Il cuore è uno dei simboli universali della vita affettiva, diffuso in molte civiltà sin dai tempi più antichi. Oggi, tuttavia, questo fondamentale simbolo richiama quasi unicamente un vago e impalpabile sentimentalismo, assai lontano dalla consistenza ontologica e dalla capacità di apertura alla trascendenza che l'immagine del cuore ha sempre teso a delineare. In questo breve testo, Hildebrand mostra come il "cuore" sia la sede di un'intensa attività vitale e affettiva, indispensabile per accedere alla conoscenza vissuta di tutta una serie di strati di beni e valori che compongono la realtà. Inoltrandosi nella via aperta da Max Scheler, Hildebrand offre uno dei maggiori contributi all'analisi fenomenologia di questa fondamentale sfera della persona umana, incidendo con apporti determinanti su una riflessione che ancora oggi è al centro dell'interesse filosofico. Il testo di Hildebrand, però, non contiene soltanto una raffinata analisi filosofica dell'affettività umana, ma anche una riflessione intima e meditata sul mistero del Sacro Cuore di Cristo, che aiuta a comprenderlo nella sua profondità teologica evitandone letture superficiali e sentimentalistiche.
Racconto storico della vicenda umana e cristiana di Franz Jägerstätter, il contadino austriaco obiettore contro il nazismo per ragioni di fede, inquadrata negli avvenimenti del suo tempo. In particolare, viene messo in risalto il legame matrimoniale fra il giovane Franz e la moglie Franziska, legame che è stato il luogo generativo della scelta di grande testimonianza di Franz di dire No! al nazismo in nome della propria coscienza cristiana. Prefazione del cardinale Matteo Maria Zuppi.
La saggezza senza tempo della Regola di Benedetto da Norcia, un classico della letteratura religiosa, è messa in risalto dal commento penetrante di una rinomata mistica e studiosa benedettina. Nella sua originale introduzione alla Regola, l'autrice afferma coraggiosamente che il testo di Benedetto del sesto secolo, dopo millecinquecento anni, riesce a toccare direttamente le questioni che oggi stanno di fronte alla comunità umana: l'amministrazione dei beni, la conversione, la comunicazione, la riflessione, la contemplazione, l'umiltà e l'uguaglianza. Seguendo la Regola originale di Benedetto paragrafo per paragrafo, il libro espande i suoi principi nel più ampio contesto della vita spirituale nel mondo contemporaneo e rende le sue istruzioni, che a una lettura superficiale potrebbero suonare arcaiche, fresche e significative per le donne e gli uomini di oggi. Così questo libro si rivela una risorsa preziosa per la contemplazione personale o comunitaria. Prefazione di Laurence Freeman.
In questo libretto, servendosi di prove scientifiche e tesi teologiche, il card. Angelo Comastri espone in modo chiaro e comprensivo la questione dell'autenticità della Sacra Sindone e sul messaggio che la passione di Cristo, impressa sul velo, trasmette ancora oggi a tutti i cristiani.
Una «teologia pratica fondamentale» focalizza la sua attenzione sulle persone ed i loro problemi esistenziali. Si interroga criticamente sul reale impatto della fede e della spiritualità cristiana nelle scelte etiche dell’esistenza umana. Il cuore di questa visione non sta in una teoria astratta ma nella vita concreta delle persone, di una comunità di fede, nell’orizzonte del sacerdozio universale delle e dei credenti.
«La teologia è pratica quando si lascia interrogare dalle questioni vitali dell’esistenza umana, accogliendo e ponendo domande, in particolare quando la vita va incontro alla malattia, alla sofferenza, alla morte, senza la pretesa di avere l’ultima parola. I testi raccolti in queste pagine, nati nell’incontro e nel confronto ecumenico, offrono degli spunti di riflessione e di domanda: luoghi diversi, come lo sono un’aula accademica, un convegno di studi, un ospedale… Oggi non è più possibile assolutizzare una legge morale in campo etico e la teologia pratica cerca, con umiltà, di indicare dei percorsi da seguire all’insegna di una vita responsabile».
Ermanno Genre
Nella notte tra il 24 e il 25 dicembre 1223, a Greccio, vicino a Rieti, san Francesco mise in scena il primo presepe della storia. Un libro per comprendere e rivivere il senso profondo di quell'evento.
