Che cosa possiamo intendere per "vedere" e che cosa questa funzione apporta, nel bene o nel male, all'uomo nel suo essere "intero"? Il tema si sviluppa con un approccio interdisciplinare: dalla scienza alla filosofia, dalla neuroscienza alla teologia, dall'estetica alla spiritualità, dal mondo della comunicazione alla diversa abilità visiva. Comprendere appieno tutti i processi che riguardano questa facoltà umana, significa anche avere un rapporto più consapevole con gli "oggetti" della vista, quelli che "vediamo" (il creato e il prossimo) e Quello che "vogliamo vedere" (Dio).
Guardare con intelligenza e profondità alla vita quotidiana, confrontandosi con il messaggio biblico e con le figure più rappresentative della tradizione che ci precede. Si potrebbe provare a definire così lo "sguardo spirituale sull'umano" proposto in questi tre studi. Uno "sguardo" qui rivolto a tre tratti fondamentali della vita di ogni donna e di ogni uomo: la dimensione corporea dell'esistenza; i beni che la caratterizzano e la accompagnano; le scelte che ogni giorno la determinano. Tre elementi che aiutano a verificare e a comprendere meglio chi siamo e chi vorremmo essere. Un esercizio che, condotto con serietà e nel confronto con le grandi tradizioni culturali e religiose che hanno segnato la nostra storia, ci consente più facilmente di superare qualche luogo comune, di abbandonare alcune vecchie e ingiustificate abitudini, di far maturare un'umanità più autentica.
L’Autrice affronta i temi nodali dell’accompagnamento spirituale. Una sintesi completa e rigorosa in chiave pedagogica, attraverso un linguaggio scorrevole, arricchito da numerosi esempi e testimonianze.
Un volume che non si propone come il “manuale della buona guida”, ma piuttosto uno strumento di lavoro per chi è chiamato a sostenere il cammino di fede dei fratelli. Mettendosi al loro fianco e imparando ad avanzare insieme, nelle vie di Dio, passo dopo passo.
Sono raccolti nel volume i contributi – relazioni, articoli e voci di dizionari – dedicati al tema della vocazione all’amore nella forma del matrimonio, a cui don Giovanni Moioli ha dedicato grande attenzione, interrogandosi sul rapporto con la verginità. Due temi decisivi per la spiritualità cristiana.
Come più volte indicato da papa Francesco, «oggi la Chiesa ha bisogno di crescere nel discernimento, nella capacità di discernere». Parlare di discernimento significa mettere a tema le occasioni o gli ambiti in cui sperimentiamo il dubbio, l’incertezza, la fatica di capire qual è la cosa giusta da fare, la direzione verso cui muovere il prossimo passo, che si tratti delle grandi decisioni della vita o delle tante opzioni che orientano il nostro stile di vita. Questo libro, ispirandosi alla prospettiva di fondo di papa Francesco, alla spiritualità che lo anima, al pensiero teologico che struttura le sue parole e azioni, vuole proporre qualche spunto per far cogliere al lettore che cosa è in gioco nelle diverse declinazioni di questa parola chiave. La speranza è che gli stimoli che il volume prova a offrire incoraggino a scavare più profondamente nella propria interiorità, per scoprire quel tesoro nascosto capace di riempire di gioia chi lo trova.
Un grande teologo presenta la profonda esperienza spirituale di una giovane mistica Carmelitana, Elisabetta della Trinità (Digione, 1880-1906). Il saggio è stato concepito come una specie di raffronto con il messaggio di Teresa di Lisieux, morta pochi anni prima. L'autore «lascia parlare i pensieri stessi di Elisabetta, accostati l'uno all'altro in un mosaico di testi comparativi, per poi semplicemente - quasi stando al di fuori - allargare il respiro sul terreno teologico» (dalla Premessa).
La solitudine dell’eremo, contiene la corrispondenza intercorsa tra Thomas Merton ed i diversi interlocutori, soprattutto Anselmo Giabbani, in riferimento all’idea e al desiderio del monaco trappista di un suo possibile “transitus” dall’Ordine Cistercense della Stretta Osservanza alla Congregazione Camaldolese.
La corrispondenza si estende per un periodo di circa quattro anni (settembre 1952 – marzo 1956) per un totale di 36 lettere. La domanda centrale alla quale Merton cerca di dare una risposta, interpellando diversi personaggi ecclesiastici e del mondo monastico di quell’epoca, riguarda il desiderio di passaggio ad un ordine più “contemplativo” di quello in cui si trova.
I dubbi, i desideri, le delusioni, i tentativi di trovare una soluzione, i sogni e le varie risposte di coloro che cercano di aiutare l’animo tormentato di Merton convergono verso una soluzione diversa dal desiderio nascente del monaco dell’Abbazia del Gethsemani.
La corrispondenza oltre ad essere uno spaccato della ricerca interiore di Merton, è una fonte di notizie interessanti sul come si viveva la realtà dell’essere monaco negli anni precedenti al Concilio Vaticano II e sono, in alcuni momenti, preludio alle discussioni seguenti che animarono i Padri Conciliari intorno agli argomenti della vita religiosa, del sacerdozio, della vita monastica. E’ l’inizio di una riflessione che porterà il mono monastico ad un nuovo approccio alle tradizioni affascinanti della vita di solitudine.
