Quali dilemmi morali sollevano le neuroscienze? Quali provocazioni lanciano alle categorie filosofiche tradizionali? Si può ancora parlare di libertà decisionale e responsabilità personale se i moderni strumenti diagnostici documentano le influenze causali esercitate dal substrato encefalico e dal metabolismo corporeo? La risposta a queste domande esige non solo un'analisi dei concetti-guida che dominano le nuove ricerche, ma anche una diversa ricostruzione del rapporto fra i due mondi - mind e body, pensiero e cervello - cui si è di volta in volta attribuita una separazione, una sinergia funzionale, un'identificazione ontologica.
L'approccio del volume è di ordine narrativo. Mente e cervello sono rappresentati come personaggi in cerca di una trama che sveli i loro caratteri, la loro genesi e le condizioni del loro interagire. Il cinema, quale repertorio contemporaneo di miti, aiuta l'esplorazione. Le pellicole che il libro commenta anticipano intuizioni scientifiche, precedono interventi tecnologici, immaginano l'impatto antropologico delle nuove scoperte, invitano a riportare dati biologici e cifre speculative al mondo della vita, in cui intelletto ed emozioni, ideazioni spirituali e passioni corporee, scelte e affetti si intrecciano e si condizionano reciprocamente.
La mente è un'esistenza corporea che, anche attraverso il cervello, allestisce meccanismi di funzionamento psichico, i quali consentono al soggetto di pensare, raccontare e decidere di sé. L'indagine scientifica non esaurisce pertanto il discorso sulla libertà. Dotarsi di strumenti di lettura propri della critica d'arte e dell'estetica apre feconde prospettive sul delicato terreno di congiunzione in cui corpo e mente, cervello e libertà, scienza ed etica si scambiano le metafore.
Sommario
Introduzione. La bioetica e le neuroscienze. I. La neuroetica: i concetti e i miti soggiacenti. II. Le proprietà del cervello e i privilegi della mente. III. L'identità della persona e l'ambiguità del corpo. IV. Mind-body problem: dualismo, riduzionismo, funzionalismo, determinismo. V. Nozioni da ripensare: materia, sede, empatia. VI. L'emergere della libertà. VII. Estetica e narrazioni, in neurologia. Bibliografia. Filmografia. Indice dei nomi. Sigle bibliografiche.
Note sull'autore
Paolo Cattorini è professore ordinario di bioetica alla Facoltà di medicina e chirurgia dell'Università degli studi dell'Insubria, Varese. Laureato in Medicina e Filosofia, specializzato in Psicologia clinica, ha svolto ricerche in Filosofia della medicina, Bioetica e Medical humanities ed è stato componente di commissioni etiche a livello nazionale e locale. Tra le sue pubblicazioni si segnalano: Bioetica e cinema. Racconti di malattia e dilemmi morali (F. Angeli, 2003); Bioetica. Metodo ed elementi di base per affrontare problemi clinici (Elsevier, 2011). Per EDB ha pubblicato La morale dei sogni. Lo statuto etico della psicoanalisi (1999); I Salmi della follia. Disturbi mentali e preghiere di liberazione (2003). La morte offesa. Espropriazione del morire ed etica della resistenza al male (22006); Un buon racconto. Etica, teologia, narrazione (2007); Estetica nell'etica. La forma di un'esistenza degna (2010).
Dopo il "principio speranza" di Ernst Bloch e quello della "responsabilità" di Hans Jonas, un terzo principio si è imposto negli ultimi anni al centro del dibattito filosofico: "il principio dignità umana". Se nei momenti più drammatici del Novecento, di fronte all'orrore dei totalitarismi, si tornò a riflettere sul senso della dignità, non è un caso che agli inizi del nuovo secolo si stia facendo altrettanto. In questo saggio, dopo aver tracciato la storia del concetto da Cicerone a Kant, è messo in evidenza come, dopo la seconda guerra mondiale, la dignità da ideale etico si sia trasformata in principio giuridico presente nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (1948) e in alcune Carte costituzionali. Una trasformazione che ha suscitato interrogativi filosofico-giuridici e ancor oggi, con l'insorgere dei dilemmi bioetici, provoca un conflitto di interpretazioni - proprio perché in quel principio è in gioco la destinazione dell'uomo.
Se la mortalita' e' senz'altro un fatto cruciale della condizione umana, vale ricordare anche l'altro termine dell'arco della nostra vita: la nascita. Ricordare la nascita vuol dire ricordare il fatto che sin dal principio siamo esseri dipendenti e relazionali e che l'esistenza e' un dono che abbiamo ricevuto gratuitamente. L'inizio - per dirla con Aristotele - e' gia' la meta' del tutto e contiene in se' una forza che occorre riapprezzare e recuperare in quanto principio di guida e di interpretazione di tutto cio' che segue, nella vita dell'individuo, nella vita sociale e anche nell'attuale dibattito sulla biotecnologia.
Il volume si propone di fornire al lettore un'ampia panoramica delle questioni di bio diritto, una disciplina, recentemente emersa, in cui si intersecano profili scientifici, giuridici e morali, avente per oggetto lo studio (e la critica) dei modi in cui il diritto disciplina (o non disciplina) le questioni di bioetica. In particolare, i saggi qui raccolti vertono su alcuni dei temi oggi più discussi, in un percorso ideale che va dall'inizio della vita (con le questioni legate, ad esempio, alla fecondazione artificiale) alla sua fine (affrontando problemi quali quelli relativi all'eutanasia o alla definizione di morte).
Studiosi di fama nazionale e internazionale si interrogano sui fondamenti della bioetica a partire dalla riscoperta dell'umano.
