Il volume è il frutto del terzo dei quattro incontri che il Consiglio di cardinali dedica tra la fine del 2023 e la primavera 2024 al ruolo delle donne nella Chiesa. Nella seduta del 15 aprile 2024 Linda Pocher, Regina da Costa Pedro e Stella Morra hanno approfondito il tema della dimensione culturale della relazione tra donne e uomini nella Chiesa. Essere consapevoli della parzialità e della storicità dei sistemi simbolici in cui siamo immersi è infatti indispensabile per dare vita, come, credenti, a un "noi" in cui le donne non siano più considerate un tema o un problema ma - al pari e a fianco degli uomini - soggetti di una Chiesa sinodale e in missione, che orienta il mondo verso il regno di Dio.
In seguito alla rovinosa caduta della Repubblica Napoletana del 1799, tra le vittime più illustri della prima Restaurazione borbonica vi fu, senza dubbio, l'anziano cardinale Giuseppe Maria Capece Zurlo (1711-1801), arcivescovo di Napoli dal 1782. Sulla base di una approfondita indagine archivistica e bibliografica, l'autore ricostruisce il periodo della fatale collaborazione con le autorità repubblicane e del successivo esilio di Capece Zurlo. Viene Inoltre evidenziato come le forzate - ma, di fatto, mai accettate - dimissioni di Capece Zurlo avessero contribuito a logorare non poco le relazioni tra il Regno di Napoli e la Santa Sede agli albori del XIX secolo.
La traduzione inedita di Emidio Vergani ci restituisce tutta la bellezza e la profondità degli Inni che Efrem il Siro (306-373), padre della Chiesa siriaca, ha dedicato a Nisibi, sua città natale e avamposto dell'Impero romano più volte assediato dai Persiani. In questa raccolta si trovano tutti gli aspetti centrali e fondamentali della teologia di Efrem e la sua ammirevole poetica. «Le prove che la città e i suoi abitanti hanno subìto, e la salvezza che viene loro data, provengono dall'opera redentrice di Colui che per noi si è incarnato, ha accettato volontariamente la sua passione e ci ha fatto rinascere, germogliare, essere ricreati grazie alla sua rugiada di risurrezione», spiega padre Manuel Nin (vescovo titolare di Carcabia ed esarca apostolico per i cattolici di tradizione bizantina in Grecia) nella Presentazione del volume. Oltre agli Inni di Nisibi, viene presentato nel volume un inedito Inno sulla Chiesa. Efrem utilizza simboli e allegorie bibliche per illustrare la natura della salvezza e la guarigione del mondo, raffigurando Cristo come il medico divino che cura l'umanità malata. Il libro esplora anche il tema della risurrezione del corpo, usando la metafora del seme e della terra per spiegare la dinamica escatologica della risurrezione. Efrem confuta gli increduli che negano la risurrezione, sottolineando l'importanza dell'incarnazione e la centralità di Cristo nella speranza cristiana. Una lettura edificante per il suo valore spirituale e poetico
Il legame spirituale di Benedetto XVI con Maria ha radici antiche che risalgono alla sua storia familiare. Da sommo pontefice, ha continuato a mettere in luce il ruolo primario di Maria nella storia della salvezza, riportandone il culto alla sostanza di una fede autentica al di là di ogni devozionismo, facili credulonerie e smania sensazionalistica. La riflessione di Benedetto XVI si sviluppa attingendo ai Vangeli, ai pensieri dei Padri della Chiesa o di celebri scrittori ecclesiastici. Nel ripercorrere le tappe della parabola mariana, Maria non è un personaggio astratto o lontano ma è persona viva, sempre presente per accogliere la nostra preghiera.
Maria, madre di Gesù, era vergine prima del parto? Lo è rimasta durante? E dopo? La verginità di Maria di Nazareth è motivo di dibattito almeno dal 392 d.C., data del Concilio plenario svoltosi a Capua proprio sulla questione. Da allora, religiosi e studiosi, non solo cristiani ma anche ebrei e musulmani, si sono interrogati sull'unicità della figura di Maria, vergine e insieme madre, donna simbolo del totale abbandono a Dio e allo Spirito Santo. Continuare a esaminare e trattare un argomento così apparentemente lontano dalla vita quotidiana della Chiesa, insistendo su eventi e condizioni che mai più e a nessun'altra donna si riproporranno, non è tuttavia un mero esercizio intellettuale. È anzi un tassello fondamentale di quella teologia in uscita che papa Francesco continua ad auspicare per la Chiesa, una teologia basata su coraggio - quello di aprirsi all'altro - e attesa - quella di una risposta che deve venire dall'Altro e dagli altri. Lo stesso coraggio e la stessa attesa che hanno permesso a una giovane nazaretana di dire sì davanti all'ignoto e diventare strumento dell'incarnazione del Verbo. In questo lavoro denso e dettagliato, Salvatore Maria Perrella cerca di dare contezza dello stato dell'arte sul dogma della maternità verginale di Maria, corredando le sue riflessioni di un corposo apparato bibliografico che fornisce innumerevoli spunti di approfondimento e testimonia la centralità di questo tema nelle grandi religioni monoteiste e in quella cristiana in particolare.
