Dall’alto dei suoi ventotto secoli di storia, Roma è forse l’unica città al mondo a festeggiare il proprio compleanno. Ed è una tradizione consolidata da 76 anni, che, durante la cerimonia in cui, ogni 21 aprile, si celebra in Campidoglio l’anniversario della sua fondazione (Natale di Roma), venga offerta al sindaco della città la prima copia della Strenna dei Romanisti. Ogni anno, i Romanisti rinnovano con gratitudine il loro dono, come figli alla Madre, mentre il sindaco che lo accetta impersona l’entità immensa e misteriosa dell’Urbe.
La Strenna dei Romanisti, il cui primo volume uscì nel 1940, trae origine dalla spontanea iniziativa di un gruppo di persone diversissime per formazione, cultura e attività professionale, ma saldamente unite dalla condivisa curiosità di indagare la storia di Roma nelle sue pieghe più recondite e sconosciute, e insieme dall’intento di rendere testimonianza di un passato personalmente vissuto e altrimenti destinato a scomparire: questo impegno, volontariamente assunto e svolto con il crisma della più assoluta gratuità, costituisce la caratteristica comune dei contributi riuniti nella Strenna, che perciò assume, come cifra irrinunciabile della propria identità, quella di risultato estemporaneo e casuale, che non lascia mai trasparire il rigore scientifico da cui necessariamente deriva quando si tratti di ricerche relative a un passato più o meno remoto.
Così le pagine della Strenna si accordano uniformemente attraverso gli anni sul tono leggero e svagato di una conversazione condotta inter pocula fra amici capaci di intendersi nel linguaggio espresso da una comune cultura, al pari di quelli delle antiche brigate tre-cinquecentesche; risultato raggiungibile soltanto da penne agili e soprattutto espertissime, capaci di evitare con pari abilità ogni pesantezza erudita e ogni autobiografismo banale. Il passato remoto e quello prossimo assumono così una luce uguale di realtà minore e quotidiana, riportata in luce o sottratta a un’inevitabile scomparsa,insieme al ricordo di personaggi minimi, ma al tempo loro circondati da una certa fama anche soltanto rionale; fatti ed eventi legati più alla cronaca che alla storia, minuscole schegge di vita in grado comunque di illuminare aspetti sconosciuti e spiegare risvolti altrimenti incomprensibili di eventi storici di ben più ampia portata.
La Strenna non nasce quindi come una raccolta di contributi accademici. Al contrario, secondo un processo spontaneo e del tutto estraneo alle intenzioni dei suoi autori, essa si è andata configurando come una enciclopedia unica e originalissima, repertorio di informazioni inedite e rare, comunque irreperibili altrove, su fatti e personaggi a volte famosi, ma spesso noti soltanto come nomi senza storia, incappati marginalmente in vicende più grandi di loro, di ogni tempo e a qualunque titolo legati a Roma, e affiorati per caso nel corso di ricerche volte a tutt’altro fine, o affidati alla memoria dei singoli, che sulle pagine della Strenna garantiscono la sopravvivenza del loro ricordo. Il materiale che ogni anno vi è pubblicato è un documento prezioso per le generazioni future e uno strumento per diffondere la conoscenza del tema «Roma», e l’amore per la città è la cifra distintiva di tutti i contributi.
Riletto a più di un secolo di distanza dalla loro pubblicazione nel 1902, Le varie forme dell'esperienza religiosa di William James conserva il fascino dell'autore, della sua intelligenza, della sua capacità di sintonizzarsi con le esperienze più drammatiche per descriverle con lucidità ma con altrettanto simpatia: come per Terenzio, infatti, nulla di ciò che era umano gli era estraneo. Nel contempo, come per il corpo dei santi, dal testo promana una fragranza d'immortalità; anzi, al pari di certi santi, che non dovettero attendere la loro morte per assurgere alla nuova condizione di vita, anche il capolavoro del filosofo americano non dovette attendere la morte dell'autore per ottenere vasti consensi e riconoscimenti, non solo accademici ma anche di pubblico, come testimonia l'ininterrotta fortuna del testo inglese, ripetutamente riedito. Le ragioni di tale fortuna, che hanno invitato a una sua nuova traduzione, sono presto dette. Come ogni classico, il libro di James non ha perso nessuno dei motivi profondi della sua "contemporaneità": e questo, non solo e non tanto perché i problemi che egli aveva di fronte sono anche i nostri problemi, ma anche e soprattutto per l'intatta validità del suo modo di accostarsi e di interpretare la ricchezza della vita religiosa. (Giovanni Filoramo)
Nel corso dei secoli l’Arcangelo Uriele è stato ampiamente invocato in preghiere, antifone ed esorcismi, nonostante il divieto ufficialmente imposto sia dal Sinodo Romano del 745 sia da recenti disposizioni emanate dalla Santa Sede. È inoltre nominato varie volte nel Quarto Libro di Esdra, nel quale è grande protagonista, inviato per illuminare e rischiarare il sentiero del popolo di Dio, oscurato dalla dominazione straniera e dal peccato.
