Potrà mai risorgere quel piccolo Cristo smarrito, che Bruegel nasconde tra la folla, ignorato e affondato nell’indifferenza degli uomini? Qui la croce non sembra aprire il movimento della storia, ma piuttosto precipitare nella lunga notte del mondo. Con Rembrandt, nell’atmosfera sfibrata della «Cena in Emmaus», anche l’evento della resurrezione si stempera: il risorto, seduto al tavolo dei viandanti, viene risucchiato indietro dalle tenebre verso un’esile luce. La sparizione del Cristo, l’assenza di ogni Dio su questa terra sono forse segni con cui oggi dobbiamo confrontarci.
Gabriella Caramore è autrice della trasmissione di cultura religiosa di Rai Radio 3 «Uomini e Profeti». Per il Mulino ha pubblicato «Pazienza» (2014).
Maurizio Ciampa, saggista, ha pubblicato tra l’altro «L’epoca tremenda. Voci dal Gulag delle Solovki» (Morcelliana, 2010). Sono autori di «La vita non è il male» (Salani, 2016).
La luce fa emergere un'esperienza originaria dell'uomo, individuando gli oggetti, creando tra loro relazioni, dando loro volume e profondità, facendo vivere forme e colori. Tuttavia, in una costante dialettica tra vita e morte, gloria e dramma, da sempre la luce è un potente simbolo della presenza del divino che illumina la storia umana. Dall'età paleocristiana a quella gotica, dal Rinascimento al Barocco, con un'attenzione particolare ad artisti come Piero della Francesca, Tiziano, Caravaggio o Vermeer..., in un'interdisciplinarietà tra arte e architettura, teologia e filosofia, l'autore delinea un'inedita e originale "storia" della luce, centrale per comprendere la nostra contemporanea visione del mondo occidentale. In un progressivo passaggio nei secoli da una luce teologica a una luce fisica che sarà poi indagata dagli Impressionisti, questo suggestivo racconto diventa riconoscimento della bellezza del mondo e di Dio, interrogazione sul senso più profondo del mistero della vita.
Il testo si propone una indagine sulla raffigurazione di Cristo nell'arte dei secoli XV e XVI nell'Europa occidentale. Attraverso un percorso storico sulla religiosità dell'epoca, favorita dalla Devotio moderna, esamina i diversi soggetti - dalle Pietà al Vir dolorum al Trono di gloria - attraverso cui si è espressa la spiritualità cristiana, partendo dal Nord dell'Europa. Si sofferma in particolare sulla teologia della gloria nel polittico di Gand e della croce in quello di Grunewald a Colmar. Analizza poi il rinascimento italiano nelle sue opere cristologiche della "teologia del corpo in diverse espressioni d'arte: da Masaccio a Botticelli, da Bellini a Leonardo e a Raffaello, anche nei loro soggetti mariani. Una indagine specie è rivolta all'opera di Michelangelo come figura-sintesi delle varie stagioni del Rinascimento: dai giovanili David e Pietà alle Cappelle Sistina e Paolina alle ultime ricerche religiose. L'ultima parte tratta dell'arte della Riforma cattolica e del suo scopo evangelizzatore. Si esaminano in modo speciale due rappresentanti: il Tintoretto autore del ciclo "glorioso" del vangelo alla Scuola Grande di San Rocco a Venezia e la spiritualità mistica tra Oriente ed Occidente in Spagna nei lavori di El Greco.
Nel cinquecentesimo anniversario dell'inizio della Riforma protestante (1517-2017), il convegno organizzato dall'Istituto Superiore di Studi Religiosi Beato Paolo VI di Villa Cagnola, in collaborazione con l'Arcidiocesi di Milano, la Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale, l'Istituto Superiore di Scienze Religiose di Milano, si è focalizzato sul peculiare rapporto di Lutero e la Riforma con le arti, in particolare con la pittura, l'architettura e la musi-ca. Pittura, architettura e musica sono stati convocati per raccontare come il mondo della Riforma ha interagito con tali ambiti, considerati non solo espressioni estetiche ma luoghi di riflessione teologica e confronto con le altre confessioni cristiane. Il volume è corredato di un ampio e pertinente dossier iconografico L'Istituto Superiore di Studi Religiosi Beato Paolo VI di Villa Cagnola pubblica gli atti di tale convegno.
La famiglia è il filo conduttore di questo singolare viaggio nella storia dell’arte cristiana occidentale alla scoperta delle rappresentazioni più interessanti, nella pittura e nella scultura. Le famiglie bibliche, quella di Gesù di Nàzaret, fino alle famiglie religiose della Chiesa cattolica sono state fissate sulla tela o negli affreschi dai principali artisti di ogni tempo, mettendo in luce le sue varie dimensioni, come “ponte” fra terra e cielo.
La Santa Famiglia, costituita da Gesù, Maria e Giuseppe, ha dovuto affrontare, come molte persone dell'epoca contemporanea o dei secoli scorsi, l'immigrazione verso un paese straniero? Questo libro d'arte e di teologia risponde a tale domanda attraverso l'analisi di opere scelte, rappresentative delle diverse interpretazioni che la Fuga in Egitto, evocata dall'evangelista Matteo, ha ricevuto, in Oriente e Occidente, dalle origini dell'arte cristiana fino ai nostri giorni. Come fu presentato quell'esodo forzato, quali furono le tappe, quanto tempo durò il viaggio e il soggiorno in Egitto? Il silenzio dei testi canonici ha lasciato carta bianca all'immaginazione. Alcuni pittori composero su questo tema delle opere artistiche nelle quali la dose di meraviglia fu considerevole, al punto che alcuni dipinti, i più numerosi, hanno reso la Fuga in Egitto un viaggio dai tratti quasi turistici, scortato dagli angeli e arricchito di miracoli, segnato dall'accoglienza calorosa delle popolazioni locali. Altri dipinti, invece, in particolare dalla fine del Medioevo, suggeriscono, talvolta in modo commovente, la solitudine dei genitori di Gesù, il loro senso di spaesamento nel Paese dei faraoni.
