Una nuova storiografia che guarda alle grandi trasformazioni della mentalità collettiva, ai sistemi di credenza e alla comunicazione di massa, ha introdotto una nuova prospettiva "culturale" nella storia del fascismo. Il nuovo approccio, tuttavia, non è stato ancora applicato agli studi sul cattolicesimo italiano. Eppure, in tale prospettiva, il processo di nazionalizzazione degli italiani durante il "ventennio" sembra profondamente legato alla fede cattolica, e in una doppia maniera: il cattolicesimo divenne parte della nazione e, parallelamente, l'idea che gli italiani avevano della nazione incluse massicciamente il cattolicesimo. Alimentato in modo convergente e, assieme, sottilmente concorrenziale sia dal regime che dal mondo cattolico, il mito dell'"Italia cattolica" finì per imporsi, in alternativa a quello risorgimentale e laico della "Terza Roma". Sostenuto dal fascismo, in parte con sincera convinzione in parte per inglobare strumentalmente il cattolicesimo nella propria visione totalitaria del mondo, e promosso dai cattolici per realizzare i presupposti di una visione che puntava, in chiave anti-liberale e anti-laicista, a una confessionalizzazione dello Stato e della società, esso ha rappresentato la base dell'intesa e del compromesso tra il regime e la Chiesa ma anche, allo stesso tempo, il terreno principale del loro contrasto. Questo libro racconta dunque la storia di un mito, nella convinzione che esso sia stato un soggetto non secondario delle vicende di quegli anni, ma anche delle successive perché la sua eredità avrebbe continuato a pesare nella storia dell'Italia democratica.
Sono 150 anni che il Circolo di San Pietro risponde alla vocazione di essere "il braccio della carità del Papa", svolgendo attività di volontariato in ogni angolo di Roma: migliaia di pasti serviti, altrettanti pacchi viveri distribuiti dalle Cucine economiche; tanti pernottamenti nelle Case famiglia e negli asili notturni... In queste pagine l'attività del passato e del presente è percorsa con racconti in cui sono i protagonisti di ieri e di oggi a parlare e raccontarsi.
A novant'anni dalla stipula dei Patti lateranensi, si deve riconoscere che il bilancio è positivo. Pur non negandosi l'emergere talora di aree di problematicità nell'applicazione delle disposizioni pattizie, la Santa Sede ha potuto svolgere in piena libertà la sua alta missione nel mondo, che era l'obbiettivo del Trattato; d'altra parte anche grazie a quei Patti, inseriti in Costituzione nell'art. 7, l'Italia ha potuto crescere secondo una laicità positiva, non conflittuale ma collaborativa. Ciò non toglie che problemi nuovi possano porsi, con riferimento a contesti nuovi, come il processo di sviluppo dell'Unione Europea, di cui lo Stato della Città del Vaticano è divenuto una enclave, o il progredire della globalizzazione, che tocca anche la piccola realtà vaticana. È a questo nuovo che avanza che guardano i contributi raccolti nel volume.
L'apertura nel 1998 dell'Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede (ACDF) alla libera consultazione degli studiosi diede avvio a una stagione completamente nuova di ricerche sull'Inquisizione romana. A quel tempo, l'evento fu celebrato con una solenne Giornata di studio presso l'Accademia Nazionale dei Lincei, conclusa dal suo principale fautore, l'allora prefetto del Dicastero cardinale Joseph Ratzinger, oggi pontefice emerito Benedetto XVI. Nel ventennale dell'inizio di quell'avventura, si è tenuto dal 15 al 17 maggio 2018 il convegno internazionale L'Inquisizione Romana e i suoi Archivi. A vent'anni dall'apertura dell'Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede. L'appuntamento, il quarto del ciclo Memoria Fidei, dedicato alla valorizzazione degli archivi ecclesiastici, è stato ospitato dalla Biblioteca del Senato, nella cornice dell'Insula Dominicana di Roma, che comprende anche la Biblioteca della Camera dei Deputati, la Biblioteca Casanatense e lo storico convento dei Frati Predicatori attiguo alla basilica di Santa Maria sopra Minerva. Una quarantina circa di studiosi, fra pionieri della prima ora e giovani ricercatori, si sono confrontati su vent'anni di indagini condotte in Archivio, gettando al contempo uno sguardo allo stato presente e all'avvenire degli studi. Si è delineato così un panorama quanto mai ricco di risultati: dalla storia delle idee religiose alla censura della letteratura, dall'approfondimento degli aspetti istituzionali al ruolo imprescindibile degli archivi nella ricerca storica, dalla psicanalisi alla santità canonizzata e non, dalla storiografia tra propaganda e censura al ruolo delle immagini sacre nella trasmissione della fede, dai rapporti fra Cristianesimo ed Ebraismo alla questione dei "cristiani nuovi", dall'immagine infine dell'Inquisizione nella coscienza collettiva alla letteratura e la pubblicistica intorno ad un argomento che continua a suscitare ampio interesse e a produrre risultati sempre nuovi e sorprendenti.
