Un viaggio nell'affascinante storia della creatività degli antichi maestri, che ha significato per gli attuali artefici raggiungere insieme ad una più consapevole coscienza tecnico-creativa, un più rigoroso legame con la tradizione aulica. Gli orefici napoletani e incisori dei territori vesuviani testimoni delle antiche tradizioni, hanno creato in esclusiva per questo avvenimento nuovi gioielli ideati elaborando con sensibilità moderna i disegni ed i modelli: rococò, neoclassici, neogotici e neorococò, riproponendo fedelmente le tecniche tradizionali e la consapevole qualità materica degli antichi artefici.
Con l'ausilio di un ricchissimo apparato iconografico e sulla base delle più recenti ricerche archeologiche in Italia e all'estero, questo volume ricostruisce il lungo processo di formazione urbana e di organizzazione del territorio dai primi insediamenti preromani alle grandi realizzazioni di Roma imperiale. Questa nuova edizione, profondamente rivisitata, conserva l'organizzazione della materia in due parti: nella prima Mario Torelli ripercorre le esperienze urbanistiche dell'Italia antica, in particolare nell'Etruria e nel Lazio, lo sviluppo urbano di Roma, regia e repubblicana, gli interventi nelle colonie romane. Nella seconda, Pierre Gros ricostruisce l'urbanistica di Roma, dell'Italia e delle province in età imperiale. La chiave interpretativa del volume è nella lettura della genesi, della forma e della qualità urbana come strettamente connesse all'evoluzione delle strutture economico-sociali.
Il liberty, il futurismo, l'art déco, il fascismo, il razionalismo, lo stile Olivetti, il neo-storico, l'high tech, il minimalismo, il radical design, fino all'era informatica: Renato De Fusco traccia la complessa evoluzione del design nel nostro paese privilegiando le continuità formali che la caratterizzano, piuttosto che la pura successione cronologica da cui è scandita Questo volume approfondisce le peculiarità proprie di una nazione come l'Italia dove mancano, o sono mancati, solidi riferimenti come risorse, grandi imprese industriali, vasta committenza: un contesto produttivo-commerciale che ha inevitabilmente influenzato la vivacissima parabola artistico-culturale del nostro design.
Il libro è una riflessione critica e teorica sulla comunicazione della cultura, e si sviluppa sia attraverso la ricostruzione storica del tessuto nel quale si innestano le prime esperienze progettuali, sia con lo studio dettagliato di progetti di immagine coordinata e di sistemi di identità visiva elaborati per la sfera culturale. Questi vengono raccolti in tre periodi che vanno dalla fine degli anni Settanta ad oggi.
Tra le civiltà extraeuropee quella del Sol Levante rappresenta certamente una delle realtà più affascinanti per il complesso intreccio di storia, religione, filosofia, arte, e per le tradizioni centenarie ancora oggi presenti nella società giapponese nonostante la spettacolare fuga in avanti del Giappone contemporaneo. Il periodo trattato va dalle origini al periodo Edo, quando il Giappone si apre all'Occidente. La struttura segue fedelmente la falsariga della collana, con diversi capitoli dedicati ai personaggi, al potere e alla vita pubblica, agli aspetti religiosi e al culto dei morti, alla vita quotidiana. L'iconografia riunisce quanto di più interessante ha prodotto la cultura giapponese in tutte le sue sfaccettature, e il lettore vi troverà una profusione di rotoli, maschere, stoffe, giade, incisioni, porcellane, architetture e oggetti della cultura materiale.
Attraverso i dipinti, i disegni e le fotografie questo volume racconta la storia della lettura femminile dal Medioevo al XXI secolo. Il tema della lettrice ha affascinato gli artisti di tutte le epoche. Sono stati tuttavia necessari molti secoli perché alle donne venisse permesso di leggere ciò che volevano. Prima potevano ricamare, pregare, allevare bambini e cucinare. Ma nel momento in cui esse colgono nella lettura la possibilità di sostituire l'angusto mondo della loro casa con il mondo sconfinato del pensiero, della fantasia e del sapere, diventano una minaccia. Le donne che leggono sono pericolose perché in questo modo si sono appropriate (e forse lo fanno ancora oggi) di conoscenze ed esperienze originariamente non destinate a loro. Queste immagini di donne che leggono sono piene di bellezza, grazia ed espressività.
Il volume è storico e archeologico allo stesso tempo: gli autori attingono informazioni sia dagli scavi, alcuni condotti personalmente, sia dai documenti degli antichi cronisti spagnoli. Il risultato è dunque un'opera che documenta, con la mole delle illustrazioni, la ricchezza delle architetture e dei capolavori di oreficeria e che ci restituisce l'immagine del Perùù precolombiano con la sua società, le sue forme di culto, la sua politica, la sua economia.
Il volume è un importante strumento per conoscere il mondo e il contesto arabo prima dell'avvento del Corano, con una ricca documentazione della produzione artistica e culturale. A partire dai risultati degli scavi della città abbandonata di Al-Fau nel cuore dell'Arabia Saudita, gli autori ci introducono al mondo Arabo prima dell'avvento dell'Islam.
"Entità cosmica primordiale, principio animatore e ordinatore dell'universo, incarnazione della potenza dell'amore, tessitore di relazioni sociali, allegoria metaforica e religiosa: tutto questo è l'Eros nell'antichità classica."
La mostra vuole riportare a Firenze, dopo un oblio durato quasi un secolo, alcuni fra i dipinti più belli e significativi di Cézanne, che la città ebbe la fortuna di ospitare tra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento. In un'epoca in cui Cézanne era vivo, disprezzato da quasi tutti i critici e non ancora riconosciuto come "padre della pittura moderna", nelle case fiorentine di due giovani americani, Egisto Paolo Fabbri e Charles Loeser, erano conservati poco meno di 50 dipinti. Un gruppo sostanzioso di questi capolavori saranno esposti nelle sale di Palazzo Strozzi in una mostra che ripercorre le vicende dei dipinti e dei due brillanti e precoci collezionisti. Saranno proposte opere provenienti da musei e collezioni internazionali tra i quali spiccano quelle del Museo Pu¢skin di Mosca, del Museum of Fine Arts di Boston e ancora della National Gallery of Art di Washington.
Nel fervore di iniziative culturali e artistiche della Roma degli inizi del novecento spetta all'etnologo Lamberto Loria (1855-1913) il merito di aver raccolto, in occasione della Mostra di Etnografia italiana, tenutasi a Roma in Piazza d'Armi (attuale quartiere Prati) 1'eccezionale collezione di figure presepiali napoletane, circa mille bellissimi pastori che susciteranno l'interesse e l'ammirazione dei visitatori della mostra svoltasi nell'ambito dell'Esposizione Internazionale del 1911. All'inaugurazione, che avviene il 21 aprile, erano presenti i reali di casa Savoia e il principe di Connaught a sottolineare l'importanza dell'evento che rientrava nel più vasto e intelligente programma voluto da Giovanni Giolitti a sostegno dell'economia reso possibile grazie alla riscoperta dei valori e saperi tradizionali. Per questo nella mostra sarà presentato quanto di meglio era stato prodotto su1 territorio nazionale come il presepe napoletano con i suoi pastori del '700 e 800 raccolti dal Loria e dai suoi collaboratori in due anni. Si tratta di una collezione di inestimabile valore sintesi del nostro "patrimonio materiale e immateriale" che lega credenze profane e religiosità popolare, arte e artigianato destinata a costituire la collezione del Regio Museo di Etnografia che verrà istituito nel 1923.