In breve
Come è possibile che la mattina quando sfogliamo il giornale o la sera guardando il telegiornale comprendiamo in modo ovvio, naturale e immediato le notizie? Perché la nostra comprensione è il risultato del ricorso a una stratificazione di pratiche, di risorse e di competenze socialmente condivise tra chi elabora e chi fruisce l’informazione. Questa la tesi di Enrico Caniglia che ribalta la tradizionale interpretazione: non sono i media a produrre senso comune ma è il senso comune che rende possibili i fenomeni mediatici. «Lo scopo del libro non è quello di proporre una nuova teoria dei media o del giornalismo, ma di illustrare e di mettere alla prova un approccio alternativo, più attento agli aspetti pratici, per l’analisi empirica dei fenomeni mediatici».
Indice
Introduzione Le notizie come fenomeno sociale - 1. Comprendere le notizie - 2. Le notizie come descrizioni - 3. Le notizie come storie - 4. Come le notizie spiegano quello che è successo - 5. Neutralità e obiettività - 6. Le notizie diffondono stereotipi e pregiudizi? - Riferimenti bibliografici
In breve
Un manuale di sopravvivenza per ogni giovane cronista.
Come si diventa un buon giornalista. Che cos’è una notizia. Come scovarla. Come gestire le fonti. Come aprire un articolo. Come si organizza un pezzo. Quali sono i modi di raccontare. Come riportare gli eventi più drammatici. Cos’è un articolo di cronaca. Cos’è un articolo di commento. Come usare la rete. Questo e molto altro in un prontuario letto da giornalisti di tutto il mondo, semplice, diretto, ricco di aneddoti.
Indice
Ringraziamenti - Prefazione - 1. Come si riconosce un buon giornalista? - 2. I limiti del giornalismo - 3. Che cos’è una notizia? - 4. Da dove arrivano i buoni articoli? - 5. Ricerche - 6. Gestire le fonti senza farsi gestire da loro - 7. Interviste - 8. Dati e statistiche - 9. Il giornalismo investigativo - 10. Come trattare gli eventi tragici - 11. Errori, rettifiche e bufale - 12. L’etica professionale - 13. Il giornalista come scrittore - 14. L’attacco - 15. Composizione e descrizione - 16. Citazioni - 17. Diversi modi di raccontare - 18. Commenti, espliciti e impliciti - 19. Come si diventa grandi giornalisti - Letture consigliate - Indice analitico
La pubblicità è probabilmente la forma di comunicazione più potente e perfetta che si conosca. Il volume affronta e spiega i meccanismi del discorso pubblicitario partendo da tre differenti punti di vista: quello di chi lavora in pubblicità, quello di chi la pubblicità la insegna e, infine, il punto di vista di chi la pubblicità la usa per riflessioni teoriche sulla comunicazione, sul linguaggio, sulla società e sul consumo. L'intento del libro - rivolto sia agli studenti sia a coloro che vogliono avere una visione a tutto tondo di questa multiforme realtà - è quello di abbinare alla chiarezza espositiva le competenze di chi quotidianamente si occupa di comunicazione pubblicitaria.
il contenuto
«Quale sarà la condizione della società e della politica di questa Repubblica di qui a settant’anni, quando saranno ancora vivi alcuni dei bambini che adesso vanno a scuola? Sapremo salvaguardare il primato della Costituzione, l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e l’incorruttibilità della giustizia, oppure avremo un governo del denaro e dei disonesti?» Joseph Pulitzer se lo chiedeva all’’inizio del Novecento, quando per sua iniziativa nasceva la Scuola di giornalismo della Columbia University di New York. Era convinto che la risposta dipendesse in buona parte dalla qualità dell’informazione. A distanza di un secolo, nel momento in cui il consumo di notizie ha raggiunto ritmi prima inimmaginabili e rischia paradossalmente di rovesciarsi in disinformazione, la richiesta di qualità è ancora più decisiva per il bene pubblico. Perché «la nostra Repubblica e la sua stampa progrediranno o cadranno insieme».
l'autore
Joseph Pulitzer (1847-1911), ungherese naturalizzato americano, fu uno dei più grandi giornalisti ed editori. Emigrato negli Stati Uniti nel 1864, quattro anni più tardi venne assunto come reporter nella testata di lingua tedesca «Westliche Post» di St Louis e ne diventò in breve comproprietario. Dopo aver fondato e portato al successo il «St Louis Post-Dispatch», nel 1883 acquistò un piccolo giornale di New York, il «World», trasformandolo in pochi anni, grazie a una grafica e a una impaginazione innovative, in una testata di grande diffusione. Dalle colonne del quotidiano, Pulitzer promosse un giornalismo di inchiesta che diede vita a memorabili campagne di denuncia della corruzione politica e finanziaria. Il suo nome è legato a un lascito di due milioni di dollari che permise di istituire nel 1912 la Scuola di giornalismo della Columbia University, e a un fondo per il più ambito premio americano di giornalismo, letteratura e musica, a lui intitolato.
