questo che ormai è considerato un grande classico, Jeffrey Masson si è concentrato sull’esplorazione del misterioso universo interiore del «nostro migliore e più sincero amico», infrangendo così un tabù. E lo ha fatto da pioniere, con gli strumenti che la professione di psicoanalista gli ha insegnato a usare. Attingendo al mito, alla letteratura, agli studi scientifici – da Senofane a Voltaire, da Freud a Lorenz, da Thomas Mann a Kundera – ma soprattutto alle storie personali e a quelle degli amanti dei cani.
Racconti che divertono, che commuovono, che descrivono «i moti del cuore» canino: gratitudine, lealtà, solitudine, delusione, aggressività, malinconia, sogni, percezione delle altre specie – esseri umani inclusi. C’è la storia di Dudley, ex randagio che durante un terribile incendio in California si rifiuta di allontanarsi dalla sua padrona morta asfissiata dal fumo; quella di Bobbie, capace di tornare a casa percorrendo tremilaseicento chilometri dall’Indiana all’Oregon in un inverno glaciale; quella di Hachi-Ko, l’akita diventato eroe nazionale giapponese (e protagonista del nuovo film con Richard Gere), che per dieci anni ogni sera si reca alla stazione per aspettare il padrone ormai deceduto. Ma soprattutto ci sono Sima, Sasha e Rani, i tre cani di Masson – veri protagonisti del libro. Un omaggio dell’autore alla loro emozione per eccellenza: l’amore, su cui i cani, diversamente da noi, non mentono mai.
Il titolo del libro è ispirato all’espressione schietta e liberatoria di un’anziana signora che stringeva fra le braccia il suo cagnolino reduce da un rischioso intervento. Per lei, il suo beniamino non era solo fonte di compagnia, ma anche un’inesauribile elisir di giovinezza e di buonumore.
In effetti, nella nostra epoca così segnata dall’individualismo, dalla competizione sfrenata e dalla solitudine, gli animali da compagnia, sono fonte di appagamento, serenità ed affetto disinteressato.
Che cosa sarebbe oggi l’uomo se non avesse vicino gli animali?
Grazie alle storie narrate dall’autore è possibile cogliere tutto il lato «umano» degli animali e i grandi benefici che ci donano. Abbiamo molto da imparare dai nostri amici a quattro zampe: non finiranno mai di stupirci e chissà che cos’altro ancora sarà scoperto nello studio del loro comportamento.
Da Balzac a Poe, da Gautier a Keller, da Stoker alla Nesbit, da Cechov a Kipling a Saki, fino ai nostri Alfredo Cattabiani e Silvana De Mari. I grandi scrittori da sempre celebrano il gatto, l'animale più amato e più enigmatico, più affascinante e più sorprendente. I racconti riuniti in questa antologia comici, fantastici, gotici, surreali, fiabeschi, sentimentali - ne propongono una ricchissima galleria: gatti parlanti, gatti pasticcioni, gatti filosofi, gatti spioni, gatti rubacuori, gatti innamorati, gatti domestici, gatti selvatici. Intelligenti, ruffiani, egoisti, oziosi, romantici, permalosi, gelosi, alteri, i gatti non deludono mai.
Non esisterebbe la Ribollita, piatto fondamentale della cucina toscana, senza questa pianta che Felice La Rocca, insieme a Laura Paganucci, presentano ai lettori.
Con Valentina Acordon, Claudio Castellano e Daniele Cat Berro
Breve storia del clima con uno sguardo al futuro
Dagli schermi di Che tempo che fa
alle pagine di Che tempo che farà:
dalla storia degli uomini che hanno
scoperto l’effetto serra ai suggerimenti
su come agire oggi per salvare il clima
(e l’uomo) di domani.
“Il pericolo costituito dal cambiamento del clima è innegabile, e la nostra responsabilità a farvi fronte è indifferibile.”
– Barack Obama
Mai come oggi l’atmosfera terrestre, gli oceani e i continenti sono stati tanto sorvegliati dal punto di vista meteorologico e ambientale: le informazioni non mancano, anzi, sono talmente sterminate che è facile perdersi. Tanto la stampa di casa nostra quanto quella internazionale pullula di titoli allarmanti che annunciano prossime catastrofi , ingigantendo dati già di per sé drammatici, oppure minimizzano o negano i cambiamenti climatici.
L’aumento della temperatura, il ritiro dei ghiacciai e l’innalzamento dei livelli del mare sono ormai fenomeni assodati, ma perché tutto ciò accade? In che condizioni vivremo fra cinquant’anni? I titoli che leggiamo sono esclusivamente frutto dell’allarmismo o stiamo davvero andando incontro a una mutazione climatica irreversibile, causata dall’uomo?
Luca Mercalli, che ogni settimana dagli schermi della trasmissione Che tempo che fa racconta la meteorologia e i fenomeni climatici agli italiani, offre una serie di risposte, semplici ma scientifiche, alle svariate domande sul futuro che ci aspetta. Tracciando una breve storia del clima sul nostro pianeta, con ampie sezioni dedicate al caso particolare dell’Italia, questo libro chiarisce i rischi che ci troveremo ad affrontare un domani non troppo lontano e propone alcuni accorgimenti da prendere fin da ora per limitare le emissioni di gas serra. Perché, se non iniziamo subito a utilizzare gli strumenti di cui già disponiamo, difficilmente otterremo in seguito risultati apprezzabili.
Una miniera di informazioni, corredata di un ricco apparato iconografico a colori, per chiunque desideri capire ciò che sta succedendo e cosa fare per migliorare la qualità della vita sulla Terra.