La cintura non è solo uno dei più semplici e pratici capi di abbigliamento, ma è anche un simbolo antico, a partire dalle cinture che compaiono nei primi capitoli del libro della Genesi. Gli autori ripercorrono in questo saggio, tra storia dell'arte, esegesi biblica e antropologia culturale, la lunga storia della cintura come simbolo di seduzione, sacrificio e potere al femminile, che culmina nella devozione alla "Madonna della Cintola", diffusa soprattutto in area toscana.
In volo con gli angeli della tradizione artistica, per scoprire come sono stati raffigurati nel corso dei secoli, come si sono manifestati per trasmettere i messaggi divini. Dagli ardenti e potenti Serafini ai più intimi e familiari Angeli custodi, l'arte li ha raffigurati in molteplici fogge e situazioni attingendo dalle Scritture e facendone sontuosa decorazione di rappresentazioni devozionali, nelle quali le loro eteree figure sono saldo e potente anello di congiunzione tra gli uomini e il Creatore. Gli artisti di ogni epoca (da Giotto a Michelangelo, da Raffaello a Guercino, da Botticelli a Caravaggio), che si sono dovuti confrontare con queste benevoli presenze, hanno saputo rendere loro omaggi straordinari.
Il libro è un estratto di "Caravaggio. La luce e le tenebre". Il bagliore e la tenebra, l’ombra e la luce. Il nostro occhio, sorpreso, meravigliato, al primo impatto non sa dove posarsi, in questa Vocazione di san Matteo del Caravaggio. Scivola sulle giubbe ricamate, sfiora una piuma in cima a un cappello, s’impiglia nelle pieghe di una veste. Evita, per ora, come per un istintivo pudore, l’intensità degli sguardi, il gesticolare nervoso delle mani. E dopo un attimo di esitazione, si sofferma infine sulle monete sparse sul tavolo, lucenti d’argento. Come dice quel detto? «Il denaro è lo sterco del diavolo». Già. Ma dal letame possono nascere fiori…
La teologia ha una dimensione musicale e la musica ha forti implicazioni teologiche. L'una e l'altra hanno il potere di plasmare il nostro animo: la teologia, quale incontro con Dio; la musica, quale voce dell'Invisibile. Con un linguaggio poetico, Don Saliers si dedica qui al mistero, alla meraviglia e alla potenza della musica in rapporto alla teologia. Attingendo a linguaggi musicali tradizionali e popolari, emergenti e classici, egli evidenzia profonde stratificazioni di senso, solleva domande fondamentali, interroga la nostra esperienza della musica e di Dio. Abbinando alle informazioni fornite (mai aridamente estratte) eccellenti doti di saggezza, l'autore riesce a stabilire parametri e regole basilari per il necessario dialogo tra discorso teologico e linguaggio musicale. Ne scaturisce una lettura piacevole, ricca, costruttiva. I lettori saranno stimolati a rivedere i loro atteggiamenti, a sviluppare nuove capacità non solo per l'esecuzione e l'ascolto della musica, ma anche per la liturgia e la preghiera.
Le avventure di un'immagine religiosa che sconfina nella pubblicità, nell'arte contemporanea, nel cinema e nei graffiti. Dopo accesi dibattiti, verso la fine del Settecento si afferma una particolare devozione al Sacro Cuore di Gesù. Accolta con vigilante perplessità dal rigore delle teologie e dai timori delle gerarchie, essa diviene in poco tempo l'emblema di un sentire cattolico alquanto ferito dall'avanzare della cultura illuministica e sempre più distante dall'intellettualismo teologico. La devozione si diffonde attraverso una fortunata pianificazione di immagini che diventano presto icone stesse di una religiosità affettiva e popolare. La rappresentazione del Sacro Cuore finisce così per identificare il cattolicesimo come tale, ma il tema che essa custodisce supera i confini religiosi entrando nell'immaginario di insospettabili perimetri espressivi, dalla comunicazione pubblicitaria all'arte contemporanea, dal cinema all'arte di strada. Ogni volta per difendere le ragioni del cuore in un mondo che senza cuore perde anche la ragione.
Attingendo all'immenso patrimonio delle arti figurative e della musica, gli autori offrono un ricco percorso fra tutte le opere che evidenziano la presenza dello Spirito Santo, la Terza persona della Trinità, sia per l'efficacia dei simboli utilizzati sia per gli effetti percepibili sui personaggi e gli ambienti rappresentati. La scelta è andata su tutti quegli esempi di creazioni artistiche che non solo 'parlano' dello Spirito, ma che rivelano un autentico afflato di fede. "Respirando come con due polmoni", nello studio è costantemente presente il contributo specifico dell'arte orientale e dell'arte occidentale, poiché le spiritualità d'Oriente e d'Occidente e le loro rispettive espressioni artistiche non sono che due dimensioni dell'unica Tradizione cristiana.