L'insegnamento dell'Editoria multimediale, ormai diffuso in molte facoltà universitarie, non poggia su una "institutio riconosciuta" né ben definita a livello ministeriale, creando una notevole confusione sia nei metodi sia negli obiettivi. Lo scopo di questo manuale, nato dalla viva esperienza didattica del corso di Editoria Multimediale per la laurea magistrale in "Cultura e Storia del sistema editoriale" dell'Università degli Studi di Milano, è quello di fornire gli strumenti per realizzare progetti editoriali sul web di ambito accademico, in stretto contatto metodologico con discipline quali la filologia computazionale e l'archivistica elettronica. L'obiettivo didattico ben definito e la descrizione dettagliata, a livello tecnico e teorico, di alcuni progetti in corso di realizzazione, introducono nella maniera più semplice alle problematiche insite nella pubblicazione di contenuti sul web e alle possibile strategie necessarie per risolverle.
Le pagine di questo saggio sono state pensate per tutte le persone che amano e si dedicano ai ragazzi, e non sempre ottengono ciò che desiderano nel cercare di trasmettere loro l'"arte del vivere".Gli autori analizzano le problematiche legate al vissuto emozionale nella società dell'informazione: dalla pubblicità al cinema, dalla televisione ai videogiochi, quali sono le strategie di un "gioco comunicativo" che, se entusiasmante da un lato, dall'altro rischia di provocare preoccupanti confusioni di piani cognitivi?Indispensabile è che gli educatori svolgano una seria riflessione sul proprio ruolo nel contesto della società massmediale per aiutare i giovani a ritrovare equilibrio psico-fisico e senso del vivere. Perché non sia troppo tardi e perché il mondo dell'educazione riesca a leggere le richieste di aiuto, molto spesso celate e ancora più spesso inconsapevoli, che i giovani gli rivolgono.
"Comunicazione" è parola inflazionata, spesso abusata, eppure resta una delle chiavi fondamentali per interpretare il mondo contemporaneo. Un vocabolo e un concetto divenuti oggetto di studio di molte discipline e ambiti di conoscenza attorno a cui sono nate molteplici professioni. Dalla seconda metà del secolo scorso, grazie soprattutto alla centralità assunta dai mass media e allo sviluppo straordinario delle tecnologie che riorganizzano il tempo e lo spazio, la comunicazione ha infatti assunto un ruolo primario nella società. Dall'inizio degli anni '90, per esempio, si sono moltiplicati in Italia i corsi di laurea dedicati alla comunicazione. Con un approccio multidisciplinare, da tempo in atto negli altri paesi, vengono formate competenze specialistiche che hanno maggiori possibilità nel mercato del lavoro. Per raggiungere simili traguardi è necessario disporre di un quadro generale, entro cui collocare la complessità della materia.
Le relazioni con i media non sono facili. Questo libro-guida aiuta a capire come conservare sempre la giusta angolazione per una corretta comunicazione con i mass media. È un'ampia analisi dell'area della comunicazione che circonda l'ufficio stampa soprattutto come attività di specializzazione (comunicazione finanziaria, online, interna e d'emergenza). Sono, inoltre, delineate le coordinate di riferimento per realizzare la misura d'incontro tra chi vuole o deve trasmettere qualcosa e il destinatario. Il manuale è completato con riferimenti tecnici e con un glossario; senza trascurare fondamenti "storici" e deontologia.
La mattina aprendo il giornale ci troviamo di fronte il titolo: "Calano le tirature dei quotidiani". Cosa dovremmo fare, comprarne un'altra copia? Niente paura, è solo auto-referenzialità: una delle assurdità minori tra molte che affliggono la nostra informazione. Non ce ne stupiamo più. E purtroppo crediamo a chi ci "dimostra" che alcuni dentisti diffondono intenzionalmente l'AIDS o che i cellulari possono anche curare il cancro, servendosi invariabilmente di diagrammi, statistiche, grafici e classifiche che fanno sembrare tutto vero. Mentre è tutto falso, o perlomeno abilmente pilotato. John Alien Paulos veste i panni del giustiziere matematico per porre fine a questo abuso dell'apparente oggettività dei numeri, e alla conseguente disinformazione selvaggia. Spiega per esempio come usare la logica per difendersi dai fabbricatori di divi artificiali e come maneggiare probabilità e casualità per ridimensionare articoli catastrofici su criminalità, epidemie e altri allarmi sociali. Demolisce con nozioni di aritmetica elementare pregiudizi dei consumatori, trucchi elettorali e mitologie sportive. E brandendo la teoria del caos fa piazza pulita della brutta abitudine di fare previsioni, così diffusa sulle pagine economiche. Articolo dopo articolo, errore dopo errore, questo libro dimostra come basti porsi le domande giuste per scoprire che ben poche delle notizie stampate ogni giorno hanno una qualsivoglia attinenza con la realtà.