Luca Mercalli, climatologo con 25 anni di esperienza nell’analisi di antiche serie di dati meteorologici e storia climatica delle Alpi, fondatore e direttore della rivista “Nimbus”, presiede la Società Meteorologica Italiana. Ospite fisso di Che tempo che fa su Rai 3, scrive per “la Repubblica” e numerosi periodici. Fa parte del Climate Broadcast Network dell’Unione europea.
Questo libro è opera dello staff scientifico della Società Meteorologica Italiana onlus (SMI), associazione per lo studio e la diffusione delle scienze dell’atmosfera fondata nel 1865. È un gruppo di giovani ricercatori indipendenti, composto, oltre che da Luca Mercalli, da:
Valentina Acordon, fisico dell’atmosfera e meteorologo previsore, fa parte della redazione di “Nimbus”; è specializzata in modellistica numerica e fluidodinamica in ambiente montano.
Claudio Castellano, previsore senior e componente della redazione di “Nimbus”, ha una vasta esperienza nell’analisi di eventi meteorologici estremi e in meteorologia forense.
Daniele Cat Berro, climatologo specializzato in glaciologia e nivologia, è responsabile di campagne di misura sui ghiacciai delle Alpi occidentali. Membro della redazione di “Nimbus”, scrive anche su “La Stampa” e opera come divulgatore nelle scuole.
Biodiversità e beni comuni si ispira a
un evento di grande rilevanza storica: il
5 giugno 1992, a Rio de Janeiro, in occasione
della Conferenza delle Nazioni
Unite su ambiente e sviluppo, venne firmata
la Convenzione sulla Biodiversità
(CBD). Dopo Rio, la CBD si è affermata
come uno degli accordi multilaterali più
importanti per la messa a punto di politiche
di sviluppo sostenibile e conservazione
della natura; al contempo, però, si
è progressivamente distinta come il trattato
globale più controverso in seno ad
alcune importanti agenzie sovranazionali
a causa dei vincoli che essa impone
allo sfruttamento e al libero commercio
di beni biologici. La CBD, infatti, enfatizzando
il carattere di “bene comune”
(commons) insito nel patrimonio biologico
del pianeta, nega che esso possa
essere considerato una mera commodity, una merce da cui
trarre profitto.
Nel volume i beni comuni vengono intesi come tutti i fattori
materiali e immateriali che incidono sulle condizioni di
vita dell’umanità. Questa nozione implica evidentemente
anche il riferimento alle modalità del loro sfruttamento da
parte del sistema sociale. Emerge allora
che la gestione della biodiversità naturale
e agricola – così com’è stata concepita
fino a oggi – non può più essere
guidata dai paradigmi economici del
mondo occidentale. La tutela della biodiversità
pone sfide che richiedono
strumenti e politiche in grado di riconoscere
e valorizzare tutti i valori che
in essa sono stati individuati dalla
Convenzione di Rio. Ciò introduce un
ulteriore elemento a cui il volume presta
particolare attenzione. La variabilità
antropologica e linguistica che si è
sviluppata nel corso della storia umana
deve misurarsi con nuove forme di
omologazione economica delle culture,
che agiscono distruttivamente in
sinergia con altri fattori di erosione del
patrimonio naturale e agricolo della
Terra. Ma la diffusa tendenza dei paesi industrializzati a
ignorare l’importanza delle culture “altre” rappresenta una
delle conseguenze più azzardate di una civiltà che persegue
un unico modello economico; l’idea di sviluppo che ne
discende, infatti, da un lato distrugge le risorse biologiche e
dall’alto genera fame e povertà.
Carlo Modonesi è laureato in biologia e specializzato in igiene ambientale. All’Università di Milano ha svolto attività di ricerca
nei settori della biologia del comportamento e della socioecologia animale. Dal 1998 lavora al Museo di Storia Naturale
dell’Università di Parma, dove si occupa di evoluzione biologica ed evoluzione culturale, nonché della loro relazione. All’Università di
Parma è stato docente di biologia comparata dei cordati, mentre attualmente, nello stesso Ateneo, insegna comunicazione naturalistica
per il corso di laurea specialistica in conservazione della natura. È stato direttore scientifico della Fondazione Diritti Genetici.
Gianni Tamino è laureato in scienze naturali. Ha compiuto ricerche sugli effetti degli inquinanti ambientali e sugli organismi
geneticamente modificati. Docente di biologia generale all’Università di Padova dal 1974, attualmente è titolare degli insegnamenti
di diritto ambientale e di bioetica nell’ambito dei corsi universitari e post-universitari dello stesso Ateneo. Ha fatto parte
del Comitato nazionale per la biosicurezza e le biotecnologie presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ed è stato membro
del Parlamento italiano e successivamente del Parlamento europeo.
Il libro
Le orchidee e le azalee, le delicate magnolie e gli spettacolari hibiscus, di cui in questo libro ci sono splendide illustrazioni, sono giunti a noi dagli angoli pi√π remoti della Terra, portati dai primi avventurosi botanici che, nel XVIII e XIX secolo, si sono spinti in paesi inesplorati per raccogliere semi e fiori.
Questa è la storia di undici uomini e donne straordinari, eccentrici, pronti a rischiare la vita sfidando giungle impenetrabili alla ricerca di nuovi esemplari botanici. Mary e John Gribbin raccontano le scoperte di questi intrepidi personaggi, le loro avventure e come i loro viaggi abbiano lasciato un’impronta incantevole nei nostri giardini.
Gli autori
Mary Gribbin è visiting fellow all¹Università del Sussex e fellow alla Royal Geographical Society.
John Gribbin, famoso divulgatore scientifico appassionato di piante e fiori, è visiting fellow all'Università del Sussex. Tra i suoi libri pubblicati in italiano, l’Enciclopedia di astronomia e cosmologia (Garzanti, 2005).