Gli abitanti del Vecchio e del Nuovo Mondo entrarono in rotta di collisione a partire dal fatidico 1492. Con l'avvento dei Conquistadores e il tentativo di conversione degli Indios, che spesso nascondeva la volontà di una loro sottomissione, gli europei eseguirono una sentenza di morte ai danni delle civiltà americane. Ma esisteva davvero un solo modo - cruento, impari, ingiusto - perché le due parti dell'umanità organizzassero la loro convivenza: l'una come dominatrice e l'altra come dominata? Luca Crippa risponde a questa domanda a partire dell'esperienza che, tra il 1609 e il 1768, i gesuiti realizzarono in una vasta area compresa tra i fiumi Paraná e Uruguay, una formula di organizzazione sociale alternativa al sistema coloniale di sfruttamento della manodopera indigena. Si tentò, lì, di cristianizzare gli Indios, e di farlo nel modo "giusto": fu un'occasione mancata o una pia illusione? E perché fallì?
Con l'invenzione della stampa a caratteri mobili, introdotta da Johannes Gutenberg nel 1455, il libro diventa un fantastico strumento di diffusione delle idee, ma il mondo ecclesiale, che inizialmente crea e sostiene le prime officine tipografiche in Italia, ben presto comprende come attraverso la stampa si possano diffondere dottrine considerate eretiche o devianti. Dal terrore di perdere il monopolio culturale nasce così a metà Cinquecento l'Indice dei libri proibiti che, con la sua Congregazione, influirà sulla cultura europea per oltre quattro secoli. Il libro di Andrea Sarto ripercorre le vicende della Congregazione dell'Indice mostrandola come una struttura molto ramificata, densa di chiaroscuri, i cui stessi membri spesso dimostrano perplessità e dubbi sostanziali sull'efficacia pratica del controllo della stampa messo in atto attraverso gli Indici. Una progressiva perdita di significato che culmina, per decisione di papa Paolo VI, con la sua definitiva soppressione.
La vicenda della Chiesa in Italia è anche la storia del difficile rapporto tra cristiani, Santa Sede e potere. Sono innumerevoli i casi in cui la politica italiana e quella vaticana hanno condotto un confronto serrato, spesso una vera e propria battaglia senza esclusione di colpi e con esiti alterni. Il libro di Annalisa Lorenzi parte dalla radice di questo scontro - la distinzione tra potere temporale e spirituale della Chiesa - e pur limitandosi agli episodi più importanti, dalla presa di Porta Pia ai Patti lateranensi, dai referendum su divorzio e aborto al dibattito sul diritto di famiglia, riflette su quella che spesso ha preso le forme di una coabitazione problematica.
«Il libro che avete tra le mani in questo momento non è quello che pensate. Se credete di leggere l'ennesima biografia di Jorge Mario Bergoglio resterete delusi. Questo non è un testo agiografico teso ad esaltare la figura o la personalità di Papa Francesco. Non si propone come un'analisi del suo pontificato, e certamente non pretende di offrire né interpretazioni della sua teologia, né considerazioni sul suo Magistero. Questo volume intende offrire al lettore una chiave di lettura della comunicazione del Papa innovativa e coraggiosa. Ci rivela delle sfaccettature insolite, sia dell'uomo Bergoglio come persona sia di Papa Francesco come personalità. A partire dai gesti. I gesti sono un linguaggio universale. Sono un richiamo a tutto ciò che ci unisce come esseri umani, in modo atavico, antico e antropologico. I gesti sgorgano dal più profondo della nostra memoria collettiva, scatenati da ciò che è più vero, più spontaneo e più intimo. I gesti sono autenticità. L'autore ha approfondito i temi della gestualità e dell'autenticità in occasione del corso di Paralinguismo della Pontificia Università Gregoriana di Roma, da me tenuto alcuni anni fa [...]». (Seàn-Patrick Lovett)
Nel vicino oriente il VII secolo è un tempo di radicali mutamenti. Si apre con una lunga guerra che oppone la Persia a Bisanzio per il controllo delle terre che si estendono dal Mediterraneo all'altipiano iranico, fino ai confini della Cina, e si chiude con l'affermarsi del califfato omayyade che pone fine al regno sasanide e respinge i bizantini entro i confini dell'Asia Minore. In questo contesto di profondi rivolgimenti la chiesa siro-orientale, separata da quella d'occidente, si trova a dover ripensare la propria posizione. Minacciata nella compattezza delle sue comunità dalla vivace propaganda di chiese rivali, deve affrontare anche i problemi posti dalla nuova dominazione arabo-islamica. Deve ripensare i sedimentati benché precari rapporti con il potere - un potere sempre «pagano» -, e questo riattiva al suo interno sensibilità e tradizioni pastorali, teologiche e spirituali diverse e contrapposte. I saggi qui raccolti esplorano queste tensioni facendo perno su quell'ala del monachesimo siro-orientale, che proponeva alla comunità cristiana la mera testimonianza dell'eschaton e della carità. La figura più rappresentativa è Isacco di Ninive, vescovo e solitario, nato negli ultimi anni della stagione sasanide e attivo soprattutto nei primi decenni dell'affermazione del potere omayyade, nel periodo di massima fioritura della testimonianza e scrittura mistica in area siriaca. Una testimonianza e scrittura che manterranno una forte rilevanza nei secoli successivi e fino a oggi, grazie alle numerose traduzioni che ne hanno resi disponibili i testi sia nell'oriente sia nell'occidente cristiano.