Parlare di etica e moralità nel Sistema Sanitario Nazionale non è semplice, specialmente in questo momento in cui si mette in discussione la sua stessa sostenibilità.
È necessario farlo, pero, non solo per motivi esclusivamente economici. Ciò giustifica ancora di più l’urgenza di promuovere comportamenti che, nel rispetto di specifici valori, difendano e rilancino l’intero settore ed assicurino servizi efficienti ed efficaci.
Nelle pagine che seguono, sono stati messi sotto la lente d’ingrandimento, alcuni servizi allo scopo di dare una maggiore consapevolezza e responsabilità sia a ciascun operatore che ad ogni livello istituzionale.
"Non ci crederà, ma ho scoperto una storia straordinaria. Non le dico dove, ma gliene voglio parlare. La storia è semplice, ma per niente banale. C'è una donna, rie Francese. Anzi, provenzale. Diciamo che si chiama Sibilla. A un certo momento della sua vita, cade nelle mani di un gruppo di banchieri, che le portano via il suo oro, le sue ricchezze, la sua dignità...". Comincia con le lacrime di una donna il viaggio alla scoperta di come sono nate la banca e la finanza. Un percorso gremito di tante storie di uomini - dai papi ai re, ai più semplici e oscuri cambiavalute che calcavano i mercati d'Europa - che, per primi, nutrirono il nuovo sogno del capitalismo. Un tempo di avventurieri, arrampicatori, viaggiatori, uomini del danaro. Gente rapace uscita da chissà dove, ma che conosce il come e il perché delle regole del nuovo mondo, ne rimodella abitudini e miti. Cent'anni a cavallo tra il Duecento e il Trecento fatti di eventi imprevedibili e sconosciuti, per il tempo in cui accaddero. Di protagonisti di grandi ascese e di terribili cadute, sempre in bilico tra il successo e la paura. Un sogno che, per molti, si trasforma in naufragio, quando il nuovo sistema finanziario subisce il suo primo violento tracollo, con il fallimento delle banche fiorentine.
Integrando i linguaggi di diverse discipline (dalla sociologia all'antropologia, dalla psicologia alle neuroscienze) il volume affronta, con esempi tratti sia dalla quotidianità sia da romanzi e film, temi centrali per la comprensione delle pratiche culturali, fra i quali il senso comune, la categorizzazione e la formazione del pregiudizio, la costruzione di confini, il senso dell'abitare, il rapporto fra tempi sociali e tempi soggettivi, la memoria collettiva, il significato sociale dell'età e delle generazioni, le tecniche del corpo, i processi sociali che regolano la nascita e la morte, il rapporto con la sessualità e la costruzione del genere.
Donne di strada e grandi cortigiane, ruffiane e mezzane, case chiuse private e pubblici bordelli: fino al XVI secolo il mondo degli amori venali è onnipresente e tollerato. Gli uomini di governo e di Chiesa considerano la prostituzione inestirpabile e naturale, una forma di risposta spontanea alla miseria dei tempi e l'arma più efficace di lotta contro il caos. La Chiesa gregoriana, pur instauratrice di un ordine coniugale rigoroso, accetta la concupiscenza maschile e ammette donne votate al peccato. La giustificazione è quella del male minore: minore rispetto alla violenza, allo stupro, all'adulterio, all'incesto. L'elemento monetario aggiunge paradossalmente all'insieme un elemento positivo; il denaro, questo nemico di Dio, è l'amico della donna venale: giustifica e legittima la sua pratica e fa di lei una lavoratrice che riceve il prezzo della sua fatica. Rese socialmente visibili, le prostitute pubbliche si ritengono in grado, in Alta Germania come in Linguadoca, di far fronte agli abusi e di reclamare i propri diritti. Perfettamente integrate? Certamente no. Ma in grado di diventarlo? Probabilmente. Ma il tempo di promozione del corpo finisce bruscamente a metà del XVI secolo quando, sullo sfondo di disastri sociali e di guerre religiose, il clero della Controriforma decide di porre fine alla tolleranza. Da allora viene attuata una strategia repressiva fatta di incarceramenti, punizioni ed esclusioni...