Il racconto di quanto bene possa scaturire dalla decisione di accettare l'imperfezione umana e di preferire la vita davanti all'unica alternativa dell'aborto. Prefazione di Francesco Agnoli. Nemmeno il tempo di rallegrarsi per la dolce attesa che per mamma Rosa arriva la terribile notizia: la sua bambina sarà affetta da spina bifida. Contro chi le consiglia (o impone) di abortire come unica alternativa, Rosa e suo marito decidono di portare avanti la gravidanza. La dott.ssa Gloria Pelizzo si offre di operare la bambina direttamente nell'utero materno. Ora la bimba è cresciuta ed è la prova vivente di quanto bene possa sgorgare dall'amore umano.
L'interruzione volontaria di gravidanza: tra miti e realtà, ideologia e scienza. Risposte pro-life ad argomentazioni pro-choice". "
Nel libro la nuova frontiera della crioconservazione degli embrioni, e i problemi di carattere bioetico, medico, legislativo e giuridico che essa pone. Il destino degli embrioni crioconservati e non utilizzati.
Per suor Marie-Paul Ross è tempo che nella Chiesa si parli di eros, riconoscendolo come dono di Dio e alzando quel velo di omertà che nell'ambito ecclesiale favorisce da secoli il perpetrarsi di devianze e infelicità. Contro il parere dei suoi superiori, dei vescovi e persino del mondo accademico, suor Marie è riuscita a conseguire un dottorato in sessuologia clinica, grazie anche a una speciale licenza ricevuta da Giovanni Paolo II. Oggi si batte per demolire il tabù per cui i religiosi non dovrebbero occuparsi di certi temi. Le sue idee su coppia, contraccezione, aborto, omosessualità, celibato sono in dissonanza con i canoni della gerarchia. Solo il consenso ricevuto nelle conferenze che tiene in tutto il mondo e la gratitudine di tanti pazienti, che hanno potuto beneficiare del centro di terapia sessuale che dirige, l'hanno convinta a non demordere nella battaglia. Ai tanti che la incontrano è solita ripetere: "In materia di sessualità ed eros c'è una chiusura patologica che impedisce alla Chiesa di crescere". In questo libro riassume con piglio deciso la sua filosofia, le sue teorie rivoluzionarie e i risultati di oltre vent'anni di ricerche sul campo. Con la collaborazione di Claire Baldewyns e Sébastien Délézir.
L'Autore in queste pagine espone i principi fondamentali del cristianesimo per stimolare la riflessione sui vari ambiti dell'agire libero e volontario dell'uomo affrontando alcune tematiche familiari, matrimoniali e di bioetica.
Come reagisce un uomo alla notizia della gravidanza della donna? Perché la spinge all’aborto o cerca in tutti i modi di convincerla a tenere il bambino arrivando a gesti estremi per salvarlo? Perché i maschi di oggi tacciono, o devono tacere, non riuscendo a esprimere una posizione forte sull’aborto? L’incapacità di accogliere la vita nascente è connaturata alla figura maschile o è espressione delle tendenze secolarizzate e abortiste del nostro modello culturale? Quale influenza hanno, nel ricorso maschile e femminile all’interruzione di gravidanza, le critiche condizioni economiche in cui viviamo? La non conoscenza della crudeltà delle procedure abortive alimenta il silenzio della coscienza negli uomini? La legge 194 ha un effetto diseducativo sui giovani perpetuando nei maschi il disorientamento verso la vita concepita? L’esperienza dell’aborto ha un impatto traumatico sulla psiche maschile? Se sì, chi e come può rispondere al bisogno di ascolto e comprensione di questi uomini tormentati?
L'autore
Antonello Vanni, educatore e docente di Lettere, perfezionato in Bioetica presso l’Università Cattolica di Milano, ha approfondito i temi della responsabilità e della tutela della vita umana ne Il padre e la vita nascente. Una proposta alla coscienza cristiana in favore della vita e della famiglia (Nastro 2004). Ha curato la documentazione scientifica del libro Cannabis. Come perdere la testa e a volte la vita di Claudio Risé (San Paolo 2007). Ha insegnato presso la facoltà di Bioetica dell’Ateneo Regina Apostolorum di Roma e presso l’Istituto per ricerche e attività educative di Napoli sul tema “adolescenti, media e droga“. Nel
2009 ha pubblicato il libro Adolescenti tra dipendenze e libertà. Manuale di prevenzione per genitori, educatori e insegnanti (San Paolo) analizzando le situazioni di dipendenza più diffuse tra gli adolescenti (dal tabacco all’alcol, dalle droghe alla dipendenza da Internet e cellulari) e fornendo ai genitori e agli insegnanti consigli pratici per prevenirle sulla base degli studi più aggiornati.
Sono ancora nelle mente di tutti alcuni casi che hanno turbato l'Italia: il caso Englaro, il caso Welby: casi in cui il diritto alla vita è sembrato scontrarsi col diritto alla cura, la libertà col dovere terapeutico. Su questi temi così controversi si confrontano in questo libro due voci diverse: quella di un laico - Umberto Veronesi - e quella di un credente - Giovanni Reale -, quella di un medico, impegnato nella cura del corpo, e quella di un filosofo, preoccupato per definizione dello spirito. A unirli, nel confronto dialettico delle ragioni dell'uno e dell'altro, la convinzione che la moderna medicina debba recuperare il fattore umano, come avveniva nella medicina antica, debba tenere in debito conto le sofferenze psicologiche prodotte dai mali fisici e, soprattutto, debba rispettare la libertà della scelta. Nessuno può decidere sulla vita di un uomo, e meno che mai può decidere lo Stato, per legge. L'autodecisione, per guanto riguarda la vita, è irrinunciabile. Togliere all'uomo l'autodecisione significa negargli la libertà, ossia il bene più grande che Dio gli ha dato. E per questo laici e credenti possono concordare.