Questo classico saggio di Thomas Merton sulla preghiera e la contemplazione permette di vivere la spiritualità basandosi su una tradizione che risale ai primi cristiani e ai Padri della Chiesa. Pensato per i religiosi ma rivolto anche ai laici, il testo offre le intuizioni profonde di un monaco che ha sperimentato su di sé la forza e la difficoltà della preghiera, cercando di approfondire giorno dopo giorno questa pratica sia a livello personale che collettivo, e di condividere poi con gli altri, nelle pagine di questo volume, le sue profonde intuizioni al riguardo.
Questo secondo volume di Opuscoli completa la traduzione dei testi del XXVI tomo delle Oeuvres di Annecy. Si articola in due parti: gli scritti redatti senza particolari destinatari formano la prima, quelli che hanno un particolare destinatario la seconda. Pur trattandosi di testi minori, tanto nella prima quanto nella seconda parte emerge il mistico e il saggio maestro di vita spirituale. Nella prima, risultano di particolare rilievo la meditazione sul Cantico dei Cantici e i Frammenti sulle virtù cardinali e morali; nella seconda, gli scritti redatti per Rosa Bourgeois, badessa di Puits-d’Orbe, e quelli per la sorella, la presidente Brûlart. L’insieme dei testi ci consegna la luminosa certezza che anima l’esperienza mistica di Francesco di Sales e il suo originale sopraumanesimo cristocentrico: la più alta dignità dell’uomo consiste nell’essere creato da Dio «per conoscerlo, ricordarsi di lui e amarlo»; invece costituisce una grande sventura ritenere di «essere al mondo soltanto per costruire case, sistemare giardini, possedere vigne, ammassare oro, e simili cose passeggere».
Un libro che scandaglia il mistero del desiderio umano in tutta la sua multiforme varietà, profondamente meditato e scritto magistralmente. Un libro positivo e incoraggiante, vivamente raccomandato a chiunque stia cercando di avere una maggiore padronanza del proprio dinamismo spirituale.
Descrizione
Il desiderio è il motore dell’essere umano. La forza del desiderio, che è anche passione – e passione incarnata, certo, che tende al piacere dei sensi –, è anzitutto un dono di Dio, un suo appello. E può essere la chiave (non il nemico!) di tutto un cammino spirituale. È questo infatti il mistero di una umanità che gode di un desiderio profondissimo, di ampiezza infinita, il quale in ultima analisi solo in Dio può trovare appagamento.
Philip Sheldrake delinea allora qui l’intimo legame tra desiderio e dinamismo spirituale. Attingendo alle Scritture ebraiche e cristiane, ai classici della tradizione spirituale (cristiana, ma non solo), alla poesia e alla prosa, oltre che all’esperienza personale e pastorale, l’autore esamina il ruolo del desiderio in rapporto a Dio, alla preghiera, alla sessualità, alle scelte di vita e al cambiamento (l’apertura a ciò che è altro da noi). Sheldrake vola alto, senza dubbio, ma sa sempre mantenere il contatto con la quotidianità e con la fatica umana di crescere.
Ne risulta un libro profondamente meditato e scritto magistralmente, che spiega con chiarezza l’intricata eppure profonda interconnessione fra bramosia umana e spiritualità.
Il tema della preghiera nell’epistolario paolino ha conosciuto nel corso del tempo fasi alternate di studio e di eclissi. Recentemente molti studiosi hanno ritenuto opportuno classificare le menzioni di preghiere ricorrenti nelle sezioni iniziali delle lettere, e non solo, come semplici espedienti letterari in uso nelle lettere antiche, da cui l’apostolo avrebbe preso spunto. Lo studio offerto nel libro si propone, attraverso il contatto con alcuni testi scelti dell’epistolario di Paolo, confrontati con testi coevi profani, di comprendere il “possibile significato” che l’apostolo conferisce alle menzioni di preghiera disseminate in lungo e in largo nelle sue lettere. La domanda che fa partire la ricerca muove dalla questione aperta se tali menzioni siano effettivamente da considerare alla stregua di quelle che incontriamo nelle lettere profane del tempo, o se esse abbiano un rilievo nelle argomentazioni offerte dall’apostolo, ponendo attenzione al contesto in cui le stesse sono inserite. L’elemento di novità presente nel libro verte intorno alla constatazione che, come tipico di diverse argomentazioni dell’apostolo delle genti, ciò che egli comunica della preghiera è mediato dalla “personale” esperienza di vita che mette in gioco il suo retroterra culturale e religioso, riletto a partire dalla fede in Cristo, scardinando tutte le convenzioni sociali e scritturistiche del tempo, e facendo degli stessi “espedienti letterari” un’occasione per tramettere ciò che ha profondamente trasformato la sua vita. Pertanto il lavoro, pur attento ai dati esegetici e seguendo criteri scientifici, non è pensato per i soli addetti ai lavori, ma per avvicinare un pubblico vasto, nella speranza che quanto esposto possa aiutare il cammino
Gesù è sempre stato perseguitato, dalla sua nascita alla sua morte, e così sono sempre stati perseguitati i suoi apostoli e la Chiesa da loro fondata. Oggi la Chiesa è ancora perseguitata in molte parti della terra, ma ancora più spesso i cristiani vengono rigettati ed emarginati nella nostra società che mira ad attutire la coscienza e a far scomparire la verità dall'orizzonte della vita umana. "Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi": questa frase di Gesù ci ricorda che la stessa vita del cristiano è da intendersi come sacrificio, offerta e martirio, seguendo la Croce di Cristo e bevendo al calice della sua Passione.