Il cibo è un elemento costante della nostra vita quotidiana e non risponde solamente a bisogni legati al corpo, ma è fatto oggetto di attenzioni di natura simbolica che rimandano a caratteri di sacralità, ritualità e mistero. Non è un caso che il cibo sia presente in ogni realtà comunitaria e nazionale, e sia fattore caratterizzante delle religioni. A partire dai grandi monoteismi si riscontra una centralità del cibo come fattore impregnato di sacralità: si pensi al digiuno nelle sue molteplici espressioni, insieme culturali e religiose.
Può una religione diventare fonte di odio e di morte? Esiste, tra le varie fedi della terra, una più propensa rispetto ad altre a connotarsi in maniera fondamentalista? In questo saggio di facile e veloce lettura, l'autore prende in esame le più grandi religioni del pianeta interpretandole dal punto di vista psicologico per comprendere quali siano i meccanismi di trasformazione e come un messaggio, che dovrebbe essere di pace e amore, possa deviare dal suo cammino e produrre effetti a volte devastanti. Basandosi sulle vicende internazionali degli ultimi decenni, prendendo spunto dalle lunghe interviste con esponenti di diversa matrice religiosa, l'autore ricostruisce un quadro lineare ed esaustivo, arrivando alla conclusione che nessuna fede, di per sé, è fondamentalista. Sono gli uomini che vi aderiscono a determinarne sempre, per i più svariati motivi, le derive che conducono a massacri, guerre, attentati, discriminazioni, persecuzioni. Christian Zanon, in modo lucido e senza pregiudizi, delimita gli ambiti in cui si coltiva l'humus di questo grave problema che affligge l'umanità.
La statura di un autore si misura, oltre che sull'originalità del suo lavoro, sulla sua capacità di imporre temi, argomenti e proposte con cui dovranno confrontarsi sia gli studiosi sia l'opinione pubblica. Su queste basi Huntington può certamente essere annoverato tra i pensatori che più hanno contribuito a orientare la discussione sui grandi temi politici dell'epoca contemporanea.
Violenza contro le donne: cosa si sta facendo in Italia? Inasprire le norme repressive e isolare i comportamenti violenti maschili - che sono ormai arrivati ad un femminicidio ogni due giorni - facendone casi eccezionali, patologici, lascia inalterati i modelli culturali fondati su quegli equilibri patriarcali di potere contro i quali hanno lavorato fin dagli anni Ottanta i Centri antiviolenza e le Case per donne maltrattate, frutto delle lotte femminili e femministe. Comprendere invece che la violenza sulle donne è prima di tutto un problema degli uomini significa spostare l'attenzione dalle vittime agli autori, a quella "questione maschile" che tutta la violenza di genere sottende. Il volume coglie, nella parte iniziale, questo cambiamento di ottica attraverso una ricerca - la prima in Italia - che censisce le esperienze d'avanguardia rivolte agli uomini violenti nel nostro paese, nelle carceri e nei centri, in ambito privato e pubblico, e offre un quadro di programmi sviluppatisi a livello internazionale, cui le esperienze italiane fanno riferimento. Nella seconda parte sono presentate le riflessioni e le proposte di studiosi e studiose afferenti a molteplici discipline, e le esperienze di operatrici e operatori con ruoli professionali diversi. In appendice, un'analisi critica del recente decreto legge n. 93/2013 convertito nella legge del 15 ottobre 2013 n. 119.
Hans Joas propone una visione alternativa della secolarizzazione e tratta delle sfide sociali e intellettuali che il cristianesimo si trova oggi ad affrontare. Per Joas la fede deve poter essere sperimentata come un’articolazione convincente delle esperienze personali più intense e le chiese devono accettare il fatto che la fede è ormai diventata un’opzione.
Descrizione
La modernizzazione conduce necessariamente alla secolarizzazione? La secolarizzazione porta inevitabilmente alla decadenza morale? Anche se la situazione religiosa attuale è caratterizzata dalla contestazione di vecchie idee e da una crescita generale delle possibilità di scelta, parlare in modo sommario della modernità non aiuta a comprendere la fase storica che stiamo vivendo.
In questo libro Hans Joas propone una visione alternativa della secolarizzazione e parla delle sfide sociali e intellettuali di fronte alle quali si trova oggi il cristianesimo. Per aprirsi al futuro, da un lato la fede deve poter essere sperimentata come un’articolazione convincente delle esperienze personali più intense e, dall’altro, le chiese istituzionali devono accettare il fatto che, a causa della diffusione della incredulità, la fede è ormai diventata un’opzione.