Ovviamente invitiamo i nostri lettori ad obbedire alla Chiesa, e dunque ad astenersi dal pronunciare il nome di San Uriele in preghiera. Al contempo, però, invitiamo a non dimenticarlo, affinché nasca quella devozione popolare che spinga l’autorità ecclesiastica, in futuro, a rivedere la sua causa apostolica. Sul resto rimane il mistero, insondabile, della volontà di Dio.
Carmine Alvino (Avellino, 1978) è avvocato, specializzato in bioetica e deontologia professionale, in diritto dell’internet e delle tecnologie informatiche. Da anni porta avanti uno studio intenso sui Sette Arcangeli, cui ha dedicato diverse pubblicazioni.
Il volume è il primo dei due dedicati alle Omelie sul Levitico di Origene, 16 discorsi pronunciati dal Maestro alessandrino a Cesarea di Palestina dopo il 245 e a noi giunti nella traduzione di Rufino del 400-404. Il corpus omiletico viene presentato in maniera complessiva nell'introduzione generale, che parte dalla contestualizzazione storica della predicazione origeniana e della traduzione rufiniana e dei rispettivi destinatari; individua i principi ermeneutici e le tradizioni esegetiche su cui si fonda l'interpretazione, talvolta complessa, di un libro biblico che poteva apparire come un elenco di inutili precetti; indaga i grandi temi che percorrono l'intera raccolta, ovvero sacrificio, sacerdozio e purità. Seguono traduzione e puntuale commento storico-filologico delle prime 7 omelie, mentre le restanti si potranno leggere nel secondo volume, la cui pubblicazione è prevista a brevissima distanza dal primo. Ciascuna delle 16 omelie viene, inoltre, spiegata dal punto di vista della struttura e dei contenuti in una breve introduzione mirante a inquadrarla.
I quattro amori che l'autore distingue nell'animo umano sono l'affetto, l'amicizia, l'eros, la carità. Ognuno di essi, preso singolarmente, è stato trattato piuttosto spesso: da san Bernardo a san Paolo, da Ovidio a Stendhal. Più difficile, invece, è trovare chi li abbia considerati insieme. Lewis l'ha fatto. Egli vede ciascuno dei "quattro amori" emergere nell'altro, ci mostra come uno possa anche trasformarsi nell'altro, ma non perde mai di vista la reale e necessaria differenziazione tra loro. L'autore delle "Cronache di Narnia" sa essere lucido e vigoroso nell'incidere queste fondamentali linee dell'animo umano e il risultato è un ritratto parlante dell'unico e profondo desiderio di felicità, in cui ciascuno sarà indotto a ritrovare familiari somiglianze.
«Leggendo questi testi di Paolo VI, sempre così intensi e accurati, mi sono confermato nella persuasione che i preti abbiano bisogno d'altro, rispetto a quello che si raccomanda o si pretende. I preti hanno bisogno di stima. Esprimono il meglio di sé non quando sono tesi e guardinghi per difendersi dalle critiche, ma, come tutti gli umani, quando avvertono intorno a sé l'atteggiamento benevolo che apprezza la loro presenza, che riconosce l'essenziale della loro missione. Le parole di Paolo VI si possono forse anche riassumere così: una lunga, convinta, commovente attestazione di stima per i preti a cui si rivolge.» (Dalla Prefazione)
In un'elegante edizione cartonata, il volume raccoglie i commenti dell'illustre biblista ai quattro Vangeli, oggetto di alcuni cicli di conferenze tenute al Centro culturale San Fedele di Milano.