In questo libro uscito postumo, il grande studioso inglese dei media mette a tema, nel modo lucido e accattivante che ormai è la cifra dei suoi scritti, il rapporto tra i media e il futuro della civiltà. Al di là del potere economico o di convincimento da tempo riconosciuto ai mezzi di comunicazione, essi rivestono, secondo Silverstone, anche un ruolo fondamentale nella costruzione dei rapporti tra le persone. Lo sviluppo pervasivo dei media condiziona il nostro contatto con l’altro, portando il mondo nella nostra quotidianità, avvicinando l’esperienza dell’esterno da noi in maniera sempre più forte. Ma la situazione non è così chiara e rettilinea. La ‘vicinanza’ prodotta dai media (e accentuata dal processo di globalizzazione economica e sociale) è in realtà apparente. Il mondo irrompe nel nostro quotidiano – spesso con la diretta drammaticità di eventi come la strage di Beslan o la devastazione a opera dell’uragano Katrina o anche, su un versante più positivo, con la ricchezza dell’offerta polifonica dei nuovi media, internet sopra tutti – ma poi rimane chiuso in questo spazio individuale, diventa spettacolo da guardare, senza che venga messa in gioco una relazione tra i diversi interlocutori.
Il mondo con cui entriamo in contatto è un mondo ‘mediato’; è uno spazio nuovo, non solo reale e non solo immaginario, dove ormai si costruiscono le trame della nostra civiltà; è, nella felice invenzione lessicale di Silverstone, una mediapolis, uno spazio definito di relazioni, di comunicazione politica e sociale. Questo spazio, che è il nostro orizzonte relazionale e che sempre più lo sarà in futuro, assegna anche a noi un ruolo da giocare, e diventa quindi, sul duplice versante dei produttori e dei fruitori dei media, uno spazio di moralità e di responsabilità, di obblighi e di giudizio. Questo è il ‘tavolo’ – per riprendere una suggestiva metafora di Hannah Arendt cara a Silverstone – su cui si giocherà il nostro futuro all’interno della mediapolis, un futuro, un compito, che passa attraverso la riflessione, l’apertura, la pluralità, il ritorno alla giusta distanza e all’ospitalità. Se la mediapolis distruggerà o piuttosto costruirà i rapporti tra le persone è la sfida cui tutti noi, non solo gli studiosi dei fenomeni mediali, siamo chiamati a rispondere.
Roger Silverstone (1945-2006) è stato uno dei pionieri dello studio dei media nel panorama inglese e mondiale. Professore di Media and Communications alla London School of Economics and Political Science, si è distinto per il suo originale punto di vista sulle comunicazioni, occupandosi principalmente del modo in cui i media rappresentano il mondo, influendo sulle persone, sulla loro vita di tutti i giorni, sulla loro immaginazione, sulla loro memoria, sulle relazioni che instaurano con gli altri. Tra i suoi libri, sono stati tradotti in italiano Televisione e vita quotidiana e Perché studiare i media?
Essere in grado di progettare e realizzare un file completo e pronto per la tipografia richiede la familiarità e la conoscenza di una serie di regole che riguardano la grafica, la prestampa e la stampa stessa. Saper usare un computer o aver seguito uno dei tanti corsi di grafica che il mercato offre o, ancora, avere la padronanza di un software specifico, non basta per pensare di conoscere un mestiere. Perché, in questo caso, proprio di Mestiere - con l'iniziale maiuscola - si tratta. Un mestiere complesso e costellato di pratica. Ecco allora lo scopo di questo libro: trasmettere tutta una serie di tecniche, regole e procedure che, nel mondo astratto di Internet e del facile impiego dei computer, hanno perso di significato, fino a farne dimenticare l'esistenza e l'utilizzo. Conoscenze che, invece, dovrebbero essere consolidate in chi progetta e realizza uno stampato editoriale. Qualsiasi esso sia.
Il termine "giornalismo" indica azioni diverse: il racconto di un fatto, il commento, una foto, un filmato, un'intervista, un titolo, una pagina di giornale, un talk show, una vignetta, una cartina geografica, una tabella. Nei secoli, il giornalista ha cambiato veste e compiti. Oggi in molti paesi è considerato un controllore dei poteri al quale si chiedono verità, distacco, obbiettività, per quanto possibili, ma la strada per arrivare fin qui è stata lunga e non è ancora giunta a conclusione: i canali a disposizione del cittadino si sono infatti moltiplicati, vengono usati in concorrenza l'uno con l'altro, aiutano a informarsi in modi e tempi diversi, si inseguono e si accavallano in una evoluzione senza soste che prefigura scenari di crescente complessità. Il volume, articolato in due sezioni dedicate rispettivamente alla teoria e alla pratica, si propone di "insegnare" al lettore non solo "come si fa" giornalismo, ma anche "che cos'è", con un'attenzione particolare alla situazione nel nostro paese.