La crisi che stiamo vivendo è stata sovente rappresentata come un fenomeno naturale imprevedibile: un terremoto, uno tsunami. Oppure come un incidente capitato a un sistema, quello finanziario, che di per sé funzionava perfettamente. In realtà è stata il risultato di una risposta sbagliata, di ordine finanziario, che la politica ha dato al rallentamento dell'economia reale in corso da lungo tempo. E non, come afferma Bruxelles, il prodotto del debito eccessivo che gli Stati avrebbero contratto a causa della crescente spesa sociale. Al contrario è stato favorito lo sviluppo senza limite delle attività speculative dei grandi gruppi finanziari. Avere lasciato il potere di creare denaro per nove decimi alle banche private è un difetto che sta minando alla base l'economia. E questo con la complicità dell'intero sistema politico e finanziario (la Bce, la Fed, la Banca d'Inghilterra, i fondi speculativi e quelli sovrani, i governi e la Commissione europea). Poche decine di migliaia di individui, i responsabili, contro decine di milioni di vittime. Senza contare che per rimediare ai guasti del sistema finanziario le politiche di austerità stanno generando pesanti recessioni: nell'intento di proseguire con ogni mezzo la redistribuzione della ricchezza dal basso verso l'alto in atto da oltre trent'anni.
Che cosa significa "noi"? Come si stratificano le appartenenze identitarie che, cristallizzando un sistema di confini e di soglie in coppie oppositive (uomo-donna, uomo-animale, bianco-nero, civiltà-barbarie) portano alla gerarchizzazione del vivente e alla creazione di sistemi politici, religiosi e ideologici? Come si legittimano i molti cerchi di gesso entro i quali perpetuiamo la nostra narrazione del mondo, fino a farli apparire ai nostri stessi occhi non più culturali, ma naturali e innati? Quando il noi buono, positivo, diventa disprezzo dell'altro, fino a volgersi in sterminio? Da queste domande prende avvio un dialogo tra i due autori: un genetista noto nel mondo per aver dimostrato l'inservibilità del concetto di razza applicato agli uomini e una studiosa che da tempo si occupa della testimonianza dei genocidi del Novecento. Si apre cosi un album di famiglia che include i 10000 anni in cui Homo sapiens sapiens, dopo aver soppiantato le altre specie umane, ha codificato l'egoismo e la sopraffazione in istituzioni sociali e politiche, basate sulla proprietà privata, la guerra e lo schiavismo. Ma, spingendo lo sguardo più oltre, fino alla famiglia originaria, scopriamo altri modi del noi che non prevedevano gerarchie sociali: una cultura che l'istituirsi di un noi egemone - bianco, maschio, dotato di logos - ha reso necessario dipingere come un'infanzia di bruti.
Accogliere tutti. È questa l'unica politica efficace in materia di immigrazione. È la soluzione più utile e produttiva per gli immigrati, ma soprattutto per gli italiani. In questo pamphlet Luigi Manconi e Valentina Brinis dimostrano, con argomenti sempre basati sulla realtà dei dati e dei fatti, che l'arrivo di donne e uomini stranieri è un'opportunità di salvezza per una società invecchiata e immobile come la nostra, per il suo dissestato sistema produttivo e il suo welfare in crisi. Le politiche dei respingimenti e della repressione, dietro cui si cela spesso un'ostilità intrisa di xenofobia e tentata dal razzismo, sono disastrose perché contrarie alle esigenze profonde dell'economia e della società. Sono politiche costose, che favoriscono l'aumento della criminalità e il lavoro nero. Riconoscere diritti e offrire occasioni di inserimento agli immigrati è invece la scelta più opportuna per la sicurezza collettiva, per risolvere i drammatici problemi demografici e rilanciare industria e agricoltura. Non solo badanti, infermieri e pizzaioli: i dati testimoniano che già oggi i lavoratori stranieri sorreggono interi settori, senza entrare in competizione con i lavoratori italiani. Valorizzando i numerosi esempi di "piccole virtù" e buone prassi locali, e inserendoli in un quadro meno incoerente e frammentato dell'attuale, i benefici saranno tangibili per tutti. Prefazione di Cécile Kyenge