Il tema della «corporeità» si sta imponendo con sempre maggiore interesse nella ricerca contemporanea «trans-disciplinare». Inserendosi in questo contesto, il volume propone un approfondimento della concezione del corpo ('sôma') in due opere di Filone di Alessandria (De opificio mundi; Legum allegoriae) e nella Prima lettera ai Corinzi di Paolo di Tarso. Seguendo un approccio «comparativo» vengono analizzate le ricorrenze del gruppo terminologico riguardante il «corpo» e viene puntualizzato il messaggio che emerge dal pensiero dei due autori. La ricerca si compone di quattro capitoli. Nel Capitolo I si segnalano gli elementi che caratterizzano la personalità, la formazione e l'opera di Filone e di Paolo. Il Capitolo II analizza la «corporeità» nel trattato sulla creazione del mondo (Opif.) e dell'uomo (cf. Gen 1,1-31). Il Capitolo III: passa in rassegna i tre libri del commento «allegorico» (LA I-III) evidenziando la profondità della riflessione filoniana sull'uomo, le sue origini e la sua identità psico-somatica (cf. Gen 2,1-3,19). Nel Capitolo IV viene rivolta l'attenzione alla «somatologia paolina» e alla sua specifica declinazione nel contesto corinzio, approfondendo cinque importanti assonanze con il pensiero di Filone e con l'ambiente filosofico e religioso del tempo. Esse sono: 1. Il 'sôma' in relazione alla sapienza-conoscenza; 2. Il 'sôma' in relazione alla sessualità e agli stati di vita; 3. Il 'sôma' in relazione al conseguimento delle virtù; 4. Il 'sôma' in relazione alla realtà comunitaria; 5. Il 'sôma' in relazione al passaggio dalla morte alla vita futura.
Per secoli la teologia cristiana occidentale ha ignorato lo Spirito oppure lo ha relegato all'interiorità della persona. Con questo lavoro, Böhnke punta a "recuperare" quel deficit che si è verificato sia nella riflessione sia nella prassi cristiana. Per farlo, egli ricorre a una pneumatologia pratica e a una cristologia basata sulla teologia biblica, analizzando la spiritualità della pratica di Gesù e il significato del "dire nello Spirito" di marca paolina. Böhnke può così sviluppare una dottrina della Trinità che risulta innovativa - e rilevante per l'oggi -, in quanto non si presenta come speculazione metafisica, ma come dottrina pratica dell'opera definitiva e universale dello Spirito nel mondo. La dottrina su Dio e la riflessione sul suo autorivelarsi nella storia si arricchiscono così convintamente della dimensione dello Spirito, mentre al tempo stesso il discorso teologico guadagna "responsabilità" e "credibilità" agli occhi del contesto odierno. Alla comunicazione del vangelo cristiano vengono insomma aperte vie affidabili, spalancando nuove possibilità per una comprensione convincente. «Questa riformulazione pneumatologica della dottrina sulla Trinità si caratterizza non solo per la serietà e il rigore formale, ma anche per la grande densità di contenuti e di spunti di riflessione che fornisce» (Dominik Lorenz). Un testo di autentica teologia: tanto nelle analisi che dispiega, quanto nel metodo con cui fonda il ragionamento.
La fraternità è uno dei primi frutti della Pentecoste: da qui in poi, la comunità cristiana nascente, come quella di tutti i secoli a venire, trova il suo fondamento sulla Parola e sull'Eucaristia per alimentare costantemente la vita fraterna. Le dinamiche generative della vita comunitaria che lo Spirito Santo ispira in ogni tempo e in ogni luogo sono valide per tutte le esperienze ecclesiali. Il Rinnovamento nello Spirito Santo, di cui si approfondiscono il carisma, le origini e alcune articolazioni di prassi, rappresenta una realtà concreta impegnata nel costruire comunità credibili fondate sull'amore fraterno.
La vita intima del cristiano viene alimentata dalla presenza costante dello Spirito Santo che fornisce nel sacramento del battesimo e consolida in quello della confermazione virtù e doni utili al rafforzamento della vita spirituale. Gli stessi doni aiutano al superamento delle inevitabili difficoltà che la vita pone dinanzi. Il cristiano, mentre si adopera a compiere i propri doveri della vita ordinaria, impara a non separare mai la sua unione spirituale con lo Spirito Santo che continuamente agisce.