In questo racconto mistico, il più antico, il primo in assoluto nella storia della Chiesa, la venerabile suor Maria d'Agreda, anima prescelta ricca di meravigliosa spiritualità, ci fa conoscere la vita "segreta" della Madonna! Si tratta di un'opera imperdibile per chi ama Maria. Qui molte vicende evangeliche si illuminano e si comprendono molto più in profondità. Le verità di fede si consolidano. Le profezie trovano il loro naturale compimento in Maria, vangeli e apocalisse splendono di luce e le parole si rivelano nella loro totalità. Inoltre, l'ottavo volume contiene il sublime testamento spirituale della vergine Maria, la Regina delle regine, la tutta pura, la Donna con le dodici stelle che sconfigge il maligno...
Scritto in base ad una solida competenza scientifica, ma con stile accessibile anche al grande pubblico, questo libro ha il pregio di proporre una visione della liturgia che, senza omettere numerosi dati biblici, patristici e storici, viene operata principalmente in prospettiva teologica. L'esperienza odierna insegna che sacerdoti, religiosi, seminaristi e laici sono alla ricerca ansiosa di una solida comprensione teologica della liturgia, quale l'autore offre in queste pagine, che rappresenti il fondamento su cui sviluppare una prassi celebrativa più consona ai sacri misteri, nonché un antidoto al tanto mal praticato "adattamento pastorale" della liturgia, che si è ampiamente diffuso negli ultimi decenni. Tutto ciò viene qui sviluppato secondo quella "ermeneutica della continuità" che Papa Benedetto XVI sta additando ai teologi quale loro compito urgente in questa nostra epoca.
Si parte dal mondo dei cereali, si prosegue analizzando la farina (ingrediente numero uno del pane), l'acqua, il sale e il lievito, protagonisti oltre a materia grassa, zucchero, uova, miglioratori... Si passano poi in rassegna i lieviti e i batteri lattici, per arrivare a un lungo capitolo sul lievito madre nelle sue declinazioni. Comprendere l'impasto è fondamentale per gestirlo al meglio: i suoi processi, le fasi della produzione e come condurle correttamente, l'importanza della temperatura e del tempo dell'impasto. Cuore vero e proprio del volume è il capitolo dedicato ai metodi attraverso cui lavorare l'impasto: dai classici, come biga, poolish e pasta di riporto; il metodo con lievito madre, quello con lievito misto (sistema a due lieviti); l'autolisi e, ancora, l'impasto a caldo, le nuove tendenze con la tecnica della lievitazione controllata e quella di lunga fermentazione. C'è poi un capitolo dedicato all'importanza della cottura, la tecnica del precotto e la vita del prodotto dopo la cottura (i segreti per rendere il pane più longevo). Una breve sezione illustra casi di pronto intervento: conoscere i difetti permette di correggerli. Termina la parte tecnica del manuale una sezione dedicata alle etichette del pane (come leggerle, che dati devono riportare, come vanno interpretate) e un approfondimento sui valori nutrizionali. Concludono il libro 50 ricette di pani e prodotti da forno dolci e salati, tutte fotografate e spiegate in modo semplice.
Le figure bibliche, gli episodi evangelici, il senso delle feste, la riscoperta della Santa Messa: le omelie di don Gino Tedoldi affrontano queste e altre tematiche, in maniera chiara e concreta, nella convinzione che la fede ci fornisca davvero gli strumenti per affrontare e combattere le paure della vita e le tenebre del mondo. Se la società presenta soluzioni ingannevoli e invita a conformarci alle mode della nostra epoca, è invece necessario ribadire l'importanza della predicazione e dell'annuncio, affinché la parola possa illuminare la vita delle persone e cementare la vita di una comunità. Perché solo la Chiesa è il luogo in cui si realizza la comunione e ci si può scoprire veramente fratelli, aprendosi al messaggio di Cristo.
Custodia in ecopelle verde adatta alla liturgia delle ore in volume singolo