In una società sempre più frammentata e diffidente, quella del nostro tempo, la vita religiosa si trova a fare i conti con le sfide e gli interrogativi che da essa provengono. In queste pagine, Monsignor Bustillo, vescovo francescano di Ajaccio, esorta i religiosi e le religiose a non evitare di subire quei cambiamenti che continuamente si presentano e impongono, ma a interpretarli da protagonisti. «Senza amore i religiosi vivono, ma non vibrano»: e dove trovare il coraggio per l'impresa, se non nel messaggio di amore del Vangelo? È solo tornando all'esempio evangelico che le comunità religiose potranno scoprire come essere, nuovamente e in modo efficace, riferimento e guida per i nostri giorni.
Le nostre difficoltà psicologiche, fisiche e spirituali nascono fondamentalmente da due sorgenti: la prima causa di sofferenza sono i traumi e le ferite interiori che riceviamo durante la nostra vita, specialmente da bambini e da adolescenti. La seconda causa di sofferenza sono le conseguenze su di noi delle azioni peccaminose del nostro albero genealogico.
Per la prima, questo testo presenta un cammino di guarigione biografica offerto dal medico e sacerdote camilliano Pietro Magliozzi, mentre per la seconda don Marcello Stanzione propone un cammino di sanazione delle ferite genetiche causate dagli errori degli antenati.
P. Wilson ci introduce alla comprensione della rivelazione di Dio da parte di Gesù. Una rivelazione comprensibile solo alla luce della comprensione dell'identità e della natura di Cristo. Tale rivelazione non avviene nel vuoto, ma nel contesto delle azioni e delle parole di Gesù come evento e parole visibili e udibili. Così, i sette "Io sono" di Gesù non sono solo enunciati, ma rivelano; l'identità, la persona, la missione e la relazione di Gesù con il Padre. P. Wilson afferma che è essenziale conoscere la persona e l'identità di Gesù. Cristo, che non è un semplice simbolo di luce ma la luce personificata e incarnata. Gesù stesso è il miglior rivelatore della propria identità, sebbene il Gesù giovanneo sia anche il supremo rivelatore del Padre. Noi, proprio come i discepoli del tempo di Gesù, dobbiamo imparare a camminare alla luce del Signore, anche quando Egli non è fisicamente presente come il Gesù della Storia. Egli è sempre presente come Signore e Cristo della nostra fede.
Tre parole hanno sempre guidato la vita di Donata Dolci, "Didi": amore, speranza, fiducia. La scelta di non tradirle mai l'ha portata fino in Thailandia, dove dal nulla ha creato un luogo incredibile di accoglienza: Baan Unrak, la "Casa della Gioia". Nei suoi trent'anni di vita, Baan Unrak ha accompagnato la crescita di più di mille bambini, profughi in fuga dalla dittatura birmana, quasi sempre orfani. Questa è la storia, raccontata dalla protagonista, del più grande slancio del cuore che potete immaginare; una storia di come l'amore può superare qualunque ostacolo per raggiungere chi ne ha più bisogno.
Le ferite della Seconda Guerra Mondiale non sono affatto rimarginate. L'autore ha appena passato i vent'anni, matura la vocazione religiosa e si confronta con i coetanei sul senso degli studi, del lavoro, sul ruolo della Chiesa, sulle responsabilità di ciascuno. Scritto a macchina su fogli sottili, questo testo giovanile del grande biblista Francesco Rossi de Gasperis S.J. è rimasto a lungo in un baule pieno di carte, relitto di uno dei suoi tanti traslochi. Rivede la luce adesso, dopo la morte dell'autore avvenuta nel febbraio 2024, per merito della curatrice, Antonella Carfagna, e viene diffuso esattamente così com'era. Non sembra avere quasi ottant'anni: quelli che nel 1948 sembravano presentimenti si sono poi avverati nel 2024. E molte sfide di allora rimangono tali anche per noi, oggi.
Nella buona e nella cattiva sorte: sappiamo condividere i successi e le difficoltà? La coppia nasce col sogno di vivere insieme ogni passo e di poter superare ogni ostacolo. Ma questo obiettivo non è semplice: occorre fare i conti con se stessi, imparare a gustare i successi e a condividere le fatiche dell'altro. Perché ad amare si impara ogni giorno. Con una riflessione di papa Francesco.