L'opera di Evagrio, monaco vissuto nel IV secolo, è una sorta di sistema grandioso che unisce etica e psicologia, teologia e filosofia, ascesi e mistica in un itinerario ascensionale che conduce all'incontro «diretto con Dio», attraverso una purificazione successiva dalle passioni, dalle immagini false e dalle immagini tout court. Secondo Evagrio, il monaco ricerca l'hesychía, la quiete; per questo sceglie il celibato, la povertà e di stabilirsi nella solitudine; ben presto, però, scopre che i suoi potentissimi nemici, i demòni, cercano di suggerirgli pensieri che lo turbano e lo spingono verso i vizi corrispondenti. Diventa allora fondamentale scoprire le astuzie dei nemici, analizzando i propri pensieri, le suggestioni e gli allettamenti che essi propongono. L'influsso di Evagrio sulla teologia e sulla spiritualità monastiche successive è stato fondamentale: dalle sue riflessioni sugli otto spiriti della malvagità, caratterizzate da una sorprendente modernità e attualità, è derivata la dottrina sui sette vizi capitali, che tanta parte ha avuto nella formazione di tutti i cristiani. Questo volume racchiude i suoi testi più importanti: "Gli otto spiriti della malvagità", "Sui diversi pensieri della malvagità".
«Beati gli ultimi perché saranno i primi. A sorridere della spudoratezza di Dio». È la vecchia storia della maglia nera che c'è stata al Giro d'Italia dal 1946 al 1951: a indossarla, e dunque a vincerla, era colui che si classificava ultimo. Era, chiaramente, l'esatto opposto della maglia rosa, quella indossata dal primo arrivato. Valeva tanto quanto. Uno che se ne intendeva era Luigi Malabrocca, famoso proprio per aver indossato una maglia così epica e strana. Non è mai entusiasmante, nel mondo degli uomini, arrivare ultimi. Quando, però, incontri un ultimo diventato primo, è l'attimo nel quale ti si svela l'evidenza di quell'apparente assurdità architettata dal Cristo: «Chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti» (Mc 10,44). Il Cristo che, quando voleva deteriorare alla base le verità dei presunti santi, insospettiva con creanza e savoir-faire: «Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi» (10,31). Detto e fatto. Detto e rifatto. Con lo stile dissacrante e profondo che ormai gli è proprio, il parroco del carcere di Padova, vicino da sempre a Papa Francesco, segue il Vangelo di Luca per andare in gita dentro le sue provocanti immagini, in un cammino mai prevedibile come quello di Gesù, per ritornarsene poi nella vita di tutti i giorni con un'evidenza più luminosa. Come se, specchiandosi nelle pagine dei Vangeli, la vita - quella che, sovente, fatichiamo a leggere nei minimi dettagli - si ripresentasse ai suoi occhi in alta definizione. È la magia di parole, quelle evangeliche, che non hanno mai finito di raccontare tutto ciò che sognano di raccontare ai loro innumerevoli lettori.
Ha ancora senso dire Dio? Dipende da come lo diciamo, da quale prospettiva e per cosa. Dipende se pronunciamo Dio a partire dalla coscienza della radicale ambiguità del termine e degli infortuni della sua storia, della sua assoluta relatività e della sua non-necessità. Dio come entità metafisica suprema, il crea-tore onnipotente, estraneo al mondo (teismo), non ha più posto nell'attuale cosmovisione generale. Ma allora, c'è un Dio che non è né qualcosa né qualcuno, ma che è "la pura relazione creativa di Tutto con tutto"? Non è in gioco un mero "cambio di dio", ma una trasformazione del mondo. La ricerca della Presenza Suprema che abita nel profondo Infinito oltre il "dio" storico richiede il passaggio da una teologia teista a una realmente in linea con le scienze, mistica, trans-teista e trans-religiosa. È una sfida culturale decisiva, un compito filosofico-teologico e politico perentorio, se vogliamo portare al culmine quell'esodo che i più saggi intuirono e alimentarono 2.500 anni fa, e transitare verso un'altra umanità necessaria e possibile, verso un'epoca inscindibilmente spirituale, economica e politica realmente nuova per questa nostra problematica specie. Seguendo un percorso storico "dal sacro a Dio" e "da dio a Dio", l'autore delinea quindi i passi necessari per una transizione verso il Dio del Soffio Vitale, verso "l'Infinito prima di dio". In particolare, propone reinterpretazioni indispensabili di alcune categorie centrali del cristianesimo tradizionale, semplici metafore per una nuova teologia e per un (possibile?) nuovo cristianesimo del futuro.